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- Chapter 18 -

Toby's POV

Si udirono due colpi di pistola contemporanei. Uno era sicuramente partito dalla pistola che tenevo impugnata nella mano destra; e, con molta probabilità, la pallottola era finita dritta nel petto del poliziotto a pochi metri da me, uccidendolo. L'altro colpo, quasi certamente, l'aveva sparato proprio lui.

Dopo quei due spari, non sentii più nulla. Barcollai indietreggiando di qualche passo, intontito, ma senza sapere il motivo; finché non sentii un liquido caldo e viscoso scorrere all'altezza del fegato.

Mi portai la mano lì, tenendo il tessuto della felpa imbrattato e stringendo un po' la carne per cercare di fermare l'emorragia.

- L-Lyra... sto arrivando... finalmente ci rivedremo... - sorrisi pensando a mia sorella e caddi disteso al suolo.

Poi sentii un rumore di statico e tutto divenne nero.

Avery's POV

I ragazzi erano andati a cercare Toby, mentre io ero rimasta a casa loro sperando che lui tornasse.

Il tempo non sembrava passare mai e ormai avevo girato in tondo in quella stanza talmente tante volte che il pavimento e le suole delle mie scarpe dovevano essersi consumati.

Sospirai e scesi al piano di sotto, dove accesi il televisore per vedere se al telegiornale parlassero dell'accaduto.

Niente: era un assassino ricercato da più di due anni e ora che lo avevano arrestato nessuno diceva nulla.

Improvvisamente un rumore di statico mi circondò, costringendomi a tapparmi le orecchie. Stavolta non svenni, ma lo vidi più chiaramente e da vicino rispetto alle altre volte. L'Operatore era davanti a me, con Toby tra le braccia, svenuto.

Lo adagiò sul divano in fondo alla stanza, per poi guardami e alzarmi con uno dei suoi tentacoli neri che gli spuntavano da dietro la schiena. Mi portò a pochi centimetri dal suo viso, prima di parlami.

- Watch Out –

Disse quelle due parole con tono freddo e cupo, ma io ero più confusa che sconvolta. Come poteva parlarmi se era sprovvisto di bocca o di qualsiasi altra apertura sul viso?

Mi lasciò cadere a terra, per poi sparire. Tossii per qualche minuto, buttando fuori del sangue come le volte precedente, poi mi alzai e mi avvicinai barcollando al ragazzo disteso sul divano.

- Toby? – lo richiamai strattonandolo lievemente, sperando potesse sentirmi.

Aveva del sangue rattrappito sulla felpa e sulla mano destra, ma quando gli alzai il tessuto per vederne il motivo, vidi solo una ferita già cicatrizzata.

La sua pelle era sempre bianca, quindi non riuscii a capire se fosse più pallido del solito o meno; mentre il suo battito cardiaco era debole.

Frugai frettolosamente nelle sue tasche in cerca del suo cellulare, anche perché da come avevo scoperto il mio era stato fatto a pezzi proprio da lui in un momento di rabbia.

Cercai i numeri di Masky e Jack nella rubrica e li chiamai entrambi per avvertirli che Toby era a casa e che necessitava di cure mediche immediate.

Arrivarono entrambi quasi subito, a distanza di pochi minuti l'uno dall'altro.

Jack si inginocchio vicino al divano, in modo da poterlo curare.

- La ferita già è stata chiusa in precedenza, ma non c'è il foro d'uscita del proiettile sulla schiena – sospirò, ispezionandolo – bisogna operarlo urgentemente e non so come potrebbe andare... -

Iniziai a piangere nuovamente.

- Tu sei un medico, giusto? – gli chiesi, singhiozzando.

- No... Ho fatto il primo anno di medicina e poi sono stato sacrificato a Chernobog – sussurrò.

- Uniamo le forze! Anche io studio medicina, potremmo occupare un laboratorio dell'università e operarlo lì! –

- E rischiare di venire trovati nuovamente? – si intromise Hoodie.

- Hoodie ha ragione... E non possiamo aspettare molto prima di operarlo... - sospirò nuovamente Jack, pensieroso – tu sai come procedere? –

- N-no... Io potrei solo assistere... Sono ancora agli inizi-

- Possiamo spostarlo o c'è rischio che peggiori? – intervenne Masky, che fino ad allora era rimasto in silenzio.

- Non lo so, non lo so! – Jack era in preda al panico, non sapeva cosa fare.

Credeva che la vita di Toby dipendesse da lui. E forse era così.

- Jack – mi avvicinai e poi guardai l'orario sull'orologio appeso alla parete beige – in questo momento non dovrebbe esserci nessuno al campus. I laboratori forse non possiamo usarli, ma possiamo recuperare l'occorrente per operarlo qui, no? – cercai di mantenere la calma e trattenere lacrime e singhiozzi.

Lui annuì.

- Masky, Hoodie, tenete sott'occhio la situazione. Se non dovessimo tornare entrò un'ora – posò un bisturi sul tavolo e lo fece scorrere sul legno levigato, fino a farlo arrivare a loro – dovete procedere voi, o Toby morirà. Basta eseguire un'incisione un po' più grande della cicatrice e poi dovete cercare il proiettile ed estrarlo, ma è un'operazione delicata. Senza una macchina per i raggi o un ecografo è difficile, ma non c'è altra alternativa. Noi cercheremo di fare il più veloce possibile –

- Sei sicuro che sia una buona idea? – gli chiese Masky con tono calmo, incrociando le braccia al petto.

Da quando li conoscevo, avevo capito che era un tipo razionale e coscienzioso; e che cercava di reprimere le emozioni, o che almeno tentava di tenerle nascoste. Infatti, nonostante la situazione grave, non sembrava accennare a perdere la pazienza o a dare di matto.

- Non mi viene in mente nient'altro e io non ho l'attrezzatura giusta...- scosse la testa.

- Jack, mi fido di te. Se credi che possa funzionare, procedi pure –

Jack annuii, determinato, poi mi fece cenno di seguirlo all'esterno dell'abitazione.

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Lo guidai fino al campus, dove arrivammo correndo.

- Verso destra c'è il magazzino con le apparecchiature mediche – sussurrai, dopo aver ripreso fiato, indicandogli la direzione da prendere – mentre a sinistra i vari attrezzi da chirurgo –

- Sai cosa ci serve? –

- Si... credo. Ho visto una dimostrazione tra le prime lezioni...- annuii e andai a prendere gli utensili necessari.

Dopo circa mezz'ora ci ritrovammo nel punto in cui ci eravamo divisi: io avevo preso qualche bisturi, un paio di forbici standard, un divaricatore di Beckman, un paio di pinze chirurgiche, un passa filo, ago e filo, del disinfettante e della garza; mentre lui aveva trovato un ecografo portatile.

Dopo aver controllato che avessimo recuperato tutto, tornammo indietro.

Arrivammo dopo poco, poiché corremmo come matti cercando di fare il più in fretta possibile. Entrammo in casa ancora senza fiato e ci precipitammo in salotto.

- Mi dispiace per il vostro divano, ragazzi – disse Jack avvicinandosi a Toby, mentre si infilava dei guanti in lattice – ma ne varrà la pena –

Io lo seguii e lo assistetti tutto il tempo, passandogli ciò che gli serviva e consigliandolo quando lo vedevo in difficoltà. Il tutto durò un paio d'ore, ma Toby era ancora vivo.

Tirai un sospiro di sollievo, mentre delle lacrime, stavolta di gioia, solcavano la mia gote.

- Dobbiamo solo aspettare che si svegli – sospirò Jack, sorridendo, per poi farsi aiutare da Masky a portarlo al piano di sopra, in camera sua.

- Lo assisterò io, stanotte. Tu sei stremato – sorrisi a Jack, quando uscì dalla stanza.

- Sei sicura? –

- Si – annuii – dopotutto, gli devo un paio di favori – ridacchiai lievemente.

- Tu lo ami molto, vero? –

- Uh? – arrossii, guardandolo.

- Trattalo bene, ha sofferto tanto in passato – mi sorrise, come se il mio sguardo imbarazzato avesse risposto al posto delle mie parole, per poi andarsene.

Entrai in camera, dove Masky mi lasciò il posto sulla sedia accanto al letto.

- Se ti serve qualsiasi cosa, chiamami –

Annuii e lo salutai, per poi rimanere sola con Toby.

- Ehi – gli accarezzai una guancia sussurrando, anche se non sapevo se potesse sentirmi o no – io sono qui, non ti lascio. Te lo prometto – gli lasciai un bacio sulla fronte e cercai di rimanere vigile per il resto della nottata, che passò tranquillamente.


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Salve :D

Mi sa che oggi passo la giornata a scrivere hahaha.

Anyway, ecco il nuovo capitolo. Toby è vivo (non avrei mai ucciso la mia creepy preferita hehehe); ma i pericoli sono sempre in agguato, specialmente con Slenderman in giro *sorrisetto innocente*.

Ah, ho iniziato una FF su Eyeless Jack, sto ultimando il primo capitolo, ma non so se pubblicarla o meno. Che ne dite? 

- Michela xx

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