Chào các bạn! Vì nhiều lý do từ nay Truyen2U chính thức đổi tên là Truyen247.Pro. Mong các bạn tiếp tục ủng hộ truy cập tên miền mới này nhé! Mãi yêu... ♥

- Chapter 10 -

                  

Toby's POV

Dovevamo trovare la ragazza dai capelli rossi prima che fosse troppo tardi, o la polizia ci avrebbe trovati e arrestati se avesse parlato.

Iniziammo a cercare nei paraggi del luogo in cui svenne il giorno in cui uccidemmo il ragazzo che era con loro, dopotutto era ferita e non sarebbe potuta andare molto lontano. O almeno credevo.

-          Dov'è che l'hai colpita? – chiesi a Hoodie guardandomi intorno, con voce annoiata.

-          Non lo so, pensavo di averle sparato alla testa e di averla uccisa –

-          Uh, qualcuno perde colpi? – lo provocai con aria quasi divertita.

-          Stai zitto, Ticci –

-          Non.osare.chiamarmi.così.un'altra.volta- lo guardai sprezzante, avvicinandomi, ma Masky mi tirò per un braccio riportandomi indietro.

-          Dovete smetterla voi due – sospirò – o finirete per farvi uccidere –

Detto questo, mi affiancò.

-          Ti piace quella ragazza, non è così? – sussurrò per non farsi sentire da Hoodie, scostandosi di poco la maschera bianca dal viso lievemente paffuto e poggiandosi una sigaretta tra le labbra rosee.

-          Uh? A me? Io non provo sentimenti – risposi freddamente senza guardarlo.

-          Sarà, ma a me non sembra. Voglio dire, le hai salvato la vita e ci hai dormito insieme. Per di più la stai proteggendo manco custodisse delle informazioni top secret o avesse una cura ai tuoi mali..- prese la sigaretta tra le dita e espirò una nuvola di fumo grigiastro.

In effetti, nemmeno io capivo il motivo del mio comportamento: avevo avuto più occasioni per ucciderla eppure era ancora lì, nella mia camera, sotto la mia protezione.

-          O forse ti sei solo pentito di ciò che fai – biascicò con la sigaretta che gli pendeva dall'angolo sinistro della bocca.

-          Io, pentito? Non mi conosci Wright –

-          Non vedo altre spiegazioni plausibili – fece spallucce e si mise le mani in tasca.

Tirai fuori un'accetta dalla mia cintura, quella arancione che si trovava al mio fianco sinistro, e la alzai fino alla sua gola, impugnandola con entrambe le mani.

-          Vuoi una dimostrazione per caso? Ci metto poco a tagliarti la gola – sorrisi maliziosamente da sotto la mascherina, guardandolo negli occhi.

-          Che bambino che sei – sorrise scuotendo la testa e velocizzando il passo.

-          Fanculo – borbottai rimettendo la mia arma al suo posto e guardandolo con disprezzo.

Improvvisamente, sentimmo come un fischio e ci guardammo. L'Operatore cercava di comunicare così con noi, tramite fischi, ronzii e suoni strani o fastidiosi. Quando era nelle vicinanze invece, ci parlava telepaticamente.

-          Qualcuno è entrato in casa – sussurrò Hoodie e impugnò la pistola, per poi prendere la strada da cui eravamo arrivati.

Guardai Masky in cerca di una soluzione, poi corsi dietro al ragazzo incappucciato.

Sapeva che avevo salvato la vita a una ragazza e che la nascondevo, ma non sapeva che il suo nascondiglio era casa nostra. Non doveva trovarla, l'avrebbe sicuramente uccisa e non potevo permettermelo.

Fu più veloce di me a raggiungere la nostra abitazione: appena arrivai trovai la porta di casa aperta e, in preda al panico, salii velocemente le scale recandomi in camera mia. Lì non c'era nessuno, né Avery né Hoodie.

Ero stranamente agitato, e i soliti tic scuotevano il mo corpo facendomi apparire instabile. E in effetti lo ero, mentalmente.

-          Di le tue ultime parole, ficcanaso –

Sentii quelle parole provenire da una camera vicino alle scale, ovvero quella di Hoodie, e mi precipitai lì per dissuaderlo.

Mi fermai ansimando sulla porta della camera e vidi Brian puntare una pistola alla tempia della ragazza che era riuscita in poco tempo a farmi provare delle sensazioni strane, positive.

-          Premi quel grilletto e ti uccido – riuscii a dire con voce decisa, regolarizzando i respiri.

-          Credi che abbia paura di te, Rogers? – sogghignò senza guardarmi – questa ficcanaso stava usando il mio computer nella mia camera in casa mia e senza il mio permesso – continuò scandendo i pronomi.

Dovevo pensare velocemente ad una soluzione: se avessi fatto un passo falso, avrebbe ammazzato sia lei che me.

-          Brian, fermati – una voce calma alle mie spalle si intromise.

-          Brian non c'è più – sussurrò Hoodie – devi chiamarmi Hoodie, cazzo! Brian è morto! – urlò tremando visibilmente, non gli piaceva ricordare ciò che era e che gli era successo per arrivare a questo punto.

Mi ricordai di una discussione avuta con Masky tempo prima, il quale aveva proferito le stesse esatte parole: Brian non c'è più, poiché troppo preso da Slenderman.

Masky mi sorpassò e fece qualche passo dentro la camera, ma Hoodie si girò puntando la pistola verso di lui.

-          Avanti Timothy, procedi – sogghignò.

-          Brian, cerca di calmarti – rispose l'altro rimproverandolo, ma rimanendo impassibile.

-          TI HO DETTO DI NON CHIAMARMI BRIAN – fece per premere il grilletto, ma Avery lo colpì alla testa con un libro distraendolo, e correndo verso di me che la accolsi tra le mie braccia, come se potessi proteggerla.

-          Vai in camera mia e chiuditi dentro – le sussurrai da dietro la mascherina, lasciandola andare.

-          Quella puttana – ringhiò Hoodie con una mano dietro la nuca avvicinandosi all'uscio, ma Masky lo bloccò.

-          Lasciami andare! Se la riprendo, non mi accontenterò di una cazzo di pistola! –

-          Devi calmarti- ripeté l'altro, deciso.

-          Tu lo sapevi. Tu lo sapevi e non hai detto niente! C'è una cazzo di estranea in casa nostra, e te ne sei stato zitto? –

-          E' qui solo da ieri sera. E comunque se ne andrà presto –

-          Si, all'altro mondo se la becco di nuovo – si spostò dalla presa di Masky e si sedette alla scrivania, colpendola con un pugno.

Tim mi guardò togliendosi la maschera, e mi incitò ad andarmene da lì. Annuii e raggiunsi camera mia, pensando che Hoodie avrebbe dovuto seguire un corso di gestione della rabbia.

Aprii la porta della mia stanza, facendo alzare di colpo il viso arrossato della mora, spaventata. Stava piangendo rannicchiata con la schiena appoggiata al muro sotto la finestra e, appena mi vide, si alzò asciugandosi frettolosamente le lacrime con le maniche della felpa.

Avevo notato solo ora che indossava alcuni dei miei vestiti, ma non importava. Anzi, pensavo che le stessero bene.

Era una ragazza bellissima, nonostante l'aria spaurita e i miei abiti consumati e troppo larghi addosso.

Frena la mente, Toby. E' una forestiera che sarebbe dovuta morire per mano tua.

Mi raggiunse e mi strinse in un abbraccio, iniziando a singhiozzare con la guancia appoggiata al mio petto. Inizialmente non sapevo che fare, rimasi stupito da quel gesto e arrossii leggermente; ma poi ricambiai accarezzandole la schiena. Sentivo il mio cuore battere ad un ritmo troppo veloce rispetto a quello che ero abituato; e, contando che non provavo sentimenti diversi dall'odio e dalla rabbia da molto tempo, non ne capivo il motivo.

Ero un killer, un pazzo. Per quale oscuro motivo una ragazza come lei avrebbe dovuto abbracciarmi? Probabilmente era solo spaventata e cercava conforto.

Come se una persona come me potesse consolare qualcuno.

Quando ci staccammo dall'abbraccio, ripensai a ciò che era successo e, dopo aver chiuso la porta della camera, mi avvicinai alla finestra.

-          Sei una stupida – appoggiai la schiena e le mani sul davanzale, guardandola – che cazzo ti è saltato in mente, uh? Volevi farti uccidere? –

-          H-hai detto che potevo uscire dalla tua camera...- spiegò lei abbassando lo sguardo, dopo avermi lanciato un'occhiataccia per averla chiamata con quel nomignolo .

-          Ma questo non è un buon motivo per intrufolarsi in quella degli altri! Con 'puoi uscire dalla mia camera' intendevo che potevi usare il bagno, la cucina e il salotto – sbuffai, incrociando le braccia al petto.

-          Scusami.. io... avevo bisogno di alcune informazioni – mi guardò.

-          Informazioni? – la osservai inarcando un sopracciglio – che tipo di informazioni? –

Lei fece un respiro profondo e si avvicinò alla scrivania, prese un pezzo di carta e venne verso di me, mostrandomelo. Aveva in mano la fotografia di quella che doveva essere la mia famiglia.

Gliela strappai di mano e la scrutai attentamente. Non ricordavo di averla lasciata in giro, pensavo di averla nascosta da qualche parte o addirittura buttata via. Sentii gli occhi riempirmi di lacrime alla vista di Lyra e mia madre.

Alcune scene riaffiorarono nelle mia mente: l'incidente di mia sorella, le botte che ci infliggeva mio padre, gli abusi. Quel bastardo mi stuprava, e avrei preferito non ricordarlo.

Mentre le lacrime scendevano dai miei occhi bagnandomi la mascherina, strinsi in un pugno quella dannata foto per poi lanciarla per terra e andare incontro ad Avery che indietreggiò intimorita.

La feci arrivare con la schiena al muro vicino alla porta e la bloccai appoggiando le mani alla parete dietro di lei all'altezza delle sue orecchie.

La guardai dritta nei suoi occhi color nocciola e mi abbassai di poco la mascherina in modo da riuscire a farmi capire meglio. Già mi era difficile parlare con quella maledizione chiamata Tourette, figuriamoci se qualcosa mi copriva la bocca.

-          Dove l'hai trovata? – mormorai in preda alla rabbia, ma cercando però di mantenere la calma, mentre altri tic scuotevano la mia figura.

-          Era sulla scrivania – rispose lei balbettando.

-          E perché non ti fai i cazzi tuoi, uh? Forse avevano ragione, forse avrei dovuto ucciderti la prima volta che ci siamo visti – tirai un pugno al muro e aprii la porta per andarmene, ma la sua voce flebile mi richiamò.

-          Toby... - mi prese una manica della felpa, tirandola leggermente – posso... ecco, io... posso sapere cosa è successo alla tua famiglia? –

La guardai confuso.

-          Hai sentito ciò che ho appena detto? –

Lei annuì.

-          Non ho paura che tu possa uccidermi – fece un lieve sorriso – sennò l'avresti già fatto, no? –

-          Come fai ad esserne sicura? Io sono imprevedibile: un giorno ti salvo, quello dopo potrei ucciderti – feci spallucce – non fidarti di me, sconosciuta –

Lei scosse la testa, sorridendo.

-          Quindi, posso saperlo? – aggiunse, guardandomi nuovamente con i suoi occhi dolci.

Quella ragazza mi avrebbe fatto impazzire del tutto. Sospirai e tornai verso il letto.

-          Se proprio insisti – feci spallucce, sdraiandomi e incrociando le braccia sotto la testa – in realtà non ricordo molto, soffro di amnesia –  emisi un risolino sarcastico.

Le si avvicinò e si sedette accanto a me continuando a guardarmi, inclinando la testa di lato con aria curiosa.

Presi a guardare il soffitto bianco, mentre cercavo di ricordare più dettagli possibili della mia vecchia vita, invano.

-          Tutto ciò che so, è che mio padre era un bastardo. Ci picchiava e abusava di me... diceva che se avessi parlato, avrebbe fatto del male a Lyra e a mia madre – mi irrigidii al solo pensiero che quel mostro potesse aver toccato in quel modo mia sorella.

-          Lyra è... era tua sorella, vero? – appoggiò una mano sul letto vicino alla mia vita e si sporse verso di me con il busto.

-          Era... hai detto bene... Lei è morta in un incidente stradale... Lui non era lì. Quel mostro non c'era, capisci? – puntai i miei occhi scuri nei suoi, preoccupati – l'ha lasciata morire e non è nemmeno venuto in ospedale a salutarla un'ultima volta. Meritava di peggio di ciò che è successo – mi alzai sedendomi, cercando di reprimere le lacrime prepotenti che minacciavano di uscire un'altra volta.

Lei mi abbracciò di nuovo, scatenando ancora quelle reazioni piacevoli nel mio corpo.

-          M-mi dispiace tanto... Scusa se ti ho incitato a raccontarlo –

Non ricambiai l'abbraccio, anzi lasciai le braccia cadere lungo il mio corpo e le mani appoggiate sul copriletto stropicciato.

-          Dovresti smetterla di abbracciarmi – risposi freddamente dopo qualche minuto di silenzio imbarazzante e carico di tensione – non fa per me -

Bạn đang đọc truyện trên: Truyen247.Pro