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<ciao Minjee>
Era rimasto come lo ricordava, forse con qualche capello grigio in più, ma fedele al passato.
Gli occhi scuri e severi la osservavano da dietro i sottili occhiali tondi che poggiavano sul suo elegante naso, mentre le labbra erano tirate in un espressione neutrale che voleva mostrarsi cordiale ma che fallì miseramente nel momento in cui tentò un sorriso che si contorse in una spiacevole smorfia annoiata e indispettita.
Le sopracciglia si inarcarono mentre delle piccole rughe presero a formarsi sulla sua fronte quando iniziò a scrutarla, dettaglio per dettaglio, piega per piega, quasi alla ricerca di un qualcosa fuori posto che potesse essere messo sotto i riflettori durante la serata. Un particolare che potesse essere deriso come consolazione del fatto che, nonostante se ne fosse andata, lei continuasse a portare disordine nelle loro vite e nelle loro carriere con il suo umile e "ridicolo" mestiere.
Quando però arrivò ad osservare il capo spoglio di Minjee, coperto da una leggera stoffa nera, i suoi occhi presero a brillare maligni mentre la bocca si arcuò velenosa, facendo sussultare impercettibilmente la giovane, attirando così l'attenzione di Jungkook che, silenziosamente, stava osservando quel teso scambio di sguardi che pareva più uno studio preciso e minuzioso da parte dell'uomo che ancora non aveva compreso chi fosse.
Era vestito di tutto punto, della brillantina gli fermava i capelli neri rigorosamente pettinati. Il portamento era elegante, la bellezza, seppur l'età, era invidiabile e intimidatoria mentre gli occhi neri e profondi, che a Jungkook parvero familiari, imponevano rigidità e rigore, facendo sentire chiunque sotto giudizio.
Jungkook non nascose di provare dell'irrequietezza di fronte a quell'uomo, il cui sguardo e gesti parevano indisposti ma la cui voce mascherò con cura e attenzione qualsiasi venatura che potesse far sospettare della sua noia o del suo fastidio.
<bentornata, è un piacere rivederti> disse l'uomo, dopo lunghi attimi di silenzio, con voce falsamente cordiale che parve graffiare l'udito di Minjee e che riuscì quasi ad ingannare quello di Jungkook che lo trovò inspiegabilmente sincero nella sua rigida stranezza. La sua voce calda e morbida pareva il flauto magico che ammaliava i piccoli topolini estranei a quel mondo, a quella casa e alle nefandezze di quell'uomo, predatore per nascita, che sapeva bene come mascherare la sua perfidia. Jungkook, infatti, ci sarebbe cascato a sua volta, con facilità, se solo non avesse rivisto in quel plastico sorriso, che l'uomo elegante aveva forzato sul suo bel volto, gli occhi spaventati di Minjee e Namjoon e i loro racconti, se solo non avesse notato nei suoi occhi della velata malizia che tentava con inefficacia di passare inosservata.
Si forzò a non cedere di fronte a quella macabra gentilezza che aveva trasformato, in pochi secondi, irritazione e noia in una macedonia di freschezza e cordialità che lo aveva appena schiaffeggiato sulla soglia di quella lussuosa casa, su cui ormai posava i piedi da diversi minuti.
L'irrequietezza, però, lo avvolse con fare sempre più soffocante quando lo vide spostare lo sguardo pesante e indagatorio da Minjee, che silenziosa, non aveva risposto al saluto, guardandolo con indifferenza, la stessa che lui le aveva riversato addosso per anni; su di sé. Jungkook si sentì spoglio sotto quegli occhi avidi di potere e ricchezza che aveva già visto in passato in numerose e spiacevoli occasioni lavorative.
Lo vide accendersi di curiosità e incurvarsi quasi su di lui, con la sua notevole altezza, pronto a studiarlo come aveva fatto poc'anzi con un altro soggetto che, differentemente da Jungkook, conosceva ormai bene da diversi anni.
<tu devi essere Jungkook, non è così?> domandò forzando entusiasmo nelle sue parole, quando nel quotidiano il suo tono non era che piatto e aspro, freddo e lineare.
Minjee strinse i denti colma di irritazione. Odiava quando lui e sua madre fingevano di essere persone che non erano, per poi arrivare a casa e buttare a terra le loro maschere e lasciare albergare i mostri che nascondevano tra le membra e le ossa.
A quella visione non riuscì a trattenersi, fu più forte di lei.
<vedo che nonostante gli anni, resti sempre un uomo piuttosto perspicace> Minjee lo schernì con disprezzo, andando contro i suoi buoni propositi di non creare inutili discussioni o di non alimentare quelle create per puro divertimento da sua madre o dall'uomo di fronte a lei che, al suono di quelle parole derisorie, voltò lo sguardo in sua direzione, facendo cadere la finta cordialità che aveva costruito, portando così a sussultare Jungkook che rimase particolarmente sbigottito da quell'immediato e disturbante cambiamento.
Gli occhi si fecero affilati come lame pronte a pugnalarla mentre le labbra si piegarono in una linea inflessibile, lasciando indietro la forzata curvatura che sarebbe dovuta andare a rappresentare un sorriso.
Jungkook, a quella vista a dir poco intimidatoria, lanciò un'occhiata a Minjee, stupito dalla sua lingua tagliente, non che fosse sorpreso della sua esistenza, ormai conosceva bene il suo carattere frizzante e diretto, ma ciò che lo aveva colpito era il fatto che pochi attimi prima era sembrata la persona più incerta e timorosa che avesse mai visto eppure era riuscita a parlare in quel modo, con quel tono, senza troppi filtri. Ogni dubbio, però, svanì non appena osservò meglio i suoi occhi vitrei e furiosi che non avevano smesso di contenere paura e non appena fece caso alla mano di lei sempre più tremante intrecciata ancora alla sua.
Minjee aveva ancora paura, era ancora terrorizzata dall'idea di rincontrare quelle mostruose facce lisce ed eleganti e, forse, ora anche più di prima. Era stata solo la rabbia a farla parlare, la ribollente furia dipinta nel rossore delle sue guance e nelle pupille scure dei suoi occhi. Minjee, nonostante tutto, sarebbe sempre rimasta una persona piuttosto impulsiva.
L'uomo con la brillantina e lo sguardo glaciale sbuffò offeso e infastidito.
<e tu rimani sempre fastidiosamente... - iniziò a parlare con il tono duro che solitamente gli apparteneva, bloccandosi però ad un certo punto, come se si fosse appena ricordato di una cosa. Si morse quasi la lingua e a fatica si trattenne dal proseguire con fare aspro - divertente> disse infine imponendo nuovamente al suo viso un sorriso cordiale, quasi dolcemente scherzoso.
Pareva un pazzo nel suo magro e misero tentativo di imbrogliarli. Era bravo a parole ma a livello di espressioni perdeva qualsiasi tipo di credibilità, sussurrando la menzogna delle sue azioni. Minjee era sempre più certa che, in quell'aspetto, Namjoon fosse la sua esatta copia, d'altronde non avrebbe potuto ereditare solo ed unicamente la bellezza e l'intelligenza da suo padre. Bastava grattare un po' in superficie e anche le più torbide somiglianze sarebbero comparse.
Un sospetto si diffuse nell'aria, la situazione era strana e forzatamente amichevole, particolare che invogliò sempre di meno Minjee a partecipare a quella festa. Non era mai stato premonitore di buoni avvenimenti quella finzione nei suoi confronti e fu tentata nel fare un passo indietro, non aveva una buona sensazione ma, poi, come un fulmine a ciel sereno, ricordò il motivo della loro presenza lì, dell'unico motivo che l'avesse spinta a quel punto e ad una sicura umiliazione e non poté che sospirare e arrendersi.
<Jungkook, lui è Kim Mingeun, il nuovo marito di mia madre e il padre di Namjoon e Wendy> sebbene l'irrequietezza sempre più forte, la minore decise di stare al gioco. Forse quella era una tacita tregua per Wendy, o almeno lo sperava.
Jungkook, sebbene ancora confuso e turbato da quella dinamica che si stava svolgendo e accartocciando davanti ai suoi occhi, decise di non porsi altre domande e di seguire il debole e incerto tentativo della minore.
Allungò una mano in direzione dell'uomo con la brillantina, i cui tratti familiari ebbero finalmente una spiegazione e una corrispondenza con quelli di Namjoon.
<è un piacere fare la sua conoscenza> disse il corvino, cercando di mostrarsi sicuro delle proprie azioni e di non vacillare di fronte alla palpabile noia di Mingeun che prima lo osservò in silenzio, abbassò poi lo sguardo sulla sua mano tesa per stringerla infine con moderata forza.
<anche per me> mormorò l'uomo a sua volta, sorridendo con tiepida gentilezza che parve ridicola agli occhi di Minjee, che conosceva esattamente che persona fosse avendoci vissuto per tredici anni, e stranamente verace a Jungkook che non sapeva esattamente come porsi né cosa pensare. Da una parte la voce bassa e calma, accompagnata dalle movenze sicure e dalle espressioni amichevoli che, differentemente da Minjee, Jungkook non riusciva a decifrare perfettamente nella loro falsità, seppur intimidatorie e rigide talvolta, portavano il giovane a dubitare del fatto che sotto quello strato ci fosse una famelica bocca pronto a divorarlo. Come prima impressione era stata abbastanza buona e si rattristava alla sola idea di starlo pensando visto i racconti di Minjee e Namjoon, anche se era sempre stato dell'idea che, prima di dare un giudizio, bisognasse conoscere con imparzialità, sebbene di per sé, in primo luogo, fosse impossibile, e in secondo, per il fatto che lui di Minjee si fidava e sapeva che non avrebbe mai parlato a vanvera di determinate dinamiche. Dall'altra parte, infatti, quest'ultimo aspetto veniva confermato ogni volta che il suo sguardo incontrava quello di Mingeun, scorgendovi dell'insabbiata malizia che brillava ad ogni sussulto e tremolio che scorgeva in Minjee, quasi come se la loro presenza gli dessero energia e ne aumentassero la fame.
Lo trovava ambiguo. Amichevole e maligno, falso e sincero nel suo rigido portamento.
Non sapeva cosa pensare ma decise, per il momento, di non dannarsi l'animo, d'altronde non erano passati nemmeno dieci minuti da quel primo incontro ed era certo, in fondo, che la vera minaccia non fosse lui. Sia Minjee che Namjoon avevano accennato a Mingeun con una tale rarità nei loro drammatici racconti che quasi era svanita nella mente l'idea che anche lui avesse un ruolo in tutta quella sofferenza e, nell'osservarlo, bello e fiero, delineato dai suoi ferrei principi, in Jungkook balenò il dubbio di quale fosse il suo gioco in quella vicenda, vista la sua apparente e marcata ambiguità.
Pareva una montagna difronte all'ingresso, una montagna che non sembrava intenzionata a farli passare mentre lo sguardo non smetteva di posarsi prima su uno e poi sull'altra. Il tutto fino a che una dolce voce ruppe quella tesa e sempre più imbarazzante situazione.
<papà, tutto bene? Chi c'è alla porta? - Wendy, dopo quelle parole, spuntò dal corridoio retrostante, facendo sbucare il suo volto da dietro la schiena del padre mentre gli occhi, non appena incontrarono quelli di Minjee, presero a brillare di contentezza - Unniee!> urlò la ragazza entusiasta, superando velocemente Mingeun che, come toccato da un debole vento, si spostò per lasciarla passare, reprimendo qualsiasi antecedente volontà di rimanere fisso davanti alla soglia, pronto ad ostacolare chiunque. Pareva pensieroso e interdetto.
Wendy, con un piccolo slancio, si tuffò tra le braccia della sorella che l'accolse teneramente, cercando di sostenerla con la poca forza che il suo corpo, sempre più provato, riuscì a racimolare. Il viso si rilassò mentre si immerse nella folta chioma castana, intrecciata nella parte superiora con un nastrino d'argento, della piccola adolescente dalla travolgente energia mentre il petto sembrò, per qualche attimo, alleggerirsi e la testa svuotarsi da qualsiasi timore e preoccupazione. Le accarezzò piano il capo mentre la sentì sorridere contro la sua guancia nel tentativo di donarle un piccolo bacio, finendo per gioire a sua volta mentre il lieve profumo di lavanda la cullò in quel groviglio di braccia ed emozioni.
<mi sei mancata - le sussurrò Wendy ad un orecchio, quasi come se non volesse essere udita da esterni indesiderati, quasi come se quello fosse il loro piccolo segreto che non sarebbe stato gradito a persone che vivevano sotto il suo stesso tetto e i cui tratti erano chiari nelle menti di entrambe. Minjee cercò di non dare peso a quella triste realtà che le circondava, dove anche solo un affetto di troppo dato alla persona ritenuta sbagliata sarebbe stato considerato un errore da non commettere una seconda volta - la casa è triste e vuota senza di te> Minjee fece finta di non sentire quelle ultime parole per non doverle rispondere, odiava quel luogo e per nulla al mondo ci sarebbe tornata a vivere o ci avrebbe nuovamente messo piede per altre occasioni, quella sarebbe stata la sua ultima volta lì, se lo era promesso. Minjee finse, inoltre, di non vedere il suo patrigno dietro a sua sorella squadrare quella loro unione con della seria disapprovazione per non rovinare quel loro momento sereno, forse l'unico che si sarebbe prospettato in quella lunga serata che li stava attendendo da ormai fin tropo tempo. Minjee finse nei gesti come aveva imparato a fare per proteggere e proteggersi ma non lo fece nelle parole che andò a pronunciare.
<mi sei mancata anche tu> sussurrò a sua volta, sciogliendo poi, lentamente, quell'abbraccio che sapeva avrebbe rimpianto in un tempo non molto lontano, finendo per osservarla con orgoglio nel suo incantevole tubino viola mentre dei pendenti con perline scendevano aggraziate dai suoi lobi incorniciando il bel visino delicato e luminoso.
Era bellissima e Minjee non attese nel dirglielo, facendola inevitabilmente arrossire.
Wendy, poi, si voltò alla sua sinistra ripetendo, radiosa, le stesse azioni con Jungkook la cui presenza aveva sperato fino a pochi attimi prima, sia per sua gioia personale sia per Minjee. Era consapevole di quanto per lei quella situazione fosse pesante e difficoltosa. Non l'avrebbe lasciata sola nella tana del lupo, non avrebbe più fatto quello sbaglio.
Il corvino, avvolto da quell'improvvisa felicità dopo lunghi minuti di tensione e inadeguatezza, sebbene in un primo momento impacciato, rispose poco dopo con più convinzione e tenerezza all'effetto della giovane, facendo sorridere Minjee che era lieta che, nonostante si fossero incontrati e avessero parlato poche volte, avessero instaurato una giovane e genuina amicizia.
Era bello che due delle persone che più amava si volessero bene.
Dopo che i saluti e i complimenti cessarono, l'entusiasmo di Wendy non scemò ma sembrò alimentarsi solamente e, dopo aver afferrato il polso di Jungkook, iniziò a trascinarlo oltre la soglia e poi dentro casa mentre questo mormorò un lieve "permesso" sopraffatto dalla contagiosa euforia della castana.
Il corvino, nella veloce camminata in cui era stato coinvolto, rallentò di qualche passo non appena si rese conto che Minjee non era dietro di loro ma ancora sulla soglia d'ingresso, facendo bloccare di conseguenza anche Wendy prima che entrassero nel grande e luminoso salotto da cui provenivano bassi sussurri. Entrambi si voltarono a guardare chi avevano lasciato indietro notando come Kim Mingeun fosse leggermente piegato su Minjee e le stesse sussurrando qualcosa all'orecchio.
Fu un attimo e la leggerezza che aveva preso possesso del corpo e del volto di Minjee, qualche attimo prima, sembrò svanire lasciando spazio ad un'espressione quasi indecifrabile: l'indignazione macchiò le sue labbra che si contrassero su loro stesse, andando a creare una curva verso il basso che prese a tremare; il volto impallidì, andando a contrastare gli occhi timorosi che si accesero ancor di più di rabbia mentre un velo di vergogna calò sul suo intero corpo che parve barcollare sulla soglia mentre le mani si strinsero in due pugni lungo i fianchi.
Wendy, accecata dall'euforia, non notò quello struggimento e forse fu un bene, ma Jungkook lo fece, rimanendone fortemente colpito e preoccupato, sopratutto quando la vide fare una passo avanti e poi scrollare tutte le emozioni verso il basso, come in un gesto di rassegnazione. La osservò trascinare in avanti i piedi con forza, come se la sua volontà ora fosse un'altra, mentre gli parve che quasi si morse la lingua nel tentativo di non proferire parole che avrebbero potuto danneggiare l'innaturale felicità della festeggiata che attirò nuovamente l'attenzione su di sé, salvando ingenuamente Minjee che pareva persa nell'osservare il lucido parchè sotto i loro piedi.
<che cosa state aspettando?! Su, forza, mancate solo voi!> esclamò la castana, facendo scivolare via le mani dal polso di Jungkook che rimase pietrificato sul posto nell'osservare il lento appassire di Minjee passo dopo passo, mentre gli occhi disperati sembravano iniziare a trasbordare calda ira. Non seppe se sembrò più addolorata o arrabbiata.
<si, hai ragione Wendy - come se nulla di grave fosse accaduto, ed in effetti nessuno di loro poteva sapere quanto era stato detto se non Minjee, anche se era certo che lei non ne avrebbe fatto parola con nessuno; Mingeun fece un passo avanti, chiudendosi la porta alle spalle, sorridendo innocente alla figlia - colpa mia, a volte mi dilungo più del dovuto nel parlare> si scusò frettolosamente con tono dolce e malandrino, quasi leggermente divertito dalla sua finta sbadataggine che aveva appena ammesso.
Jungkook lo vide poi velocizzare il passo, superando prima Minjee e poi sia lui che Wendy, scomparendo nel salotto che si apriva appena dietro l'angolo sinistro del muro portante bianco, ricolmo di meravigliosi e raffinati quadri raffiguranti lontani e sfocati paesaggi.
Il corvino si ritrovò a fissare con confusione il punto dove l'uomo era scomparso, a che gioco stava giocando?
Minjee lentamente giunse al suo fianco, sospirando pesantemente. Non si guardarono, non fiatarono, semplicemente si presero per mano e avanzarono, come era accaduto poco tempo prima, quando si erano ritrovati soli nel vialetto di casa e la paura aveva assaltato gli animi come pirati su un mercantile.
Minjee, non tornata ancora del tutto in sé e fortemente frastornata da quanto le era stato sussurrato, sentì il cuore in gola nell'attraversare quel corridoio che le portò alla mente giorni lontani che avrebbe voluto archiviare e non più ricordare per il resto del tempo che le rimaneva. Sarebbe stata una grazia a cui avrebbe puntato con molto ardore se solo le sarebbe stato possibile raggiungerla.
Sentì pian piano le due pareti ai suoi lati quasi avvicinarsi e iniziare a schiacciarla, soffocando e piegando qualsiasi suo tentativo o fugace idea di una fuga.
Come una vecchia amica, tornò a stringerle il petto la tanto odiata sensazione di sentirsi in gabbia, in trappola, prigioniera di una realtà che le avrebbe fatto certamente male ancora e ancora. Si dice che bisogna avere fiducia nel cambiamento ma ci sono certe cose che non cambieranno mai e Minjee era certa che ciò sarebbe valso sia per il clima tetro e d'aspettativa che impregnava quella casa, sia per sua madre che già immaginava ridere beffarda dietro a quel muro, sebbene Wendy le avesse ripetuto più volte, da quando era fuggita di casa, che quella donna fosse rattristata dalla sua assenza e che provasse nostalgia. Ma esattamente nostalgia di cosa? Si era chiesta più volte Minjee, incredula di come ancora sua madre tentasse di manipolare il giovane animo di Wendy, illudendolo che lei fosse la buona della storia, che si fosse pentita di quanto accaduto.
Minjee ricordava ancora il giorno in cui aveva incontrato Jungkook per la prima volta, quella stessa sera Wendy l'aveva chiamata dicendole quasi subito che mancasse anche alla loro madre. La bugiarda certamente aveva finto di fronte ai suoi occhi, portando l'ingenua adolescente a parlare incantata da quella recita, dimenticando a quanto in passato avesse assistito e a quanto avesse tentato a sua volta di ribellarsi, rimettendoci e portando Minjee ad allontanarsi definitivamente.
E, sebbene fastidiosa e incredula come idea, Minjee sapeva benissimo il perché sua madre avesse pronunciato quelle parole, convincendo Wendy, più e più volte, a ripeterle all'interessata. Minjee sapeva esattamente il perché Danbi la volesse nuovamente a Ilsan sotto il suo maniacale controllo, nonostante non avesse mai smesso di odiarla e denigrala, e ciò non faceva altro che disgustarla.
Come si suol dire: "il lupo perde il pelo ma non il vizio" e il sorriso plastico e macabro che le si presentò di fronte, oltre a farla rabbrividire e atterrire sul posto, non andò che a confermarlo.
Quasi senza accorgersene, guidata e cullata dalla calda mano di Jungkook, unico suo salvagente in quel mare burrascoso di orribili ricordi, Minjee si era ritrovata nel grande e luminoso salotto dove, al suo ingresso, il lento e basso bisbiglio si era spento e numerose paia di occhi si erano posati su di lei, quasi come se la sua presenza lì fosse molto più sorprendente del nuovo arrivato.
Mingeun, nell'esatto momento in cui lei era arrivata, si era appena allontanato da una magra figura al centro della stanza, vicino ad un piccolo tavolino in ciliegio, che dava le spalle agli ultimi due arrivati e che si girò nella loro direzione nell'immediato, come se l'uomo l'avesse appena avvisata come un fedele servo ma, d'altronde, lui era sempre stato il suo cagnolino, docile e ammaestrato che diventava una belva ad un suo schiocco di dita, nulla che più la sorprendesse. Minjee non si preoccupò di lui, in fondo sapeva che era solo accondiscente e ruvido ma non cattivo, si era inasprito con la vecchiaia e il nuovo matrimonio.
Minjee aveva trattenuto il fiato nel vederla voltarsi e, come in un film, le parve che il tutto fosse andato a rallentatore. L'attesa, seppur insignificante e invisibile agli altri, fu snervante per la ragazza che stava sempre più soffocando nella sua involontaria apnea. Ringhiò arrabbiata, non bastava dover sopportare l'idea di rivedere il suo brutto muso, doveva addirittura subire quella lenta tortura. Minjee odiava quella sua vulnerabilità che si era accentuata con il cancro e con l'incontro con Jungkook.
Il desiderio di ritornare alla sé di prima si fece sempre più dilagante e non seppe se ridere o piangere per ciò. Aveva faticato tanto per crescere e liberarsi da quella torbida freddezza, aveva lavorato tanto per acquisire un po' di empatia e superare il timore di lasciare libere le sue emozioni ed ora era pronta a fare un passo indietro? A buttare all'aria tutto il lavoro fatto?
Ci pensò qualche attimo e, quando sentì quel calore pervadere ancora la sua mano, decise nell'immediato che no, non si sarebbe lasciata andare a quella debolezza mascherata di forza perché, in fondo, la Minjee di ora non aveva nulla di cui vergognarsi o recriminarsi, la Minjee di ora aveva imparato lentamente ad amarsi, sebbene non ci fosse ancora riuscita del tutto, aveva imparato a camminare, correre, sognare e amare. Che bruttezza c'era in questo?
Rifletté attentamente. Cedere alle proprie emozioni, in fondo, non era segno di debolezza ma di coraggio e consapevolezza perché, d'altronde, mostrarsi fragili e in balia dell'amore non è semplice, ammettere di non potercela fare da soli non è facile, piangere davanti agli altri non è una cosa che tutti riescono ad accettare, l'orgoglio sarebbe potuto rimanerne ferito, ma, ora che ci pensava bene, di per sé, perché mai si sarebbe dovuto lacerare? Tutti piangono, tutti raggiungono il limite, non c'è motivo per cui ci si debba vergognare.
La Minjee di prima era debole, insicura di se stessa, paurosa delle proprie emozioni tanto da reprimerle e mascherarsi di finta fortezza, ma quella di ora no. La Minjee di quella sera era pronta ad affrontare anche quell'ostacolo che mai prima di quel momento aveva osato sfiorare. La Minjee di quella sera aveva paura, certo, e lo ammetteva ma avrebbe resistito.
Minjee era ora forte e non avrebbe subito più in silenzio, avrebbe parlato se ce ne sarebbe stato il bisogno, non avrebbe più taciuto sommessa e l'avrebbe affrontata, anche se impaurita e tremante come un agnello di fronte al lupo, perché non era più sola, non più.
Non era più vulnerabile di prima, era solo un po' più sincera con se stessa e più "umana" di quanto mai lo fosse stata.
Strinse quella mano con più forza, sentendo delle lievi carezze tornargli incontro.
Quella sera avrebbe partecipato a quel compleanno non solo per Wendy ma anche per se stessa, anche se tremante e arrabbiata, impaurita e inorridita nel vederla voltarsi, sorprendersi e trafiggerla con lo sguardo, mentre un altro falso sorriso fece capolino per quella sera su un altro viscido viso liscio ed elegante.
I lunghi capelli neri, raccolti in un'ordinata e precisa coda bassa, ondeggiarono lievemente dietro al suo busto coperto da una leggera camicia di seta bianca che terminava sulla vita all'interno di eleganti pantaloni neri che fasciavano le lunghe e magre gambe, nascondendo appena i lucidi tacchi neri ai piedi.
Il viso era tracciato da linee dure e spigolose, ammorbidite da del leggero trucco che andava a colorare lievemente anche le gote che risaltavano sul suo volto pallido. La pelle era candida tanto quanto quella di Minjee e sembrava morbida al solo sguardo. Gli occhi scuri parevano perle nere incastonate appena sotto le ben delineate sopracciglia. Erano semplicemente ammalianti, profondi e intriganti, mentre un luccichio malizioso parve brillare al loro interno rendendo quel taglio felino più furbo di quanto già apparisse. Seguiva poi il naso, piccolo e definito, quasi appena scolpito da un abile scultore, che terminava sopra le belle labbra rosse e carnose tirate in un ambiguo sorriso, tra il benevole e il divertito.
Era bella, molto bella, e Jungkook intravide in quella figura Minjee.
Erano più simili di quanto la ragazza volesse ammettere, dallo sguardo furbo alla finezza dei tratti. Se solo avesse incontrato Minjee con i capelli non tinti di quel luminoso biondo alcuni mesi prima, ora la sua immagine sarebbe stata perfettamente accostabile a quella donna anche se il portamento avrebbe storpiato. Jungkook, infatti, vide in lei la stessa rigidità di Mingeun, forse più accennata nel voler mantenere un'espressione lieta e fintamente felice nel mentre il suo sguardo rimaneva incollato a quello della figlia, velando sorpresa e veleno.
Il corvino aveva notato l'insistente sguardo della donna su Minjee, come del resto quello degli altri pochi presenti nella stanza di cui solo un volto gli era ancora estraneo e non associato ad alcun componente accennato, o forse solo dimenticato. Jungkook era certo che nessuno in quella stanza si fosse accorto della sua presenza poiché tutti troppo concentrati nell'osservare quel teso e indisposto scambio di sguardi. Sembrava quasi come se i presenti stessero attendendo qualcosa di ben preciso dalle due, un'azione, una parola, un qualsiasi cosa che però non arrivò.
Minjee rimase immobile al suo fianco, quasi pietrificata, e Jungkook, se non fosse stato per la forza con cui lei continuava a stringere con bisogno e aiuto la sua mano, avrebbe potuto ben dire che avesse smesso di respirare e vivere in quell'esatto momento mentre notò il suo sguardo perso in quello della madre, quasi catturata da ricordi lontani che l'avevano afferrata per le caviglie e trascinata indietro nel tempo. Lo stesso poté dire della donna, Danbi ricordava fosse il suo nome, anche lei pareva in balia di quello stesso passato mentre pian piano il sorriso forzato perse di intensità crollando lentamente in una dura linea sottile, ricordando vagamente al giovane l'espressione intenta nel studiare qualcuno di Minjee. Rivide la stessa profondità, attenzione e serietà, si sentì quasi penetrare a sua volta sebbene non fosse rivolto a lui quello sguardo, ma il tutto durò poco, facendolo rimanere atterrito quando gli angoli della bocca si alzarono nuovamente verso l'alto, insieme alle sopracciglia, componendo un sorriso sardonico che andò a storpiare l'intero volto con linee maligne e quasi derisorie.
Jungkook rabbrividì e trattene il respiro, rivivendo nella sua mente i terribili racconti di Namjoon che sembravano venir proiettati e spiegati da quella stessa cupa e diabolica espressione.
Il silenzio si fece più intenso e soffocante.
Voltò lo sguardo nuovamente verso Minjee, senza dare troppo nell'occhio, rimanendo sconcertato nel trovarla spenta e vuota, non riusciva più a leggere nulla. Rabbia, paura, disagio... no, niente. Non seppe esattamente se quello fosse il risultato del finale e completo mescolamento di tutte quelle feroci emozioni o altro, ma di sicuro avanzò l'idea che stesse lottando contro se stessa per non crollare a pezzi mentre il petto respirava doloroso e la gola soffriva raschiata dall'aria inalata.
Dondolava ingoiata dai ricordi, schiacciata dalle difficoltà e spinta dalla volontà, tre vettori che la spingevano in direzioni diverse che avevano però in comune il desiderio di trionfare e di far decadere, seppur pareva una piccola fiammella insignificante.
Solo un suono parve risvegliarla da quello stato, solo un suono parve farle vincere quella lotta portandola a digrignare i denti e a puntare i piedi, pronta ad avanzare. La rabbia tornò a ribollire insieme al terrore.
Il derisorio sorriso si ampliò nell'osservare un leggero tremore mentre la voce fuoriuscì dalle carnose labbra come un tuono che squarcia la quiete, mettendo sotto sopra lo stomaco di Minjee, che ebbe quasi la nausea, e facendo sudare freddo Jungkook che iniziò lievemente a notare la falsità dei gesti e delle parole, la malignità sopita in carcasse vestite di ori e argenti, incoronate da monete e serpenti.
<bentornata a casa, Minjee>
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Ciao a tutti! Come state? Spero bene.
Non pensavo sarei riuscita a pubblicarlo questa sera e invece taaac. La quarantena, in fondo, sta facendo un buon lavoro con il mio tempo e la scrittura. Un miracolo oserei dire ahahah.
Il compleanno sarà diviso in tre parti (in realtà dovevano essere due ma come sempre mi sono dilungata troppo nelle descrizioni calcolando male gli spazi e niente, ecco qui), spero davvero che questa prima parte vi sia piaciuta seppur molto descrittiva e poco movimentata. Ammetto di esserne stata dubbiosa fino al momento della pubblicazione ma, ripensandoci, non sarei riuscita a trovare altre parole per scriverlo quindi mi è sembrato ok come inizio, sebbene non molto esplosivo e piuttosto ambiguo. Immagino di essere stata un po' contorta in alcuni passaggi ma in effetti il mio obbiettivo, in questo primo passaggio, era quello di stordirvi quindi ci sta (credo) ahahahah🙈😅.
Non temete, di Danbi si è fatta solo una piccolissima introduzione, avremo modo di scoprirla nei prossimi capitoli.
Detto questo, avrei molto piacere di avere qualche vostro parere riguardo ad aspettative future e all'andamento generale della storia. Ne sarei davvero curiosa e lieta quindi non abbiate paura!
Se il capitolo vi è piaciuto lasciate una stellina e se volete anche un commento!💜
Alla prossima
nanaa02
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