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<non penso sia una buona idea>
<è davvero una pessima idea> borbottò nuovamente Minjee finendo di annodare la stoffa nera dietro la sua testa mentre guardava il suo riflesso nello specchietto posto sull'aletta para sole davanti a lei. L'idea di andare a casa dei genitori di Jungkook non la entusiasmava particolarmente, non perché non li volesse conoscere anzi, dai racconti dell'amato aveva sempre nutrito una certa curiosità a riguardo, piuttosto la intimoriva l'idea di doverli incontrare a distanza di un giorno dal suo turbolento ricongiungimento con il corvino che si trovava al suo fianco, mentre stava parcheggiando l'auto di fronte al vialetto di casa. Tra loro c'era ancora qualche volta del leggero imbarazzo a riguardo e sperava di non crearne altro se l'argomento fosse uscito.
Minjee, inoltre, sapeva di non essere mai stata una persona molto amabile ma piuttosto pungente e fredda, temeva quindi di non piacere loro e di risultare una cattiva presenza.
Non aveva mai apprezzato le nuove conoscenze in quanto non era mai stata un granché in fatto di approcci relazionali e amichevoli, perciò credeva che nulla sarebbe andato per il meglio, perdi più il suo aspetto stanco, logoro e malato non l'aiutava in fatto di belle presentazioni.
"Si chiude una disgrazia e se ne apre un'altra"
Pensò lei sospirando pesantemente mentre al suo fianco Jungkook sembrava essere l'uomo più calmo della terra, con le mani appoggiate sulle gambe, che picchiettò, e gli occhi ricolmi di sicurezze.
<vedrai, andrà tutto bene> sussurrò lui voltando il busto in sua direzione.
<come fai ad esserne certo?> domandò Minjee dubbiosa passandosi nuovamente una mano sul capo, alla cui desolazione aveva fatto l'abitudine.
<è stata lei a volerti, non appena settimana scorsa ha saputo che saresti venuta anche tu a Busan mi ha subito chiesto di avvisarti che avrebbe aggiunto un posto in più a tavola> spiegò Jungkook facendo scaldare il fragile petto della minore a quelle parole, mentre cercò di reprimere un piccolo e imbarazzato sorriso che sorse spontaneamente sulle sue labbra. Per lei che molto spesso era stata emarginata dalla sua famiglia sapere di quella cosa, seppur da poco agli occhi di molti, le faceva provare un tepore ed una contentezza sopra le righe.
Era piacevole essere desiderati.
<quindi non le avevi detto della nostra rottura?> osservò allora Minjee senza pensare molto alla pesantezza di quelle parole, pentendosene non appena vide l'espressione serena dell'amato vacillare per qualche attimo.
<no, diciamo che ne ero talmente scombussolato che non gliene ho parlato, mi sono addirittura quasi dimenticato del suo compleanno... - sussurrò infine con tono grave facendo abbassare lo sguardo a Minjee che si morse con forza il labbro inferiore mentre le dita andarono a giocherellare nervosamente con la stoffa dei lunghi pantaloni neri che le erano stati spediti, insieme ad una camicetta bianca, da Lisa vista l'inaspettata serata che l'avrebbe coinvolta di lì a poco. I sensi di colpa tornarono a bussare alla sua coscienza insieme alle vertigini che scossero le sue gambe che si fecero gelatina al ricordo di quanto accaduto, al ricordo delle lacrime e del dolore che lei aveva causato. Affondò nel sedile della macchina mentre vergogna e imbarazzo le colorarono le guance al ricordo della disperazione che aveva gridato addosso a Yoongi pensando superficialmente che quella di Jungkook non era nulla a confronto. Sprofondò trafitta dalle colpe quando, nel momento in cui credette che il silenzio l'avrebbe resa sorda, una mano la riportò in superficie e un voce le tornò melodiosa all'orecchio - ma non ha importanza, d'altronde è passato e alla fine mi sono ricordato - un dolce risata fuoriuscì dalle labbra di Jungkook mentre la mano che prima era andata a stringere quella di Minjee, risalì lungo il fianco di quest'ultima fino ad arrivare alla guancia che pizzicò, per poi sfiorarla con la punta delle dita - smettila di affogarti nelle colpe e lascia da parte quanto accaduto. Se fossimo dovuto restare attaccati al passato sin dal principio, a quest'ora, certamente, saremmo ancora sconosciuti - Minjee percepì in quella pesante verità una sfumatura personale, come se Jungkook si fosse riferito esplicitamente a qualcosa legato a lei e al suo passato, come se qualcuno in precedenza gli avesse rivelato uno degli episodi più drammatici della sua adolescenza - Va bene così> mormorò infine, regalandole un confortevole sorriso che non riuscì, però, a sciogliere del tutto il cipiglio sul volto dell'amata che ora aveva la schiena rivolta verso la portiera della macchina.
<se fossimo rimasti legati al passato sin dal principio, tu non avresti sofferto così tanto e io, in fondo, avrei smesso di farlo> sussurrò Minjee con occhi vacui, pensando che, in effetti, se Namjoon non l'avesse fermata quella gelida notte di Novembre, le cose sarebbero andate meglio per tutti. Lei stessa avrebbe trovato la pace che tanto aveva ricercato.
A quelle sue parole vide Jungkook irrigidirsi e quella fu la conferma dei suoi sospetti, un uccellino dal manto verde scuro aveva cantato al suo orecchio canzoni che non avrebbe mai dovuto udire.
Interdetta e imbarazzata, Minjee non gli lasciò nemmeno il tempo di rispondere che frettolosamente scese dalla macchina incamminandosi verso l'entrata dell'adorabile villetta posta in una periferia alberata e silenziosa.
Jungkook la raggiunse qualche attimo più tardi, dopo aver appoggiato drammaticamente la fronte sul volante della sua auto, consapevole di essersi sbilanciato troppo con quanto detto e di aver svelato illecite confidenze. Si maledì di aver rovinato con del malumore quell'innocente scambio di ingenue incertezze, sperando solo di non aver fatto precipitare del tutto la serata.
Non appena furono l'uno affianco all'altro, Jungkook suonò il campanello d'entrata mentre del leggero disagio volò tra di loro. Non si scambiarono uno sguardo né osarono aprire bocca fino a quando la porta non si spalancò rivelando due coniugi di mezz'età dai capelli scuri e gli occhi del medesimo colore.
Un sorriso si distese sulle loro labbra mentre delle voci allegre di sottofondo resero le loro figure ancor più accoglienti.
<auguri mamma> disse Jungkook oltrepassando la soglia di casa andando ad abbracciare la donna i cui occhi brillarono alla vista del figlio che stava crescendo sempre di più e che ormai non vedeva più così tanto spesso. I capelli corti e neri ondeggiarono seguendo i movimenti felici dell'esile figura che, a fronte delle aspettative, strinse con forza il figlio mentre il visino ovale diventò sempre più raggiante.
Il padre, dall'aspetto ancora giovanile e affascinante, passò una mano tra i capelli di Jungkook, per poi scuoterli amorevolmente, ricevendo in un secondo momento lo stesso affetto che il giovane aveva riservato alla madre poco prima.
La somiglianza con questo era così forte che Minjee credette di aver davanti il clone di Jungkook, con qualche ruga e capello grigio in più e qualche centimetro d'altezza in meno, ma il sorriso giurò fosse lo stesso.
Minjee si ritrovò a sorridere di fronte a cotanto amore, iniziando a sentirsi quasi di troppo. Stava per compiere un passo indietro quando l'attenzione dei tre si posò su di lei, come lamine di ferro attirate da un magnete.
I genitori di Jungkook presero a scrutarla con interesse mentre i loro sorrisi non fecero altro che crescere, quasi come se fosse stata un'altra dei loro figli che era da molto che non vedevano, quasi come fosse un miraggio che tanto avevano desiderato di ammirare.
<mamma, papà, lei è Min-> Iniziò a dire il corvino invitando Minjee ad entrare in casa con una mano tesa verso di lei ma, non fece nemmeno in tempo a finire di parlare che sua madre, più entusiasta che mai, lo interruppe.
<Minjee! Benvenuta mia cara, è un piacere conoscerti> disse calorosamente la donna stringendole una mano con energia e gioia, presentandosi e dandole il ben arrivato a Busan e in casa sua con un entusiasmo a dir poco contagioso.
<ci hanno parlato molto di te> disse poi il padre di Jungkook, avvicinandosi e stringendo con eleganza a sua volta la mano della giovane ospite che percepì un contrasto prorompente tra i due caratteri. Uno calmo e pacato, l'altro turbolento e fortemente espansivo, proprio come i figli.
<spero vi abbiano detto solo cose positive> ridacchiò Minjee in risposta, ottenendo dei risolini a sua volta dai due coniugi che stavano per aprire bocca per rassicurarla quando furono interrotti da una voce rauca, ben distinta nella memoria della minore.
<affatto - Yoongi, con una felpa nera con il cappuccio alzato e dei jeans grigi, si trovava al fianco di Jungkook, con un ghigno divertito sulla bocca e uno sguardo provocatorio dipinto negli occhi furbi - ma d'altronde non tutti possono essere perfetti come il sottoscritto> mormorò infine con ironia, non riuscendo a non far trapelare dal suo volto la felicità di vederla lì, al fianco di suo fratello con un'espressione serena a fronte delle innumerevoli lacrime che aveva versato di fronte a lui.
Era felice, molto felice dopo tempo.
A quell'affermazione sua madre si spalmò una mano sul volto con esasperazione mentre suo padre rise solamente accompagnato da Jungkook e Minjee che prontamente rispose.
<ah quanta superbia, mi chiedo ancora come Jimin faccia a sopportarti> ammise lei vedendolo inarcare un sopracciglio con malizia e divertimento, facendole ben intendere che la risposta che sarebbe arrivata di lì a poco non sarebbe stata nulla di buono.
<forse perché gli faccio dei fantastici bocchi-> prima che potesse concludere quanto aveva da dire Jungkook gli tirò una gomitata nello stomaco, facendolo boccheggiare per qualche attimo sotto lo sguardo curioso e confuso dei genitori che non avevano afferrato a cosa il figlio si stesse riferendo, a differenza di Jungkook con il viso color porpora.
<sicuramente è la forza dell'amore> lo corresse poi il corvino facendo scappare nel mentre una risatina a Minjee che sembrava starsi rilassando sempre di più, quasi come se tutta l'agitazione di poco prima fosse del tutto evaporata.
<ah mia cara, tralasciando questi due testoni, vieni, ti faccio conoscere il resto della famiglia> sospirò infine la donna avviandosi verso il soggiorno, sulla destra dell'entrata, seguita dal marito che non risparmiò uno scapellotto a Yoongi.
Jungkook stava per avviarsi a sua volta quando vide Minjee dondolare incerta sulla soglia di casa, la calma e la spensieratezza che l'avevano avvolta poco prima sembravano essere state sostituite nuovamente da preoccupazioni che non sapeva spiegarsi. Sebbene non avesse mai amato i nuovi incontri, non ne era mai stata così spaventata.
Non riusciva a comprendere cosa non andasse in lei quella sera, in fondo era solo una cena, no?
Che cosa poteva farle così tanta paura?
Fortunatamente in suo soccorso arrivò Jungkook che, come sempre, ricco di premure e accortezze le si avvicinò facendo scivolare una mano attorno alla sua che strinse con vigore, cercando di trasmetterle un po' della sicurezza che stava venendo sempre meno in lei, facendole infine intrecciare.
<tranquilla, sanno essere confusionari e pesanti talvolta, ma non sono poi così male> disse riferitosi alla sua numerosa famiglia, strappandole un risolino che riuscì a scioglierla, insieme al calore della sua mano, quel tanto che bastava per farle compiere un passo, poi un altro e poi un altro ancora, fino a che non arrivarono sulla soglia del salotto dove un lungo tavolo si distendeva sulla destra, apparecchiato per almeno una ventina di persone, mentre sulla sinistra i due divani ospitavano alcuni suoi zii e due dei suoi nonni, mentre i più piccoli dei suoi cuginetti correvano per l'intera stanza facendo lo slalom tra le gambe delle madri che stavano portando in tavola la cena.
Appena fecero il suo ingresso, ambedue le figure furono sommerse da una miriade di occhietti che si posarono in particolare modo su Minjee, che arrossì vistosamente per l'attenzione posta completamente su di lei.
Ci furono alcuni attimi di silenzio in cui gli sguardi continuavano a vagare dall'intreccio delle loro mani al visino della minore, ormai sempre più simile ad un pomodoro maturo, pronto per essere mangiato, fino a che, a rompere l'atmosfera sempre più imbarazzante fu l'arrivo dalla cucina di una testolina arancione.
<finalmente siete arrivati! - Jimin, con tre bambini ancorati ai suoi arti, parlò felice donandole, dopo molto tempo, uno dei suoi soliti sorrisi che l'avevano accompagnata nelle miti giornate in clinica, quando un bimbo dal sorriso squadrato aveva ancora la voce per gridare e ridere, dei polmoni per respirare e una vita che sarebbe stata spezzata troppo prematuramente - pensavamo vi foste persi> rise un poco il giovane, zoppicando in loro direzione mentre una perfida fanciulla con due adorabili codini, sembrava ancorata con l'attack alla sua gamba ma, non appena riconobbe lo zio dal bel sorriso e il fascino irresistibile, l'arto sembrò perdere qualsiasi tipo di attrattiva, portandola ad allontanarsi per correre in braccio a Jungkook insieme alle altre due pesti dagli occhi da cerbiatto e il sorriso da diavoletti. Nel mentre il corvino fu assaltato da una mandria di bambini irrequieti, che furono raggiunti da altri due soggetti di cinque anni, la cui gioia sembrava non avere filtri, Jimin ne approfittò per avvicinarsi sempre di più a Minjee che racchiuse in un abbraccio, debole e sincero, il primo che si fossero mai dati.
La minore, inizialmente un po' sorpresa, ricambiò la stretta con vigore. Ne avevano passate talmente tante nell'ultimo periodo che, entrambi, ne sentivano davvero il bisogno. Era come un ringraziamento dell'arancione per essergli restata accanto, alla morte di Taehyung, quel tanto che gli era bastato per rimettersi in sesto e un ringraziamento per aver aiutato il suo ricongiungimento con Yoongi, era sempre stato molto sospettoso riguardo al fatto che la minore vi avesse messo lo zampino.
Inoltre, quell'abbraccio fu anche un segno, un simbolo di incoraggiamento e di forza per quanto sarebbe conseguito nei mesi successivi. Cercò di trasmetterle, anche se impacciatamente, un po' di coraggio e affetto che mai avrebbero fatto male.
<è un piacere vederti> sussurrò Jimin al suo orecchio, prima di sciogliere quel groviglio di braccia.
<anche per me> disse a sua volta la giovane con un dolce sorriso che si tramutò, in una manciata di secondi, in un'espressione di pura sorpresa non appena vide la maggior parte dei parenti, prima radunati sui divani, in fila per fare la sua conoscenza mentre parlottavano di sottofondo frasi come "già, già, mia sorella mi aveva parlato di te" "Sei Minjee, giusto?" "Oh ma che carina che sei!" "Minjee, è un piacere conoscerti".
In poco tempo fu circondata da un calore mai provato prima di quel momento e, come in un sogno, si sentì pian piano parte integrante di una famiglia di cui, anche se sapeva poco e nulla, la stava trattando con più riguardo rispetto a come aveva fatto per anni sua madre, con più affetto rispetto a quello che mai aveva ricevuto in tutta la sua infanzia.
In poco tempo la maggior parte di loro prese a parlare e ridere con lei, cercando di non essere troppo invadenti né assillanti, mentre un forte tepore dilagò pian piano nel petto di Minjee che iniziò a sentirsi sempre più leggera.
Iniziò a pensare che, forse, non era stata poi così una cattiva idea essere venuta lì.
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"Ok Minjee, proviamo a fare un reso conto"
Si auto convinse la ragazza non appena si furono tutti seduti a tavola.
"A capotavola c'è la festeggiata, la mamma di Kook, al suo fianco ci sono sua sorella minore Jioh, a sinistra, e sua sorella maggiore Soorin, a destra. Vicino a Jioh ci sono in ordine Gwiyoung, la sorella del padre di Jungkook, Jiae, la figlia di Soorin, che è madre di Booyoun e Daeyoup seduti al tavolo dei bimbi insieme a Jaemin, figlio di Jungwon, figlia di Gwiyoung, seduta vicino a Soorin, e le gemelline Naok e Sangah, figlie di Jongin, a sua volta figlio di Jungchan, fratello del padre di Jungkook che si trovano l'uno di fianco all'altro nell'altro capo del tavolo. Di fianco al padre di Jungkook si trovano il marito di Jiae, Sonhwa, e il marito di Jungwon, Honnhang. Al fianco Jungchan ci sono invece Jongin, Sangmin, figlio di Gwiyoung, e un'altro tipo di cui non ricordo il nome che è marito di Seochae, madre di Irene, cugina minore di Jungkook, innamorata del Watt-cosa... vicina a sua nonna Yena e a Yoongi che sta continuando ad infastidire... poi ci sono gli altri due nonni e un'altra signora che si chiama... si chiama... vabbè, basta... mi arrendo"
Sospirò infine appoggiando drammaticamente il volto sulle mani mentre il corvino al suo fianco rise leggermente, conscio di quello che aveva fatto fino a quel momento.
<li hai imparati tutti a memoria?> gli chiese divertito mentre un mugolio addolorato gli arrivò da Minjee che tornò a guardarlo con la testa dolorante a causa della forzata e impossibile memorizzazione.
<mi sono fermata a tua cugina, quella del watt-cosa e degli acronimi - sussurrò sconfitta osservando la diciassettenne seduta di fronte a loro intenta a familiarizzare con Jimin, di cui era completamente affascinata, mentre continuava a tirare pugnetti contro la spalla di Yoongi che si trovava nel mezzo, il cui corpo iniziò a ribollire fino a che le mimò un "fallo ancora e ti taglio la mano" facendole bloccare il pugnetto a mezz'aria che fu riposto repentinamente sul tavolo mentre il visino dai tratti delicati si contorse in una smorfia derisoria che fu fatta evaporare non appena Yoongi iniziò a pizzicarle il collo malignamente sentendola mugolare dal dolore e vedendola allontanarsi sempre di più con la sedia - sempre se tuo fratello non la fa fuori> sospirò infine divertita nell'osservare la scenetta comica che stava avvenendo sotto i suoi occhi, almeno la sua capacità mnemonica non era l'unica ad essere oggetto di comicità quella sera.
<tranquilla, Yoongi fa ancora fatica a distinguere due delle sue nipoti e si dimentica ancora il nome di uno dei nostri nove cugini... quindi c'è di peggio, non preoccuparti> raccontò Jungkook sottovoce, cercando di non essere sentito dal fratello seduto di fronte a lui per non tornare a casa con qualche occhio nero, mentre Minjee, al suo fianco, cercò di soffocare una risata non appena un ricordo riguardo l'infermiere Han le incalzò la memoria.
In passato, nonostante lo vedesse tutti i giorni e ci avesse giocato numerose volte a carte, aveva sempre avuto difficoltà a rimembrarne il nome a cui pensava Taehyung, quasi gli avesse fatto da badante.
<ciò non mi sorprende - mormorò Minjee con un risolino - e tu invece? Sei il figlio perfetto, Jungkook? Memoria, intelligenza, dolcezza, simpatia, bellezza - marcò appositamente quell'ultima parola con tono basso e sensuale, notando con piacere che l'effetto che aveva su di lui non era svanito, come la sua timidezza - povera me - sussurrò poi sorridendo nel vedere le guance di lui essersi fatte color ciliegia mentre lo sguardo aveva iniziato a farsi sempre più impacciato - come potrei reggere il confronto?> disse infine con fare melodrammatico ottenendo un'alzata di occhi al cielo e un sospiro da Jungkook che cercò di ricomporsi scacciando l'imbarazzo e facendo finta di non aver udito nulla. A quella reazione una dolce risata sfuggì dalle labbra di Minjee che, dopo avergli accarezzato la mano che lui aveva appoggiato sulla sua gamba da quando si erano seduti a tavola, si sporse lasciandogli un veloce bacio sulla guancia, sicura che nessuno li stesse osservando in quel momento, finendo però per fare male i calcoli.
Un gridolino soffocato arrivò alle loro orecchie e, non appena si voltarono nella direzione in cui era provenuto, trovarono Irene con gli occhi sgranati e luccicanti che li guardava sognante mentre una mano si trovava sulla sua bocca cercando di nascondere il grande sorriso che si era formato sulle sue labbra e cercando di trattenere qualsiasi altro versetto emozionato ormai sulla punta della sua lingua.
<m.b.f.i.c.> disse con affanno mentre i lunghi capelli corvini ondeggiarono insieme alla sua magra figura che non riusciva a stare ferma per l'emozione sulla sedia, scatenando in Minjee della tenerezza.
<eh?> domandò stranito Yoongi mentre Jimin guardò la giovane accigliato, curioso di sentire cosa sarebbe uscito da quella pazza mente che aveva avuto modo di conoscere sempre più approfonditamente da quando aveva messo piede in quella casa.
Jungkook, invece, con il viso sempre più rosso, si coprì con una mano il volto immaginando cosa avrebbe detto di lì a poco.
Sicuramente non sarebbe stato sano e poco imbarazzante.
<Mi Batte Forte Il Cuore> sussurrò Irene, dopo qualche di silenzio, con sentimento mentre si portò una mano sul cuore facendo ridere di gran gusto Minjee che mimò, priva di voce a causa dell'incalzante risata, un "che carina".
<devo dire a tua madre di portarti da uno specialista - concluse Yoongi sporgendosi in avanti andando poi a richiamare l'attenzione della madre della giovane diciassettenne al suo fianco - zia - disse, vedendo Seochae guardarlo con gli stessi occhioni che la progenie aveva ereditato - tua figlia non sta bene di testa, portala da un bravo analista o potrebbe peg-> non fece in tempo a finire che la piccola diciassettenne gli tirò uno schiaffo sul braccio che fu seguito da un "ahia" che lo portò a tirarle i capelli facendo partire una lotta all'ultimo sangue che fu conclusa da un calcio sotto al tavolo ad entrambi da parte di Jungkook e un'occhiata severa della festeggiata che si scusò subito dopo con Minjee per lo scontro tra gladiatori a cui aveva appena assistito.
In risposta, la giovane si apprestò velocemente a scuotere una mano con rassicurazione mentre il sorriso non riusciva a lasciare le sue labbra.
<non si preoccupi, è un piacere vedere un'atmosfera familiare così rilassata> disse lei, ammettendo a se stessa quanto un po' fosse invidiosa di quella grande famiglia che riusciva a scherzare con un poco e che anche se non sguazzasse nell'oro fosse più ricca del suo misero gruppo familiare, sempre se poteva chiamarlo così.
Il sorriso le morì sulle labbra mentre lo sguardo le si abbassò sul piatto ricolmo di cibo che la nonna di Jungkook le aveva riempito senza esitazione, nonostante Minjee le avesse ripetuto più volte che non sarebbe mai riuscita a finire quella valanga di deliziose cibarie a causa del suo ormai permanente poco appetito e del suo stomaco che, nonostante le cure fossero drammaticamente finite, continuava a non collaborare rendendola sempre più fragile agli occhi di tutti.
La mente iniziò pian piano a nuotare in pensieri e in argomenti che erano una costante negativa della sua vita, che non facevano altro che rovinarle momenti come quelli dove le risate e la serenità avrebbero dovuto vagare imperterrite anche nel suo animo.
Le spalle le crollarono stancamente mentre le sopracciglia si incresparono drammaticamente deformandole il viso in un'espressione di dolore che riuscì a nascondere a tutti tranne che a Jungkook che, non appena la notò con la coda dell'occhio, andò a stringerle la mano che si trovava ancora sopra la sua sotto al tavolo, cercando poi di farle distogliere l'attenzione da ciò su cui era certo stesse ricadendo, coinvolgendola in un argomento che era certo le tirasse su un po' il morale.
<sapete - disse il corvino attirando su di sé l'attenzione di tutti, mentre affanno e tensione colmavano la sua voce - Minjee ha un negozio di fiori a Seoul che gestisce con due suoi cari amici> disse ottenendo sguardi interessati e apprezzamenti sopratutto dalle donne che si complimentarono con Minjee, che non fiatò tenendo lo sguardo basso, ammettendo che quello era stato il desiderio di molte ma che purtroppo non erano riuscite ad esaudire.
Jungkook, a fronte di ciò, pensò ingenuamente di aver risolto la situazione, nonostante il silenzio di Minjee, ma sua madre anticipò il suo grido di vittoria ponendo una domanda che, seppur fosse stata la più innocente della serata, creò il vuoto nel petto di Minjee la cui mano tremò debole racchiusa da quella di Jungkook la cui gola si seccò.
<Minjee, perché non ci parli un po' della tua famiglia? Se è tutta come te sarebbe davvero un gran piacere conoscerla> domandò la donna con genuina curiosità che fece sprofondare la più giovane nella sedia che la stava accogliendo, desiderando quasi di scomparire dentro di essa finché la tempesta nel suo animo non si fosse calmata.
Si stava agitando fin troppo.
<Mamma!> esclamò a gran voce Jungkook con una rabbia che nessuno dei presenti si seppe spiegare in quanto all'oscuro del delicato passato della giovane che ebbe sempre più la certezza che Namjoon avesse fatto parola all'amato di giorni che si erano ripromessi di dimenticare ma che nessuno dei due era mai riuscito nell'intento.
Alcuni dei suoi parenti sussultarono mentre uno sguardo preoccupato gli arrivò da suo padre e da suo fratello che non aveva smesso un attimo di fissare Minjee che stava calando a picco in un burrone, visibile solo agli occhi dei più attenti.
Passarono lunghi attimi di silenzio e imbarazzo, la madre di Jungkook stava per aprire bocca per scusarsi della sua accertata e inopportuna invadenza, quando la voce di Minjee, che si era data per dispersa insieme alla vitalità, prese forma nell'aria tesa anticipando la donna, facendo impregnare gli animi di dolore con le parole che seguirono le rassicurazioni.
<Kook, non fa niente - sussurrò con apparente tranquillità, mentre sotto il tavolo gli strinse convulsamente la mano, sottolineando quanto fosse instabile, richiedendo un incolmabile aiuto nel ritirarla in piedi sul filo su cui era nuovamente inciampata - la verità è che non c'è molto da raccontare... - seguì con occhi bassi, cercando di far tremare il meno possibile la sua voce - non vedo mio padre da sedici anni mentre mia madre si è costruita una nuova famiglia con un altro uomo con cui ha fatto altri due figli. Io sono cresciuta con Namjoon, il figlio che il nuovo marito di mia madre aveva avuto dal precedente matrimonio - disse tutto d'un fiato, cercando di non pensare a cosa stesse dicendo, facendo fluire fuori dalla sua bocca parole a raffica che però, contrariamente dalla sua volontà, andarono a delineare un quadro familiare non molto felice in cui il volto sfatto di Minjee raccontava al suo posto quanto avesse sofferto a causa di quest'ultimo - diciamo che la mia non è una famiglia grande e gioiosa come la vostra e, sinceramente, conoscerla sarebbe solo una perdita di tempo> concluse la giovane con amarezza, finendo con il parlare con fare pungente, freddo e diretto. Finendo con il far emergere una parte del suo carattere che l'aveva protetta per molto tempo e che ormai stava decadendo a sua volta come una maschera sciolta dall'acqua.
La testa doleva, le guance bollenti e rosse per la vergogna della sua miseria risaltavano sul suo viso pallido e stanco, mentre il respiro si era fatto pesante insieme agli occhi, ancora bassi e vacui, colmi di lacrime.
"Possibile che tu debba sempre rovinare le nostre cene?! Che cosa non va in te?!
Sei proprio come tuo padre!"
Come un lampo, un ricordo di sua madre le tornò alla mente.
Si meravigliava ancora di come fossero nitidi e chiari ogni volta, come se stesse rivivendo da capo ogni sensazione, ogni disprezzo e dolore, ogni bugia, condanna e sbaglio.
Anche se non presente, sua madre la faceva sempre sentire in colpa ed ora, con il silenzio opprimente che si era creato, non poteva che recriminarsi il fatto di aver rovinato il compleanno di una sconosciuta che, per curiosità e affetto per il proprio figlio, l'aveva invitata a partecipare ad un così intimo e caloroso ritrovo che esprimeva un amore che Minjee, in fondo, non meritava.
Si sentì in colpa verso Jungkook che si era ripromessa di proteggere, fallendo miseramente per l'ennesima volta, procurandogli nuovamente dolore a distanza di pochissimi giorni dalla loro ricongiunzione.
Lui era lì, seduto al suo fianco, con il viso pesto, e le labbra tra i denti, gli occhi liquidi immersi in chissà quale ricordo che era stato oggetto di racconto mentre la sua mano aveva iniziato a stringere a sua volta, con sempre più forza, quella di Minjee che ormai si era arresa a quel calore che pervadeva ogni volta le cellule del suo corpo facendole impazzire.
Si voltò a guardarla mentre dispiacere dilagava in ogni suo movimento, battito di ciglia o smorfia ma, differentemente da quanto avrebbe pensato, a Minjee parve che fosse più addolorato per lei che per la tesa atmosfera che aveva stagnato la festa di sua madre. Ancora una volta comprese di non meritarlo abbastanza.
Era tutto troppo sbagliato, lei lo era e avrebbe tanto voluto terminare il tutto lì, alzandosi e lasciando quella casa in cui aveva portato solo malumore, ma la codardia, padrona del suo animo, la teneva legata a quella sedia, incapace di compiere qualsiasi movimento che non riguardasse l'autocommiserazione.
<tu, mia cara, sei il frutto di quella famiglia, quindi, sicuramente, qualcosa di buono l'hanno fatto, anche se a te può non sembrare>
Una voce ruvida ruppe il silenzio disturbante che si era venuto a creare, facendo voltare tutti i presenti verso l'anziana seduta accanto a Irene. Gli occhietti piccoli e scuri, contornati da piccole rughette, non avevano smesso di osservare la giovane Minjee in cui rivedeva una sua vecchia amica di scuola, sola e persa in un mondo che non smetteva di metterla in difficoltà.
Sebbene la memoria non fosse più buona come una volta, l'anziana donna sentì come una somiglianza tra le due e una forte vicinanza tra se stessa e Minjee che aveva preso a guardarla con occhi sorpresi e rossi, luccicanti di una vita che doveva ancora essere vissuta.
L'aveva presa in simpatia sin da subito, "così piccola e fragile" si era detta nell'osservarla mentre si stringeva a suo nipote, ridendo e parlando con i suoi parenti, mentre l'aveva vista accendersi piano piano di una luce che aveva atteso con ardore di risplendere in una calda notte d'estate.
<quindi, forse, un po' ne vale la pena> concluse infine con voce di velluto, mentre un debole sorriso si distese nelle rughe del viso che delineavano quanto aveva vissuto e quanto aveva imparato. A quelle parole ci fu un mormorio di apprezzamento generale mentre gli occhi liquidi di Minjee non smisero di guardare quella fonte di diversa prospettiva, saggia e un po' arrugginita, il cui fuoco non sembrava essere invecchiato di un giorno.
<la nonna ha ragione - un'altra voce la richiamò alla sua destra verso il padre di Jungkook che la osservava mite - e poi Minjee, tu fai parte di essa quindi non sminuirla in questo modo visto la meravigliosa persona che sei> disse con sincera ingenuità, il cui buon proposito fu apprezzato dalla giovane che sapeva bene quanto quelle parole, seppur bellissime, non corrispondessero alla realtà.
Non c'era nulla da emulare in lei, i cui errori avevano segnato l'infanzia, le cui cadute vertiginose rintoccavano la notte come dolorose sveglie che continuavano a ricordarle che sempre lì sarebbe ritornata, in una bella casa i cui muri trasudavano di lacrime e le porte sussurravano vecchie discussioni che le avevano lasciato i segni sulle guance. Lunghi graffi le avevano deturpato la pelle in un vano tentativo di domare un animo selvaggio che continuava a commettere peccati, convinto che avrebbe trovato l'amore tanto ricercato.
"Ah, se solo loro sapessero quanto tu sia sporca e dannata, Minjee, sicuramente non la penserebbero allo stesso modo. Se solo loro sapessero la verità e conoscessero il passato..."
<Namjoon! - un'altra voce l'afferrò con forza, trascinandola fuori da quei pensieri maligni che continuavano a portarla verso il basso, mentre luminosi capelli arancioni, simili a fiamme, bruciavano per lei i tormenti - suo fratello maggiore, lavora nella mia stessa clinica ed è uno dei chirurghi più bravi che io conosca> Jimin parlò a gran voce e con ammirazione raccontò a tutti i presenti quanto uno dei familiari di Minjee fosse in gamba e degno di nota e Gwiyoung, una delle molte zie di Jungkook, non perse tempo nel congratularsi con la giovane, sussurrandole con gentilezza e ingenuità quanto la sua famiglia avesse fatto un buon lavoro anche con lui, senza sapere che Namjoon era diventato quello che era fuggendo da quel tossico nucleo familiare che li aveva emarginati come sconosciuti. Senza sapere che Namjoon aveva pianto intere notti tra le sue braccia sperando di trovare una soluzione a tutto il male che gli stava crollando addosso a causa di suo padre.
<so che, invece, sua sorella minore, Wendy, è dolcissima, oltre ad essere una grande studiosa> a parlare fu sempre Jimin che ricordò alcune conversazioni tra Namjoon e Seokjin di cui era stato partecipe in uno dei tanti giorni lavorativi, e che stava riuscendo pian piano a tirare su nuovamente l'atmosfera, salvando Minjee dal centro dell'attenzione.
<Wendy? Come in Peter Pan?> domandò ad un certo punto Irene, estasiata dal tenero suono della parola appena udita, guardando con attesa Minjee che non accennò ad aprire bocca, mentre la mente le ricordò come anche Wendy fosse diventata la raggiante persona di quel tempo grazie alle attenzioni di cui sua madre l'aveva ricoperta, imboccandola continuamente di bugie e amarezze riguardo a sua sorella che aveva sempre amato con tutta se stessa.
<già ed ha un anno in meno di te, se non erro> a soccorrerla, per l'ennesima volta, fu Jungkook, che parlò al suo posto, trasferendo poi la discussione sull'ormai imminente ultimo anno di scuola che Irene avrebbe dovuto iniziare di lì a poco, prevedendo già cosa sarebbe dovuta andare a studiare successivamente.
L'atmosfera si rianimò come se nulla fosse accaduto e tutti ripresero a mangiare allegramente. Tutti tranne la madre di Jungkook che guardò tristemente il figlio che sussurrava parole di conforto all'orecchio di Minjee, che vacillava sul posto con il volto sfatto e le labbra tremanti, mentre cercava di sostenerla nel suo lento navigar in acque troppo profonde e spaventose per essere affrontate in solitudine.
Ora Minjee capiva che cosa l'aveva intimorita così tanto all'inizio.
La paura dell'incontrare una famiglia più unita, calorosa e più amorevole di quanto la sua non lo fosse mai stata.
La paura di toccare un amore che aveva sempre invidiato.
La paura di sentirsi nuovamente impotente di fronte alla figura che non era mai riuscita a fronteggiare e di cui, nonostante l'odio, non aveva mai smesso di ricercarne l'affetto.
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Ciao a tutti! Come state? Spero bene.
Ho dovuto dividere a metà la cena di famiglia perché se no sarebbe diventata chilometrica e poi altro che 5 mila parole, come minimo un bel 10 mila (sarebbero poi partiti i colpi alla testa ahaha).
Spero con tutto il mio cuore di riuscire con le vacanze di natale a portarmi un po' più avanti con la scrittura in modo tale da essere più veloce per i prossimi aggiornamenti, anche se temo che questo mio buon proposito evaporerà non appena vedrò la pila di cibo e cose da studiare a cui sarò sottoposta.
Spero davvero che questo capitolo vi sia piaciuto, nel caso lasciate una stellina e se volete anche un commento, mi farebbe davvero molto piacere sapere una vostra opinione riguardo a quanto sta accadendo e riguardo al fatto che non manca molto alla fine!
Alla prossima
nanaa02
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