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Minjee era scivolata.
Era scivolata irrimediabilmente su quel filo sottile che stava ospitando la sua camminata insicura su un burrone troppo profondo e troppo scuro, da far venire le vertigini a chiunque. Aveva perso l'equilibrio spinta da un forte vento ricco di notizie tragiche e da un passo fatto troppo lungo e troppo sbagliato.
Aveva urlato quando i suoi piedi avevano iniziato a scivolare nel nulla, mentre un vuoto incolmabile si era aperto nel suo stomaco facendole stringere gli occhi colmi di lacrime dal dolore e facendole mancare il respiro. Singhiozzante e impaurita si era aggrappata con disperazione con le mani a quel filo ondeggiante, penzolando così, con terrore e frustrazione, tra la voglia di continuare e la voglia di mollare la presa e far finire finalmente quell'agonia.
Aveva provato a tirarsi nuovamente su per riprendere ad avanzare ma le sue braccia magre e deboli avevano deciso di non collaborare, troppo stanche e senza forze anche solo per tenerla aggrappata a quel filo più di quanto lei avrebbe desiderato. Le sue dita, infatti, avevano iniziato pian piano a tremare doloranti mentre piccoli tagli avevano iniziato a formarsi sotto i suoi polpastrelli. Stava cedendo e la pioggia che aveva iniziato a cadere su di lei non la stava certo aiutando.
Il freddo si era insediato nelle sue ossa facendole scricchiolare come vecchi macchinari pieni di ruggine ad ogni sospiro, ad ogni piccola folata di vento gelido, ad opporsi un grande calore sprigionava nel suo petto, l'unico che sembrasse ancora tenerla attaccata alla vita o, forse, era solo una grande macchiolina di illusione che si sarebbe presto trasformata in un'alta e incontrollata febbre che avrebbe velocizzato il suo addormentamento eterno.
Le labbra blu erano rivolte verso l'alto, proprio come il viso che si lasciava solcare dalla pioggia che pian piano iniziò a mescolarsi con le lacrime, mentre gli occhi rossi guardavano vacui il cielo scuro, scosso da una grande tempesta, dalle mani livide iniziarono a sgorgare piccoli filamenti di sangue che colarono giù, sulle sue braccia, silenziosamente.
Le orecchie pian piano diventarono sorde, le dita, immerse nel liquido scarlatto, iniziarono invece a scivolare a loro volta sul piccolo filo da equilibrista a cui era appesa, mentre la vista cominciò ad appannarsi.
Il filo oscillò con inspiegabile impetuosità, come se un altro corpo avesse iniziato a percorrerlo, mentre la testa di Minjee si piegò all'indietro con rassegnazione come il suo corpo che, molle e colto dai primi segni della febbre, iniziò a collassare su se stesso. Iniziò a perdere coscienza sotto le gocce di pioggia che sembravano lapilli di lava, mentre gli occhi si chiusero pian piano in piccole fessure parventi prive di vita.
Si stava arrendendo ma, quando ormai tutto sembrava perduto, una stretta calda intorno al suo polso gelido le fece riaprire gli occhi di scatto, mentre la testa pesante e calda tornò velocemente a funzionare.
Una figura opaca ripiegata su di lei, sostava sotto la pioggia a sua volta, agitata e impaurita, mentre con forza tentava di riportarla con i piedi sul filo sottile della vita. La stava tirando con tutta se stessa ma Minjee sembrava incapace di collaborare, mentre cercava di distinguere quei tratti così familiari.
Gridava e la implorava, Minjee lo vedeva dal movimento delle sue labbra tremanti, ma non riusciva a udire quella figura che pian piano prese forma nella sua mente, facendola improvvisamente dimenare sul posto, facendo ondeggiare entrambi sempre più pericolosamente.
Come un bambino appena venuto alla luce, Minjee scoppiò in un forte pianto mentre le orecchie, prima divenute sorde, iniziarono a fischiare e a dolergli, mentre i suoni tornarono a scorrere chiari nella sua testa.
Minjee lo vedeva e lo sentiva.
Lo vedeva chiaramente camminare frettolosamente avanti e indietro per tutta la casa con in mano grandi plaid quadrettati che le appoggiava sulle spalle in un vano tentativo di placare i suoi tremori, mentre borbottava pensieri preoccupati.
Non rimembrava come fosse finita lì, i suoi ricordi si fermavano al temporale danzante sulla sua testa e ad una delicata stretta attorno al suo polso che l'aveva guidata verso una meta indefinita che si era scoperta essere la dimora del corvino.
Aveva indosso una tuta da ginnastica, enorme per la sua magrezza che stava aumentando senza che nemmeno lei se ne accorgesse. I suoi vestiti erano fin troppo fradici per essere ancora indossabili ma a lei non importava.
Non le importava nulla del suo infreddolimento, della temperatura che si stava fin troppo alzando, preannunciando un'imminente febbre che i suoi deboli e inesistenti anticorpi non erano riusciti ad impedire. Non le importava delle sue dita ghiacciate che si stavano tendendo e piegando a causa di acuti e dolorosi crampi né della sua testa calda e pesante che aveva iniziato pian piano a dolergli, no, non riusciva a pensare ad altro se non all'uomo che, turbato e preoccupato, si stava tormentando l'animo per cercare di aiutare lei, la persona che più lo aveva ferito, che gli aveva lacerato e frammentato il cuore.
Come poteva preoccuparsi ancora per lei dopo tutto quello che gli aveva detto? Come?!
Minjee non riusciva darsi pace mentre con lo sguardo seguiva ogni suo disordinato movimento, ogni sua espressione preoccupata e ricca di difficoltà, mentre poteva percepire quanto le sue condizioni pietose lo stessero facendo agitare.
Sospirò amareggiata, anche in quel momento lo stava facendo soffrire, anche in quell'attimo in cui lei era seduta in silenzio a fissarlo, mentre le sue intenzioni l'avevano portata lì solo per delle scuse.
La sua sola esistenza lo feriva eppure lui continuava imperterrito a donarsi a lei e Minjee non poteva che chiedersi se avrebbe mai potuto meritarsi un uomo del suo calibro, lei, che non era mai stata capace di rendere fiera sua madre. Un errore di passaggio che nessuno aveva mai voluto.
Minjee si sentiva come una ladra nella via lattea con in mano una tra le più lucenti stelle del cielo. Una persona, quindi, indegna che possedeva tra le mani un qualcosa di più prezioso e importante anche solo di migliaia di miserabili vite, come la sua, sommate e la cosa che più la sorprendeva era che quella dolce stella, dal gentile calore, si era abbandonata a lei senza giudicare il suo mestiere né il suo discutibile passato, purché la custodisse con premura. Minjee, però, l'aveva crepata quella luminosa stella, l'aveva scheggiata con egoismo e finto eroismo infrangendo la promessa di protezione, eppure lei era ancora lì che con affetto sostava al suo fianco fancendole compagnia e illuminandole il cammino, come aveva potuto accettare quel suo errore?
<Minjee posso prepararti qualcosa di caldo... oppure vado a vedere se ho qualche altra coperta...> borbottò Jungkook in evidente difficoltà di fronte all'infreddolimento sempre più acuto e visibile di Minjee, di fronte al viso di lei i cui tratti presero attimo dopo attimo a tremare, trasformando quell'espressione apatica in una smorfia di dolore pronta a rilasciare qualsiasi emozione. Gli occhi si fecero nuovamente rossi e lucidi, mentre le labbra si incurvarono verso il basso tremando l'uno contro l'altro, incapaci di nascondere quanto quella situazione la stesse distruggendo mentalmente.
<smettila...> lo implorò Minjee non riuscendo più a sopportare le sue colpe che fecero crescere sempre di più un nodo nella sua gola, opprimendole il respiro in piccoli e frettolosi fiati, schiacciati a loro volta da un peso invisibile sul petto.
I sensi di colpa la stavano lacerando, mentre le parole che aveva pronunciato per allontanarlo le tornarono alla mente ripetendosi come una cantilena infinita e dolorosa mentre lui rimaneva sempre lì, a dimenticare quanto avvenuto e ad aiutarla come se fosse stato il suo bene più prezioso, il cui solo pensiero la faceva stare male per quante illusioni si cibasse il suo animo. Minjee, in quel totale smarrimento che stava vivendo, non riusciva a vedersi in altro modo se non come una persona orribile e pensare solo lontanamente che lui la vedesse in altro modo la faceva ridere e piangere allo stesso tempo per quanto ciò fosse surreale, sebbene nella realtà Jungkook l'amasse proprio in tale maniera e con tale ardore, nonostante tutto.
A discapito dei desideri della giovane, però, l'amato non udì la sua supplica continuando imperterrito l'esposizione della sua premura e del suo amore che mai era riuscito a reprimere, seppur ci avesse provato innumerevoli volte nei giorni addietro, successivi al loro brusco distaccamento.
"Perché dev'essere così severa e difficile questa mia vita?!"
Si chiese disperata la ragazza mentre calde lacrime presero a solcarle il viso, a risolvere quella situazione sarebbero bastate delle sincere scuse e la sofferta confessione del suo straripante amore, sarebbe bastata la confessione della verità e l'ammissione del fatto che la sua vita fosse giunta al termine ma, tutto ciò, pareva fin troppo arduo agli occhi stanchi e liquidi di Minjee. Per lei che mai aveva rivelato a voce alta e con sincerità ciò che provava pareva troppo difficile fare quel salto che a molti sarebbe sembrato un semplice passo di danza, pareva arduo accettare la mano dell'equilibrista su quel filo sottile che voleva solo salvarla dall'oscurità del non ritorno, le pareva impossibile che lui l'avesse perdonata e che sarebbe stato disposto a vivere quegli ultimi e drammatici mesi della sua vita al suo fianco e la paura che ciò non fosse così, allo stesso tempo, la contorceva con ansie e timori, raccapriccianti incertezze e solitarie lacrime.
Minjee vedeva il reale ma credeva fosse l'impossibile, pensava all'impossibile e veniva divorata dalla paura che non fosse il reale. Soggiornava in un mare confuso, immersa in tentennamenti, sentimenti mai espressi e nel terrore di essere respinta con forza, come lei aveva fatto con lui tempo addietro per cercare di proteggerlo, come sua madre aveva fatto per lungo tempo nei suoi confronti quando lei si avvicinava desiderosa di una semplice carezza.
Come se non bastasse, inoltre, vi era l'imbarazzo delle sue azioni ad ostacolarla, l'inadeguatezza che stava provando in quel momento di fronte all'uomo il cui cuore aveva calpestato con fredde e burbere parole ma che sembrava non esser nemmeno stato sfiorato. Come avrebbe potuto Minjee rivelargli la verità così, all'improvviso, dopo tutto quello che si erano detti?
Era un continuo e ridondante circolo vizioso che lei stessa si era creata attorno senza nemmeno accorgersene, senza nemmeno volerlo. Si era scavata la fossa da sola e nelle ore precedenti, mentre viaggiava in treno verso Busan, si era chiesta molte volte come sarebbero potute andare le cose se lei avesse vuotato subito il sacco, se lei non gli avesse celato il fatto che le rimanevano tre mesi di vita.
Da fuori pareva davvero molto semplice il da farsi ma Minjee era in difficoltà, immersa in una perenne insicurezza riguardo i suoi sentimenti, celati da un forte orgoglio, si dondolava su un'altalena sopra ad un mare colmo di rabbia e insoddisfazione, paura e imbarazzo, mentre gli abissi aspettavano solo un piccolo cedimento da parte della struttura per poterla inghiottire voracemente.
Era confusa, amareggiata, arrabbiata e innamorata, nulla di peggiore vi era mai esistito e a rendere più drastico il tutto arrivò la voce ricolma di panico di Jungkook che, troppo buono, sembrava aver già dimenticato la delusione subita.
<forse credo sia meglio un qualcosa di caldo, che dici? - non appena udì un singhiozzo provenire da Minjee la sua frenetica camminata si bloccò, mentre il suo sguardo preoccupato si catapultò verso la fragile anima seduta sul suo divano con le mani strette attorno alle ginocchia, il viso chino e l'essere a pezzi - Minjee... Minjee che succed-> iniziò pian piano ad avvicinarsi a lei ma, non fece nemmeno in tempo a finire di parlare che la voce di questa lo interruppe bruscamente con tono arrabbiato e supplicante.
<basta, smettila!> urlò Minjee con la poca voce che le era rimasta, tremando sul posto sia per l'infreddolimento, che per le lacrime che per il furore bruciante nel suo corpo. Non sarebbe riuscita a sopportare quel suo comportamento un attimo di più. Era già abbastanza appesantita dalle sue turbolenti emozioni e dalla febbre, non sarebbe stata capace di sostenere anche la premura del giovane che, al posto di essere infuriato con lei, si comportava come se tutto fosse stato già perdonato.
Beh, Minjee non si era mai perdonata.
<smettila di farmi sentire più in colpa di così... non potrei reggerlo> lo supplicò ancora stringendosi la testa tra le mani che, dalle ginocchia, si erano spostate sul suo capo rasato, ora coperto da un pesante plaid color legname. Jungkook, ancora immobile a pochi passi da lei, la guardò con occhi spalancati mentre sentì il suo cuore scricchiolare sotto a quel tono così disperato e addolorato.
Aveva forse sbagliato qualcosa?
<Minjee io...> Provò a parlare mentre preoccupazione e confusione lo stavano facendo sempre più vacillare sul posto. Provò a fiatare ma fu subito zittito dalla voce disperata e arrabbiata di Minjee che, finalmente, puntò le sue iridi scure in quelle del medesimo colore di lui, il cui luccichio liquido sembrava parere lo stesso.
<No! Smettila di fingere di essere preoccupato! - iniziò a parlare con tono sempre più alto mentre le mani, tornate sulle ginocchia, iniziarono a stropicciare una delle tante coperte che le ricadeva addosso. Gli occhi fiammeggiavano furiosi mentre versavano lacrime amare - Tu dovresti gridarmi contro, dovresti essere furibondo della mia presenza qui e dovresti urlami addosso quanto io ti faccia schifo e quanto tu mi odi per averti sfruttanti in quel modo, per averti illuso! - la sua voce incrinata e rotta dal pianto pareva un ossimoro accostata al suo viso rosso dalla rabbia. Minjee non riusciva ad accettare quel suo comportamento, sopratutto perché non riusciva a comprenderlo - tu dovresti essere infuriato, tu dovresti odiarmi...> aggiunse infine, abbassando però il tono della voce non appena pronunciò l'ultima parola che sembrava recarle molta difficoltà e dolore, dopotutto chi mai vorrebbe essere odiato dalla persona che ama?
Jungkook, in un primo momento un po' disorientato e confuso, a quelle urla comprese appieno a cosa la ragazza si stesse riferendo e i ricordi non poterono che tempestargli mente e cuore con famelicità. Quando accaduto lo aveva fatto soffrire non poco, amava Minjee come nessun'altra e pensare che lei lo avesse sempre preso in giro, lo avesse solo sfruttato, l'aveva fatto impazzire mentre fitte lame appuntite gli avevano dilaniato l'animo per giorni.
Era stato male, molto male, e la scoperta della verità attorno a cui Minjee aveva costruito una bugia per chissà quale malsana idea, non aveva fatto altro che smembrare quell'essere che era ancora alla ricerca dei pezzi che aveva perduto a causa della delusione subita ma, allo stesso tempo, seppur fosse stata una seconda coltellata, in quanto simboleggiava l'ancora elevata fragilità del loro rapporto, quella stessa menzogna era riuscito a dargli speranza, a dargli la forza per mettere da parte quanto accaduto e di concentrarsi unicamente a ritrovarla, a ritrovare Minjee e le sue burbere spine.
Jungkook era arrabbiato, vero, ma nulla di tutto ciò sarebbe mai stato di pari peso alla gioia di rivederla di fronte a sé mentre la consapevolezza che le cattiverie che gli aveva detto erano state solamente un disperato tentativo di allontanarlo per preservalo da un dolore ancora più grande. Jungkook, dopotutto, sorrideva di fronte alla premura di Minjee che Yoongi gli aveva rivelato tramite un grezzo messaggio, ma non poteva certo dimenticare quanto era accaduto né del fatto che dall'amata non sarebbe riuscito ad ottenere nulla con le buone maniere, ormai aveva ben appreso quanto fosse difficile, perciò decise di agire secondo un'altra via... quella che suo fratello, Yoongi, aveva sempre utilizzato nei suoi confronti quando in passato l'aveva fatto ragionare su gravi problemi.
Il suo sguardo mutò ed il suo viso si accese di furore e forza con talmente tanta vigorosità che quasi riuscì ad intimidire Minjee, che continuò a guardarlo tremante dalla sua statica posizione sul divano, sommersa da coperte calde e morbide, intrinseche di un profumo a lei molto familiare che non faceva altro che alimentare le lacrime sulle sue guance.
Si erano mancati dopotutto.
<tu vuoi forse questo? - gli chiese allora Jungkook, decidendo di agire secondo una via che mai aveva prediletto ma che con Minjee sicuramente avrebbe funzionato. Mise da parte ogni sua minima parte di gentilezza e premura, iniziando ad attaccarla con fare piatto e diretto, pronunciando parole che sapeva l'avrebbero ferita - va bene allora, sarò sincero con te... Minjee sono disgustato dal tuo comportamento, non pensavo potessi essere così arrivista e senza scrupoli, in fin dei conti non sei molto diversa da tua madre, a quanto pare - la stava colpendo su nervi scoperti e il corvino poté ben notare quanto ciò la fece ancor più vacillare sul posto e, sebbene non pensasse quanto detto, sebbene credesse che Minjee fosse la persona più accorta e più disposta a sacrificare se stessa al posto degli altri, doveva scatenare in lei una reazione e non vi era modo migliore che provocarla nonostante fosse visibile quanto distrutta fosse - hai idea di quanto sono stato male a causa tua? Di quanto mi sono sentito preso in giro e quanto io sia rimasto deluso dalle tue parole?! - alzò sempre più la voce, aggravando sempre più le colpe sulle fragili spalle della ragazza che amava più di ogni altra cosa e che lo stava guardando con occhi colpevoli e fiammeggianti, tristi e pregni di vergogna. Non gli stava rendendo certamente semplice quel suo intento, Jungkook restava pur sempre un animo buono e gentile e di fronte a cotanta disperazione, sopratutto ritratta nella persona amata, faticava a calibrare le sue parole e a continuare a trattarla come avrebbe dovuto se non avesse saputo la verità, se fosse rimasto nell'ignoranza - ti rendi conto di quello che mi hai detto?! Di quello che mi hai fatto di nuovo?! - di fronte a quell'animo che si stava sempre più spegnendo sotto i suoi occhi, Jungkook non riusciva ad andare avanti con la sua finta sceneggiata, non sarebbe mai stato un bravo bugiardo né un buon provocatore a fini benefici - pensavo avessimo finito di raccontarci le bugie ma, a quanto pare, mi sbagliavo> concluse il suo discorso arrendendosi al fatto che non sarebbe riuscito ad andare oltre a quel punto, riconoscendo in fondo che bastavano già le menzogne di Minjee a far danzare incerti i loro animi, perciò gli fece intendere chiaramente, con le ultime parole accompagnate da un lungo sospiro, che lui era a conoscenza di tutto.
Come previsto, l'espressione di Minjee mutò velocemente, i tratti arrabbiati si smorzarono e caddero verso il basso andando a incurvarsi insieme alle labbra che prese a mordere in un vano tentativo di resistere alle lacrime che, arrivati a quel punto, le stavano completamente offuscando la vista, rendendola simile ad un paio di occhiali sporchi e appannati, bisognosi di cure e attenzioni.
<c-che vuoi dire?> la voce balbettante, che uscì dalle sue labbra quasi violacee, parve quasi spaventata e incredula, mentre un'amara consapevolezza prese possesso nelle sue membra. Portò una mano all'orecchio destro, strofinandola contro come se pensasse vi fosse un guasto e che ciò che aveva appena udito fosse pura immaginazione e, anche se non sarebbe stato un bene, Minjee sperò vivamente fosse così. Aveva pianificato così dettagliatamente le sue parole per la rivelazione della sua bugia che quasi non accettava il fatto che qualcuno l'avesse preceduta, ora tutti i suoi piani erano andati in fumo e le uniche certezze su cui aveva appoggiata la poca razionalità che le era rimasta iniziarono a ondeggiare pericolosamente.
Stava per cadere in mano alla follia e ai suoi sentimenti, ne era certa.
<so tutto... so che ti mancano tre mesi di vita - la voce che prima era sembrata talmente tanto imponente da ammutolire un animo coraggioso, ora, sembrava essersi ritirata in un lieve sussurro, quasi pauroso nell'essere pronunciato. Minjee non era l'unica in preda alla febbre dei folli - L'ho saputo nemmeno un'ora fa> le mani, prima lungo i fianchi, si raccolsero dietro la schiena mentre le dita iniziarono pian piano a tremare convulsamente mentre nella stanza cadde un forte silenzio, disturbato solo dal fragore del temporale ancora in attività su Busan. Per Jungkook, dire quelle parole a voce così alta, era come infliggersi una pesante e dolorosa pena, ammettere che il tempo di Minjee, la sua amata Minjee, stava per scadere, lo faceva crollare su se stesso mentre una voragine si apriva nel suo petto pronto ad inghiottirlo in un vortice di pene e disperazione.
L'inferno di Dante pareva quasi migliore di quello stato di totale impotenza in cui loro due erano stati puniti per colpe che non avevano commesso. Perché erano arrivati a quel punto di totale instabilità e fragilità? Perché il destino li aveva avvicinati per poi farli morire dal dolore? Perché non potevano amarsi e basta, senza aver paura di ferire l'altro?
<perché non me l'hai detto?> chiese Jungkook con delicatezza, parlando con voce cauta, perdendo qualsiasi briciolo di aggressività usata in precedenza mentre la vedeva ora persa, con occhi vacui lo guardava mentre le lacrime scorrevano senza freni né ritegno sulle sue guance. Sembrava come se il suo corpo biologicamente stesse ancora funzionando mentre internamente qualcosa si fosse spento, si fosse disperso momentaneamente.
Rimasero in quello stato per diversi minuti, immersi in un ciclo continuo di pesanti respiri, quasi agonizzanti, e silenzi pregni di significato che si trascinavano appresso emozioni dilaniate ed espressioni distrutte e consumate, i cui occhi ormai sembravano essersi svuotati di tutto quello che avevano posseduto e contenuto in precedenza.
Interminabili attimi si susseguirono e Jungkook arrivò quasi alla credenza che Minjee mai gli avrebbe riposto, arrivò al pensiero che fosse morta proprio in quel momento, a quella sua domanda, ma qualcosa lo fece ricredere mentre un fievole sussurro infranse l'aria tesa di quella stanza, diventata ormai troppo opprimente per entrambi.
<perché avevo paura... - per la prima volta Minjee trovò il coraggio di dirlo ad alta voce, seppur con fare insicuro e tremante, riuscì ad esprimere chiaramente quale fosse la sua condizione e quanto, in fondo, il cancro la terrorizzasse, nonostante in molteplici occasioni avesse trattato l'argomento con superficialità e sarcasmo. Dopotutto anche lei era umana - io ho paura Jungkook... tutti continuano a ripetermi cosa dovrei fare, come dovrei agire e come dovrei vivere questi ultimi miei mesi di vita ma nessuno ha idea di come io mi senta, nessuno ha idea di cosa significhi dover convivere con la consapevolezza che potrei addormentarmi una sera e non risvegliarmi più la mattina dopo. T-tu non hai idea di cosa significhi aver toccato l'amore per la prima volta per poi vederselo strappare dalle mani subito dopo, mentre l'idea che sicuramente farai del male alle persone che ami non lascia la tua mente mai! Nessuno di voi lo sa perché, dopotutto, sono io quella che sta morendo - altre pesanti lacrime solcarono le sue guance mentre l'uomo davanti a lei non poteva che rimanere in silenzio a guardarla, rimanere ad osservare il suo sgretolamento impotente - io ho paura Jungkook> singhiozzò infine mentre il suo viso fu rotto e scosso sempre di più dal pianto che la fece crollare sulle sue ginocchia. Gridolini sofferenti e soffocati uscirono dalla sua bocca tremante mentre le mani si accartocciarono contro il suo viso schiacciandolo e graffiandolo, come se il dolore che stava provando non fosse abbastanza, come se l'amarezza non fosse finita.
Le spalle si incurvarono insieme a tutto il corpo iniziando a muoversi freneticamente a ritmo della forte emozione che la stava travolgendo mentre le lacrime, sgorganti dai suoi scuri e stanchi occhi, non sembravano mai finire.
Aveva toccato il fondo un'altra volta, ora era ufficiale.
Minjee desiderava così tanto arrendersi, lasciarsi cadere nel vuoto, lasciare il sottile filo della vita perché, in fondo, che vita era quella? Aspettare la morte non era vita ma un semplice soggiornamento in una sala d'aspetto il cui orario d'appuntamento non era stato assegnato, una lunga agonia in cui i rimpianti riaffioravano come pesci pronti a pranzare e le delusioni passate tornavano a bussare alla mente come vecchie amiche, mentre i ricordi felici le riducevano l'animo in una poltiglia mescolata a lacrime e malinconia.
Che senso aveva restare aggrappati così ardentemente a quel filo da equilibrista? Minjee ancora se lo chiedeva e la risposta sembrava sempre così vicina da sembrare banale per poi rivelarsi lontana chilometri e inafferrabile quanto la verità ultima della vita ma, questa volta, un piccolo aiutino forse le era venuto in soccorso.
Qualcuno le aveva appoggiato delicatamente le mani sulle spalle per poi farle risalire entrambe sulle sue guance, nascoste tra i suoi arti, facendole così alzare il capo. Jungkook era lì, accovacciato di fronte a lei con il viso sfatto, le labbra rosee trattenute tra i denti, il naso arrossato tanto quanto le goti, i capelli neri e umidi scompigliati forse a causa delle sue mani che vi erano finite immerse più e più volte nell'arco di quella turbolenta mattinata mentre gli occhi rossi e liquidi, ricolmi di lacrime, la guardavano con un amore che le fece tremare il cuore. Nessuno mai l'aveva amata in quel modo e con tale ardore e sincerità.
Dopo aver sospirato amareggiato e dopo esser riuscito a controllare il suo subbuglio interiore, il corvino prese a passarle le dita sulle guance e sotto gli occhi in un vano tentativo di asciugare quelle lacrime con i polpastrelli che si stavano lacerando attimo dopo attimo nel volerla sorreggere dalla sua debole volontà, dalla sua voglia di lasciare che tutto facesse il suo corso senza opporre alcuna resistenza.
Minjee, forse, una risposta alla sua domanda la stava iniziando a trovare.
<lo so, lo so che sei terrorizzata ma possiamo superare questa paura insieme, io e te, ce la possiamo fare - le disse lui con dolcezza continuando imperterrito ad asciugare quelle lacrime che sembravano abbondare ogni attimo di più - ti prego non respingermi> la supplicò infine mentre la vide socchiudere gli occhi e scuotere debolmente il capo in segno di negazione.
<o-ormai non c'è più speranza lo capisci?! - gli rispose con dolorosa rassegnazione mentre la sua ferma voce di pochi attimi prima pareva ormai un lontano ricordo - non c'è più niente che noi possiamo fare... vorrei che avessimo avuto più tempo - appoggiò a sua volta le sue fredde e tremanti mani su quelle calde di lui ancora appoggiate sulle sue guance. Ne accarezzò dolcemente il dorso per poi stringerle con vigore e allentare infine la presa con rassegnazione. Lo amava così tanto eppure credeva che la soluzione migliore fosse lasciarlo andare - io l'ho fatto per te, ti ho allontanato per il tuo bene, non potrei mai sopportare l'idea di recarti un dolore così grande> sussurrò infine con amarezza, arrivati a quel punto, arrivati alla sua rivelazione, il finale drammatico della loro comica storia d'amore non poteva che essere già segnato ma, in fin dei conti, era giusto che lui lo sapesse nonostante quello che sarebbe avvenuto successivamente.
Abbassò leggermente il capo sconfitta, nella sua vita non aveva fatto altro che recare dolore alle persone intorno a lei, sarebbe mai riuscito a rendere qualcuno felice?
La risposta l'ottenne quasi senza volerlo non appena Jungkook, ormai anch'egli con le lacrime a rigargli il volto, le risollevò il volto con tenerezza iniziando poi a parlarle con decisione e parole sentite.
<non sarà così, in qualsiasi modo andranno le cose, perché tu mi avrai donato la possibilità di toccare appieno la felicità. Tu sei la mia felicità - le sussurrò infine facendo scontrare le loro fronti delicatamente mentre a quelle parole Minjee chiuse gli occhi e riprese a singhiozzare con più forza mentre un vuoto allo stomaco le tolse il respiro - Io ti amo Minjee e so che le cose non saranno semplici d'adesso in poi, in fondo la vita non è una favola, ma possiamo fare in modo di renderla indimenticabile, possiamo rendere questi tre mesi, che siano gli ultimi o non, un'ultima grande avventura perché, in fin dei conti, abbiamo ancora una lista da concludere e non permetterò che rimanga incompleta> le disse infine lasciandole un'ultima dolce carezza sulla guancia prima di tirarsi dritto e porgerle una mano, mentre un luminoso sorriso, a contrasto delle lacrime ancora solcanti le sue guance, si espanse sul suo viso facendola bruciare più della febbre, facendola innamorare sempre di più.
<ci stai?> domandò fievole osservandola dall'alto con dolcezza, attraverso i suoi occhi scuri che mai avevano smesso di osservarla con incanto e curiosità, come se l'interesse non fosse mai scemato.
A quelle ultime parole ogni briciolo di resistenza che Minjee ancora possedeva svanirono mentre il cuore prese a battere giovane e rinvigorito nel suo petto come la prima volta che si erano incontrati, in una dinamica piuttosto buffa, il primo giorno di primavera. Iniziò a battere così voracemente da farle quasi male ma nulla più importava, ora era a casa, qualsiasi dolore sarebbe stato sopportabile.
Senza neanche rispondergli, Minjee si alzò dal divano e, senza attendere un attimo di più, si buttò fra le sue braccia baciandolo con disperato bisogno e con ardente desiderio, mentre ogni preoccupazione sembrò scemare dalla sua mente rendendola, dopo giorni di agonia, leggera quanto una farfalla.
Jungkook, seppur in un primo momento un po' sorpreso, la strinse con forza a sé, toccandone l'essere con bisogno, pauroso che quello fosse un altro dei sogni fatti nei giorni addietro, sorridendo infine nel sentirla viva fra le sue braccia e calda sulle sue labbra.
Erano finalmente tornati a casa, entrambi.
Minjee si aggrappò a lui con tenacia, non era ancora pronta a lasciarsi cadere nel lugubre strapiombo della morte, e, mentre Jungkook continuò ad asciugarle le lacrime sempre più abbondanti sulle sue guance e a rassicurarne le scuse, i loro animi presero a danzare nuovamente sul filo sottile della vita, come lucciole in una calda notte d'estate.
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Ciao a tutti! Come state? Spero bene.
Sono risorta poco fa da sotto una valanga di libri perciò vi lascio immaginare il motivo della mia lunga assenza.
Detto questo, mi scuso infinitamente per il lungo ritardo ma non ho avuto davvero tempo materiale per scrivere in questi giorni e sono davvero meravigliata dal fatto di essere riuscita ad aggiornare proprio oggi che ho finito di studiare alle 19.
Spero davvero che il capitolo vi sia piaciuto, nonostante il lungo periodo fatto passare dall'ultimo aggiornamento, e che sia riuscita a farvi arrivare l'emozione sperata. Ho riscontrato davvero grandi difficolta nel scriverlo perché, oltre al poco tempo, per esprimere certe dinamiche e certe emozioni a volte le parole non bastano e si rischia fin troppo di ricadere nel banale, perciò spero con tutto il mio cuore che il tutto vi sia sembrato il più scorrevole ed emozionante possibile.
Non mi dilungherò più di tanto se non nel fare gli auguri al piccolo chimchim, anche se in Corea è già il 14 Ottobre da ore😭 (arrivò sempre in ritardoooo!), e nel promettervi, se Dio vuole, aggiornamenti più rapidi!
Se il capitolo vi è piaciuto lasciate una stellina e se volete anche un commento, mi farebbe davvero molto piacere risentirvi e sapere una vostra opinione riguardo il ricongiungimento dei nostri due amati e tormentati protagonisti!
Alla prossima
nanaa02
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