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A passo lento e strascicante si addentrò nel silenzioso cimitero con un grande mazzo di gerbere rosse tra le mani.
Il cielo borbottò sopra il suo capo mentre un venticello tiepido sferzò il suo viso facendola, inspiegabilmente, rabbrividire sul posto. Il tempo sembrava stesse condividendo il suo stato d'animo.
Camminò con occhi vacui sulla stretta stradina in ciottoli grigi in mezzo a quel campo verde pieno di lapidi e tombe monumentali qua e là.
Le passavano accanto gente di ogni età, dai più piccoli con in mano pensierini e fiori per i nonni, ai più anziani venuti a trovare il compagno defunto, un amico o qualche volta anche un figlio. Qualcuno di loro le gettava un occhio, talvolta curioso, altre più preoccupato a causa dell'espressione sciupata e sconvolta della ragazza e del suo andamento da fantasma, e altre ancora triste a causa del capo spoglio che non passava certamente inosservato e faceva ben intendere di che malattia soffrisse, ma Minjee non degnava loro di uno sguardo, forse nemmeno si rendeva conto della loro presenza.
Pareva sorda in mezzo al rumore, cieca in mezzo alla luce.
Incapace di percepire tutto e tutti.
Dondolava sulle sue gambe molli mentre le braccia iniziarono a stringere con sempre più forza il mazzo di fiori contro il suo petto, forse per assicurarsi che fosse ancora viva e che i suoi sensi non fossero del tutto intorpiditi, o forse per alleviare il dolore che continuava a gravare sul suo petto. Fatto sta che continuò a schiacciare i fiori contro il suo busto, arrivando a rovinare qualche petalo inconsciamente, quasi come se avesse voluto assimilare quei meravigliosi e luminosi colori nel suo corpo magro e debole, quasi come se avesse voluto rigenerare il suo corpo con quella bellezza.
La sua testa sembrava aver smesso di funzionare, non riusciva a pensare che al nulla, mentre il suo corpo si muoveva come un automa, una macchina in cui era stata impostata la destinazione. Senza nemmeno accorgersene, infatti, le sue gambe la portarono nell'area desiderata, davanti la lapide che aveva inciso il nome di un bambino che non era riuscito a diventare uomo e a realizzare i suoi sogni.
Aveva chiesto indicazioni non essendoci mai stata e il custode, gentilmente, le aveva mostrato la via, riservandole uno sguardo amareggiato. Aveva pensato che magari le era da poco morta una persona a lei cara, non immaginando lontanamente che sarebbe stata lei quella a morire a breve.
Solo quando fu di fronte alla liscia e fredda lastra di marmo del bimbo defunto, Minjee riuscì a riacquisire un po' della lucidità perduta in precedenza, sebbene non vi riuscì del tutto.
I suoi occhi spenti leggendo involontariamente le scritte incise sulla lapide, riportarono alla mente della giovane, che sembrò risvegliarsi dal suo lungo coma, numerosi ricordi, belli e brutti, riguardanti il bimbo dal sorriso caratteristico e indimenticabile. Minjee tremò sul posto, scossa dal dolore dei ricordi e dalla sua debole volontà nell'accettare tutto quello che era accaduto poche ore prima e di accettare il fatto di vedere Taehyung sotto quelle sembianze. Tremò nella sua disperazione, appesantita del suo animo ancora sotto shock e schiacciata dall'incombenza della morte che sentiva ridere in lontananza, sembrava quasi che si stesse facendo beffe di lei e del suo stato di totale perdizione.
Non bastava la vita, ora anche la morte aveva iniziato a giocare con lei sadicamente, illudendola di fragili speranze mentre la faceva camminare sul filo del rasoio che aveva la lunghezza di appena tre mesi da cui lei, però, sarebbe potuta cadere prima. Pareva lo stesso gioco malato a cui Minjee aveva cercato di partecipare quando aveva sedici anni, sventando per un soffio la perdita della partita grazie a Namjoon e alle sue sottili dita che la strattonarono via da quella folle volontà. Pareva lo stesso se non che la partecipante, questa volta, era stata trascinata con la forza a prendervi parte, contro il suo volere.
Questa volta la partita sarebbe stata più adua e drammatica, c'erano di mezzo molte più persone, molti più affetti e molto più dolore e Minjee era così stanca e spaventata, così stufa, che avrebbe preferito morire a sedici anni piuttosto che incontrare gente meravigliosa come Hoseok e Lisa e amori così forti come Jungkook...
Appena la sua attenzione si spostò sull'amato un vuoto lancinante le straziò il petto facendole provare le stesse emozioni di quando si era ritrovata nell'ufficio di Seokjin qualche ora prima. Lo stesso vuoto e lo stesso dolore la investirono nel pensare al suo sorriso, che certamente avrebbe distrutto, ai loro momenti felici che sarebbero sbiaditi diventando lontani e strazianti ricordi e al suo amore che lo avrebbe fatto soffrire più di ogni altra cosa.
Gli occhi di Minjee si riempirono di lacrime mentre, piegata dal dolore, strinse con più forza a sé i bei fiori tra le sue braccia. Le labbra sottili tremarono mentre le gambe quasi cedettero.
Ora capiva. Lei non aveva paura di morire, la sua vita era stata un'intera agonia e forse il riposo eterno sarebbe stata la pace tanto cercata, quel dolore che continuava a lacerarla, perciò, era dovuto ad altro e non appena i suoi occhi lessero nuovamente le scritte sulla lapide tutto si fece più chiaro nella sua mente.
Minjee aveva paura di creare una ferita tanto profonda nell'animo delle persone a lei più care da non poter essere più rimarginata, proprio come Taehyung aveva fatto con Yoongi, il quale, molto spesso, si dilungava ancora in lunghi pianti rintanatosi in luoghi dove né Jimin né altri potessero udirlo.
Una parte di Yoongi era morta che con Taehyung e il dolore che Minjee provava in quel momento, insieme alle lacrime nei suoi occhi, non poteva che testimoniare quanto la paura di uccidere Jungkook la stesse divorando. Non si era mai appesantita di elogi verso se stessa, non si era mai creduta una persona importante per altre, né si era mai reputata una persona che ispirasse affetto, simpatia o amore eppure quando si trovava in compagnia del maggiore non poteva che percepire un legame tra loro, un qualcosa che li univa e che rendeva l'uno indispensabile per l'altro o almeno questo era ciò che Minjee pensava timidamente e in quel momento non poté che sperare, a malincuore, nel contrario per Jungkook, perché se no, se lei fosse morta, cosa che lei già dava per scontato, sarebbe stato un duro colpo da parare e il corvino, stando alle parole del fratello, non era mai stato un gran portiere.
Minjee avvolta da questi pensieri iniziò quindi a dannarsi l'anima su cosa avrebbe dovuto fare da quel momento in poi e cosa avrebbe dovuto dire a Jungkook, l'unico che era ancora all'oscuro della terribile notizia di quella mattina.
Sentendo però scricchiolare la plastica che avvolgeva il mazzo di fiori tra le sue mani ricordò il motivo che aveva fatto muovere il suo corpo ancora sotto shock in quell'ora di primo pomeriggio. Non era venuta in quel cimitero per prendere decisioni future su cui ancora navigava incerta e combattuta, né per piangersi addosso, era andata lì per salutare un piccolo amico a cui non era riuscita a fare visita le settimane precedenti per mala salute e codardia, Minjee aveva sempre avuto paura di vederlo sotto quelle sembianze.
Ma Minjee non poteva aver paura in eterno e quello sarebbe stato un primo e difficile passo.
Si inginocchiò sull'erba posando i bei fiori appena di fronte la lapide che prese ad accarezzare in un secondo momento con la punta delle dita, mentre il volto del dolce bimbo le saltò alla mente insieme ad un mare di ricordi che fecero crollare la poca stabilità che era riuscita a riacquisire in quel breve lasso di tempo.
Si ritrovò in preda ad una forte morsa al petto che le tolse il respiro, mentre un magone crebbe in lei facendole pizzicare gli occhi e seccare la gola.
"Ti voglio bene Minjee"
Il suo animo tremò al ricordo di quel fugace attimo. Minjee era a metà del secondo ciclo di chemio e la debolezza l'aveva portata a coricarsi a letto tutto il giorno e allora, Yoongi e Taehyung avevano deciso di farle compagnia trascorrendo il tempo con lei nella sua stanza, tra qualche sbuffo annoiato, risatine divertite e conati di vomito. Verso il primo pomeriggio, quando Yoongi si era appisolato sulla sedia vicino al letto, Taehyung, che si trovava accoccolato a Minjee sul materasso, le si era fatto più vicino e dopo averle lasciato un piccolo bacio sulla guancia le aveva sussurrato quelle timide parole che le avevano scaldato il cuore facendole sussurrare altrettante.
Sebbene ricordi come quello fossero carichi di una dolcezza e felicità tale da far sorridere chiunque, in quel momento, però, l'unica cosa che si poteva leggere sul volto della giovane era amarezza. La ragazza sapeva che quello stato non sarebbe mutato in un sentimento positivo ma sperava che col tempo quella sensazione dolorosa, che stringeva il cuore, si sarebbe alleviata. Nel mentre, la sua cura migliore a quel malessere era il fatto di pensarlo finalmente ricongiunto con sua madre che era certa l'avesse amato fin dal principio, nonostante le difficoltà e la solitudine.
Solo questo riusciva a darle un po' di sollievo in quegli attimi così drammatici.
Accarezzò nuovamente con la punta delle dita le scritte sulla lapide, immaginando di star donando quelle affettuose attenzioni a lui, fino a che dei forti colpi di tosse attirarono la sua attenzione facendola voltare alla sua sinistra.
Sulla stradina in ciottoli a pochi passi da lei un vecchio signore, con un grazioso cappello da postino verde e bianco e un bastone su cui reggeva parte del suo peso, era fermo sulle sue anziane gambe intento ad osservarla. Quando l'uomo si accorse di aver attirato lo sguardo della ragazza un'espressione imbarazzata si fece largo tra le rughe del suo viso.
<oh, s-scusami, non volevo disturbarti - balbettò questo con impaccio, sperando di non aver recato fastidio alla giovane che lo guardò con occhi stanchi rimanendo in silenzio - sai, ero venuto a trovare la mia dolce Miyon e nel ritorno non ho fatto a meno di notare la dolcezza che riservavi a quel defunto> parlò ancora l'uomo come a volersi giustificare e cercare di portare avanti la conversazione, ma Minjee non gli rispose, come se fosse a corto di parole o fosse ricaduta nel suo stato di shock di poco prima. La verità, però, era che la ragazza nello stato in cui si trovava non aveva la forza di parlare con qualcuno, né tantomeno la voglia, infatti, dopo aver saputo che le restavano tre mesi di vita fu colta da un soffocante mutismo che la portò a parlare solo in due occasioni, la prima quando respinse l'invito di Lisa a pranzare insieme a lei e Hoseok in negozio e la seconda quando chiese indicazioni al custode del cimitero.
L'anziano sembrò come percepire quel suo stato d'animo e infatti quando provò ad aprire bocca per continuare a parlare con lei la richiuse, donandole uno sguardo dispiaciuto e muovendo un passo pronto per andarsene. Quella visione, però, impietosì Minjee che comprese che quell'uomo, probabilmente rimasto vedovo, stesse solo cercando qualcuno con cui scambiare innocuamente qualche parola così, anche se con fatica, decise di assecondarlo.
<era sua moglie?> domandò con un filo di voce, facendolo bloccare sul posto e alzare il capo. La guardò in un primo momento sorpreso, poi si fece sempre più grato e lieto.
<Miyon? Si, siamo stati sposati per ben sessantatré anni. La prima volta che ci siamo incontrati è stato nella piccola panetteria dei suoi genitori nella vecchia Seoul. È stato il cosiddetto colpo di fulmine, non potevo fare a meno che andare ogni giorno a comprare il pane solo per vederla. - raccontò l'anziano con occhi malinconici ricevendo un debole sorriso da parte di Minjee che nel mentre si era alzata in piedi - È morta l'anno scorso a causa di un cancro al seno> disse infine facendo crescere una morsa nello stomaco della ragazza al suono della malattia. Non faceva altro che incontrare casi simili e ciò non poteva che disturbarla e demoralizzarla ancor di più.
<posso solo sperare per lei che sia stata una bella vita> mormorò Minjee, cercando di scacciare il malessere che stava tornando a tormentarla.
<lo è stata, anche se è dura lasciare andare le persone che ami - disse l'anziano di rimando - era un tuo parente?> chiese poi indicando con l'indice sinistro la lapide davanti cui Minjee aveva posato le gerbere.
A quella domanda la ragazza stava per rispondere di no, che si trattava di un amico quando, però, una vecchia conversazione le saltò alla mente portandola a rispondere in modo diverso.
"Mi sento un po' come Koda. Quando la mia mamma è venuta a mancare qualcun altro si è presentato sulla mia strada. Tu, Jimin, Yoongi e Jungkook siete un po' come Kenai, i miei fratelli orso."
<si, era un parente. Anche lui è morto di tumore - disse in un sussurro, inghiottendo il groppo che si era fatto opprimente nella sua gola - e immagino che la stessa sorte toccherà a me> concluse infine con rassegnazione, passandosi stancamente sul viso una mano tremante che andò a massaggiarle per qualche attimo le tempie.
L'anziano si incupì a quelle parole, sentendo un forte senso di colpa gravargli sulle spalle. Immaginava di aver toccato un tasto dolente e si pentì della sua invasiva curiosità che era sempre stata rimproverata negli anni da sua moglie. Purtroppo però un per un vecchio è difficile, se non impossibile, cambiare parti così caratteristiche della sua personalità.
<mi dispiace> soffiò con dramma, stringendosi nelle sue spalle. Come si sarebbe aspetto lei non gli rispose, gli lanciò un ultimo sguardo prima di voltarsi in direzione della lapide che riprese ad accarezzare delicatamente, facendo scivolare il marmo sotto i suoi polpastrelli.
L'anziano, capendo che da lì in avanti sarebbe stato solo di troppo, la osservò un ultima volta prima di ritornare sui suoi passi, avviandosi così sul vialetto verso l'uscita del cimitero.
<aspetti!>
La voce improvvisa di Minjee lo fece però bloccare sul posto una seconda volta, interrompendo quel fastidioso rumore di ciottoli che sfregano sotto le suole delle scarpe. L'anziano si voltò verso di lei con sorpresa, vedendola con lo sguardo perso nel vuoto, quasi fosse impegnata in elaborati pensieri e ragionamenti.
Attese con curiosità le parole della ragazza ma, non appena le udì, rimase di sasso.
<se lei fosse stato nei panni di sua moglie e gli fossero mancati pochi mesi di vita, cosa avrebbe fatto?> domandò Minjee lasciando di stucco il vecchio la cui espressione stupita dilagò sul volto, stirando le numerose rughe in lungo e in largo.
Minjee, udendo la storia del signore e della moglie, aveva elaborato quella domanda d'istinto. Non sapeva spiegarsi il perché, poiché, conoscendosi, sapeva che qualunque fosse stata la risposta che avrebbe ricevuto, lei avrebbe comunque fatto lo stesso di testa sua eppure quella domanda era subito sorta in lei, quasi come se fosse stato una prima necessità.
L'anziano, prima di risponderle, si prese qualche attimo che utilizzò per pensare al passato e osservare la giovane di fronte a sé. Aveva già capito che quella domanda fosse molto personale, che la riguardasse da vicino, e il dubbio che avesse avuto una terribile notizia proprio quel giorno balenò nella mente del vecchio nel vedere l'espressione devastata di Minjee che le ricordava ogni attimo di più la sua dolce Miyon nei momenti bui che aveva avuto.
Sentì quasi un senso di vicinanza verso quell'anima che pareva ormai priva di speranze.
Spero solo che non avrebbe fatto pazzie.
<non so dirtelo con esattezza ma credo che avrei cercato di spendere il poco tempo che mi rimaneva in sua compagnia, creando ricordi che lei avrebbe custodito al mio posto>
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Era nel suo appartamento ormai da diverse ore, dopo aver lasciato il cimitero aveva vagato senza meta per Seoul come un fantasma in cerca di una casa da infestare. Qualcuno per strada le aveva rivolto più e più volte uno sguardo preoccupato ma nessuno aveva osato andar oltre il semplice contatto visivo.
Si trovava seduta sul suo divano con fare assente, lo shock del mattino era ancora forte e vivo in lei continuando a devastarla ogni attimo di più, togliendole il respiro e la voglia di continuare a fare qualsiasi cosa.
Sentì vibrare il telefono nelle tasche dei suoi jeans, quand'era tornata a casa non aveva nemmeno avuto la forza di cambiarsi e così sostava nel salotto come era uscita quel mattino. Prese tra le sue sottili dita il telefono che era da tutto il giorno che non controllava e notò che c'erano almeno due chiamate perse di Jungkook e tre messaggi del medesimo che chiedeva com'era andata la visita e se sarebbero riusciti a vedersi per pranzo.
Minjee si sentì davvero uno schifo per averlo ignorato a tal punto, immaginava quanto si fosse preoccupato, nonostante i giorni addietro avesse cercato di essere positivo per entrambi, ma d'altronde non l'aveva fatto apposta in realtà era stata per tutto il giorno talmente incapace di apprendere la verità circostante che non si era accorta minimamente di nulla.
E l'ultima notifica ricevuta, che l'avvisava che sarebbe presto tornato a casa, non la tranquillizzava affatto e non migliorava per niente quel suo stato di parziale intorpidimento ancora presente in lei.
Aveva preso la sua decisione riguardo a cosa gli avrebbe detto e ancora si chiedeva se sarebbe stato giusto agire per quella via o avrebbe dovuto tentare altro. Le pareva di essere di fronte ad un bivio che avrebbe stravolto in qualunque caso la sua vita e Minjee, che mai era stata brava a decidere per sé e per gli altri, non si era trovata più in crisi di quel momento mentre le parole dell'anziano, incontrato diverse ore prima, continuavano a tormentarla come una vecchia e fastidiosa cantilena.
Un rumore improvvisò la fece però sussultare sul posto, facendole scostare quei pensieri e preoccupazioni per qualche attimo.
Era il campanello.
Smise impercettibilmente di respirare mentre una forte ansia l'avvolse facendola tremare visibilmente sul posto.
A passo lento si avviò verso la porta che, dopo un lungo respiro, aprì mostrando sulla soglia dell'appartamento un Jungkoook vestito elegantemente, con giacca e cravatta, con un luminoso sorriso dipinto sulle labbra. A quanto pare gli incontri erano andati bene e gli affari ancora meglio.
Si apprestò subito a lasciarle un lungo bacio sulle labbra mentre piano piano fece il suo ingresso nell'appartamento chiudendo la porta alle loro spalle. Minjee sentendo le labbra dell'amato premute contro le sue, il suo familiare e confortante profumo pervaderla e la sua presenza racchiuderla come un perfetto forziere, percepì nel petto la forte e ardente fiamma dell'amore che stava incessantemente consumando le sue membra e la stava facendo continuamente dubitare riguardo le sue decisioni.
Sentendo quell'emozione così prepotente scuoterla e ricordarle quanto accaduto quel mattino, Minjee percepì nel suo essere una gran voglia di lasciarsi andare tra le sue braccia, una gran voglia di piangere e disperarsi sapendo che lui avrebbe asciugato tutte le sue lacrime e non l'avrebbe lasciata sola, anche se questo avrebbe significato per lui condividere un dolore enorme, lacerante e devastante, che lo avrebbe consumato con una lentezza straziante.
Ma la vita di Minjee non era una fiaba, né avrebbe avuto un lieto fine e la voglia di proteggerlo sovrastò ogni buon senso e proposito, facendola agire per una via che in pochi avrebbero compreso e condiviso, solo chi ci era passato e aveva amato intensamente proprio come lei.
Quindi grazie al poco autocontrollo che le era rimasto riuscì a non crollare emotivamente e in modo irreversibile, come avrebbe desiderato, mentre lui le accarezzò piano la schiena.
<mi hai fatto preoccupare, ho provato a contattarti più volte ma non mi hai mai risposto> sussurrò lui dopo aver iniziato a riempirle di piccoli baci una guancia facendola sorridere per brevi attimi, gli unici della lunga lunga serata che sarebbe seguita.
<lo so, scusa, ho fatto caso solo ora al telefono> mormorò fievole cercando di rendere la sua voce il più normale possibile, non voleva farlo preoccupare e, dallo sguardo intenso che si scambiarono, sembrò riuscirci.
Dopo averle dato un ultimo bacio, senza dire altro, appoggiò la sua valigetta vicino alla porta d'entrata, si tolse la giacca, rimanendo così solo con la camicia bianca e i pantaloni eleganti, dopodiché le prese una mano e la portò vicino al divano dove entrambi si sedettero l'uno accanto all'altra.
Minjee sapeva cosa sarebbe seguito a quello e la voglia di piangere si fece ancor più soffocante.
<allora come sono andati gli esami?>
A differenza di quanto si sarebbe aspettata, Jungkook non girò troppo attorno al problema e fece subito la sua domanda che mandò in evidente crisi Minjee che distolse lo sguardo dai due occhietti neri dell'amato, che la scrutavano attenti, preoccupati e ansiosi di sapere il da farsi, non riuscendo a sostenere il confronto.
Era giunto il momento di agire e di scacciare la paura.
Prese un lungo respiro e, con un magone a schiacciarle il petto, parlò.
<hanno trovato un donatore, settimana prossima mi opereranno> disse continuando a scrutare il pavimento, sapeva che se si fossero guardati lui avrebbe percepito la menzogna sulle sue labbra e nei suoi occhi e le avrebbe reso più difficile la decisione che aveva preso, che già di per sé era devastante.
Di fronte a quelle parole Jungkook esultò di gioia, ignaro di quale fosse la verità, accogliendola in un caloroso abbraccio a cui però lei non rispose, rimanendo immobile con uno sguardo cupo a storpiarle il volto.
<ma è... meraviglioso! Minjee è una bellissima notizia, dovresti essere felice - disse lui una volta che si furono separati, non capendo il motivo per cui lei non fosse felice, non capendo perché lei avesse parlato con tale freddezza - hey, c'è qualcosa che non va?> le domandò allora dolcemente, posizionandole un dito sotto il suo mento per farle alzare lo sguardo verso di lui, cosa che però lei si rifiutò di fare facendolo preoccupare visibilmente.
<Jungkook è finita> mormorò la minore, sentendo un dolore lancinante dilagare nel suo petto portandola a pentirsi, per brevi secondi, di quanto avrebbe detto di lì a poco, per le parole che avrebbe pronunciato.
Jungkook la guardò confuso e preoccupato, pensava che l'amata si stesse riferendo al cancro ma non comprendeva allora il motivo di tale cupezza e di tale dramma dipinto sul suo volto e nella sua voce.
Scosse la testa, magari era lui che stava interpretando male le sue parole e il suo tono di voce.
<già, è finita! Tornerai finalmente a stare meglio!> disse lui con entusiasmo vedendola però appiattire le labbra con forza e serrare la mascella, come se stesse per fare un grande sforzo mentale, più grande di quanto sarebbe riuscita a sopportare, ma credette di aver visto male.
La verità, purtroppo, però, era quella. Minjee serrò le mani in due pugni che strinse al punto da far diventare le nocche bianche, chiuse gli occhi per qualche secondo nel tentativo di calmare il panico nella sua mente e per cercare di placare le emozioni turbolente che la stavano facendo impazzire. Assimilò tutta la freddezza che l'aveva caratterizzata negli anni e che aveva perso con il tempo grazie all'amicizia con i due colleghi e al rapporto con Jungkook. Soppresse il pianto nella sua gola e instaurò un'espressione impassibile sul suo volto che le avrebbe permesso di arrivare alla fine di quel momento drammatico, che si stava per aprire, senza avere crolli isterici o ripensamenti dati dall'amore a cui mise il "silenzioso".
Ciò gli permise finalmente di rialzare lo sguardo e di non vacillare di fronte all'espressione dolce e gioiosa di Jungkook che aveva sempre amato. Nel riaprire gli occhi, quest'ultimi si erano fatti vuoti e freddi.
<Jungkook, io non stavo parlando del cancro... io stavo parlando di noi due e della nostra relazione, sempre se può essere chiamata così>
Già , era questa la decisione che Minjee aveva preso. Aveva scelto di mentirgli e di farsi odiare piuttosto che dirgli la verità e trascinarlo sul fondo del baratro.
L'avrebbe ferito? Certamente, ma almeno si sarebbe fatto meno male della situazione opposta, o questo era ciò che Minjee credeva.
Il sorriso di Jungkook morì in una manciata di secondi, mentre un'espressione confusa prese possesso del suo volto.
Proprio come qualche attimo prima credette di aver frainteso le parole della ragazza e così, con voce incerta, glielo fece comprendere.
<cos- Minjee credo di aver frainteso... che stai dicendo?> domandò lui con confusione.
<che domani partirai da solo per Busan, io non verrò con te. Jungkook è finita> rispose la ragazza, guardandolo come se quello che avesse appena detto fosse del tutto normale, privo di qualsiasi significato per lei.
Il corvino boccheggiò, corrucciò le sopracciglia non capendo perché stesse dicendo quelle cose né il perché stesse affermando di volere mettere fine alla loro relazione neonata che li aveva travolti di emozioni indescrivibili e a suo parere solo positive.
Una risata nervosa lasciò le sue labbra, arrivò addirittura a pensare che fosse uno scherzo.
<ma Minjee... che cosa... io non capisco...> balbettò, vedendola sospirare con irritazione, quasi come se tutta quella situazione le stesse dando noia e, a quella visione, l'animo di Jungkook non poté che iniziare ad agitarsi e a sospettare che ci fosse qualcosa di reale in quelle movenze e in quegli sbuffi scocciati.
In effetti Minjee stava recitando bene la sua parte, nonostante sentisse il suo cuore creparsi ogni attimo di più nel vedere l'espressione di lui farsi sempre più amareggiata e confusa, persa in un dolore incolmabile che stava crescendo nel suo petto.
<oh andiamo Jungkook, non fare il finto tonto, sappiamo benissimo entrambi che questo "noi" - indicò prima sé e poi l'amato per riferirsi alla loro relazione - è sempre stata una messa in scena per entrambi, l'abbiamo fatto per scopi non inerenti all'amore o spazzatura simile - le labbra del corvino si incurvarono verso il basso, mentre lui sentì un sentimento familiare farsi spazio nel suo essere. Lo stesso che aveva provato nella sua prima relazione quando Soyeon gli aveva svelato che non gli era mai interessato di lui e che lei l'aveva fatto solo per interessi scolastici - io avevo bisogno di qualcuno che mi aiutasse a completare quella stupida lista e che mi tenesse compagnia, mentre tu stavi cercando qualcuno da salvare da bravo samaritano> quel nomignolo un tempo utilizzato con affetto e simpatia, in quel momento si trasformò in un qualcosa ricco di amarezza, in un arma per ferire che centrò appieno il bersaglio, che procurò un primo taglio nel cuore di Jungkook che scosse la testa indignato a quelle parole che ritenne molto offensive.
<non è mai stato così per me e sono sicuro che lo stesso sia per te! - disse a denti stretti con tono ferito - Se è uno scherzo smettila, non è divertente> la rimproverò infine con un tono così duro che la fece sussultare impercettibilmente, Minjee non l'aveva mai sentito parlare con così tanta freddezza, si sentì gelare sul posto ma non crollò anche se tutto in lei le urlava di farlo.
Quell'ultima affermazione di Jungkook le aveva dato l'occasione per rimediare al macello che aveva creato e che stava logorando quello che avevano costruito attimo dopo attimo, avventura dopo avventura. Le era stata offerta l'ultima possibilità per cambiare via e far continuare i suoi ultimi tre mesi in un altro modo ma Minjee fu irremovibile. Credeva che quella via sarebbe stata l'unica che avrebbe puntato al bene dell'amato sebbene in quel momento lo stesse solo ferendo.
Strinse i denti e forzò una risata cattiva, il suo obbiettivo era quello di farsi odiare.
<pensi davvero che sia uno scherzo? Quanto puoi essere ingenuo?!> lo derise lei, notando il viso di lui iniziare a farsi sempre più rosso e arrabbiato, ferito e incredulo.
<Minjee stai superando il limite... smettila con questa sceneggiata!> urlò furioso per il suo comportamento che non comprendeva e che stava martoriando il suo cuore e il suo amore nei suoi confronti. Iniziava a pensare per davvero che per lei tutto quello che avevano passato non avesse significato nulla, iniziò a sospettare con dramma e pesantezza che lei lo avesse preso in giro sin dal primo momento, proprio come aveva fatto Soyeon.
Trovava però il tutto impossibile, trovava il tutto troppo... troppo... troppo irrazionale. Qualcosa che era certo che la Minjee che conosceva mai avrebbe fatto, ma la ragazza che ora le stava di fronte non era Minjee la stessa di cui si era innamorato.
<no, smettila tu semmai di fare il finto innamorato! Non c'è mai stato nulla tra di noi, ci siamo solo divertiti e ti sei beccato pure un bel po' di scopate quindi dovresti essere soddisfatto, no?> schifo, Minjee si faceva solo schifo, non riusciva a trovare altre parole in quel momento per descriversi mentre vedeva il volto di lui farsi sempre più sconvolto e raccapricciato dalle sue parole. Jungkook si alzò in piedi iniziando a girovagare per il salotto borbottando parole sconnesse e incredule come: "non posso crederci", "l'ha detto sul serio?!". Passò entrambe le mani nei suoi capelli corvini che prese a tirare e arruffare con fare incredulo e arrabbiato, ferito e sconvolto, fino a che a un certo punto si bloccò sul posto rivolgendole parole che sgretolarono la facciata che Minjee si era imposta.
<io ti amo>
Gli occhi le si riempirono in un battito di ciglia di lacrime roventi mentre i suoi tratti duri e spigolosi tremarono come un castello di carta colpito da piccoli spifferi d'aria. Non glielo aveva mai detto e sentirselo dire in quel momento di più totale dramma l'aveva scombussolata al punto da far cedere la facciata di ghiaccio che aveva instaurato sul suo volto.
Non era stata brava a parare quel colpo.
Minjee abbassò subito il capo per nascondere alcune lacrime che avevano iniziato a rigarle il volto, stava superando il limite di sopportazione, iniziava a cedere e quello era stato il colpo di grazia ma non immaginava che sarebbe arrivato di peggio.
Nascose quelle sue emozioni turbolente non volendo far sospettare nulla all'amato, il cui cuore, che le aveva affidato la notte in cui avevano fatto l'amore per la prima volta, stava sbriciolando tra le sue mani.
Cercò di reprimere qualsiasi cedimento ma non appena udì un singhiozzo arrivare da Jungkook dovette conficcarsi con forza le unghie nei palmi delle mani e mordersi il labbro fino a farlo sanguinare per non urlare e cadere in uno straziante pianto.
Ora che ci pensava, forse, non lo stava salvando dalla morte ma lo stava uccidendo con le sue stesse mani.
<io ti amo, ma a te questo non importa, vero? Ti sei presa gioco di me sin dal principio, ti sei divertita alle mie spalle fingendoti una persona che non sei, perché questa - la indicò - non è la Minjee che ho conosciuto - Jungkook parlava con le lacrime che gli rigavano le guance mentre la delusione colmava ogni sua singola parola. Era straziato. - e pensare che mi sono fidato di te. Ti ho raccontato cose molto personali che, in fondo, non meritavi di sapere> si riferì alla sua famiglia, a quando gli aveva raccontato della sua delicata e triste infanzia. Il pensiero di averla condivisa con una persona che lo aveva preso in giro sin dal principio lo devastava.
La guardò con odio.
Iniziò ad odiarla come iniziò ad odiare se stesso perché non poteva fare a meno di continuare a provare per lei amore.
<torna a casa> queste furono solo le uniche parole che Minjee riuscì a dire, cercando di dare un po' di autorevolezza alla sua voce mentre internamente stava cadendo a pezzi.
<pensavo di esserci già> rispose lui con un filo di voce, devastandola sempre di più.
<vattene> sibilò Minjee prossima ad una forte ricaduta che non sarebbe riuscita a trattenere come prima.
<tranquilla, non me lo farò ripetere un'altra volta - disse Jungkook rincuorandola con amarezza. Raccolse la sua giacca e la sua valigetta, aprì la porta dell'appartamento della minore e prima di fare un passo oltre la soglia si fermò, rivolgendole un ultimo sguardo che non fu ricambiato - e comunque, per me non sono state solo un po' di "scopate"> concluse prima di andarsene sbattendo la porta alle sue spalle.
Non appena lo sentì entrare nell'appartamento affianco, Minjee portò una mano sulla sua bocca mentre un grido le attraversò la gola fuoriuscendo dalle sue labbra come un mugolio. Le lacrime iniziarono a solcare le sue guance con un'impetuosità che aveva dimenticato, mentre forti singhiozzi cominciarono a tormentarla.
Scivolò giù dal divano, gattonò per qualche centimetro finendo poi per accovacciarsi per terra, stordita dalle emozioni turbolente che aveva trattenuto fino a quel momento e che erano esplose tutte insieme, in una volta sola.
Si ritrovò in breve tempo a far fuoriuscire tutte le lacrime che aveva segregato per anni nel suo essere, pensava che mai esse avrebbero visto la luce, ma si sbagliava. Quella era la seconda volta che esse facevano la loro comparsa ma il dolore che pervadeva il corpo e la mente di Minjee era talmente forte che quella seconda volta la proprietaria non riuscì a dare loro un freno, semplicemente le lasciò scorrere e si fece investire da esse, incapace di moderarsi.
Anche l'ultimo grano di autocontrollo era scomparso.
E, in quel circolo straziante e stancante di disperazione, Minjee non poté che fare a meno di pensare a Jungkook che aveva perso per sempre.
"Anch'io ti amo"
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Ciao a tutti! Come state? Spero bene.
Sento già in lontananza le urla dei contadini con le torce e i forconi ma ok, andrò in contro alle mie responsabilità.
Il capitolo è piuttosto drammatico e immagino che in molti non si sarebbero mai aspettati questa reazione confusionaria di Minjee ma ehi, non dimentichiamo che è ancora shoccata e sconvolta, ma sopratutto spaventata!
Spero davvero che il capitolo vi sia piaciuto e sia riuscito a coinvolgervi quel tanto che bastava per farvi entrare un po' nella storia. Era da tempo che lo strutturavo nella mia testa e non avrei mai immaginato che avrei fatto tutta questa fatica per scriverlo e apprezzarlo, già perché l'ho trovato e lo trovo ancora adesso un po' insipido... voi che dite?
Un grande ringraziamento va a lilsakuraflower che si occupa della mia sanità mentale e senza cui il capitolo non sarebbe uscito. Quindi grazie crostatina alla marmellata!💜
Detto questo, se il capitolo vi è piaciuto lasciate una stellina e se volete anche un commento!
Alla prossima
nanaa02
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