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Secrets.

pov. America

Cammino scocciata verso l'uscita mentre Dalton mi segue a passo svelto. Non so come abbia fatto ad entrare, avevo detto più volte che non avrei voluto avere nessun contatto con lui.

Quando siamo fuori dall'edificio mi fermo rimanendo girata di spalle e aspetto sia lui a parlare, perché io non ho proprio nulla da dirgli.

«Guardami in faccia.» sputa Dalton.

Mi giro lentamente e la sua figura imponente è di fronte a me, pochi metri ci separano.

«Ho detto che non ho niente da dirti.» incrocio le braccia al petto.

«Vedo che hai trovato subito un rimpiazzo.» inclina di poco la testa per guardarmi meglio.

«Tu hai sempre avuto persone con cui rimpiazzarmi. Ma io non sono come te.» dico acida.

Si avvicina pericolosamente a me ed io inizio inspiegabilmente ad avere paura, non mi era mai successo. «Non parlarmi con questo tono, te lo proibisco.» mi afferra un braccio e la sua presa è forte.

«Chi sei per impedirmelo?» lo guardo negli occhi.

«Sono il tuo ragazzo.»

«Solo quando ti fa comodo e quando le tue amiche si accorgono di quanto fai schifo.» mi libero dalla sua presa ed entro dentro, iniziando ad avvertire un brivido di freddo.

Dalton è rimasto lì fermo, ma il suo sguardo non mi piace affatto. Io sono innamorata di lui, ma non capirà mai come mi sono sentita e come mi sento tutt'ora. I giornali parlano spesso di lui, ci sono foto con delle ragazze, ma lui ha sempre smentito questi "flirt". Io non ho mai rilasciato niente al riguardo.

Arrivo allo studio dove ci sono ancora Calum e Luke che mi guardano preoccupati appena entrata.

«Hey, che sono questi musi lunghi?» cerco di sdrammatizzare ma so che non mi crederanno mai.

Calum si avvicina a me e mi abbraccia. «Tutto bene?»

Gli sorrido e annuisco. «Solite cose.»

Pov. Luke

America è fuori da almeno dieci minuti ed io non so perché non riesco a stare calmo. Calum cerca di stare tranquillo ma so che dentro di lui vorrebbe uscire e prendere a pugni quel tipo.

«Calum, posso capire cosa sta succedendo?» mi siedo sulla sedia girevole dove prima c'era America.

Stringe i pugni e sbuffa. «Vorrei prendere a pugni quella faccia di merda di Dalton.» si appoggia alla scrivania accanto a me.

«È..il suo ragazzo Dalton?» gli chiedo mentre sento la porta principale sbattere.

Spero vivamente sia lei.

Calum annuisce velocemente prima che America faccia ritorno come se niente fosse.

«Hey, che sono questi musi lunghi?» esordisce facendo finta di niente.

Personalmente quel Dalton non mi piace, e qui non si tratta del ciuffo.

Calum le si avvicina e la abbraccia chiedendole se va tutto bene.

«Solite cose.» sospira, ma questa risposta non mi basta per stare tranquillo.

Decido di non infierire ulteriormente e ritorniamo a ciò che stavamo facendo prima riuscendo a non pensare all'accaduto.

Calum si era offerto di darmi un passaggio a casa dopo aver accompagnato America. Lascio a lei il posto avanti mentre io vado a sedermi dietro.

«Oh, ma che gentiluomo.» sussurra Calum prima di scoppiare a ridere.

«Ehi, mia madre e mio padre mi hanno dato una buona educazione.» rido mentre Calum mette in moto la macchina e partiamo.

Decidiamo di accompagnare per prima America e dopo un paio di minuti siamo difronte ad una villa a dir poco enorme.

Immagino che camera sua sia grande quanto il mio appartamento.

«Allora..io andrei.» sorride America mentre slaccia la cintura.

«Aspetta, ti accompagno.» dico io, sperando di non aver fatto la figura dell'idiota. Insomma, due passi ed è davanti al cancello.

«Perfetto.» sussurra lei, pensando che io non possa sentirla.

Scendo e la accompagno davanti all'enorme cancello nero. Ha l'aria stanca, il suo viso urla di voler dormire ininterrottamente per ore ma nonostante ciò mi sta rivolgendo uno dei suoi più bei sorrisi.

«Grazie per..avermi accompagnata fin qui.» ride leggermente mentre mi guarda, ed io suoi occhi sotto al chiarore di luna sono ancora più belli.

Sorrido e mi viene in mente subito un'idea per sollevarle il morale. «Domani cos'ha da fare, signorina?»

Alza gli occhi al cielo e ride. « Mh, mi faccia pensare..nulla, miracolosamente.»

«Ti dispiacerebbe un insegnante di guida come me?» infilo le mani nelle tasche. «Sacrificherò l'auto che mi ha dato Josh.»

«Non mi dispiacerebbe affatto.» si aggiusta una ciocca di capelli e mi sorride.

Non ho mai avuto così paura di spezzarmi l'osso del collo come ora.
«America, quello era il freno, non l'acceleratore.» mi sto riprendendo da una brusca frenata che ha appena fatto. «Sul serio, vorrei essere un agente di polizia solamente per poter essere presente quando ti arresterò per aver buttato sotto qualcuno.»

«Come insegnante sei pessimo! Dovresti incoraggiare e non demoralizzare!» mi da un leggero pugno sulla spalla.

Rido e la guardo. «Io sono un insegnante speciale.» le faccio l'occhiolino e lei arrossisce di colpo rendendosi ancora più indifesa ai miei occhi.

«Allora,» mi schiarisco la voce per rompere l'imbarazzo creatosi. «Piede sulla frizione, gira la chiave e inserisci la prima marcia, poi alza lentamente il piede dalla frizione e aspetta che la macchina inizi a muoversi.»

Lo sguardo di America si fa serio e segue tutte le mie parole cercando di non ammazzarci entrambi.
Ringrazio Dio che questo parcheggio sia abbastanza ampio, altrimenti saremmo schiantati contro qualche altra macchina o qualche palo.

Mi giro verso di lei e la guardo attentamente. È abbastanza bassa e arriva appena ai pedali, sembra una bambina.

«Luke guarda! Ce l'ho fatta!» sorride ampiamente e inizia a fare qualche manovra senza troppi problemi, per fortuna.

Dopo un paio di giri frena e sorride, felice di essere ancora viva, penso.
Si gira verso di me e mi regala un sorriso stupendo ed io mi chiedo se Dalton si rende conto di essere fortunato, estremamente fortunato di avere al suo fianco America, una ragazza d'oro.

Perché se non se ne rende conto, è un grandissimo coglione.

spazio autrice

Buonasera o buonanotte(?)
Anyway, c'ho messo un po' per scrivere questo capitolo, ero tanto indecisa su cosa fare.
Però, eccolo qui e spero vi piaccia :)

Un bacio, Anna

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