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g e n n a i o

Le urla dei ragazzi fuori dalla discoteca che acclamavano l'anno nuovo lo costrinsero a tapparsi le orecchie con forza: aveva sempre odiato quei luoghi affollati, ma Kodai lo aveva convinto a seguirla a quella festa con la scusa che "non conosceva nessuno". Scusa che poi si era rivelata una balla, visto che da quando erano arrivati poteva vederla tranquillamente in mezzo alla pista con un ragazzo che doveva per lo meno conoscere di vista, visto il modo in cui ballavano. A questo punto Hitoshi sarebbe potuto rimanere a casa, magari a vedere la replica di qualche Tour de France oppure a continuare quel libro che aveva iniziato la settimana precedente. In fondo, non conosceva neanche tanto bene Kodai: era semplicemente l'unica compagna di classe che potesse perlomeno sopportare, e non fossero stati vicini di casa e amici di infanzia non avrebbero legato affatto. Non è che potesse ritenerla la sua migliore amica: era semplicemente l'unica. Si rigirò tra le mani il bicchiere di Sprite e finì velocemente l'ultimo sorso. Voleva andarsene da lì, ma suo padre sarebbe venuto a prenderlo solo alle due,  finito il turno in ospedale, ed era appena scattata la mezzanotte. Appoggiò il bicchiere sul tavolino di fianco a lui e tornò a guardare Yui che se la spassava con quel tipo, immaginando di vederli limonare  in mezzo alla pista. Contro ogni sua aspettativa, Kodai lo stava raggiungendo da sola, traballante e con i capelli attaccati alla fronte a causa del sudore.

-Shinso, perché non vieni a ballare anche tu? C'è un'amica di Sen che ci starebbe più che volentieri!-

Urlò, indicando una ragazza dai capelli tinti di tre colori diversi che si agitava in mezzo alla pista: probabilmente appena arrivata doveva avere le trecce, ma ora ne aveva solo una, e sembrava non importagli granché la cosa. Poi Kodai fece qualche altro passo quasi zoppicando, avvicinandosi a lui e appoggiandosi poco delicatamente al muro, non reggendosi più in piedi. Hitoshi trattenne una smorfia di disgusto: ridursi in quello stato ad appena 17 anni, che schifo.

-Rifiuto volentieri l'offerta.-

Hitoshi dovette urlare per farsi sentire, e Kodai fece comunque fatica a capire: chissà quanto alcol aveva ingerito.

-Oh, eddai Shinso! Non puoi passare l'ultimo dell'anno a bere Sprite! Vieni, Sen è andato a prendere qualche alcoli-

-Kodai, sto bene qui.-

Kodai spalancò e socchiuse gli occhi velocemente, forse per cercare di mettere a fuoco, e, avvicinandosi per vederlo meglio nonostante le luci basse, cercò di convincerlo a raggiungerla in pista:

-Eddaaai, tutto questo solo perché potrai incontrare la donna delle tua vita? Mica significa che tu non possa divertirti almeno stasera! E' da quando eravamo alle medie che sogno di trascinarti qui per farti divertire un po', non rendere la cosa difficile!-

La puzza di quello che doveva essere rum era talmente presente nell'alito di Kodai che Hitoshi si sarebbe potuto ubriacare solo con quello. Ma a causa delle parole di Kodai non fece caso all'odore: Kodai lo conosceva ormai da più di 10 anni, e c'era anche lei quando la scritta "Tenshi" sul suo polso era passata dal nero al rosso, quando entrambi avevano 13 anni. Aveva capito subito che l'unica possibilità era che Tenshi fosse morta, visto il colore che aveva assunto l'inchiostro. Si era quindi rassegnato senza troppe cerimonie, dicendosi che "non era destino": non avendola neanche incontrata, aveva incassato il colpo senza troppo dolore. Sapeva che Kodai non la pensava come lui, ma in ogni caso non glielo avrebbe mai detto chiaro e tondo.  Decise di concentrarsi più sulle proprie parole che sulla puzza dell'alito di Kodai, e fece del suo meglio per non risponderle troppo bruscamente:

-Non parliamone or-

-Sei diventato depresso, Shinso!-

Hitoshi si bloccò stupito, e Kodai cercò di fare un passo avanti, inciampando e aggrappandosi alla sua spalla:

-Una scritta rossa al posto di una nera non significa che tu non possa più essere felic-!-

Kodai chiuse di scatto la bocca, tappandosela poi con la mano, e cercò di dirigersi a tentoni verso il bagno, che per fortuna era lì vicino. Hitoshi non sapeva se essere più disgustato per il fatto che Kodai avesse bevuto tanto da dover andare a vomitare, o essere più stupito per il pensiero senza filtri appena espresso: era questo che credeva? Che fosse depresso? Hitoshi si passò una mano sul viso, mentre Kodai usciva dal bagno e si guardava attorno, sfinita e con una macchia di quello che doveva essere vomito sulla maglietta piena di lustrini. Dallo sguardo vacuo che aveva la sua amica, Hitoshi capì che probabilmente non riusciva a ricordare dove fosse prima di andare in bagno. E dall'alzata di spalle che fece subito dopo, intuì anche che non doveva importarle più di tanto. Hitoshi appoggiò la testa al muro e incrociò le braccia: ormai la musica quasi non gli dava più fastidio, e stranamente cominciava ad avere sonno. In realtà l'affermazione di Kodai non l'aveva scosso più di tanto, anche se un po' gli dispiaceva che lei la pensasse così. Ma se ne sarebbe fatta una ragione, Hitoshi lo sapeva. Guardando l'enorme orologio luminoso appeso dietro al bancone del bar, scoprì che era a malapena mezzanotte e un quarto. Non credeva di riuscire a resistere altre due ore così.

-Ehi, tu sei Shinso Hitoshi, della 4B, giusto?-

Hitoshi voltò la testa irritato, credendo di incontrare "Sen", l'amico di Kodai che sicuramente avrebbe cercato aiuto per la drammatica situazione della ragazza. Invece incontrò il volto sconosciuto di un ragazzo fin troppo sorridente per i suoi gusti: senza contare il modo eccentrico in cui era vestito (probabilmente si era buttato in una vasca si evidenziatori per avere quell'effetto) e i capelli pettinati in modo strano, talmente gialli da non poter essere considerati biondi. Ora che ci guardava meglio, aveva addirittura il disegno nero di una saetta che copriva metà del ciuffo giallo e un braccialetto con lo stesso disegno sul polso sinistro . Non era proprio il tipo di persona con cui parlava di solito. 

-Si.-

Rispose solo, già deciso a finire la conversazione appena si fosse rivelato possibile. Purtroppo per lui, il ragazzo non sembrava altrettanto impaziente di lasciarlo in pace:

-Io sono Kaminari Denki, della 4A. Questo è il mio primo anno qui.-

Dallo sguardo pieno di speranza del biondo che passò ad uno quasi deluso, Hitoshi intuì che probabilmente sperava in una risposta diversa da quella che diede lui:

-Mh.-

Sperò che quella "delusione" lo convincesse ad andarsene, ma ebbe l'effetto contrario: Kaminari si avvicinò e si appoggiò al muro di fianco a lui. Solo in quel momento Hitoshi poté vedere con chiarezza il viso del suo interlocutore: tratti quasi femminei, lentiggini sparse sulle guance e due occhi tanto gialli da sembrare finti. Decisamente il tipo di persona che tendeva ad evitare.

-Kodai mi ha detto che sei venuto con lei, ma è la prima volta che ti vedo qui da quando è iniziato l'anno.-

-Non mi piacciono le discoteche.-

La tentazione di dire "non mi piacciono le persone" era tanta, ma aveva capito ormai tempo prima che un'affermazione del genere, anziché allontanare gente, la convinceva soltanto a chiedere il perché di un'esclamazione "tanto rude". Kaminari sembrava non perdere il sorriso, e Hitoshi era certo che se lui avesse mantenuto la stessa espressione per così tanto tempo si sarebbe lussato la faccia:

-Immagino sia per la musica, vero? La mettono altissima, così da eliminare le conversazioni e facilitare gli approcci.-

Esclamò, e a Hitoshi non servì voltare la testa, per sapere che aveva ragione, ma lo fece comunque: forse per curiosità o per puro masochismo, o forse per sapere a cosa si spingessero i suoi coetanei per un limone. C'erano almeno una decina di coppie avvinghiate senza pudore, sia in mezzo alla pista che nei divanetti, e anche diversi single che giravano per i gruppetti delle ragazze alla ricerca di una chance.

-Potresti avere ragione.-

Disse solo, ormai rassegnato al fatto che Kaminari sarebbe rimasto lì ancora per un po', e incassò la testa nelle spalle per nascondere uno sbadiglio, che attirò l'attenzione del ragazzo:

-Già stanco all'una del mattino? Sei proprio strano tu!-

Lo disse in modo scherzoso, Hitoshi intuì che non aveva intenzione di offenderlo o altro, ma a lui diede quasi fastidio: 

-Diciamo che è un po' che non dormo più di quattro ore filate.-

-Da quanto?-

-Martedì.-

-Ma oggi, cioè ieri, era venerdì, non è possibile!-

Quando si voltò e vide lo sgomento di Kaminari alla sua esclamazione fu tentato di dire che in effetti non era vero, visto che in realtà non chiudeva occhio dal sabato precedente, ma decise di lasciare perdere.

-Ho cose migliori da fare, anziché dormire.-

Disse poi, perfettamente cosciente del fatto che non era proprio vero, mentre Kaminari si passava una mano tra i capelli: solo allora Hitoshi capì che il biondo doveva aver frainteso.

-Non sono le cose che pen-

-Non ti facevo quel tipo di persona!-

Disse Kaminari, e, anche se cercò di nasconderlo dietro un sorriso e una frase buttata lì, Hitoshi notò lo stesso dell'imbarazzo, pur non comprendendone il motivo:

-Non sono "quel tipo" di persona. Leggo fumetti, guardo programmi, studio quello che non ho studiato di pomeriggio. Mica scopo tutti i giorni.-

Hitoshi non seppe dire perché, ma gli parve che Kaminari fosse in qualche modo "sollevato" dalla sua spiegazione:

-Ah.-

Disse solo, riacquistando un sorriso raggiante:

-Che tipo di programmi?-

-Mh? Oh, in genere competizioni ciclistiche. Sai, Tour de France, Giri d'Italia...-

-Sei un'appassionato del ciclismo? Io n-

Hitoshi iniziò a rendersi conto che era sempre più difficile sentirlo, forse a causa della musica che sembrava essere tre volte più alta di prima, o forse perché Kaminari aveva involontariamente preso a parlare con un tono  più basso rispetto a prima.

-Cosa?-

Domandò Hitoshi, di getto, e Kaminari capì immediatamente, già sapendo cosa fare. Gli fece cenno con una mano e iniziò a dirigersi verso la porta che conduceva verso il giardinetto interno, che fungeva da spazio fumatori. Mentre Kaminari si fermava e faceva cenno a Kodai, Sen e un altro ragazzo al balcone che sarebbero usciti, Hitoshi si ritrovò a seguirlo, quasi senza rendersi conto di ciò che stava facendo: aveva davvero intenzione di continuare a parlare con quel tipo? La risposta stupì pure lui: sì. Non sapeva bene perché, solitamente le persone come Kaminari preferiva evitarle: troppo eccentriche, sorridenti e gentili per i suoi gusti. Eppure ora lo stava seguendo verso il giardino interno, a pochi passi da lui che continuava a voltarsi per controllare che Hitoshi fosse ancora dietro di lui. Ora che ci faceva caso, sembrava di almeno 10 centimetri più basso della media dei ragazzi che si trovavano lì, eppure nessuno gli diceva nulla al riguardo, come di solito facevano nelle serie tv americane. Ti guardi troppi programmi, Hitoshi. Quando uscirono, Hitoshi sentì immediatamente il freddo pungente e il leggero vento che pareva circondare senza colpirlo un unico gruppo di ragazzi che fumavano, seduti ad un tavolino di metallo: tre ragazzi e una ragazza, tutti e quattro sbracciati e con le gambe scoperte, senza provare un minimo di freddo.

-Kam! Dov'eri finito?- 

Era stata la ragazza a parlare, e Hitoshi si stupì di notare quanto acuta potesse essere la voce di un essere umano. Kaminari alzò la mano per salutarli, ma fece cenno verso il tavolino in fondo al giardinetto e si voltò a guardare Hitoshi, piegando il collo per contrastare la differenza di altezza:

-Laggiù ci sono due sedie.-

Hitoshi non si spiegava perché Kaminari preferisse continuare a parlare con lui anziché tornare da quelli che indubbiamente erano suoi amici, e lo stesso biondo non disse nulla al riguardo quando entrambi raggiunsero l'altro tavolo. Quando si sedettero su quelle che in realtà erano poltroncine e non sedie, Hitoshi si lasciò scappare un lieve sospiro, felice di non essere più in piedi in mezzo al rumore, ma seduto nel silenzio circondato da voci e musica lontane. Kaminari ridacchiò:

-Proprio non ti piacciono le discoteche, eh? Il classico secchione che odia passare le sere a divertirsi?-

Era incredibile come anche quella frase, pronunciata da Kaminari, non avesse alcuna traccia di cattiveria o presa in giro: pura curiosità, interesse. Nessuno si era mai interessato tanto a Hitoshi, e la situazione lo faceva sentire un po' a disagio: non sapeva come reagire. Alla fine andò incontro ad ogni sua unica regola che aveva sempre usato nelle conversazioni: dopo aver risposto, fece una domanda a sua volta.

-Non esattamente. Ma io e te abbiamo due diverse visioni del divertimento, a quanto pare. Io te l'ho già detto il mio modo di divertirmi, ora tocca a te.-

Kaminari non rimase stupito quanto lui a quella richiesta di continuare la conversazione, ma anzi si sistemò meglio sul divanetto (e con "meglio" si intende con una gamba piegata verso l'interno e l'altra con il piede appoggiato sul tavolo) e ci pensò un po' su:

-Beh, di sicuro la scuola sta all'ultimo posto in classifica.-

Iniziò con una risata, per poi inarcare la schiena in avanti e continuare a parlare:

-Nel tempo libero esco spesso, non sono quasi mai a casa, ma nei giorni di pioggia so trovare cose da fare, come i videogiochi o suonare il basso, che immagino non siano tra le tue passioni.-

Hitoshi non si spiegava perché non fosse a disagio. In genere non sopportava parlare per più di un tot di tempo con una certa persona, ma Kaminari era riuscito non solo a trascinarlo lontano dall'unica persona che conosceva in tutto il locale, ma anche a intrattenerlo con una conversazione, futile per giunta. Mano a mano che Kaminari parlava, Hitoshi si accorgeva che voleva sapere di più, sempre di più, e anche Kaminari mostrava senza vergogna il suo interesse. Anche il breve silenzio che seguì l'ultima osservazione di Hitoshi non fu per nulla imbarazzante, nonostante lui volesse romperlo con tutto sé stesso. Non sapeva come andare avanti, non voleva che Kaminari si annoiasse e se ne andasse. Fu uno degli amici del biondo a spezzare il silenzio, chiamando il biondo a gran voce:

-Kami! Abbiamo finito di fumare, se volete unirvi a noi!-

-Magari vi raggiungiamo dopo, Sero!-

Al seguito di quelle due urla, Kaminari alzò gli occhi al cielo, scuotendo la testa:

-Ti eri allontanato per non stare vicino al fumo?-

Domandò finalmente Hitoshi, ringraziando Sero di avergli dato qualcosa di cui parlare, pur capendo che era un argomento non proprio piacevole per Kaminari:

-Odio la puzza delle sigarette, ma tutti e quattro ne fumano quasi un pacchetto a settimana, anche se sanno che fa male. Solo Bakugo sta cercando di smettere, ma a lui la puzza non da poi tanto fastidio.-

E così dicendo indicò uno dei suoi amici, quello biondo dall'espressione scontrosa, che era seduto sul tavolo con il cellulare in mano, davanti a Sero. Di fianco a Sero sedeva un ragazzo alto e robusto con i capelli rossi, che a sua volta era seduto con un braccio a circondare il collo della ragazza: questi ultimi tre tenevano tra le dita una sigaretta quasi finita, e a giudicare dal posacenere pieno non doveva essere neanche la prima. Se erano in 4A dovevano avere la sua età: come facevano dei minorenni a fumarsi tanta roba senza che i genitori sapessero nulla?

-Siete tutti della 4A?-

Kaminari inclinò la testa, accigliato:

-Beh, sì. Loro sono sempre venuti a scuola lì, non li avevi mai incontrati?-

-Non parlo molto con le altre classi.-

-E neanche con la tua, almeno dai racconti di Kodai.-

Ecco, sicuramente il fatto che Kodai andasse a sparlare dei fatti suoi agli sconosciuti non era proprio piacevole, ma il tono di Kaminari non era saccente nè fastidioso:

-Non mi piace fare amicizia.-

-Eppure hai fatto amicizia con me, giusto?-

Esclamò Kaminari, e allargò ancora il sorriso: quanti muscoli doveva usare per sorridere così tanto e costantemente? Eppure quella sua frase era la domanda che Hitoshi si ripeteva in testa da quando aveva iniziato a seguirlo fuori:

-E' vero, e neanche so dirti il perché. Ora dim- 

Il cellulare di Hitoshi squillò, "Wolf in a sheep's clothing" partì a tutto volume e Hitoshi si sbrigò a rispondere: era suo padre.

-Io sono qui fuori, scusa il ritardo, ci ho messo più di quanto avessi immaginato.-

-Non preoccuparti, arrivo.-

E chiuse la chiamata. Prima di spegnere il telefono, guardò l'orario: le due e venti. Lui e Kaminari avevano parlato così tanto?

-Sono arrivati a prenderti?-

Domandò Kaminari, mentre Hitoshi si alzava in piedi: era palesemente dispiaciuto, anche se il sorriso di poco prima non si era spento del tutto. Quando Hitoshi annuì anche Kaminari si alzò in piedi, mettendosi le mani in tasca, un po' imbarazzato ma sempre allegro:

-Allora se non ci sentiamo prima ci vediamo a scuola.-

-Già. Immagino di sì.-

-Ti accompagno all'uscita.-

Si offrì Kaminari, appena Hitoshi fece un passo verso l'entrata. Non disse nulla, ma gli parve quasi di sorridere: quando se ne accorse smise immediatamente. 

Passarono davanti agli amici di Kaminari, e tutti meno il biondo, Bakugo, lo salutarono con un cenno della mano e un largo sorriso, che però Hitoshi non ricambiò appieno. Mentre rientravano nel locale e la musica ripartiva a palla, Hitoshi ebbe il tempo di metabolizzare ciò che era appena successo: un ragazzo dell'altra sezione si era presentato, avevano parlato ed erano rimasti per quasi due ore al giardinetto in mezzo al freddo senza che né l'uno né l'altro avesse di che lamentarsi. Era stato strano si, ma anche... Bello, in qualche modo. I due arrivarono all'uscita, Kaminari voltò la testa per guardare in faccia Hitoshi:

-Beh, buona notte.-

-Si... Buona notte, Kaminari.-

-Ci vediamo lunedì, Shin! Ciao!-

E come colto dall'imbarazzo, si buttò velocemente nella mischia. Nonostante i colori sgargianti che lo accompagnavano, Hitoshi lo perse di vista quasi immediatamente. Sicuro che suo padre fosse impaziente di tornare a casa a dormire, uscì senza neppure preoccuparsi di salutare Kodai: le avrebbe mandato un messaggio più tardi, o forse no.
Salì in macchina, suo padre era stanco morto ma nonostante le occhiaie gli occhi erano allegri e vivaci:

-Hitoshi, ci hai messo tanto! C'erano i tuoi amici?-

-Si... Cioè, no, non proprio. Andiamo a casa.-

🌙🌙🌙🌙🌙

Lunedì mattina, Hitoshi uscì di casa che Kodai era appena arrivata davanti alle biciclette, parcheggiate davanti a casa sua: nonostante fosse truccata e pettinata, Hitoshi poteva tranquillamente vedere i rimasugli di un dopo sbornia devastante.

-Buongiorno, Kodai.-

-Tu, lurido bastardo! Non rispondi ai miei messaggi per un giorno intero e poi mi saluti come se nulla fosse?-

Hitoshi sapeva che Kodai non era arrabbiata: era solo delusa dal fatto che fosse andato via senza dirle nulla e poi aveva passato la giornata in casa, senza andare a trovarla.

-Diciamo che ho preferito dormire piuttosto che tenerti i capelli mentre vomiti. Cosa che poteva tranquillamente fare "Sen".-

-Hai dormito? Non ci credo, impossibile! E poi che vorresti dire? Sen ed io non stiamo insieme, ci stiamo solo frequentando!-

Sbuffò Kodai salendo in sella, mentre Hitoshi partiva lentamente in attesa che lei lo raggiungesse.

-Come preferisci, ma almeno ammetti che ti piace.-

-Non so ancora se mi piace!-

Già il sapere che avevano limonato a caso gli dava fastidio, venire a conoscenza del fatto che probabilmente né lui né lei erano realmente interessati alla cosa gli faceva quasi schifo: chi non ha il nome scritto sul polso dovrebbe cercare "quello o quella giusti", no? A quanto pare, per la mentalità dei suoi coetanei, non era così.

-Adesso invece direi che potresti dirmi dov'eri finito quando il DJ ha messo "Perfect": avevi promesso di cantarla con me.-

-Prima cosa, come cazzo fai a ricordart-frena, deficiente, ci sono le strisce!-

Hitoshi tese una mano in avanti, afferrando la cartella di Kodai e obbligandola a frenare e scendere dalla bici:

-Era verde, potevamo passare!-

-Si scende dalla bici quando si passa sulle strisce, punto e basta.-

Kodai alzò gli occhi al cielo e sbuffò, ma rimase ferma di fianco a lui in attesa del verde:

-Va bene va bene... Che cosa dicevi?-

-Mi chiedevo come facessi a ricordare qualcosa dell'altro sera, visto quanto eri ubriaca.-

-Divertente... Ho sbrattato l'anima e ora mi ricordo tutto, e tu ad un certo sei sparito.-

-Ero fuori.-

-Fuori? Sei andato a fumare?-

-Certo che no!-

Il semaforo tornò verde, e i due attraversarono la strada a passo veloce, incitati dai clacson delle macchine arrivate appena prima che per loro venisse il rosso.

-Fumare, ma ti pare? Con mio padre medico poi.-

-E che ne sono, quando Kamin-un momento.-

Hitoshi capì dove voleva andare a parare sin da prima che si bloccasse: si era dimenticato che Kaminari le aveva fatto un cenno, prima di trascinarlo fuori.

-Hai seguito Kaminari nel giardino interno! Da quando siete amici? Credevo non vi foste neppure mai parlati!-

Hitoshi pensò attentamente a cosa dire, cercando di rendere la cosa meno strana di quanto effettivamente fosse:

-Abbiamo solo chiacchierato un po', nulla di che.-

-"Solo chiacchierato un po'?" Shinso, da quando ti conosco non hai mai "solo chiacchierato" con qualcuno che neanche conoscevi! Come è successo?-

Hitoshi alzò le spalle, mentre frenava e scendeva dalla bici. Kodai lo imitò (rischiando di cadere) e legò le bici insieme, mentre Hitoshi iniziava ad entrare nel cancello della Yuuei:

-Non so che dirti.-

-Ma non è che...-

Iniziò Kodai, sbrigandosi a raggiungerlo e puntando gli occhi sul polso sinistro di Hitoshi. Shinso, dal canto suo, si sbrigò a nascondere la mano in tasca, irritato:

-Tanto per cominciare, perché mai dovrebbe essere lui? Ci siamo solo parlati una volta. Secondo, la mia anima gemella si chiamava Tenshi, ricordi?-

Kodai alzò gli occhi al cielo e incrociò le braccia dietro la testa:

-Mh. Vedremo, Shinso.-

-Ehi Shin, Kodai!-

Parlando del diavolo spuntano le corna: davanti all'entrata della scuola, un gruppetto di ragazzi si voltò immediatamente verso Shinso, a causa di uno di loro che si era allontanato velocemente, con la mano alzata e un sorriso allegro rivolto verso Hitoshi. Kaminari.

-Ciao Kaminari!-

Lo salutò Kodai, con un sorrisetto, e non ci mise molto per trovare una scusa ed allontanarsi. Hitoshi non ne fu dispiaciuto come avrebbe creduto, anzi: quando Kaminari gli fu davanti non poté fare a meno di sorridere.

-Ciao.-

Lo salutò, e l'energia contagiosa di Kaminari lo travolse, incastrandolo in una piacevole ragnatela di impegni:

-Ti va di pranzare insieme?-




[revisionato il 1\2\2021]

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