Bruciare.
[...]
*
Il rumore dei passi si diffondeva nella stanza umida e sporca.
Il rumore delle voci di due uomini adulti, faceva da sottofondo, ad una visuale macabra.
Piccole colonne di vetro, si estendevano a decine, nella stanza, con all'interno un liquido vischioso, mentre al centro piccoli embrioni su ognuna, collegati a cavi.
-Ci stiamo riuscendo sir.
Ne avremo forse se siamo fortunati, uno o più a nostra disposizione.-
Borbottava un uomo calvo e barbuto con il viso segnato dalle rughe, sfogliava un block notes, ciondolandosi sul posto, facendo oscillare il grembiule sudicio.
Mentre le scarpe nere laccate, stridevano sul pavimento, provocando rumori acuti e fastidiosi all'orecchio umano.
L'uomo di fianco a lui, poco più giovane, squadrò l'uomo dalla testa ai piedi,incrociando le mani dietro la schiena.
Il completo nero, di qualche taglia più grande, era accompagnato dall'cravattino arancione, che si intonava con la camicia leggermente più chiara.
L'uomo riporto l'attenzione, su quelle capsule, poi su se stesso, e ancora l'uomo.
-Sentiamo allora, quante possibilità abbiamo che tutto ciò funzioni?- chiese incuriosito l'uomo, fissando il suo riflesso sulle scarpe lucide.
-Quante possibilità, dici?
Oh bhè dipende ,da una scala da uno a dieci, o tipo a percentuali?- l'uomo guardò altrove come se trovasse la cosa divertente, sotto quella barba si formò un sorriso alquanto divertito.
-Smettila di fare così, ti conosco.
Rispondi alla domanda, e poi magari ti offro un drink o un gelato.- guardò la sua figura da dietro.
-Oh bhè, se mi offri un gelato allora.- l'uomo si girò verso di lui.- Abbiamo praticamente lo zero percento di riuscita.-sorrise.
-Ah,e quindi perchè stai sorridendo?-
-Perchè la cosa è divertente non trovi?
Oggi è una bella giornata.
Mi offri un gelato.
Un drink.
E magari hai qualcosa in serbo per me dopo.- l'uomo lo stuzicò.
-Tutto ciò che vuoi.- fece una pausa con un sospiro.-Ma se dovesse funzionare, hai intenzione di lasciarlo nelle loro mani?- era preoccupato.
-Ma suvvia,certo che no, non scherziamo.
Dirò che è stato un fallimento e lo lascerò nelle mani di chi sarà.-
Rise appena tenendosi i fianchi.
-Ahhh, che spreco di tempo.
Sono parecchi mesi che lavori per questo.- l'uomo si grattò la nuca rassegnato.
-NON FARÒ LO STESSO ERRORE UNA SECONDA VOLTA SIA CHIARO!
NON ACCADRÀ DI NUOVO!- due colpi di tosse, gli fecero accorgere di aver alzato la voce.
Mentre l'uomo dietro di lui fissava il pavimento.
Si sentiva responsabile, e lo era.
[...]
*
- Passarono ore, da quando Eren aveva poggiato quel sassolino.
Era rimasto lì a leggere quel libro.
L'aveva finito in pochissimo tempo, e ora ne cercava un altro.
Entrò in quella stanza, dove non metteva quasi mai piede.
Era nascosta, l'entrata in casa era murata, e dovette fare una serie di percorsi per entrarci.
In quella stanza, tre cose erano in abbondanza, librerie, sedie e polvere.
Prese un libro a caso, era piuttosto moderno.
"Omicidi quasi perfetti."
Stuart MacBride.
Si ricordava di averlo letto, ma non ricordava il contenuto.
Lesse velocemente l'anteprima, per poi ripeterlo ad alta voce.
Naturalmente in sintesi.
-Oh, è quel libro di quell assassino, che ammazza le donne scuarciandole il ventre, per poi ricucirci le bambole di plastica.- parlò ricordando un minimo,per poi uscire da quella stanza, e rimettersi sui gradini di prima.
-Com'è che si chiamava?- borbottava tra se e se cercando di ricordare il soprannome dell assassino.
-Man...Man...Man..Super Man?!
No quello era il super eroe con lo stile di merda.
Batman.
No, quello era l'emo, feticista di pipistrelli.
Dentro qualcosa.
AHHHHH.-Urlo,sbattendo i piedi.
-Ora ricordo.
Si chiamava Inside man.
Bhe il soprannome è fottutamente azzeccato.-
Chiuse il libro, soddisfatto di aver ricordato il nome.
Si alzò in piedi, entrò in casa e chiuse la porta.
Mise i due libri nel cassetto dove aveva trovato il primo, e si sedette sull'angolino del divano che Levi non occupava, sospirò, era davvero stanco.
E non sapeva cosa fare con quel gomitolo di coperte affianco a lui.
Doveva mangiare, non poteva farlo rimanere attaccato a quelle flebo di merda.
Dal gomitolo di coperte dei capelli ribelli tentavano la fuga oscillando fuori dal cotone bianco.
Poco dopo anche il viso dell'uomo si scoprì.
Eren lo guardava intensamente.
Le sopracciglia corvine e sottili aggrottate, davano a quell'uomo un aria da duro e la pelle nivea come le nuvole, lo rendevano molto attraente.
Dopo che Eren si perse in quell'uomo, si accorse, che la figura si muoveva.
Poco dopo sentì l'uomo agitarsi e mugulare il suo nome.
-E..ren.
Eren, dove... sei?-
-Sono qui.- rispose il ragazzo accarezzandogli la chioma corvina.
-Mhh, mi dispiace.-
-Per cosa?-chiese.
-Per il pranzo, l'avevi preparato per noi, tra l'altro con in giro, la Quattrocchi, e io l'ho vomitato.
Per questo mi dispiace.- allungò le falangi, stringendo la maglietta di cotone del ragazzo.
-Non fa niente, forse siamo andati troppo di fretta.-
-Mhh, volevo mangiarlo.
Volevo mangiarlo davvero.-
L'uomo guardo il ragazzo, la sua espressione era seria, ma guance, naso e orecchie erano arrossate, mentre gli occhi leggermente traslucidi.
-Dai vieni qui.-il ragazzo lo invitò a sedersi sulle sue gambe.
Il corvino provò ad alzarsi, fallendo, le braccia gli cedettero subito, ci provò più volte.
-Eren...Eren...Eren...- lo chiamava.
-Dimmi.-
-Non ci riesco.
Io non ci riesco.
Non riesco ad alzarmi.
Non riesco a venire da te.- si sentiì così debole e triste.
Il ragazzo mise una mano, sull fianco del corvino, e con l'altra gli accarezzò i capelli.
Poi la fece scendere, toccandogli il collo, le clavicole, il petto, e si fermò sul fianco.
Con cautela, lo mosse verso di lui, sino a toccarsi,Levi distese leggermente le braccia verso di lui.
Eren capite le sue intenzioni lo accontento, lo mise, sulle sue gambe,lasciati i fianchi, le falangi circondarono il suo corpo, avvicinandosi tanto da toccarsi i petti, l'altro mise il viso sull'incavo dell collo del castano.
Solo lì si sentiva protetto.
Le flebo,tintinnavano, qualora si muovessero.
I lupi in guardia, facevano a turno per controllare i due.
-Levi, hai fame?-
-No.-rispose secco.
-In queste condizioni fai davvero schifo a mentire,e sento il tuo stomaco contorcersi.-
Gli accarezzava la schiena lentamente per riscaldare il suo corpo gelido.
-Non voglio vomitare altro cibo, sarebbe uno spreco..-lo disse strusciando le labbra sul collo del ragazzo.
-Posso frullare la carne.
E tutte le cose necessarie poi col tempo, potrai mangiare solido.-cerco di convincerlo.
-Mi vuoi dare da mangiare degli omogeneizzati?- gli morse il collo.
-Più o meno, ma fatti da me.-
Sarcastico rispose.
Sentì il calore della sua lingua sulla propria pelle.
-No.-
-Dai, se mangi ti dò un brutta notizia.- insistè.
-E perchè dovrei voler sapere una brutta notizia?-
-Perchè magari riguarda te?-di nuovo il sarcasmo.
-Me? Non me ne frega mica tanto.
Al massimo mi hanno incendiato la macchina o la casa.- si coprì di più.
-Esattamente,ti hanno incendiato casa.
Ed è stata un organizzazione che conosciamo bene.- aiutò l'uomo a coprirsi.
-Mhh cazzo.-
-Bene.
Ora mangi.- ghignò.
-Questa frase mi sa di Dejavoù.- sospirò, ricordandosi la sua casa.
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