"Ci sono troppi demoni nei libri. Bisogna essere corazzati per affrontarli.
Corazzati alla vita vissuta. Solo allora, si può iniziare a leggere.
Quando si è pronti a combattere con i demoni."
-Chiara Palazzolo-

La nottata era passata abbastanza tranquilla, se così si può dire per ciò che riguarda la mia tranquillità notturna, ma va bene.
Il libro giaceva ancora lì sul davanzale ma tergiversai, come al solito, prima la doccia, poi il caffè, lo stereo acceso a un volume improponibile e qualche faccenda di casa.

Appena iniziai a leggere le prime righe la mia testa iniziò a pulsare, costringendomi più volte a fermarmi per cercare di capire qualcosa.
Che diavolo mi stava succedendo?
Sentivo la paura crescermi nel petto, insieme a una strana sensazione di consapevolezza e sollievo; come se quelle parole fossero mie da sempre, come se le avessi rimosse solo per un tempo non bene specificato in attesa di qualcosa di più.
Con una lentezza disarmante mi accesi l'ennesima sigaretta e cercai di distarmi con qualsiasi cosa.

La scuola.
Perfetto!
La settimana prossima avrei ricominciato la scuola, forse potevo rilassarmi un pochino, ma ogni volta che i miei occhi cadevano sul libro mi ripassavano per la testa quelle dannate parole.

"Tu che ancora non sai non puoi scappare, devi restare fermo e ricordare.
Chi sei o cosa sai si deve ancora svelare e tu non puoi restare fermo senza far niente a guardare.
La decisione più dura dovrai ponderare, se vivere nel bene o abbracciare il male.
In questo lungo viaggio non sarai da sola a lottare, ma occhio a chi scegli, non potrai più scappare."

Avevo già imparato a memoria quell'odiosa filastrocca nonostante non l'avessi letta nemmeno una volta come si deve, eppure mi sembrava di averla già sentita, il punto era: dove?

Odiavo questa sensazione di consapevolezza celata in qualche angolino del mio cervello bacato, mi piaceva vivere avendo tutto sotto controllo, o almeno illudendomi fosse così, ciò che scappava dai miei programmi non mi piaceva, se qualcosa non mi dava sicurezza non la volevo avere.

Spensi la sigaretta e mi misi a sistemare le cose per la scuola, cercai sulla mail i corsi che avrei avuto e già volevo morire.
Ero all'ultimo anno di liceo e, nel semestre scorso, avevo iniziato a avere problemi col seguire bene sia la scuola che stare dietro al lavoro. Mi ero ripromessa che quell'anno avrei dovuto farcela, non volevo chiedere un solo centesimo ai due che si spacciavano per miei genitori.
Avevo rifiutato le loro ultime 20 chiamate, specificandogli che non li volevo in casa mia e, il giorno che si erano presentati davanti alla mia porta, avevo finto di non esserci.
Non provavo nulla per loro, mi erano totalmente indifferenti; erano due estranei che una volta al mese facevano arrivare un assegno sul mio conto, nonostante non avessi chiesto loro mai nulla.
Mio padre si era risposato con una russa tutta gambe e niente cervello, mia madre viveva solo per il lavoro e per qualche storia occasionale rigorosamente con ragazzi di almeno dieci anni più giovani.
Non sarei mai diventata come loro, volevo farmi una vita ed essere felice con poco.

Un forte rumore mi distrasse dai miei pensieri, corsi sul terrazzo e lo vidi, un cane ancora piccolo completamente ferito, piangeva e non si reggeva sulle zampe.
Senza pensarci troppo corsi fuori con un asciugamano e lo presi in braccio, non aveva collare né niente, era stato palesemente picchiato e a quanto dava a vedere, stava soffrendo un sacco.
Andai dentro e recuperai borsa, portafoglio e chiavi della macchina, avevo la sensazione che per pagare il veterinario avrei dovuto fare molti extra in biblioteca.

Ciao!!
Eccoci qua col quarto capitolo, il libro è stato letto solo in parte ma qualcosa è gia venuto fuori.
Niente capita mai per caso, ricordatelo! 😉
Per quello che riguarda il cagnolino...serviva un po' di compagnia no?
Aspetto un vostro parere!!

Fate bei sogni, Lucrezia 🌊🌊