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CAPITOLO 2

"Troppo rischioso il teletrasporto?"- mi azzardai a chiedere.

"Non se ne parla."- disse mio padre.. come mi aspettavo. -"Sai che in due lo faccio solo in casi estremi, potresti restare bloccata nel limbo."

"D'accordo. Scusami."- dissi. Almeno ci avevo provato.

Chiusi gli occhi, perdendo di vista il mostro e mi concentrai sull'arma che avevo in mano.
Feci un gran respiro e mi immaginai un coltello affilato, poi premetti il pulsante rosso e dall'arma uscì un piccolo coltellino argentato che graffiò a malapena l'essere.
Okay... avevo bisogno di più pratica.
Il mostro iniziò a correre verso di me, quando venne colpito da un getto di fuoco sparato dall'arma di papà.
L'essere si contorse dal dolore e noi iniziammo a correre verso il punto rosso indicato dalla mappa.

Con il fiatone, ci fermammo davanti ad una casa. Aveva la porta spalancata e tutto era buttato a terra.
Entrammo con cautela e iniziammo a setacciare la casa.
Salii al piano di sopra ed entrai in una camera da letto maschile.
Non riuscii nemmeno a fare un passo, che qualcuno mi lanciò un cuscino addosso.

"Non avanzare!"- mi minacciò una voce maschile, proveniente da dietro il letto.

Mh... davvero minaccioso. Altrimenti mi avrebbe tirato un altro cuscino?
Continuai a camminare e cercai di calmare il ragazzo. "Non preoccuparti."- dissi, con la voce più sicura che riuscii ad ottenere. -"Non sono come loro. Voglio aiutarti."

Un ragazzo bruno, con gli occhi marroni e un accenno di barba sul viso, comparve da dietro il letto. Avrà avuto circa diciotto anni.
Mi fissò per un po'; poi quando capì che non ero nulla di mostruoso, si rilassò.
"Che... che cavolo erano quei cosi?"- mi chiese. -"E... e perché i miei graffi sono guariti?"- aggiunse, guardandosi le braccia illese.

"Ti spiegherò tutto."- dissi. Sapevo come doveva sentirsi. Anch'io avevo avuto la stessa reazione. -"Però dobbiamo andare in un posto sicuro."

"Aspetta... ma tu chi sei?"- domandò, corrugando la fronte.

Sorrisi. -"Sono Alice."- e uscii dalla camera.
"Papà!"- urlai dalle scale.

Lui comparve correndo nel corridoio, con l'arma tra le mani. "Che succede?!"- chiese preoccupato.

"L'ho trovato."- dissi, e proprio in quel momento, il ragazzo uscì dalla sua camera.

"Lui è mio padre."- dissi al ragazzo.

"Sono Will."- aggiunse papà, ormai più calmo.

"Io sono Aiden."- rispose il ragazzo, facendo un microscopico sorriso.

"Bene, andiamo."- tagliai corto, scendendo le scale.

Sentii i passi di quei due dietro di me e la voce di mio padre bisbigliare. -"Non preoccuparti, non è così dura come sembra."

Scossi la testa. -"Ti ho sentito!"- urlai senza girarmi.

Mio padre e Aiden scoppiarono a ridere, imbarazzati, e non riuscii a trattenere un sorriso divertito.
Uscimmo dalla casa e ci avviammo verso l'edificio d'acciaio.

"Aspettate."- disse all'improvviso Aiden.

Mi girai verso di lui e notai che era ancora dentro casa.
"Che c'è?"- chiesi, confusa.

"E i miei genitori? E mio fratello?"- disse Aiden.

Sospirai e mi avvicinai a lui. Era molto più alto di me.
"Loro sono al sicuro. Quei mostri non gli faranno niente. Non sono come te. Quando torneranno dal lavoro e da scuola, non si accorgeranno nemmeno della tua assenza. Non si ricorderanno più di te. Lo facciamo per tenerli al sicuro... e per tenere al sicuro te."- conclusi, con malinconia.

Aiden sembrò riluttante inizialmente, ma poi abbassò lo sguardo e annuì. -"D'accordo, andiamocene."- disse, con le lacrime agli occhi.
Chiuse la porta di casa e si avviò verso mio padre. Ammirai la sua determinazione, è davvero difficile lasciare la propria famiglia.

Li superai ed estrassi l'arma che avevo in tasca. Forse dopo quel getto di fuoco non sarebbero ricomparsi, ma avevo imparato a non abbassare mai la guardia.
Arrivammo all'edificio dopo pochi minuti, senza nessun attacco, e ci sedemmo tutti ad un tavolo, finalmente al sicuro.

"Allora"- Aiden si raddrizzò sulla sedia. -"Potete spiegarmi che cavolo sta succedendo?"- chiese, impaziente.

"Certo."- disse mio padre. -"Allora.. Ehm.. da dove comincio.."

"Oddio!"- urlai, mettendomi una mano sulla fronte. -"Meglio che parlo io."- continuai, fissando mio padre.

"Come vuoi."- disse lui. Si mise comodo sulla sedia e iniziò a fissarmi con un sorrisetto sulla faccia.

Cercai di ignorarlo e guardai Aiden. "Bene. Quei mostri che hai visto prima... solo noi possiamo vederli per come sono realmente. E attaccano soltanto noi. Si chiamano "Proditor", che in latino significa "traditore". Loro infatti prima di diventare come sono ora, erano come noi... ma hanno preso la strada sbagliata ingannati dal loro capo. Non so chi sia questa persona... non so nemmeno se sia una persona... Will dice di non saperlo, ma secondo me nasconde qualcosa..."- mi girai verso mio padre. Lui fece spallucce, fingendosi un innocente ingenuo. Niente da fare.
Sospirai e mi girai di nuovo verso Aiden. -"...so solo che manda i Proditor a rapire gli altri come noi... Qualche domanda?"

"Beh, tu continui a dire "noi" come se non fossimo normali... Che cosa sono?"- chiese, guardandosi di nuovo le braccia guarite magicamente.

Ricordai quello che mio padre mi disse circa nove anni prima, quando gli feci la stessa domanda...

Ci sedemmo sulle sedie d'acciaio, esausti, e io, senza riuscire più a trattenermi, scoppiai a piangere.

"Hei, hei, hei!"- Will si inginocchiò accanto a me. -"Cosa c'è? Ti brucia il graffio?"

Scossi la testa e guardai il mio braccio.. il graffio era sparito.
"Will!"- urlai, tra i singhiozzi.

"Chiamami papà."- disse Will, sorridendo.
Papà. La mamma mi aveva detto che sarebbe tornato, che se n'era andato per tenerci al sicuro. Aveva detto che si chiamava Will...

Will mi abbracciò e mi tenne stretta, mentre io mi calmavo. -"Che cosa sono?"

Lui si staccò dall'abbraccio, e mi guardò negli occhi. -"Sei singolare."

Sorrisi. -"Sei come noi."
Aiden corrugò la fronte, confuso.

"Ci chiamiamo "Singularis", che in latino significa "singolare"." -Mi sporsi, appoggiandomi con i gomiti sul tavolo. -"Ma mi piace chiamarci Singular. Quando siamo piccoli, i nostri poteri non sono molto evidenti e quindi siamo al sicuro dai Proditor. Ma dagli otto anni in poi, iniziano a svilupparsi... e iniziamo ad essere in pericolo.
Noi tre siamo molto simili: veniamo tutti attaccati dai Proditor e tutti possiamo guarire dalle ferite... se non sono troppo gravi... ma ognuno ha delle abilità diverse. Io ho il senso dell'udito molto più acuto del normale e... le altre abilità devo ancora scoprirle. Will..."- mi girai di nuovo verso mio padre, lui ci salutò con la mano. -"...è molto più forte del normale e può teletrasportarsi da un posto all'altro."

"Wow!"- ora Aiden sembrava molto più tranquillo. -"Quindi anch'io ho delle abilità?"- chiese, sbalordito.

"Certo."- dissi. -"Dobbiamo solo scoprire quali sono."

"Nel frattempo..."- continuò mio padre. -"...dobbiamo addestrarti per insegnarti ad affrontare i Proditor."- aprì l'armadio, ne estrasse un'arma e la lanciò ad Aiden.

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