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Capitolo sette

Pov Camila

«Heali mastica a bocca chiusa. Non ci interessa vedere cosa stai ingurgitando.» La rimproverai con clemenza. Lei fece come le era stato detto.
Allyson si era fermata a cena da noi come ogni altra sera e ora, mentre spezzettava con difficoltà la carne come se fosse un pezzo di cemento, stava raccontando di come era andata la sua giornata a lavoro.
Mi ero persa alcuni passaggi della storia divertente che le era capitata e la stava narrando ad Heali, la quale si contorceva in due delle risate.

Onestamente stavo pensando a Lauren.
Negli ultimi giorni mi ero ritrovata spesso a navigare con la fantasia e a tutti gli scenari fittizi che avevo immaginato, si collegavano momenti avvenuti realmente e le emozioni si confondevano, si ingigantivano e distinguere ciò che era frutto della mia immaginazione da ciò che era veramente successo, diventava un arduo compito.

Ricordavo di quel pomeriggio al parco, quando la sua mano aveva stretto la mia e con il pollice aveva osato qualcosa di più, accarezzando la pelle sul mio dorso. Quando le sue dita erano scivolate lungo il mio palmo e avevano trovato il retro della mia mano, un solletico a me sconosciuto si era impossessato del mio braccio e aveva percorso tutte le venature del mio palmo, rannicchiandosi sotto pelle.
Era un gesto semplice e usuale. Ally mi afferrava la mano in continuazione, eppure non ricordo di aver provato quella sensazione, solo un sentimento di fiducia e amichevole sostegno, ma con Lauren era stato diverso.
Avevo ancora impresso nella mente l'immagine della congiuntura fra le nostre mani.
Sembrava combaciare alla perfezione. La sua non soverchiava la mia, nessuna delle due era troppo piccola per l'altra. Si erano unite perfettamente, scivolando in un'unione lontana dall'essere incongrue.

Ricordavo di quando istintivamente aveva avvolto le dita lungo il mio polso. Era stato un gesto del tutto inaspettato e avevo dovuto serrare la mascella per non far uscire un gemito involontario. Mi aveva voltata con forza verso di lei e i nostri volti erano stati così vicini da poter delineare con lo sguardo i contorni delle sue labbra, da afferrarne il colore roseo e distinguere una screpolatura all'angolo della bocca.
Le sue guance erano diventate rosse, il suo respiro si era fatto pesante, ma non aveva indietreggiato, non si era mostrata imbarazzata, ma anzi aveva indugiato prima di scostarsi da me come se entrambe avessimo condiviso lo stesso desiderio per un momento.

Erano frammenti di scene durante pochi secondi, probabilmente avevo immaginato tutto, ero quasi sicura di aver frainteso i suoi gesti, eppure non riuscivo a scacciare via il ricordo di quei momenti.

«Camila? Sei con noi?» Un'immagine confuse passò davanti ai miei occhi. Scossi la testa riportando l'attenzione alla realtà e il movimento dapprima sfocato divenne sempre più vivido, fin quando riuscii a contraddistinguere la mano di Ally sventolare davanti ai miei occhi.

«Ah? Si, si. Ci sono.» Farfugliai imbarazzata, come se mi avessero colto sul fatto, come se qualcuno avesse potuto leggere i pensieri impuri che stavo formulando. Abbassai lo sguardo sul piatto e ripresi a mangiare l'ormai freddo polpettone.

«Davvero? Perché non sembrava.» Incalzò Ally. Se c'era una cosa nella quale era brava, era tirare frecciatine in momenti poco opportuni. Altro che brava, era la regina delle frecciatine!
Alzai lo sguardo su di lei, scossi lentamente la testa e roteai gli occhi in direzione di Heali, come per dire "non davanti a mia sorella".
Fortunatamente afferrò il concetto e si sbrigò a portare l'attenzione su un altro argomento.

«Stavo dicendo ad Heali che sarebbe carino se per il tuo compleanno comprassimo delle decorazioni, qualcosa per rendere più festoso questo posto.» Si guardò attorno, studiò attentamente l'ambiente. Ogni volta che posava lo sguardo su un angolo dove avrebbe voluto appendere dei cartelloni, o gonfiare dei palloncini, un sorrisetto nasceva sul suo volto.

«Non se ne parla nemmeno.» Conclusi in tono un po' troppo duro. Heali si lamentò subito, disse che un compleanno senza addobbi non era un compleanno e che i nostri ospiti avrebbero dovuto partecipare ad una festa colorata.

«Heali, i nostri ospiti sono solo uno. Lauren. E non credo che le interesserà se addobbiamo o meno questo posto.» Scrollai le spalle velocemente e poi mi affossai nuovamente sul tavolo, appoggiando i gomiti sulla superficie e tagliando l'ultimo pezzo di polpettone che era rimasto nel piatto.

«Però sarebbe carino.» Controbatté la bambina cocciutamente. La guardai e non potei fare a meno di cogliere quel barlume di speranza che si era acceso nei suoi grandi occhioni. Accennai ad un sorriso, allungai il braccio verso di lei e strinsi la sua piccola manina nella mia più grande, poi mi voltai verso Ally e le rivolsi un'occhiata sinistra e sarcasticamente le mimai un "grazie tante". Per tutta risposta si strinse nella spalle senza dire altro.

Attorno alle nove e mezzo portai Heali in camera sua, si era addormentata sulla mia spalla mentre la cullavo lentamente e le canticchiavo una canzone. Ally mi aiutò a sparecchiare, dopodiché ci sedemmo a tavola e discorremmo del più e del meno. Stavamo parlando da una mezz'ora circa e fin da quando eravamo rimaste sole percepivo una certa indecisione nella sua voce, come se volesse dirmi qualcosa, ma quando stava per farlo ci ripensava e taceva.

«Ok avanti. Dimmi quello che devi dire.» La spronai infine esasperata dal suo silenzio.
«Cosa? Io non devo dire niente.» Non sapeva proprio mentire. Inclinai la testa di lato e la guardai male.
«Ti conosco troppo bene Ally. Stai sicuramente pensando a qualcosa, ma hai il timore di dirmelo.» Le dissi con un tono di rammarico. Per qualche secondo mi guardò senza proferir parola, ma poi si arrese. Alzò le mani in alto e ammise di volermi parlare effettivamente di qualcosa.

«Sei stata assente negli ultimi giorni. Voglio dire, eri qui, ma non c'eri. Il tuo pensiero era lontano.» Sospirò e abbassò la testa. Pensò accuratamente alle parole per proseguire e poi riprese «So che sei impegnata con il lavoro, che Heali occupa gran parte della tua giornata, ma ho come il presentimento che ci sia dell'altro e che tu non voglia parlarmene.» La nota di disappunto era chiara nel suo tono tetro.
Mi ero piegata in avanti per ascoltare meglio ciò che aveva da dire e ora mi stavo rilasciando andare all'indietro, sospinta da un sospiro profondo.

«Ah. È di questo che si tratta allora.» Tamburellai le dita contro la superficie. Ally alzò di scatto lo sguardo su di me e mi additò con fare colpevole.

«Ecco vedi! Hai appena ammesso che c'è qualcosa.» La interruppi solo per chiederle di moderare la voce per non svegliare Heali. Lei spostò la sedia più avanti e abbassò sostanzialmente la voce «Hai detto questo. Questo cosa? Cos'è questo?!» Non stava facendo l'impicciona come può sembrare, era solo molto preoccupata che nel mio comportamento si celasse qualcosa di grave.
Forse era così. Forse era davvero un grosso problema fantasticare ventiquattro su ventiquattro su una persona che non mi avrebbe mai minimamente guardata.

«Ally non è niente. Stai esagerando.» Accantonai l'argomento. Non volevo parlarne, perché non avrei neanche saputo da dove iniziare, o che cosa dire. Magari avrebbe potuto fraintendere e non volevo subire il terzo grado.

«Allora se non è niente parlarmene. Non ci sono mai stati segreti fra di noi. Non vedo perché debbano esserci proprio adesso.» Rimbeccò con fare vagamente offeso. Mi alzai dalla sedia e camminai avanti e indietro per la cucina. Tenni una mano premura sulla fronte, l'unica cosa che riuscivo a vedere erano i mie passi agitati muoversi in fretta sul pavimento.
Ally mi chiamò più di una volta, ma non le diedi ascolto. Non so dove, o come, ma trovai il coraggio di esprimere ciò che per tutti quei giorni avevo sotterrato in un luogo dimenticato della memoria.

«Credo di provare qualcosa per Lauren.» Sibilai a braccia aperte. Ally mi guardò allibita, io restai in quella posizione finché lei non si decise a parlare.

«Sì, riconoscenza.» Tentò, ma dal mio sguardo intuì che mi riferivo ad altro, ad un sentimento superiore.

«Oh merda Camila!» Alzò la voce stupita. Le dissi nuovamente di tenere il tono il basso e indicai con l'indice il piano di sopra dove dormiva Heali.
«Come fai ad esserne sicura?» Scosse la testa ancora incredula sulla notizia appena ricevuta.

«Non ho mai provato certe sensazioni per altre persone, quindi credo che già questo sia un indizio.» Tornai a sedermi di fronte a lei, il suo sguardo seguiva attentamente ogni mio movimento «Non ho avuto molte relazioni, ma quelle poche che ricordo non mi hanno dato nemmeno la metà di quello che mi dà Lauren solo stringendomi la mano...» Mi interruppe bruscamente.

«Ti ha preso la mano?» Era ancora più incredula di prima e mi guardava confusa, come qualcuno che  seguendo un film si era perso metà della storia e ora faceva fatica a riprendere il filo.

«È stato un gesto amichevole... da parte sua. Per me invece è stato come mettere una mano sul fuoco.» Fu l'unico paragone che mi venne in mente, ma rispecchiava perfettamente il mio stato d'animo e ciò che avevo provato in quel preciso istante.
Ally si prese la testa fra le mani e scosse energicamente il capo contro i palmi, come se volesse cancellare dalla mente l'informazione appena ricevuta.

«Okay, non è poi così grave no?» Risollevò lo sguardo in un moto istantaneo «È l'inizio di un sentimento, niente di che. Possiamo facilmente calpestarlo.» Strinse la mano in un pugno, lo batté contro il l'altro palmo aperto e poi lo mosse mimando il gesto di schiacciare qualcosa.
Deglutii.

«E.. e se io... se io non volessi calpestarlo?» Domandai titubante tenendo lo sguardo basso, fisso sul tappeto.
Sentii Ally sospirare e poi le sue mani entrarono nella mia visuale e raccolsero le mie. Alzai lentamente gli occhi su di lei, un flebile sorriso si era disegnato sul suo volto, ma non era incoraggiante, tutt'altro. Era un sorriso malinconico e triste.

«Lauren è fidanzata, è etero e in più è il tuo datore di lavoro.» Inclinò la testa di lato per sottolineare il suo disappunto e restò qualche secondo in silenzio per darmi il tempo di metabolizzare quanto fosse ridicola questa situazione «Sei sicura di non voler far niente a riguardo?» Chiese allungando una mano verso il mio cuore e indicandolo con l'indice.
Abbassai lo sguardo sul suo dito piantato nel mio petto. Merda. Aveva ragione. Dovevo fare qualcosa adesso che ne avevo la possibilità, altrimenti sarebbe stato troppo tardi.

«Hai ragione.» Concessi infine scoraggiata. «Non so cosa mi sia passato per la mente. Dimenticherò questa storia.» Una cosa che dovete sapere è che sono sempre stata brava a manipolare i miei sentimenti. Dopo che mia madre era morta mia sorella aveva avuto bisogno di qualcuno su cui fare affidamento e non potevo lasciare che le mie emozioni si mettessero nel mezzo. Non potevo farmi vedere fragile, debole, dovevo garantirle l'appoggio di cui aveva bisogno. Da quel momento ero sempre riuscita a mascherare, o addirittura evitare i miei sentimenti, era come se avessi creato un interruttore che potevo spegnere e accendere quando volevo, ma per qualche ignora ragione si rompeva quando Lauren era nei paraggi. Dovevo solo ritrovare il modo di farlo funzionare di nuovo.

«Sei sicura che invitarla al tuo compleanno sia stata una buona idea?» La voce familiare di Ally mi riportò alla realtà. Scossi la testa in segno di negazione.

«No, ma ho praticamente organizzato tutto solo per lei e per Heali ovviamente. Ci tiene molto a questa festa, credo che senta il bisogno di ritrovare un po' di quotidianità.» Scrollai le spalle e alzai lo sguardo verso il soffitto sopra di me, dove nella stanza dormiva Heali e sorrisi leggermente pensando al suo dolce viso assopito, alle manine strette attorno alla bambola e la testa nascosta a metà sotto le coperte.

«Posso farcela Ally. È solo un compleanno. Che potrà mai succedere?» Chiesi con aria rilassata e tranquilla.


Pov Lauren

«Piantala Dinah! Basta, non parliamone più per favore.» Nascosi la faccia nelle mani e risi imbarazzata. Mi punzecchiava da un'ora e mezzo e non aveva intenzione di smettere.

«Com'è stare con una ragazza? Mhh... Mi piacerebbe molto sperimentare.» Imitò malamente la mia voce e mi prese in giro come aveva fatto per tutto il resto del tempo.

«Basta Dinah sul serio!» La colpì sul braccio amichevolmente. Mi facevano ridere le sue imitazioni, ma in quel momento mi stavano mettendo in estremo imbarazzo.
«Erano solo curiosità.» Minimizzai alzando le spalle e sperando di chiudere lì la conversazione.

«Si come no. Vallo a raccontare a qualcuno che non ti senta parlare di Camila tutto il santo giorno.» Disse in modo un po' annoiato, roteando gli occhi all'indietro, ma senza smettere di ridere.

Avendo tirato in mezzo Camila mi irrigidii subito. Dinah aveva capito qualcosa e non si era fatta problemi a sbattermelo in faccia.
«Che... che c'entra Camila?» Balbettai abbassando lo sguardo sulla tazza di caffè per nascondere le mie guance visibilmente arrossate.

«Oh andiamo Lauren non fare la finta tonta! Ho visto come parli di lei. Da quando è entrata in casa tua non fai altro che parlare di lei. Da quanto tempo non menzioni Trevor? Eh no, non provare a rispondere. Te lo dico io. Da troppo tempo. Veramente troppo.» Era stata esplicitamente schietta e anche se avevo evitato la verità come si evita una persona che non si vuole salutare, adesso mi si era parata davanti e anche a volerlo non potevo far finta di non vederla.

«È una bella presenza nella mia vita, niente di più.» Feci un vago cenno con la mano per allontanare il discorso, ma col cavolo che Dinah lasciava andare la presa.

«Certo... Com'è stare con una ragazza?» Riprese a prendermi in giro, puntualizzando quanto fosse falsa la mia precedente affermazione.

«Ok piantala davvero. Guarda che era semplice curiosità. In realtà ho già avuto un'esperienza, al collage.» La frase colpì violentemente Dinah, la quale mi guardò con gli occhi spalancati e le labbra schiuse a forma di "o".
Non sembrava in grado di dire niente, così misi le mani avanti e le spiegai bene quello che intendevo dire.

«Non sono stata fidanzata con una ragazza, ma durante una partita di baseball della squadra del collage, ecco... Una ragazza mi ha avvicinata, ha iniziato a fare conversazione e a fine del match ci siamo ritrovate sotto gli spalti a pomiciare. È stata un'esperienza, qualcosa che ogni adolescente vuole provare. Sapevo a malapena come si chiamasse... Lucy.» Annuii riportando lo sguardo su Dinah, che avevo distolto qualche secondo prima per spostarlo sulla tazza di caffè quasi vuota.

«Devo dirtelo. Sono sconvolta.» Alzò le mani in alto lasciando vedere a pieno il suo stupore.
«Non mi sarei mai aspettata che una come te avesse provato certe brezza.» Ne parlava con troppa convinzione, con l'esperienza di una persona che aveva fatto la stessa cosa e più di una volta.

«E tu Dinah? Sembri averle provate anche tu.» La incalzai battendo la mano sul suo braccio. Scosse la testa sorridendo e si limitò a rispondere vagamente.

«Ogni donna ha i suoi segreti.»

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