9- Mi ignorerai?
Aprii lentamente gli occhi, svegliata da delle delicate carezze sulla schiena.
Davanti a me c'era il petto nudo di Massimiliano, alzai lo sguardo notando i suoi occhi grigi che mi scrutavano dolci. <<Buongiorno dormigliona>>.
Nascosi il viso sul cuscino, impedendogli di vedere il sorriso da ebete che mi era comparso.
Ricordavo a sprazzi la sera precedente. Daniela era stata male, Enrico l'aveva portata a casa, mentre Greta e Riccardo ci avevano raggiunti per dirci che se ne sarebbero andati anche loro, mano nella mano. Massimiliano si era offerto quindi di portarmi a casa, ma non riuscendo a controllare gli ormoni impazziti ed impazienti, avevamo deciso di andare a casa sua, essendo più vicina.
Quasi mi imbarazzava ripensare al modo brutale con il quale ci eravamo spogliati, non avevo la più pallida idea di dove fossero i miei vestiti, non avevamo nemmeno acceso le luci, ci eravamo avvinghiati come due animali, attaccati come due predatori.
Se la prima notte con lui era stata folle, quella della sera prima non poteva essere neanche lontanamente descritta.
Lo sentii avvicinarsi a me, mi voltai leggermente, trovandolo a pochi centimetri dal mio viso. Scoppiammo a ridere come due bambini. <<Buongiorno>> sussurrai poi.
<<Ti va di mangiare qualcosa?>> chiese, facendo scivolare le sue dita sulla mia pelle chiara.
<<Credo che accetterò volentieri>> sospirai, allungando le gambe sotto il piumone caldo. <<Non voglio nemmeno sapere come sia ridotta la mia faccia>> sussurrai poi, coprendomi il viso con le mani, immaginando lo stato pietoso che dovevano aver assunto il mio eye-liner e il mascara.
<<Il trucco non ha ceduto molto, se ti riferisci a quello, se parli delle occhiaie invece..>>.
Lo guardai incredula. <<Senza pudore>> lo rimproverai colpendogli il petto. Lui scoppiò a ridere. <<Sono adorabili Sibyl>>.
<<Ruffiano>>.
Mi buttai su di lui, facendo scontrare mia pelle liscia sulla sua. Mi sistemai comodamente sul suo petto osservando il suo viso compiaciuto nella penombra, data dalla tapparella ancora abbassata.
Aveva gli occhiali da vista addosso, gli davano un tocco decisamente più intellettuale, più affascinante.
Giocai con qualche capello scuro che gli era caduto sul viso, mentre lui aveva ripreso a solleticarmi la schiena con le dita.
<<Mi piace il colore dei tuoi occhi la mattina>> gli rivelai, erano decisamente più azzurri rispetto a come li aveva di giorno. Ricordavano il colore del cielo primaverile, privo di nuvole.
<<Mi piace il colore delle tue guance la mattina>> sussurrò. <<Sono leggermente arrossate>>.
Gli sorrisi sentendo le guance scaldarsi leggermente.
<<Che ore sono?>> chiesi.
<<L'ultima volta che ho guardato era mezzogiorno e mezzo>> disse, voltandosi verso il suo comodino. <<È l'una>>.
<<Mi spiavi da mezzogiorno e mezzo?>>.
<<No, mi sono svegliato intorno alle undici, poi ho lavorato un po' e sono tornato qua>>.
<<Potevi svegliarmi>> affermai.
<<Perché? Non ci siamo addormentati tanto presto ieri sera>> sussurrò, facendo scivolare la sua mano sul mio viso, accarezzando la guancia. <<E poi si può dire lo stesso di te quando mi sono svegliato nel tuo letto>>.
<<Tuché>> sorrisi.
<<Hai da fare oggi?>> domandò.
<<No, nulla di particolare>> risposi figurandomi mentalmente la mia agenda. Non dovevo incontrare nessuno, avevo il sabato completamente libero.
<<Ti va di fermarti qui? Ci prepariamo un buon pranzo e poi non so, torniamo sotto le coperte..>>.
<<Piano decisamente allettante professore>> sussurrai avvicinandomi al suo viso. Solleticai il suo collo con il mio naso. <<Poi?>> gli chiesi.
<<Poi potrei preparati un té caldo o una cioccolata, sempre se non ci riaddormentiamo>> sussurrò facendomi sorridere. <<Infine ti riaccompagno a casa quando vuoi, anche domani se preferisci>>.
Mi alzai, mettendomi seduta su di lui. <<Non potrei mai approfittarmi così tanto della tua ospitalità>> dichiarai. <<Ma il pranzo li accetto volentieri>>.
Sorrise alzandosi, facendo scontrare i nostri petti spogli. <<Vado a vedere cosa offre la casa allora>> sussurrò, prima di lasciarmi un caldo bacio sulle labbra.
Non passò molto che ci trovammo l'uno di fianco all'altra mentre mi mostrava come tagliare del radicchio senza farmi del male. Gli avevo rivelato che io e la cucina fossimo due mondi opposti, come il giorno e la notte. Lui l'aveva presa come sfida, voleva insegnarmi a fare il risotto, per una questione di orgoglio veronese, aveva aggiunto.
Prima di metterci ai fornelli mi aveva fatto fare il giro della casa, dato che la sera prima non ci avevo dato molto peso, impegnata com'ero.
Possedeva una modesta villetta a schiera a due piani nella zona della Valpolicella, durante il ritorno dal locale ero riuscita a riconoscere le strade, e i vitigni, con le colline nello sfondo, che mi mostrò fuori dalla finestra ne erano la conferma.
La cosa che mi aveva sicuramente impressionata di più era stata l'immensa libreria nel salotto, che prendeva un intera parete attorno alla tv. Lui, modesto com'è, aveva tentato di sminuire la cosa, cercando di condurmi in cucina.
Non ci voleva un contabile per capire che Massimiliano non avesse problemi finanziari, almeno all'apparenza, d'altronde oltre ad abitare in una zona di Verona decisamente "altolocata", possedeva una Mercedes ClasseA nuova di fiamma.
In nessun modo questo suo aspetto riusciva però a sfiorarmi.
Non mi importava di certo dei suoi soldi, ero in grado di mantenere alto il mio tenore di vita, da sola.
Ero interessata invece a scoprire di più su di lui, sulla sua vita, il suo carattere, tutto.
<<Hai fratelli o sorelle?>> gli chiesi quindi, mentre riponevo il primo radicchio tagliato in un recipiente.
<<Ho un fratello e una sorella più grandi di me, Davide e Jessica>> mi informò, prima di sparire dietro ad un' anta della dispensa.
<<Sei il terzo quindi>> pensai ad alta voce.<<E come sono?>> chiesi.
Tornò da me con una bottiglia di vino rosso, sorridendo come un bambino. <<Loro sono fantastici, dei libertini>>.
<<Davvero?>> il mio tono risultò decisamente sorpreso.
Mi colpì piano con la spalla. <<Sì, hanno fatto impazzire i miei genitori da giovani>> sorrise. << Poi sono stati costretti a vivere una vita non propriamente loro, negli anni si sono dovuti adeguare ai doveri, come tutti>> sospirò.
<<I tuoi genitori hanno scelto per loro?>> chiesi, pensando alla strada che aveva dovuto intraprendere Aurora, una vita già scelta.
<<Esatto, io sono riuscito a sfuggire dai paletti che avevano imposto ai miei fratelli, anche perché Davide ha seguito la carriera di medico di mia madre, mentre Jessica si è dilettata nella giurisprudenza, campo di mio padre, essendo il terzo sono stato lasciato libero di decidere>> mi spiegò.
<<E cosa avrebbero voluto fare? Davide e Jessica, lo sai?>> ero estremamente interessata alla sua storia, oltre ad essere ammaliata dalla sua voce.
Lo vidi sorridere. <<Davide voleva insegnare, storia dell'arte se non sbaglio, è un grande appassionato, mentre Jessie voleva fare l'archeologa>> mi spiegò.
<<Sei la reincarnazione dei loro sogni>> osservai, facendolo annuire.
<<Diciamo di sì, anche se è ironico, perché non mi hanno influenzato in nessun modo>>.
<<Gli piacciono comunque i rispettivi lavori?>>.
<<Oh sì, Davide è pediatra e ama davvero moltissimo ciò che fa, mentre per Jessica è stata un po' più difficile, ma credo se la sia messa via>>.
<<Anche i miei genitori hanno cercato di imporci paletti, mia madre nello specifico, e come i tuoi fratelli, anche mia sorella Aurora non è riuscita a sfuggire ai doveri imposti>>.
<<E di cosa si occupa?>> domandò.
<<È un avvocato, come Jessica ha seguito mio padre>>.
<<E tu? Ce l'hai fatta a sfuggire?>>.
Sospirai. <<Sì, ma non è stato semplice, il rapporto con mia madre è stato compromesso per sempre>>.
<<Mi dispiace>> sussurrò. <<Anche mia sorella ha rischiato con mio padre, quindi posso capire>>.
Gli sorrisi, osservando il suo sguardo triste. <<Amo il mio lavoro Massimiliano e poi potrò sempre contare su mio padre e mia sorella, che adoro>>.
<<Eppure il tuo è un lavoro più che rispettabile>> affermò, iniziando a tagliare una cipolla. <<Insomma sei comunque una donna con grinta che si da da fare, perché non esserne fieri?>>.
<<Se vuoi la risposta basta che vieni ad una delle cene di famiglia, mia madre riesce sempre a tirare fuori il discorso anche nei momenti meno opportuni>> risi, coinvolgendolo.
<<Aurora invece com'è? È la madre di Camilla vero?>> domandò.
Annuì. <<Camilla ed il piccolo Giacomo>> precisai. <<Lei è la figlia perfetta, quella che tutti i genitori vorrebbero e nonostante questo sa essere anche la sorella perfetta, lei c'è sempre stata e so che ci sarà sempre per me, anche se ha mille impegni>> mi voltai, notando come mi stesse ponendo attenzione, nonostante fosse impegnato in altro. <<Fermami, esagero sempre quando inizio a parlare>> sorrisi.
<<Mi piace ascoltarti parlare in realtà>> mi guardò divertito.
<<Lo stesso vale per me professore>> gli sorrisi, osservando i suoi occhi chiari velati di lacrime. <<Oh non commuoverti, giuro che stavo dicendo la verità>> scherzai, sapendo benissimo che i suoi occhi stavano reagendo alla cipolla tagliata.
Lui si voltò verso di me. <<È che le cipolle tirano sempre fuori il lato più emotivo di me>> spiegò, prima che scoppiassimo a ridere.
<<Ah quindi non sei un bad boy senza cuore, forte e coraggioso>> mi lamentai.
Sghignazzò. <<Oh no cara Sibyl, cioè mi reputo una persona forte e coraggiosa, ma ho un cuore, anche troppo grande>>.
<<Lo dici come se fosse una cosa brutta>>.
Mise a soffriggere le cipolle. <<In realtà lo è>> dichiarò. <<Specialmente se lo sprechi con persone che non se lo meritano>>.
Gli passai la ciotola di radicchio tagliato. <<Dovresti fare come me, non disturbarti nemmeno ad usarlo>> gli sorrisi.
<<Secondo me lo usi>> rispose invece Massimiliano, avvicinandosi a me. Prese un laccetto della sua felpa che stavo indossando. <<Solo che vuoi passare per la donna forte ed indipendente, e credimi non ho nulla in contrario, soprattutto in una società come questa, solo..>> portò una ciocca dei miei capelli dietro al mio orecchio. <<Solo stai attenta, insomma è bello provare sentimenti, perché reprimerli?>>.
I suoi occhi grigi cercarono di scrutarmi indiscreti. <<Paura, credo>> le parole mi uscirono senza che me ne rendessi conto. Mi appoggiai con la schiena al piano della cucina, incrociando le braccia.
Stavo per rivelare a Massimiliano una parte di me che nemmeno Greta conosceva e la cosa strana era che volevo farlo, volevo confidarmi con lui. <<Sai nella vita ho avuto altri uomini, ma non si è mai creato nessun legame affettivo, nel senso intimo del termine, e pensare a sentimenti, come l'amore, mi spaventa, ho paura che deludano le aspettative>> alzai lo sguardo verso di lui, impegnato ad osservarmi. <<Può sembrare stupido, eppure è una cosa che ho dentro dai tempi del liceo e che mi ha resa così, ora>>.
<<Credi quindi che non troverai mai l'amore?>> chiese.
<<Mai credo sia esagerato>> sbuffai osservandolo divertita. << Credo solo che quello che penso sia amore, non faccia al caso mio, al momento>>.
<<Come se potessi decidere te>> mi sorrise. <<L'amore è una di quelle cose che non puoi controllare, forse è quello che ti spaventa>>.
Lo guardai alzare le spalle, prima di voltarsi a mescolare le cipolle e riempire la pentola con il radicchio. <<A me spaventa quello che lascia, il dolore per lo più>> aggiunse, senza guardarmi.
<<Lo hai provato?>> chiesi.
Annuì. <<Qualche giorno prima che ti incontrassi al supermercato>> mi raccontò. Si appoggiò anche lui al piano della cucina con la schiena, guardando davanti a sé. <<Quando credi che il tuo amore sia ricambiato, ma poi scopri che non eri davvero all'altezza delle sue pretese, ma lei al posto di affrontare la cosa da persona adulta decide di condurre una relazione segreta con un altro uomo>> mi guardò. <<Più giovane, più bello, più divertente..>> alzò di nuovo le spalle.
Mi avvicinai, poggiando una mano sulla sua spalla. <<Mi dispiace Massimiliano>> gli sorrisi. <<Per quanto possa valere si è lasciata scappare un buon partito>>.
<<Ti sembrerò patetico>> rise.
<<Non mi permetterei mai di giudicare il mio cuoco personale di risotti>> lo feci ridere con più convinzione.
Guardai la pentola dietro di lui, dove il radicchio stava cuocendo, ancora aggrappata alla sua spalla. Sentivo lo sguardo ancora divertito di Massimiliano addosso. Tornai quindi a guardarlo, sorridendogli gentilmente.
<<Che hai da guardare?>>.
<<<È che trovo semplice raccontarti di me, di norma sono una persona molto riservata>> sussurrò.
<<Siamo in due allora>> lo osservai compiaciuta. <<Forse il sesso ha aiutato>>.
Rise. <<Forse>> allungò una mano verso il mio fianco, avvicinandomi a lui. <<Mi piace la tua compagnia Sibyl>>.
<<Potremmo vederci più spesso allora>>.
<<Mi ignorerai?>> avvicinò il suo viso alle mie labbra.
Lo baciai senza rispondergli e mentre le mie labbra si muovevano lentamente sulle sue ripensavo alle sue parole.
È bello provare sentimenti, aveva detto. E lì in quella cucina li stavo provando, forse senza nemmeno rendermene conto.
Li ignorerò?.
Molto probabilmente sì.
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