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26- La vita reale chiama

Adocchiai con interesse, nel salotto di zia Clary, il vecchio divano cigolante libero, mentre mi lasciavo alle spalle la scia di profumo di frutti rossi, data dalla tisana che stringevo avidamente fra le mani.
Appoggiai la tazza sul tavolino affianco al divano, mentre mi accomodavo, senza alcuna grazia, tra i cuscini morbidi.

Avevo lasciato Londra ormai da tre giorni e, prima di tornare in Italia, mi ero fatta facilmente convincere da mia zia, a passare qualche giorno nella villa di famiglia a Bath, per staccare le batterie. Nonostante l'invito fosse stato esteso anche a Tommaso, lui lo aveva gentilmente declinato, preferendo rientrare e riabbracciare prima i propri cari.

Sfiorai la copertina consumata del libro che avevo preso in prestito dalla libreria di zio Alfred, di cui mia zia non aveva ancora avuto il coraggio di disfarsi, e ripresi a leggere da dove lo avevo lasciato quella mattina, prima della passeggiata per vie caratteristiche del centro.
Recuperai la tazza dal tavolino e la strinsi fra le mani fredde, coprendo con il palmo il volto del disegno di Mr. Darcy, prima di immergermi completamente nel libro.
La mia mente si allontanò con facilità dalla realtà che mi circondava, regalandomi momenti di pace assoluta.

Quei giorni con zia Clary mi stavano rigenerando come non mai. Sorridevo più del solito, passavo ore a chiacchierare con lei di qualsiasi discorso ci passasse per la testa e, cosa più importante, mi stava insegnando a migliorare il mio rapporto con la cucina. Non che mia zia fosse una cima in materia, ma era talmente affascinata dall'Italia che entrambe, ogni sera, ci facevamo in quattro per preparare i piatti tipici. Quella sera in programma avevamo le lasagne al ragù.

<<Darling>> attirò la mia attenzione zia Clary, facendo capolino nella stanza. <<Lo so che non vuoi essere disturbata dal mondo esterno, ma il tuo telefono continua a vibrare di là>> mi avvertì accomodandosi di fianco a me con una bella tazza di tè nero.

Alzai le spalle, senza scollare gli occhi dal libro. <<Lo spegnerò, così non ci disturberà più>>. Non avevo nessuna intenzione di tornare alla realtà, non ancora.

Zia Clary scoppiò a ridere. Mi voltai ad osservarla, ammirando come la pensione le facesse bene. I suoi occhi glaciali, come i miei, erano molto più sereni e meno turbati. I ricci grigi risplendevano di una luce che non le avevo mai visto.
Nonostante condividessimo la dedizione nel mettere noi stesse nei propri lavori, da quando aveva abbandonato la carriera da detective era un'altra persona.
Aveva chiuso quel capitolo della sua vita con estrema serenità, riuscendo ad iniziarne subito uno nuovo, in grado di renderla ancora più felice.

<<Piccola mia, a me non disturba>> mi sorrise, aprendo il quotidiano che si era portata dietro. <<Mi dispiacerà non averti più qui intorno>> aggiunse poi con affetto.
<<Non dirlo a me>> mi lamentai, appoggiando la testa allo schienale del divano. <<L'idea di dover tornare in mezzo a quel caos...oddio>> sbuffai, chiudendo definitivamente il libro sulle mie gambe.

<<Credo non sia semplice dirigere una rivista, no>> sussurrò. <<Ma da quel che so è una cosa che ti viene piuttosto bene>> aggiunse, prima di sorseggiare un po' di quel tè nero. <<Ho scordato il latte>> pensò ad alta voce.

<<Te lo prendo>> mi proposi.

<<No, va bene così>> mi bloccò. <<Dobbiamo finire la nostra chiacchiera>> chiuse il giornale.
Sospirai divertita. <<Che mi devi dire?>> le domandai. Adorava darmi dei consigli.

Ridacchiò. <<Penso solo che quello che definisci "caos" non si riferisca solo al lavoro>> mi osservò divertita. <<Ma anzi..al matrimonio di Greta e il bel professore>> concluse soddisfatta.

<<Quando sono diventata così scontata?>>.

<<Ma non sei scontata!>> esclamò. <<Piuttosto, ti conosco troppo bene>> continuò modesta. <<Siamo molto simili tu ed io>> aggiunse, tornando a sorseggiare il suo tè.
<<Hai ragione>> sussurrai, lasciando che cadesse un breve silenzio di riflessione, mentre mi facevo cullare dal sapore della mia tisana.
<<Non so come affrontarlo>> le confidai senza guardarla, sapendo che avrebbe subito capito il riferimento a Massimiliano. <<Sono nuova in queste cose e ammetto di avere un po' paura>> feci una pausa per formulare meglio i miei pensieri. <<Paura di riuscire a farmelo di nuovo sfuggire dalle mani, o paura di trovarlo felice..con un altra>>.

Zia Clary non si lasciò scoraggiare. <<Non mi sembra sensato preoccuparsene adesso>> sorrise. <<Quando sarà il momento lo affronterai, con determinazione, e gli dirai come stanno le cose, quel che pensi, e poi lascerai a lui la decisione>>.
<<Di certo non posso costringerlo, quello no>> ridacchiai, stringendo sempre di più la tazza fra le mani, rischiando di rovinare il bel volto di Darcy.

<<Sono sicura però che andrà bene, qualsiasi cosa dirà lui>> annunciò. <<Hai la corazza dura, un rifiuto non ti distruggerà, ti renderà forse più umana>> ironizzò, facendomi ridacchiare.

<<In caso so di poter contare su James>> sussurrai, facendola sghignazzare come non mai.
<<Oh quel povero ragazzo>> disse, tra una risata e un'altra. <<Spero per lui che non continui a giocare così con il fuoco>>.

Ripensai al nostro ultimo incontro. Il giorno della mia partenza per Bath, si era offerto di accompagnarmi alla stazione dei treni. Con la scusa mi aveva offerto la colazione e aveva provato ad intavolare una strana conversazione.
<<Voglio venire a trovarti in Italia>> aveva detto, allungando una mano verso di me.
Il mio stupore era prevedibile, dopo quelle parole. <<Perché? Non credo tu sia interessato alle città ed hai paesaggi>> gli avevo fatto notare.
<<Vero>> aveva ghignato. <<Ma ci sarai tu>> alzò lo sguardo verso il mio.
Mi era quasi andato di traverso il mio espresso. <<James Evans?>> ero sbalordita. <<Cosa sentono le mie orecchie>>.
<<Fatico a crederlo anche io sinceramente>> avevamo riso di gusto, prima che una sua mano si infilasse sotto le maniche del mio cappotto per accarezzarmi la pelle calda del braccio. <<Mi mancherai Bibi>> aveva aggiunto sincero.
<<Anche tu Jems>> avevo ammesso. <<E spero tu riesca a trovare una mia degna sostituta che riesca a rubarti completamente il cuore>>.
<<Oh, io spero di no>> aveva alzato gli occhi al cielo.

Lasciai sfumare il ricordo del belloccio, dovendogli riconoscere il ruolo incisivo che aveva avuto durante quell'anno lontano da casa. Grazie a lui avevo capito cosa avevo perso, cosa non avevo visto, cosa non ero stata in grado di tenermi stretto più di qualsiasi altra cosa.

<<Bloody Hell!>> esclamò zia Clary, nello stesso tono che usava mia madre, mentre si asciugava gli occhi lucidi dalle risa. Allungò una mano verso il suo cellulare che aveva iniziato a suonare. <<Credo che qualcuno sia davvero impaziente di scambiare due parole con te>> disse, passandomi il telefono.

Lessi il nome di Aurora sul display.

<<La vita reale chiama>> aggiunse mia zia, facendomi sorridere.

-

Portai una mano sulla e labbra per coprire un violento sbadiglio. Riaprii gli occhi in tempo per notare il cartello autostradale con scritto "Verona", che stavamo superando.
Osservai il paesaggio illuminato da quella bellissima giornata di sole. Mi si strinse il cuore quando il mio sguardo finii sulle montagne che facevano da sfondo alla mia città: il Corno d'Aquilio davanti e dietro, un po' nascosto, il Gruppo del Carega ancora innevato. Ero davvero a casa.
Presi un bel respiro, come se per tutto quell'ultimo anno non fossi riuscita davvero a riempire bene i polmoni, e mi concessi qualche attimo di malinconia.

<<Allora, vedrai i tuoi amici questa sera?>> mi chiese Aurora, alla guida. Mi voltai verso il finestrino, nascondendo così gli occhi lucidi da mia sorella. Avevamo già pianto abbastanza all'aeroporto quando ci eravamo finalmente riabbracciate.

<<No>> mi schiarii la voce. <<Li vedrò domani, mi hanno lasciato oggi per riprendermi, oltre al fatto che devono lavorare>>.

Aurora annuì, senza approfondire. <<E il tuo lavoro invece? Spero che Melania ti abbia lasciato qualche giorno di riposo>> esclamò.
<<Sì sì>> annuii, riuscendo finalmente a voltarmi verso di lei. <<Due settimane di ferie, solo che una, più o meno, l'ho passata con zia Clary>> le spiegai, osservandola.

<<Allora potremmo organizzare una cena con mamma e papà, appena ti riordini un po' le cose, che dici? Giacomo e Camilla non vedono l'ora di riabbracciarti>> sorrise.

<<Certo>> avevo detto subito, senza che ci fosse il bisogno di pensarci su. <<Quei due mostriciattoli, come stanno?>> domandai riferendomi ai miei nipoti.

<<Bene>> gli occhi grigi di Aurora si riempirono d'orgoglio. <<Jack è un tale genietto che a volte fatico a credere che sia figlio mio>> ridacchiò. <<Camilla invece è tutta suo padre, un pezzo di pane>>.

<<Meno male che sono tornata per mettere un po' di pepe alla tua vita ordinaria allora, dammi una settimana e te li stravolgo>> scherzai, facendola ridere.

In meno di venti minuti stavamo liberando l'auto di Aurora dalle mie due valigie, più un grosso borsone. Mi precedette per aprire la porta dell'entrata e iniziare a salire gli scalini, ma si fermò sul pianerottolo del mio piano. <<Apri tu>> mi lanciò il mazzo di chiavi che le avevo lasciato prima di partire. <<É casa tua>> sorrise.

Lo presi al volo, andando allegramente verso la porta per aprirla. Per tutto quel tempo avevo ricacciato indietro le lacrime che minacciavano di inondare tutta la città, e Aurora sembrava averlo notato. <<Se ti aspetti che mi metta a piangere Auri...>> non riuscii a concludere la frase che delle urla e una miriade di coriandoli mi volarono addosso, non appena aprii la porta.

<<Ben tornata!>> urlò la folla riunita nel mio piccolo salotto.D'istino mi portai le mani davanti alla bocca, scioccata.
<<Dicevi?>> mi chiese dolcemente mia sorella, passandomi un fazzoletto che riuscisse a contenere tutte le lacrime di gioia che non riuscivo più a controllare.

Grigri fu la prima a saltarmi addosso, stringendomi forte, mi parlava, ma non la sentivo, poi fu il turno di Dan che piangeva più di me ed infine venni catapultata verso un Enrico divertito dalla mia reazione. Allargò le braccia per abbracciarmi. <<Ben tornata a casa>> mi aveva sussurrato ridendo, nascondendo così i miei singhiozzi e i miei miseri tentativi di asciugarmi le guance.

I miei genitori mi riempirono di baci, più di quanti ne avessi ricevuti in tutta la mia vita, cercando così di celarmi la loro commozione, o almeno era quello che tentava di fare mia madre, mentre i singhiozzi di mio padre superarono i miei.

Anche Riccardo volle prendersi un bell'abbraccio. <<Finalmente>> aveva detto. <<Non so quanto tempo saremmo resistiti ancora senza di te>>.
Infine venni spinta sul divano dall'incontrollabile gioia dei miei nipoti, che si presero l'abbraccio più lungo.

Per fortuna non ci misi molto a riprendermi, riuscendo a ringraziali della bellissima sorpresa.

C'erano tutti, tutti tranne lui.
Lui non c'era.


Note
- sto seriamente pensando di non seguire la linea temporale dei fatti e pubblicare un capitolo a settimana per accorciare i tempi, e per non lasciarvi troppo sulle spine. Anche perché se si conta che l'attesissimo matrimonio si svolgerà a Maggio, fate voi i vostri conti (risata malvagia 🤫).
In realtà sono io che fremo dalla voglia di pubblicare tutto, e non riesco più a trattenermi! 😂
Fatemi comunque sapere che ne pensate e se preferite seguire i fatti in "tempo reale" (con un commento magari 😉).

- punto due, volevo avvisarvi che ho lavorato sulle grafiche della Trilogia ultimamente, quindi vi avverto che ci saranno dei "lavori in corso" per quanto riguarda i primi capitoli della storia. Sposterò alcune cose e ne aggiungerò di nuove, ma tranquilli, la storia rimarrà immacolata. Oh e cambierò la copertina (per la milionesima volta, I know)
Mi farebbe molto piacere sapere poi il riscontro, quindi a novità inserite, tornate indietro, ai primi capitoli, a darci un occhiata ✨

- punto tre, GRAZIE, grazie a tutte voi lettrici e tutti voi lettori, per essere passati di qui e aver scelto di conoscere la storia di Sibyl 💕. Spero di non avervi deluso fino ad adesso e di avervi persino convinto a proseguire con la Trilogia, perché credetemi, Beatrice e Sofia hanno un sacco di cose da raccontare.

A presto,
elena.

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