14 - Buon compleanno Sibyl
Strinsi la mano a Tommaso, felice di assumerlo come mio nuovo segretario.
La settimana lavorativa stava per finire e non poteva che concludersi nei migliori dei modi, salvandomi dall'inferno in cui mi ero trovata a lavorare ultimamente.
Sciolsi la stretta in tempo per voltarmi e starnutire. Mi stavo ammalando, la testa mi pulsava e non avevo la ben che minima intenzione di prendermi l'influenza, quel weekend dovevo accompagnare Massimiliano alla mostra e non potevo mancare.
<<Salute>> esclamò Tommaso, quasi più felice di me.
<<Grazie>> sussurrai, sistemandomi il viso con un fazzoletto. <<Comunque>> ripresi il discorso, tornando a guardarlo. <<Questo pomeriggio provvederò a inviare le carte, nel giro di una settimana dovresti già essere operativo, spero>> aggiunsi.
<<Non vedo l'ora>> sussurrò contagiandomi con il suo esuberante entusiasmo. <<Ma prima che cominci..>> disse poi. <<Forse dovresti sapere che ho scritto un post un po' di tempo fa>> provò a dirmi imbarazzato.
<<Se intendi il post dove esprimi le tue idee su questa rivista e altre, beh sappi che era da un po' che non ridevo così di gusto>> rivelai, ridacchiando, mentre raccoglievo le cose essenziali per godermi la mia pausa pranzo.
Lui osservò i miei movimenti titubante. <<Davvero?>>.
<<Sì, sai essere sinceri ripaga sempre Tommaso>>.
Lo invitai a pranzo con me, senza però dimenticarmi prima di presentargli Melania, che declinò l'invito fuori, ben felice però di poter iniziare a lavorare con lui, anche se non l'averebbe fatto a stretto contatto come la sottoscritta.
Uscimmo dalla redazione, avviandoci nell'atrio del palazzo, mentre sull'ascensore Tommaso mi raccontava che tipo di correttore aveva scoperto per coprire le occhiaie, oltre che consigliarmi una maschera per combattere i segni della stanchezza. Un ragazzo dai mille segreti che non vedevo l'ora di scoprire.
<<Sei sicuro di voler fare il giornalista?>> gli domandai ironica, stregata dalla sua bravura nel presentarmi i prodotti.
<<Senza dubbio>> esclamò. <<Amo tutto ciò attorno al beauty, ma è una passione, un hobby, io vorrei essere la voce che scrive per le masse, per sensibilizzarle...parliamo del trucco sull'uomo per esempio, chi ne parla? Nessuno, ed è quello che voglio fare, condividere informazioni, mettendoci però del mio>> spiegò.
<<Credo che andremo d'amore e d'accordo>> esclamai sorridendogli.
Passammo davanti alla reception e salutai un paio di colleghi, che stavano rientrando. Mentre indossavo la sciarpa, per non peggiorare la mia situazione in fatto di salute, trovai Enrico sulla porta che mi aspettava e desiderai di saper utilizzare la mia diavolo di agenda, perché mi ero completamente dimenticata il pranzo che dovevo fare con lui.
Se ne accorse, lo vidi scuotere la testa, prima di avvicinarsi. <<Sei un'amica inutile>> affermò in tono piatto, senza degnare di uno sguardo Tommaso che era rimasto immobile di fianco a me.
<<Non ho scuse Henry, lascia che te lo offra io il pranzo>> tentai di salvarmi.
<<Come minimo>> esclamò sospirando, spostando finalmente lo sguardo su Tommaso. Gli occhi limpidi di Enrico osservarono il ragazzo con disinvoltura, ma tornarono presto su di me curiosi e un filo confusi.
<<Tommaso, lui è il mio migliore amico Enrico>> lo presentai. <<Enrico lui è il mio nuovo assistente Tommaso>>.
Henry sfilò una mano da suo elegante cappotto, stregando il povero Tommaso con un sorriso ammaliante.
<<Se sei ancora in tempo, non accettare di lavorare con questa pazza>> ironizzò.
<<Troppo tardi>> rispose Tommaso. <<E poi la pazza è stata lei ad assumermi>>.
<<La rivista andrà alla grande allora>> commentò Enrico facendoci ridere.
Il mio amico sembrava di buonumore quel giorno e fu più che felice di inglobare Tommaso al nostro pranzo.
Avevo osservato entrambi per tutto il tempo, notando comportamenti strani, Tommaso continuava a riempirlo di domande, facendogli solo che piacere, dato lo sfacciato egocentrismi di Enrico, ma il ragazzo riusciva anche a sostenere conversazioni interessanti su argomenti che nemmeno io conoscevo.
Il mio amico poi non l'avevo mai visto così curioso di conoscere una persona, era riuscito a prendere in mano la conversazione quasi subito, senza imbarazzo, ma soprattutto senza quella faccia svogliata che indossava sempre.
Non ci misi molto a capire che fossi la terza in comodo.
Quando salutammo Tommaso, fuori dal locale, mi fermai ad osservare il mio amico con un'espressione sfacciata.
<<Non guardarmi così>> mi aveva rimproverata.
<<Ho appena visto Enrico in azione? Enrico che non vuole ragazzini attorno a sé, stava ammalano un povero sfortunato?>> domandai, stuzzicandolo.
Alzò gli occhi al cielo. <<Ragazzino? Sa più cose di me sul mio lavoro e sulla politica Sibyl, se non l'avessi già assunto te, lo avrei fatto io>>.
<<Solo perché ti interessa in abito lavorativo>> lo presi in giro, e lui mi fulminò con lo sguardo. <<Sì>> dichiarò.
Poi prese il suo telefono ridacchiando. <<Anche se mi ha lasciato il suo numero, mentre stavi pagando>> aggiunse lasciandomi a bocca aperta. <<Sa il fatto suo devo dire>>.
<<Che ipocrita>> lo colpì sorridendogli. <<Henry è il mio nuovo assistente non trattarmelo male>> lo avvertii.
<<Tranquilla Sibyl>> sussurrò, tornando con le mani in tasca. <<E poi non so cosa ho voglia di fare, mi conosci>> alzò le spalle. <<Vedremo>> aggiunse.
-
Contro ogni mia preghiera, mi ero ammalata.
Era giovedì otto dicembre quando, nel tardo pomeriggio, Melania mi aveva mandata a casa, per evitare che contagiassi tutta la redazione, oltre al fatto che ero accasciata sulla mia sedia dalla quale non riuscivo a muovermi.
Greta si era offerta di venire in mio soccorso il venerdì mattina, nonostante fosse festa, accompagnandomi dal dottore, che mi obbligò a cinque giorni di reclusione e medicine, anche se non avevo febbre.
La mia migliore amica mi aveva accompagnata a casa, assicurandosi che andassi a dormire, prima di andare a comprarmi delle minestre già pronte, solo da scaldare quindi e le medicine che dovevo prendere. Quella sera mi aveva fatto vedere come cucinarmi quei bordini per nulla invitanti e mi aveva scritto su un foglio quando prendere le pastiglie che le aveva dato la farmacista, dato che le sembravo troppo rintontita per potermene ricordare.
Il sabato mi erano svegliata senza la minima voglia di muovermi, il tragitto che avevo fatto solo per andare e tornare dal bagno mi era costato non poche fatiche. Greta mi aveva chiamata per assicurarsi che a pranzo mi preparassi qualcosa da ingerire e poi mi aveva ricordato le medicine. Nemmeno mia madre era mai stata così assillante durante la mia infanzia.
Nel pomeriggio, rannicchiata sotto il piumone caldo, avevo chiamato Massimiliano, sentendomi malissimo per non poterlo accompagnare alla mostra. Lui mi aveva rassicurata con la sua voce calda, insistendo che quella sera sarebbe venuto a farmi compagnia. Con voce decisa invece, lo avevo pregato di andare all'evento con qualcun altro, per non perdere un'occasione come quella solo per la mia influenza, gli avevo inviato i biglietti via email, e per fortuna ero riuscita a convincerlo.
Quel weekend quindi l'avevo passato facendo qualche passo in casa, con il piumone attorno, per fermarmi ogni due metri sfinita.
Mi ero costretta a prendere le medicine e nutrirmi, nonostante non ne avessi voglia, eppure già la domenica sera non avevo più mal di gola e tosse, solo il naso un po' gocciolante e la testa che aveva più o meno smesso di pulsare. Avevo passato le ore a dormire, bere bevande calde, per sciogliere quel muco che mi stava uccidendo e guardare il Trono di Spade.
Ero una di quelle poche persone sulla Terra che non aveva ancora iniziato la super acclamata serie Fantasy, più per mancanza di tempo che voglia, quindi mi ero fatta coraggio e l'avevo finalmente cominciata il sabato mattina, annoiata dal silenzio che regnava nella casa e troppo malata per lavorare sul mio articolo.
Giusto per non farsi mancare nulla, il lunedì sera, mentre consumavo il mio primo pasto solido, che consisteva nell'aggiunta della pastina al brodo già pronto, e guardando la quinta puntata della terza stagione della serie tv, mi arrivarono le mestruazioni, facendomi imprecare.
A mezzanotte di lunedì undici, quindi ormai martedì dodici dicembre, ero sdraiata a pancia in giù, con un cuscino rubato dal divano, messo fra il materasso e le ovaie che mi trapanavano il ventre, mentre le mani erano incastrate sotto la felpa, per trattenere i dolori.
Una posizione inusuale, ma solo così riuscivo almeno a respirare, evitando di svenire dall'intensità di quel male.
In realtà ero più teatrale del dovuto, ma se c'era una cosa che non sopportavo erano proprio le mestruazioni.
<<Buon compleanno a me>> sussurrai poi, osservando i secondi che scorrevano sulla sveglia accanto al comodino.
Il telefono squillò a mezzanotte e due, rompendo il silenzio che si era creato nel mio appartamento. Sfilai la mano dalla mia posizione afferrandolo e senza guardare chi fosse risposi, tanti sapevo già chi erano le pazze che chiamavano a quell'ora. <<Augurii!>> urlarono nelle mie orecchie, facendomi sbuffare.
Greta e Daniela iniziarono a cantarmi la canzone di tanti auguri nelle orecchie, facendomi allontanare il telefono, che riavvicinai solo quando fui sicura che avessero smesso di urlare. <<Grazie>> sussurrai.
<<Stavi dormendo?>> chiese Daniela preoccupata.
<<No, mi sono arrivate>> annunciai.
<<Non ti bastava ammalarti, giustamente>> commentò Greta.
<<O faccio le cose bene, o non le faccio>> scherzai, cambiando posizione. Mi sdraiai a pancia in su, portandomi dietro però il cuscino, che continuai a premere sulla pancia.
<<Come stai?>> si informò Daniela. <<L'influenza è passata?>>.
<<Sì, ho chiesto medicine potenti e sono stata accontentata>> spiegai. <<Mi soffio ancora il naso ogni tre per due, ma almeno non mi sento più esplodere la testa>>.
<<Meno male, pensa che due miei colleghi sono a casa con quaranta di febbre>> ci raccontò Dan. <<Almeno quella l'hai scampata>>.
<<Per fortuna>> sospirai. <<Ascoltate..>> iniziai a dire, osservano il soffitto buio. <<Domani sera volete venire qua? Una cosa tranquilla>> proposi.
<<Bibi cara, non possiamo, te ne sei dimenticata?>> mi ricordò Greta.
<<Oh già, la super cena delle banche>> sussurrai. <<Come non detto allora, magari facciamo qualcosa questo weekend>>.
<<Su quello puoi contarci Bibi>> confermò Daniela entusiasta.
Chiacchierammo ancora per poco, ma riuscirono comunque a mettermi di buon umore, aggiungendo che mi volevano un mondo di bene e che sarebbero venute presto a trovarmi.
Mi convinsi che avrei passato da sola il compleanno quando anche Enrico rifiutò il mio invito, la mattina successiva, quando mi aveva chiamata per darmi della vecchia piena di dolori.
Mi aveva detto che Tommaso gli aveva chiesto di andare bere qualcosa e credeva che data la mia malattia non avremmo fatto nulla. Gli avevo risposto che doveva uscire senza preoccuparsi, anche se dubitavo che mai lo avrebbe potuto fare. E poi gli avrebbe fatto più che bene pensare un po' alla sua vita privata.
Il pomeriggio del mio compleanno mi ero concessa una lunga doccia bollente restauratrice. I muscoli si erano rilassati sotto il getto che fece sfumare via i dolori che ancora avevo, facendomi respirare quegli attimi di pace assoluta al profumo di Iris e vaniglia.
Mi ero persino fatta una maschera idratante, sdraiandomi a letto a leggere articoli qua e là su internet, interrompendomi solo per rispondere alle mille chiamate che mi arrivavano per gli auguri.
Anche Riccardo mi aveva chiamata, tendendomi compagnia per un bel periodo di tempo, chiedendomi persino se avessi voluto che mi portasse fuori lui, dato che Greta non se lo sarebbe portato dietro quella sera. Avevo gentilmente declinato l'invito, con la scusa che non fossi ancora in pieno possesso delle mie facoltà fisiche, il che era vero.
Infine, dopo essermi presa del tempo per asciugare i capelli ondulati, riempiendoli di oli e creme, per renderli soffici, ero tornata alla terza stagione del trono di spade, pensando di mandare a quel paese la malattia ed ordinarmi una pizza d'asporto.
Alle sette ed un quarto suonò il citofono, curiosa saltai fuori dal groviglio di coperte e cuscini che mi ero creata, alla fine la pizzeria non l'avevo ancora chiamata. Andai ad aprire sperando che Greta non avesse avuto la geniale idea di chiamare tutti e portarli da me.
Quando alzai la cornetta non c'era ombra di Greta, al contrario trovai un uomo alto dai capelli scuri con un elegante cappotto addosso. <<Professore..>> dissi incollandomi la cornetta all'orecchio, mentre osservai la sua reazione dalla telecamera.
Il suo sorriso, messo a fuoco male, mi scaldò il cuore. <<Signorina Sibyl, è arrivato il suo chef per la cena>> mi disse facendomi ridere.
Gli aprii subito e lo attesi sulla porta.
<<Stai parlando del mio chef di risotti?>> gli chiesi guardandolo salire le scale. Lo sentii ridere. <<Di risotti, di polenta calda, di torte..>> iniziò a dire raggiungendomi. <<Quello che vuoi>> affermò arrivando davanti a me, con in mano due sacchetti.
Mi baciò prima che potessi fermarlo. <<Tanti Auguri Sibyl >> sussurrò sulle mie labbra facendomi venire la pelle d'oca.
Portai le mie mani calde sul suo viso raffreddato dalle basse temperature che dominavano dicembre e gli sorrisi. <<Grazie>> gli accarezzai lo zigomo. <<Ma prima di baciarmi dovresti assicurarti che non ti attacchi qualche malanno>> lo rimproverai.
Lo feci entrare. <<Non mi importa, volevo farlo>> rispose, avviandosi in cucina per appoggiare le borse ai piedi del mio tavolo. <<E poi so per certo che sei guarita, ho i miei informatori>>.
Scossi la testa appoggiandomi allo stipite della porta. <<Riccardo>> incrociai le braccia, osservandolo sfilarsi il cappotto, mostrando un maglione in cachemire blu abbinato a dei jeans scuri. Possibile che fosse così affascinante anche vestito casual?.
<<Dammi>> andai a prendergli il cappotto e la sciarpa. <<Te li appoggio in entrata>>.
<<Sarà l'unica cosa che farai questa sera>> dichiarò facendomi sorridere. <<Oltre a dirmi dove posso trovare gli utensili per cucinare>> continuò.
<<Che ti serve?>> chiesi.
<<Ti insegnerò a fare la polenta Sibyl>> mi informò entusiasta. <<E poi mi sono permesso di prenderti una torta, anche se non sei stata molto bene>> si avvicinò a me quando tornai in cucina, prendendomi dolcemente i fianchi. <<I miei informatori mi hanno rivelato che ami il tiramisù>> sussurrò portandomi una ciocca di capelli dietro all'orecchio, avvicinandoci le labbra.
<<I tuoi informatori ti hanno detto altro?>> risi.
<<Sono informazioni top secret>> sorrise osservandomi compiaciuto con quei suoi bellissimi occhi grigi.
<<Grazie Massimiliano>> sussurrai quindi, appoggiandomi ruffianamente sul suo petto.
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