Arsène
Quel bar newyorkese odorava di fritto.
La tappezzeria scadente e con alcune macchie sospette, i tavoli non proprio puliti e le sedie instabili contribuivano a rendere quel posto decisamente poco accogliente.
Ma non avevo alternative.
Dovevo riprendermi.
Sorrisi alla cameriera, forse la cosa più graziosa del locale, mentre mi sedevo al tavolo più pulito che riuscii a trovare.
Lei arrivò immediatamente, baldanzosa, ma in quell'istante non stavo guardando lei.
Qualcosa aveva attirato la mia attenzione.
O meglio, qualcuno.
Un giovane, avrà avuto pressoché la mia età, era appena entrato.
Gli abiti che indossava gli cadevano addosso largamente, sulle spalle spigolose e i tratti magri.
Non era cambiato poi così tanto.
A quanto pare quel giorno sarebbe stato segnato dagli amici d'infanzia.
Sorrisi alla cameriera, ordinando due cioccolate calde, e raggiunsi Sherlock poco prima che arrivasse al bancone.
Gli poggiai una mano sulla spalla, constatando che, sì, era ancora magro e spigoloso come mi ricordavo.
Si voltò, e il sorriso non tardò ad arrivare.
***
-Allora? Cosa ci fai anche tu a New York?- chiesi, prima di bere un sorso della mia cioccolata calda.
-La stessa cosa che ci fai tu, presumo. L'unico anello che unisce entrambi a questa città.
Sorrisi. Era sempre Holmes.
-L'hai vista anche te?- domandai, non stupendomi poi troppo.
-Sì.
-L'uomo che era con lei? Sai di chi si tratta?
-Probabilmente un qualche personaggio boemo. Non so chi sia, non dev'essere noto all'estero.
Ma le caratteristiche somatiche...
-Certo, è logico.- annuii- Dopotutto lei è Maria...
-Non dirlo. Sai quanto odiava essere chiamata così.
Mi zittii.
-Hai letto anche tu l'annuncio...
Annuii. Ero sicura che l'avrei trovata lì.
E rivederla...
Non parlammo molto, dopo.
Lui stava iniziando a muovere i primi passi come investigatore privato... E io ero agli esordi di una grande carriera, seguendo le orme di mio padre.
Ci salutammo quando gli argomenti di cui parlare terminarono e il silenzio diventò imbarazzante.
Ci stringemmo la mano, e fu come cinque anni prima.
Con un unica eccezione. O forse due.
Il sorriso che mi aveva rivolto Irene, poco prima che scomparissi nella folla era marchiato a fuoco nella mia mente. Così come il bacio che mi aveva mandato.
Ci aveva visto entrambi, e con quel gesto aveva dimostrato che no, non si era scordata di noi.
E la certezza che non avrei mai più rivisto i miei amici, gravava come un macigno sul mio cuore.
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