Chào các bạn! Vì nhiều lý do từ nay Truyen2U chính thức đổi tên là Truyen247.Pro. Mong các bạn tiếp tục ủng hộ truy cập tên miền mới này nhé! Mãi yêu... ♥

Capitolo tredici



Camila inspirò profondamente.

Era sparito. Il suo diario era sparito di nuovo.

Ripercorse i suoi passi, ricontrollò lo zaino, fece mente locale annaspando fra i frammenti della giornata perché soggiogata dall'ansia temeva di aver tralasciato qualche particolare quotidiano.

Muretto, classe, mensa, classe... Passo dopo passo. Ricordava di averlo messo nella cartella al mattino, di non averlo usato a lezione, di avercelo ancora a pranzo, ma alla classe dopo non c'era più. Non poteva averlo perso in mensa, era sempre stata seduta e lo zaino, dove era custodito il diario, era rimasto al suo fianco tutto il tempo.

Dinah la stava confortando, carezzandole la schiena, mentre Lauren snocciolava ipotesi su dove avesse potuto perderlo, ma tutte sembrano supposizioni vane. Un diario non scivolava fuori dallo zaino, almeno che qualcuno non lo estrasse.

«Non esageriamo.» Protestò la corvina, scuotendo la testa. A chi poteva interessare il diario di Camila? Non aveva alcun senso.

«Magari l'hai lasciato da qualche parte e uno studente l'ha portato in segreteria.» Dedusse la polinesiana, trovando appoggio da parte di Lauren che si rimproverò per non averci pensato prima.

Camila non diede segno di risposta. Teneva lo sguardo fisso sulla ghiaia e rimuginava sulla giornata... Muretto, classe, mensa, classe.

«Io vado a controllare in segreteria, voi aspettatemi qui.» Propose Dinah, scendendo con un balzo dal muretto dove si erano sedute anche ore prima.

Lauren annuì e seguì il tacito ordine della polinesiana che, con un rapido cenno della testa, la invitò a raggiungere Camila e supplire la sua assenza.

La corvina si affrettò a sedersi accanto a lei, tentennò qualche istante notando il torpore che imprigionava le meningi di Camila, ma poi le poggiò una mano sulla spalla e pacatamente le disse «Non pensare subito al peggio.»

La cubana virò la testa verso di lei, scosse leggermente il capo e sbuffò, riportando gli occhi in basso. Lauren non si scoraggiò; reclinò la testa e intercettò il suo sguardo incupito.

«Camz, non è la fine del mondo. Lo ritroveremo.» Azzardò Lauren, volendo suonare solo rincuorante, ma ottenne l'esito opposto.

Camila la guardò torva, reprimendo la sfrenata voglia di urlarle contro solo perché si trattava di Lauren.

«Non è la fine del mondo, Lauren. Ma in quel diario ci sono scritti i miei pensieri più intimi, pensa se finisse nelle mani sbagliate, pensa se...» Le idee le si accavallavano in mente, una più nefasta dell'altra. Verbalizzare certi pensieri li avrebbe attribuito ancora più importanza e lei non poteva permettersi di proferirli, animarli con la sua stessa voce.

«Ok, lo so.» Assentì Lauren, cingendole interamente le spalle. L'avvicinò a se, portando il capo di Camila sul suo petto. Con la mano le carezzò il braccio, infondendole un po' di conforto tramite della genuina affettuosità.

«Non pensarci adesso. Sono sicura che smemorata come sei l'avrei lasciato da qualche parte.» Sdrammatizzò, abbassando la testa per vedere con i suoi occhi la flebile risata prodotta da Camila, che sentì riecheggiare sul torace.

«Dinah l'avrà già trovato, vedrai.» La rassicurò ancora una volta, ma il conforto si disperse al refolo di vento quando la polinesiana tornò a mani a vuote.

Ripercorsero a voce alta la mattinata di Camila. Lei era sicura di non averlo usato in classe, quando era arrivata a mensa e aveva preso il sacchetto con il pranzo, il diario era ancora lì. Qualcuno glielo aveva sottratto. Non espresse quel pensiero, ma era il più logico che avesse ordito.

«Potrebbe averlo preso Jamie.» Ci pensò Dinah a emettere la sentenza.

Lauren negò subito, ammettendo che anche lei aveva incolpato subito il ragazzo, conoscendo i malfidi intenti che lo contraddistinguevano, ma aveva dovuto assolverlo perché era rimasto in piedi tutto il tempo; anche se avesse voluto, lo zaino era troppo distante per depredarlo.

«Allora, forse, si è messo in combutta con qualcuno. Chi si è seduto accanto a te?» Domandò Dinah, incosciente.

Camila girò lentamente la testa verso Lauren, senza dire parola. La corvina stava già scuotendo energicamente la testa in segno di diniego, ricusando anche solo di prenderla come ipotesi. Lucy non ne era capace, in più non aveva alcun movente. Non poteva essere stata lei.

«Beh, nessuno che fosse interessato a prenderlo.» Rispose vacillante Camila, la quale non era poi così sicura dell'innocenza di Lucy.

Aveva scoperto quella mattina che Lauren l'aveva rimpiazzata all'evento, l'amicizia fra la corvina e la cubana le era sempre risultata incomoda, in più Camila ricordava bene quella volta che l'aveva invitata al tavolo solo per marcare il territorio, mostrandosi affettuosa con Lauren in un modo in cui lei non sarebbe mai potuta essere. Però, nonostante il comportamento scostante che Lucy aveva praticato nei confronti di Camila, non comprendeva il motivo del suo presunto gesto. Che senso aveva rubarle il diario? Voleva forse sapere se la cubana nutriva dei sentimenti nei confronti di Lauren? Beh, fortunatamente le pagine non l'avrebbero tradita perché la cubana aveva sempre usato un acronimo omonimo.

«Ok, domani mattina torneremo a cercarlo in segreteria. Magari i custodi lo troveranno da qualche parte.» Suggerì la polinesiana, aiutando Camila a scendere dal muretto.

Lauren assentì, sostenendo che rimuginarci ora non serviva a niente. A volte dobbiamo solo aspettare.

                                       *****

La mattina dopo, Camila sopraggiunse a scuola prima del previsto. Si recò lei stessa in segreteria, ma fra gli oggetti smarriti il suo diario non era fra questi.
Attese mezz'ora solo per sentirsi dire le stesse parole del giorno antecedente.

Strascicò i piedi nei corridoi, ripercorrendo ancora una volta le azioni del giorno prima. Se le era ripetute fino allo sfinimento, senza trovare un collegamento.

Intanto l'edificio si stava lentamente riempiendo. Ogni volta che Camila passava davanti a qualcuno, questo rideva. Era abituata agli scherni, aveva imparato ad indossarli come pregi. Sì perché, se una qualunque persona ti deride in realtà non sta offendendo te, ma i suoi valori, la sua maturità, mostrando agli altri quanta insicurezza si cela dietro tanta tracotanza. Quindi Camila non se ne curava più, non da quando aveva conosciuto Lauren. Ma anche se poteva affibbiare una spiegazione razionale a dei comportamenti tanto mefistofelici, non voleva dire che non avvertisse i colpi.

Continuò a camminare, udendo risatine che sminuivano la sua persona. Li avrebbe lasciati perdere, sarebbe uscita in giardino ad aspettare Dinah e Lauren, se la suola della sua scarpa non avesse calpestato una pagina del suo stesso diario.

Si chinò a raccoglierla. Era una fotocopia, ma quella era la sua scrittura, quelle erano le sue parole. Una distesa di fogli riempiva il corridoio, fu sicura che appartenessero a lei. Alzò di scatto la testa, notando che tutte le pareti e gli armadietti erano tempestate di pagine del suo diario, con il suo nome scritto dietro ad ognuna di esse.

Tutti stavano leggendo.

Camila si guardò attorno spaesata, la vista le si era sfocata per le troppe informazioni che il suo cervello stava processando. Tutti gli occhi erano su di lei, tutte le risate e le imitazioni rivolte a lei.

Presa dall'impeto del momento, raccolse quante più pagine possibili e le accartocciò, ma distruggendo le prove inconfutabili si stava rendendo ancora più ridicola e qualcuno la stava già immortalando con il cellulare.

«Non risolverai niente così.» Sentì la voce di Dinah richiamarla, poi le sue mani che l'afferravano per i fianchi e la esortavano ad alzarsi.

Camila lasciò cadere le pagine fotocopiate, spargendole per il pavimento e si fece trascinare fuori dalla sua migliore amica.

Muretto, classe, mensa, classe... Stava ancora cercando di capire dove l'aveva perso, chi l'aveva trovato e chi aveva avuto un'idea tanto malsana. Non riusciva a spiegarselo.

Camila odiava non avere risposte.

Una volta in giardino, la polinesiana lasciò andare la cubana che fino ad allora aveva protetto sotto la sua ala. Camila si sedette sul muretto, nascose la faccia fra le mani e non pianse solo perché la voglia di comprenderne il perché sormontava la disperazione del momento.

«Ehi... che succede?» Lauren inizialmente le salutò briosamente, ma notando la posizione di Camila la sua voce si incrinò notevolmente e il suo sguardo chiese spiegazioni a Dinah.

«Qualcuno ha fotocopiato il suo diario e le pagine sono attaccate in tutta la scuola.» Spiegò, afflitta, la polinesiana, sentendo Camila borbottare qualcosa sommessamente fra se e se.

Lauren imprecò, poi si genuflesse all'altezza della cubana e le alzò il volto gentilmente, arpionando i suoi occhi a quelli dell'altra «Camz, non dare di matto.»

«Non dare di matto?! Lauren, ti rendi conto che ora avranno centomila modi per prendermi in giro, perché ora sanno tutto di me!» Inveì Camila, calciando un sasso nelle vicinanze che schizzò via.

«Mi dispiace tanto.» Ammise abbattuta Lauren, con un tono mortificato che parvero quasi delle scuse.

Allora anche Lauren si era avveduta di chi fosse il vero responsabile. Camila lo intuì dal suo sguardo dispiaciuto, come se si stesse scusando al posto della sua ragazza, o come se chiedesse scusa per non averci creduto il giorno prima.

Camila scosse la testa e abbassò lo sguardo «Non è colpa tua.»

Lauren lasciò cadere la testa all'indietro, sospirò. Poi, d'improvviso, annuì come se avesse risolto il problema «So cosa fare. Tu entra a scuola normalmente, ci vediamo a pranzo, ok?»

La rimirò negli occhi, cercando approvazione da Camila che non tardò ad arrivare. Si fidava ciecamente di Lauren, se era certa di aver trovato una soluzione, allora lei non aveva di che dubitarne. Si affidò alla corvina, sperando in un risvolto positivo.

*****

Dopo le lezioni, la situazione restò invariata. Le pagine del suo diario erano ancora affisse su tutti i muri, vedeva il suo nome svolazzarle spesso davanti agli occhi, frusciarle accanto come l'ennesimo sibilo derisorio che seviziava la sua intimità.

Improvvisamente, come un bagliore che la riscaldava da tanto gelo, vide il nome di Lauren scritto sui fogli ammucchiati sul pavimento. Raccolse il foglio, stordita. Inizialmente pensò che la corvina avesse sostituito il suo nome sul retro delle pagine, ma le fotocopie non appartenevano al suo diario. Era una diversa calligrafia, le parole non coincidevano a quelle che era solita usare Camila, non si riconosceva nella storia raccontata...

Serpeggiò fra la massa, ignorando coloro che le sbattevano in faccia motteggi, evitò di ascoltare quelli che declamavano i suoi segreti ad alta voce e si preoccupò soltanto di raggiungere Lauren.

La corvina stava scambiando i libri di testo, riponendo quelli di cui non abbisognava più e munendosi di quelli che le sarebbe serviti alla lezione successiva. Camila le piombò -letteralmente- davanti.

«Che cos'è questo?» Domandò, sbattendole in faccia il foglio che brandiva in mano.

Lauren aguzzò la vista, si accostò alla carta e con un sorriso ironico rispose «Oh! Questa è una delle mie preferite. Parla di quando scappai dall'uscita d'emergenza dal cinema perché mi spaventò il film.. Un appuntamento da dimenticare.»

Camila aggrottò le sopracciglia confusa e scosse la testa, stornando l'argomento «No, Lauren! Che cosa hai fatto?»

La corvina sospirò, richiuse l'anta dell'armadietto e si appoggiò contro di esso. Rimirò Camila per qualche istante, poi, stringendosi nelle spalle per minimizzare l'atto generoso che aveva compiuto, disse «Ho divulgato il mio diario.»

«Ma perché...? Aspetta. Hai un diario?» La cubana voltò la pagina verso di se, come per associarla a Lauren.

«Per rispondere alla tua domanda, se vogliono prenderti in giro per le questioni private, dovranno farlo anche con me e ti assicuro che non lo faranno.» Si discostò dall'armadietto, racchiudendo i libri scolastici tra le braccia e il petto.

Camila fu costretta ad alzare un po' lo sguardo, vista l'esigua differenza d'altezza che le separava. Lauren sorrise disinvolta «E sì, ho un diario.»

«Perché non me l'hai detto?» Chiese la cubana, abbassando le braccia lungo i fianchi, ammaliata dall'atto impavido al quale Lauren si era sottoposta.

«Perché avresti voluto leggerlo.» Si difese banalmente la corvina, scrollando le spalle.

Camila si corrucciò «Perché avrei voluto leggerlo?»

Lauren arricciò le labbra, gonfiando le guance come se fosse una cosa ovvia «Perché io ho letto il tuo.»

La cubana non trovò modo di replicare. In effetti, per pareggiare i conti, forse avrebbe insistito per ficcare il naso fra i pensieri inscritti di Lauren.

Le persone stava già raccogliendo e leggendo le fotocopie diramate dalla corvina, Camila se ne accorse perché le risate si erano placate e gli sguardi intimiditi di tutta la scuola si posavano su Lauren solo per pochi istinti, prima di lasciar cadere le carte.

«Ho divulgato solo le cose che volevo io, ovviamente. E ho notato che anche del tuo diario sono state fotocopiate solo certe pagine.» Spiegò la corvina, tramortendo ancora di più Camila che non seguì il filo logico del discorso.

«Cioè... Ho letto tutte cose che avevo già visto precedentemente, ma penso che tu abbia riempito altre pagine, dopo che ti ho restituito il diario. Quelle non sono state divulgate.» Delucidò Lauren.

Quindi non hanno pubblicato quello che ho scritto su Lauren dopo che ci siamo conosciute. Meditò la cubana, chiedendosi se fosse un bene o un male... Lo scoprì poco dopo

«Devo andare.» Disse Lauren, osservando un punto oltre le spalle di Camila.

La cubana si voltò solo quando la corvina l'ebbe sorpassata. Vide Lucy in lontananza che discorreva tranquillamente con le sue amiche, ma uno sguardo furtivo nella direzione della sua ragazza la fece impallidire.

Camila non se ne curò. Non le importava chi avesse saccheggiato il suo zaino, ormai il danno era stato commesso e fortunatamente sanato. Cercare i colpevoli non aveva senso, voleva solo lasciarsi quella storia alle spalle.

Lauren, intanto, marciava verso la sua ragazza, con un'espressione torbida scolpita nell'arcate delle folte sopracciglia.

Lucy liquidò sbrigativamente le sue amiche, vedendo la corvina avvicinarsi con foschi propositi. Quando restarono da sole, Lauren non tardò a rigurgitarle addosso la sentenza che aveva tratto.

«Sei stata tu.» Disse semplicemente, additandola.

Lucy deglutì, inspirò e con ostentata naturalezza domandò «A fare cosa?»

La simulata ignoranza che Lucy sfoggiava, fece infuriare ancora di più Lauren... Oltre al danno la beffa.

Staccò dagli armadietti le fotocopie, le impugnò con forza, stazzonando la carta che si increspava nella sua morsa salda «Questo. Sei stata tu.»

Lucy osservò le pagine, scosse la testa in segno di diniego, ma era un gesto talmente esitante e timido che tradiva la colpevolezza rilegata nel suo sguardo vacuo.

Lauren lanciò la carta, ormai sgualcita, verso il corridoio, dove qualcuno la calpestò, indolente. Dopo che le copie del diario della corvina erano dilagate nella scuola, nessuno si permetteva più di sfiorare anche una sola pagina. Erano tutti intimoriti di confondersi con il diario di Lauren e quello di Camila, che era come se quei fogli non esistessero.

«Lau, non so di che cosa...» Tentò di difendersi Lucy, ma invano.

La corvina sbatté la mano contro gli armadietti, facendo rimbombare il greve suono metallico per i corridoi ora popolati soltanto da pezzi di carta sporca.

«Non prendermi per il culo.» Ringhiò a denti stretti, maneggiando l'ira che accresceva in lei con destrezza «Sei arrivata con Jamie in mensa, ti sei seduta accanto a Camila. Solo tu potevi avere accesso al suo zaino, quindi l'hai preso tu il suo diario.»

Lucy abbassò lo sguardo. Avrebbe voluto confutare la teoria della sua ragazza, ma non aveva elementi per espiare le sue colpe. Forse la gelosia del momento l'aveva offuscata a tal punto da sottovalutare la perspicacia di Lauren. Non le restò altro che confessare.

«Sì. L'ho preso io il suo diario...» Testimoniò, affrettandosi ad addurre «Ma non sapevo quello che voleva farci Jamie. Pensavo che volesse soltanto leggerlo, trovare una debolezza per levarla di torno, non pensavo che sarebbe arrivato a tanto.»

Lauren rimase attonita, una parte di lei si illudeva ancora che la sua ragazza non avesse niente a che fare con quello scempio, ed infatti era solo una puerile illusione.

«Questo non cambia le cose.» Mormorò, discostandosi di qualche centimetro da lei, guardandola con occhi allibiti; non riconosceva più la persona con la quale aveva condiviso sei anni di vita.

«Lauren, l'ho fatto per una giusta causa.» Asserì la mora, avanzando un passo. Tentò di afferrare la mano della corvina, ma questa la ritrasse prima di venire sfiorata.

«Una giusta causa? Credi che questo sia giusto?» Domandò Lauren, aprendo le braccia per indicare le pagine disseminate dappertutto che evidenziavano pensieri e segreti personali trascritti in un diario perché venissero tutelati.

Eccoli lì, privati di rispetto, spogliati di qualsiasi protezione.

«Camila non si fida delle persone, per come l'hanno trattata. Adesso, per colpa tua, non si fiderà nemmeno più della scrittura che era l'unica cosa nella quale credesse. E tu mi vieni a parlare di cosa sia giusto?» Accentuò qualche parola, pronunciandola più velenosamente, per evidenziare la paradossalità della situazione.

«L'ho fatto per noi!» Urlò Lucy, calciando un mucchio di pagine che si sollevarono da terra per poi ricadere lentamente, già dimenticate.

«Lei ti sta portando via da me!» Gridò ancora più forte, mentre le lacrime rigavano il suo volto contrito.

«Lei mi sta avvicinando a te! Mi sta aiutando a tenere in piedi questa relazione.» Rettificò Lauren, con voce roboante.

Lucy mosse la testa da una parte all'altra, duramente «Ciò che credi ti stia avvicinando a me, in realtà sta solo allungando le distanze e accorciando quelle con Camila.»

«Ciò non ti giustifica!» La redarguì Lauren, rudemente.

Per quanto fosse arrabbiata con Lucy, vederla piangere le faceva male, era innegabile; ma se comparava le due cose, ricordare la tristezza intrisa nello sguardo vitreo di Camila le nuoceva ancora di più.

«Io e Camila siamo soltanto amiche. Non c'era bisogno di fare tutto questo.» Non aggiunse altro e non diede modo a Lucy di ribattere.

Voltò le spalle e se ne andò, staccando rabbiosamente, una ad una, le pagine del diario della cubana ancora attaccate agli armadietti.

                                       *****

Camila aveva lasciato l'istituto da un po'. Si dirigeva, con incedere lento, verso casa. Ruminava sull'accaduto, domandandosi cosa sarebbe cambiato nei prossimi giorni. L'idea di Lauren aveva funzionato, oppure non era stato abbastanza per distogliere l'attenzione?

Svoltò l'angolo e percorse gli ultimi metri verso casa, sforzandosi di travisare i pensieri su altro. Quando arrivò davanti al recinto, Jamie era appoggiato contro il cancello di legno. Stringeva il suo diario in mano e un sorrisetto, nemmeno lontanamente sconfitto, anzi, vanaglorioso campeggiava sull'incurvatura delle labbra.

«Ciao Camila. Ho qualcosa che ti appartiene. Come ben sai, ho evitato di fotocopiare le pagine che parlavano di Lauren. Lei non sa che sei innamorata di lei o sbaglio?» Avanzò verso la cubana, baldanzoso. Camila non trovò il coraggio di proferir parola.

«Non le pubblicherò, tranquilla... Solo ad una piccola condizione.» Sopraggiunto davanti a lei, reclinò la testa per intercettare lo sguardo di Camila.

«Allora, lo rivuoi?»

Bạn đang đọc truyện trên: Truyen247.Pro