Capitolo due
No, nessuno le aveva recapitato il diario.
Sua madre, quando Camila le espose il problema, si limitò a dirle che, smemorata com'era, aveva sicuramente lasciato il diario in biblioteca e che la bibliotecaria glielo aveva custodito. In effetti non era un'idea così scontata, forse era andata davvero così.
Camila tirò un sospiro di sollievo. Quando era tornata a controllare se il suo diario fosse ancora poggiato sul tavolo, non si era preoccupata di domandare a Tina, la bibliotecaria. Sarebbe certamente tornata il giorno seguente a chiedere informazioni.
E così fu. La mattina dopo Camila si recò di corsa in biblioteca, chiese a Tina se avesse lei il suo diario, ma le rispose che non aveva trovato niente.
Dinah attese la cubana al suo armadietto. Quella mattina, tanto era in apprensione per l'oggetto smarrito, che non si curò neanche di tutti gli studenti che brulicavano nei corridoi.
Era la prima volta, dopo tanto tempo, che entrava a scuola normalmente. Se ne rese conto solo quando sopraggiunse agli armadietti. Un ragazzo le lanciò una pallina di carta, colpendola sui capelli. Camila se ne sbarazzò velocemente, mentre il colpevole diede il cinque all'amico e se ne andarono ridendo.
«Ehi, stronzo! Ti prendo a pedate se lo fai ancora.» Gli urlò contro Dinah.
«Non c'è bisogno.» La rassicurò timidamente Camila.
«Cosa? Non è possibile che ti fai trattare così.» Sbottò irritata Dinah, aprendo l'armadietto con la combinazione.
«Come se l'avessi scelto.» Ribatté sommessamente Camila, scuotendo la testa con arrendevolezza. No, Dinah non poteva capire.
La ragguagliò sul dipanarsi degli eventi, raccontandole che Tina non era mai venuta in possesso del suo diario. Si lasciò cadere contro gli armadietti metallici, producendo un rumore roboante che echeggiò, stordendole le orecchie.
Dinah cercò in tutti i modi di rincuorarla, ma non c'era niente da fare. L'immaginazione di Camila galoppava a velocità forsennata, disegnando i peggior scenari possibili.
Jamie l'aveva preso e ora lo stava leggendo a tutta la classe. Qualcuno ci aveva fatto le fotocopie e durante l'ora di pranzo le pagine del suo diario sarebbe state affisse su tutte le pareti. Oppure, peggio ancora, qualcuno l'aveva pubblicato online.
Immerse la faccia nelle mani e si disfece di quei nefasti pensieri scuotendo energicamente il capo per scrollarseli di dosso.
«Ok, non allarmarti...» Iniziò cautamente Dinah, guadagnandosi un'occhiata turpe da Camila.
«Come faccio a non allarmarmi?» Chiese indispettita, guardando l'amica con fare perplesso.
Dinah, però, teneva lo sguardo fisso sopra le sue spalle «Non parlavo del tuo diario...» Camila corrugò la fronte, confusa «Parlavo del fatto che Lauren Jauregui sta venendo nella nostra direzione.»
Camila sgranò gli occhi, trattenne il respiro e si pietrificò, letteralmente, al suolo «Che cazzo vuol dire, Dinah? Se è uno scherzo non è divertente.»
«Non sto scherzando, sembra che... Sì, ecco che arriva.» Fece a tempo a dire Dinah, prima di voltarsi e infilare la testa nell'armadietto come se niente fosse
«Che cosa..» Tentò di dire Camila, prima che una voce roca alle sue spalle la interrompesse.
«Ciao.»
Oh porco cazzo, porco cazzo, porco cazzo.
Camila non riuscì a muoversi. Era come se i suoi muscoli fossero atrofizzati. Dinah la guardò di sottecchi, istigandola a voltarsi, ma la cubana scosse impercettibilmente la testa, facendole capire che era momentaneamente impossibilitata.
«Ciao.» Si intromise la polinesiana, pronta al salvataggio di fortuna.
Lauren le sorrise e mosse la mano nella sua direzione «Sei tu Camila?»
«Ah.. no. Lei è Camila.» Rispose Dinah, indicando la corvina in piedi di fronte a lei.
Lauren inclinò leggermente la testa, cercando di intercettare lo sguardo della cubana che ancora non aveva mosso nemmeno un dito. La polinesiana l'afferrò per le spalle e la voltò di scatto verso Lauren.
Non si può dire che la corvina non ne rimase meravigliata. Solo che, proprio come Camila aveva immaginato un profumo diverso per lei, Lauren si era figurata la cubana in modo del tutto differente dalla realtà.
«Ciao Camila.» La salutò nuovamente.
La cubana farfugliò solo suoni monocorde, confondendo la ragazza che le sostava davanti.
«Ehm.. perché fa così?» Chiese stranita Lauren, osservando il comportamento insolito della ragazza.
«Perché.. perché soffre il cambio di stagione! Sai, svenimenti, cose varie..» Confezionò una bugia Dinah, restando vaga perché per niente istruita in materia.
«Sta per svenire?!» Domandò allarmata Lauren, facendo un passo avanti nel caso avesse dovuto sorreggerla.
«No, no, no!» Dissentì Dinah «Sta solo.. ristabilendo la, la salivazione. Sì! Soffre di pressione bassa, sai.. Una cosa genetica.» Spiegò infingarda la polinesiana. Forse le scienze non erano la sua materia, ma le menzogne le pungevano la lingua istintivamente.
Lauren annuì, dopo qualche secondo Camila riuscì a riaversi dal torpore e finalmente disse «C-ciao.» Una semplice parola, quella che aveva tentato di proferire per tutto il tempo.
«Bene. Salivazione a posto. Io vi lascio.» Si congedò Dinah frettolosamente.
Camila naturalmente era in disaccordo con la sua dipartita, al che cercò di fermarla stringendole il polso di nascosto, ma la polinesiana strattonò il braccio librandosi dalla sua presa e se ne andò.
Lauren sorrise rassicurante, ma anche un po' imbarazzata. Prese un bel respiro «Sono Lauren.» Si presentò, tendendole la mano.
Porca troia, so chi sei! Meditò interiormente Camila, ma al di fuori riuscì a controllarsi.
«Ca-Camila.» Non riuscì a stringere la mano di Lauren, però ebbe la forza di muoverla come cenno cordiale di saluto.
«Si..» Mormorò l'altra corvina, ritraendo il braccio dentro la tasca del giubbotto di pelle.
Intanto i corridoi si stava svuotando, lentamente gli studenti raggiungevano le loro classi. Lauren sembrava non curarsene affatto, anzi si era poggiata comodamente contro gli armadietti e nervosamente giocherellava con le mani.
«Senti, Camila... Ho qualcosa di tuo.» Confessò, estraendo il diario dallo zaino.
Lo sguardo di Camila si accese, guizzando sull'oggetto di sua proprietà. Tese velocemente le mani per recuperarlo, ma Lauren lo allontanò. La cubana le rivolse uno sguardo interdetto, assumendo subitamente una posizione guardinga.
«Lo so che lo rivuoi, ma.. Andrò dritta al punto... Ho bisogno del tuo aiuto.» Disse senza preamboli la corvina, avvicinando lentamente il diario per rabbonire la cubana.
«Il fatto è che... Quando tu parli d'amore, io capisco quello che senti, lo percepisco. Sai certamente di quello di cui stai parlando.» Lauren non riuscì a terminare il suo discorso, perché Camila, colta da un'incomprensibile impeto, prese parola.
«Tu, tu hai letto il mio diario?» Balbettò, mentre le sue guance si imporporavano a vista d'occhio.
«Forse qualche pagina.» Ammise Lauren, contraendo la faccia in un'espressione colpevole.
«Cosa?!» Chiese ad un volume esageratemente alto Camila.
«Ok, probabilmente l'ho letto tutto.» Confidò la corvina, compunta di quello che agli occhi di Camila appariva come un crimine.
La cubana le sfilò rapidamente il diario di mano, lo portò sottobraccio e superandola si avviò verso la lezione.
«Aspetta!» La frenò Lauren, agguantandola per il polso. La fece voltare verso di se, una chiara espressione contrita sfumava sul suo volto «Lo so che è sbagliato, credimi. Sono stata una stronza, ma io ho davvero bisogno del tuo aiuto Camila.» La supplicò disperatamente Lauren.
Camila, per quanto imbarazzata e arrabbiata fosse, si sciolse davanti a quegli occhi imploranti. Schiuse le labbra per rifiutare nuovamente, ma ne uscì solo un sospiro arrendevole. Lauren doveva aver carpito la sua tacita accettazione, perché un sorriso contento germogliò sulle sue labbra carnose, colorate di un rosso tetro.
«Adesso non c'è tempo. Possiamo parlarne a pranzo, va bene?» Le disse gentilmente, ma questa volta Camila si vide costretta a negare.
«Io non pranzo in mensa. Se vuoi puoi venire in biblioteca... Non so se per te è okay, io...»
«Va benissimo.» Convenne la corvina, assentendo.
Poi La salutò sbrigativamente e si avviò con andatura celere verso la sua classe. Camila la guardò percorrere il corridoio, incredula che quella conversazione fosse avvenuta davvero.
Dopo la lezione, la cubana si recò in biblioteca più veloce del solito. Quando entrò la stanza era occupata solo da due ragazzi che si prodigavano in un progetto scientifico.
Raggiunse il suo tavolo, depose le sue cose e attese l'arrivo di Lauren. Aspettò a lungo, ma la corvina non si fece vedere.
Era uno scherzo. Probabilmente Jamie ha avuto il diario per tutto questo tempo e ti ha incastrato. Che stupida! Ponderò Camila, redarguendosi da sola.
Poi, quando stava per andarsene, Lauren sbucò dalla porta principale e di tutta fretta si assiese davanti a lei, scusandosi per il ritardo.
«Mi dispiace. Le mie amiche mi hanno trascinata in bagno per parlare dei recenti sviluppi con i rispettivi fidanzati.. Beh, sai com'è.» Scacciò la banale conversazione con un cenno lesto della mano.
«No, non so com'è.» Ribatté Camila, procurandosi un finto sorriso che stemperasse l'aspra risposta.
«Ah.. io..» Farfugliò Lauren imbarazzata, grattandosi nervosamente la nuca «Beh, comunque non ti perdi niente di che.»
Camila sorrise sorniona «Certo.» Mormorò, lasciando perdere. Se Dinah, accerchiata si e no da dieci amici, non poteva capirla, figuriamoci Lauren che veniva assillata da tutta la scuola per delle attenzioni.
«Senti Camila..» Si vedeva che evidentemente stava cercando delle scuse, ma la cubana non era interessata a riceverle. Anzi, la cosa la vergognava molto.
«Andiamo dritte al punto e fine.» Dichiarò concisa e risoluta, guardando la corvina negli occhi pregandola proprio come l'aveva implorata lei quella mattina.
Lauren annuì, facendo decadere la conversazione nell'oblio. Prese un bel respiro, raddrizzò le spalle e congiunse le mani davanti a se; sembrava che stesse per intavolare un argomento di vitale importanza.
«Dritti al punto... Ok. Le cose fra me e la mia ragazza non vanno bene, purtroppo. Non siamo più quelle di un tempo e io sto cercando di fare di tutto per ricostruire il rapporto, ma ogni tentativo è vano.» Disse malinconicamente Lauren, tenendo sempre lo sguardo fisso sul tavolo, vacuo, come se fosse orientato verso un passato che non sarebbe tornato più.
«Non posso perderla, capisci? Stiamo insieme da troppo tempo per lasciarci andare così. Ed è qui che entri in gioco tu.» Alzò lo sguardo, speranzosa, prendendo fiato riprese a tessere la trama intricata «Da quello che ho letto, anche tu sei innamorata. Sei così rispettosa nei suoi confronti, gentile, amorevole... insomma anche se non ci sei stata insieme, riesci a trasmettermi ciò che provi e sono sicura che tu ci capiresti molto di più di quanto faccia io.»
«Che cosa mi stai chiedendo, esattamente?» Tagliò corto Camila, paventando che Lauren avesse compreso la verità scritta sulle righe.
Lei era sicura che si fosse riferita alla corvina sempre con l'appellativo di Luna, ma ora la sua certezza si affievoliva. Forse a volte si era lasciata sfuggire il vero nome, forse quello era davvero tutto uno scherzo di pessimo gusto.
«Ti sto chiedendo di aiutarmi a rimettere in piedi la mia relazione.» Dichiarò Lauren, provocando da parte di Camila una risata che cessò di esistere nel momento in cui la cubana si accorse della serietà incisa sul volto della corvina.
«Stai, stai scherzando?»
«Affatto.» Negò perentoriamente Lauren, cercando di darsi un certo decoro per non apparire così ridicola davanti agli occhi di Camila.
Ripensandoci bene... Questo è il peggior scenario che potesse capitarmi! Pensò, non più così sicura che l'affissione dei suoi segreti fosse peggiore di quello che Lauren le stava chiedendo.
«Guarda, Lauren.. Non posso proprio farlo.» Scosse la testa, rifiutando la proposta della corvina.
«Perché no?» Domandò Lauren confusa, al che Camila non seppe come difendersi e usò il primo espediente che le saltò alla mente.
«Perché, perché io non so niente dell'amore! Non sono mai stata fidanzata, la ragazza che mi piace non mi degna nemmeno di uno sguardo, figurati. Ti stai rivolgendo alla persona sbagliata.» Declamò, con voce incerta, stringendosi nelle spalle.
Lauren la squadrò attentamente. Un'idea malsana si impadronì di lei e non seppe far a meno di verbalizzarla «Non è che.. che per caso sei innamorata di Lucy?»
«Con tutto il dovuto rispetto.. La tua ragazza non mi sortisce alcun effetto.» Mentì Camila, perché in realtà Lucy le suscitava qualcosa: mordace invidia.
Lauren tirò un sospiro di sollievo, si ricompose ed accennò anche ad un flebile sorriso. Se si fosse resa conto della padronanza della sua bellezza, allora si sarebbe avveduta subito che in realtà Camila era innamorata di lei.
«Allora non c'è motivo per cui non farlo.» Spiegò brevemente, ma Camila si mostrò ancora una volta riluttante e quindi Lauren si sporse in avanti sul tavolo, ed esibì lo stesso sguardo supplichevole.
«Camila, sei la mia ultima speranza per salvare la mia relazione. Te ne sarei debitrice.»
La cubana meditò a lungo. Se c'era una cosa che veramente aveva imparato in quegli anni era che, quando sei innamorato, metti al primo posto l'altra persona e i suoi bisogni. Una sorta di abnegazione volontaria e irriflessiva.
«Non importa... Non voglio niente in cambio.» Sentenziò infine, tenendo lo sguardo fisso sul suo diario, il vero artefice di tale sventura.
«Vuol dire che...?» Un barlume guizzò negli occhi di Lauren e come un'onda si propagò alle sue labbra, bagnandole di un sorriso genuino.
«Sì, vuol dire che lo farò.»
*****
Dinah rimase a bocca aperta, stupefatta per quello che Camila le stava raccontando.
«Quando ti ho detto "parla con Lauren" non intendevo dire "diventa la sua personale consulente sentimentale!» Puntualizzò meticolosamente Dinah, ma per tutta risposta Camila sollevò le spalle con nonchalance.
«Non.. Non puoi fare così!» Farfugliò Dinah in preda alla collera. Non poteva credere che l'amica fosse stolta a tal punto.
Si mise a sedere sul letto, sul quale finora era stata distesa in posizione prona, e incrociò le gambe, prendendosi un attimo di tempo per raggranellare le idee e comporre un discorso indirizzato ad aprire gli occhi a Camila senza però lederla.
«Okay, ascolta. Hai diciotto anni, non ti sei mai fidanzata, hai speso gli ultimi tre anni dietro a quella e la prima volta che ti rivolge parola, lo fa per chiederti di aiutarla a sistemare le discrepanze del suo rapporto con Lucy. Camila, capisci che stai rincorrendo qualcuno che non potrai mai avere? Questa cosa ti farà solo male.» Spiegò con gentilezza Dinah, cercando di addolcire la pillola.
La cubana scosse la testa e ruotò sulla sedia girevole, dedicandosi ai disegni sistemati disordinatamente sulla scrivania stracolma di cianfrusaglie varie: Camila non buttava via niente.
«No, ascoltami!» Si impuntò con ferma decisione Dinah, ritenendosi offesa per aver ricevuto come risposta la negligenza di Camila.
Gattonò sul letto, scese dal materasso e si stagliò di fronte all'amica, rimirandola con sguardo torvo «Mila, seriamente, sono preoccupata per te. Sono preoccupata che tu possa farti male perché so che succederà.»
«Vuoi finirla?» Inveì scontrosa la cubana, riservandole uno sguardo di sguincio «Sai da quanto tempo mi faccio male? Tutti i giorni che entro da quella porta! Persino tu, non volendolo, mi fai male. Per esempio quando te ne vai con le tue amiche, questo mi fa male.»
«Ho sempre cercato di inserirti nel gruppo.» Si difese Dinah, avvalendosi delle sue buone intenzioni.
«Lo so. Ma credi che loro sarebbero ancora tue amiche se io prendessi posto con voi a tavola?» Domandò recisa Camila e le bastò notare il modo avvilito con cui Dinah abbassava la testa per ricavarne una risposta.
«Appunto.» Concluse sospirando «Quindi fino ad oggi sono sempre stati gli altri a decidere il modo in cui farmi male. Per una volta, ho io il potere di decidere in che modo farlo e voglio che sia questo. Okay, magari non sprizzo gioia da tutti i pori per dover aiutare Lauren a riconquistare la sua ragazza, ma almeno posso sperare di contribuire alla sua felicità e a me basta questo.» Terminò convinta Camila, commutando la sua sincerità con un abbraccio fraterno da parte della polinesiana che si genuflesse per stringerla al suo petto.
«Non mi ero resa conto di... Solo... solo stai attenta, ok?» La pregò, aumentando la pressione del suo abbraccio.
Camila annuì e poi le disse che se avesse continuato così l'avrebbe certamente stritolata. Dinah la lasciò andare, rassettandole i vestiti.
Ora che la cubana ce l'aveva sotto tiro, e che gli attriti erano stati sanati, le sferzò il braccio con un pugno.
«Ahia! E questo per cos'era?» Recriminò la polinesiana, massaggiandosi il punto colpito.
«Svenimenti genetici, riequilibrare la salivazione... Davvero?!» Portò le braccia conserte Camila, aspettandosi delle scuse da parte dell'amica che aveva montato delle bugie penose.
«Devo aver subito il fascino di miss "misericordia la mia relazione va a puttane" Jauregui.» Vituperò il nome di Lauren, canzonandola di gusto.
Camila la colpì ancora, ridendo però.
-Spazio autrice-
Ciao a tutti.
Da qui è più o meno dove parte la trama. Anche questa storia ha un significato importante per me che spero riuscirete a cogliere nei vari capitoli, perché è una cosa che forse spesso sottovalutiamo. Devo dire che questo messaggio è anche un po' nascosto forse, ma vorrei che arrivasse.
Intanto fatemi sapere cosa ne pensate della storia attuale.
A presto.
Sara.
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