Chào các bạn! Vì nhiều lý do từ nay Truyen2U chính thức đổi tên là Truyen247.Pro. Mong các bạn tiếp tục ủng hộ truy cập tên miền mới này nhé! Mãi yêu... ♥

Capitolo diciotto



Cinque minuti erano diventati trenta, poi quarantacinque, poi un'ora... Fino ad addormentarsi in grembo a Camila.

La cubana era rimasta vigile a sorvegliare Lauren che rischiava di ruzzolare penosamente sul pavimento. Non si era mossa di un centimetro, per non destarla, ma dopo ore che il suo corpo manteneva la stessa posizione, gli arti le si erano anchilosati ed era stata costretta a muoversi. Lauren aveva protestato mugolando, ma fortunatamente non si era svegliata. Attorno alle una di notte Morfeo aveva chiuso gli occhi assonnati di Camila che nonostante la preoccupazione per l'amica che stringeva fra le braccia, il sonno aveva prevalso.

A interrompere il loro fievole ronfare fu Sinu, la quale dovendo uscire per recarsi a lavoro aveva visto le due ragazze abbracciate, assopite sul divano in una posizione scomoda, e aveva scosso il braccio della figlia per comunicarle che era arrivata l'ora di alzarsi.

Camila aveva sbattuto più volte le palpebre, non rendendosi conto di dove si trovasse, poi aveva sentito la testa di Lauren pesarle sul grembo, le braccia indolenzite, le gambe formicolanti e si era rammentata della sera prima. Vedendo la corvina addormentata su di lei, la cubana sorrise e, istintivamente, le passò una mano nei capelli, districando le ciocche aggrovigliate. Lauren mugolò contrariata, poi si stropicciò gli occhi ed impiegò qualche secondo per focalizzare la scena.

«Che ore sono?» Domandò con voce dannatamente sexy, perché arrochita maggiormente durante la notte; le sue corde vocali si erano raffreddate come il motore di una macchina che, prima di carburare, produce un suono più greve.

«Siamo in ritardo.» Mormorò, sbadigliando, Camila, la quale si sentiva sempre stanca anche dopo ore di lungo sonno rigenerante.

«In ritardo per cosa?» Aggrottò la fronte Lauren, confusa.

«Per la scuola.» Rispose semplicemente Camila.

La corvina sgranò gli occhi, si alzò di scatto -tenendosi in equilibrio con le braccia tese in avanti perché ancora intontita- e, girando la testa verso Camila, disse «Ma come la scuola? Pensavo fossero passati solo dieci minuti... Cazzo! Mia mamma mi uccide.»

Prese a cercare freneticamente le scarpe che, la sera prima, aveva abbandonato distrattamente lungo il corridoio. Ravvivò i capelli, storcendo le labbra in una smorfia di dolore per le dita che le si incastrarono fra gli innumerevoli nodi. Afferrò la borsetta, premurandosi di masticare un chewing-gum e poi salutò frettolosamente Camila, ringraziandola e promettendole di aspettarla davanti all'entrata di scuola... Come ogni mattina.

Camila si alzò lentamente dal divano. Una fitta dolorosa alla schiena la costrinse a piegare il busto all'indietro. Si massaggiò il punto contuso e arrancò verso la cucina, dove sua madre le aveva preparato una tazza di latte con i cereali accanto. Camila si limitò a bere la tazza senza arricchirla.

«Tu e Lauren siete diventate molto amiche in poco tempo.» Asserì sua madre, appoggiata contro il banco della cucina dove sorseggiava il suo quotidiano caffè.

«Si.» Annuì la cubana, senza divulgare ulteriori informazioni.

«Passate tanto tempo insieme... Ormai vedo più volte Lauren che Dinah.» Rincarò la dose Sinu, esaminando la figlia da dietro il bordo della tazzina con sguardo circospetto.

«Non esagerare.» Rispose Camila, alzando le sopracciglia. Si accinse a riporre la tazza nel lavabo.

Sua madre, anche se con attenta discrezione, stava indagando. C'era qualcosa che non le tornava. Camila era stata sempre molto riluttante alle nuove conoscenze e sua madre, negli ultimi quattro anni di liceo, non aveva visto altro volto se non quello di Dinah. Adesso, di punto in bianco, sbucava Lauren e la cubana cuciva un legame indissolubile con la ragazza come se si fosse sempre dilettata nei rapporti sociali... Qualcosa non le quadrava.

«Mila, guardami.» Disse con voce affabile, alzando il mento della figlia con due dita.

La rimirò qualche secondo, poi sorrise e le lasciò un bacio sulla guancia «Ci siamo capite.»

In realtà no, però ok. Pensò Camila che l'unica cosa che voleva era arrivare in tempo a scuola per poter trascorrere del tempo con Lauren.

Annuì, senza realmente conoscere le congetture della madre, ed uscì dalla stanza. Si vestì velocemente, senza preoccuparsi degli abbinamenti dei colori o dei mocassini troppo alti che si intravedevano sotto il risvolto del jeans. Salutò sua sorella e si incamminò, spedita, verso scuola.

Dinah stava ripassando per il compito di matematica, seduta su una panchina, con il libro aperto sulle gambe e le unghie rosicchiate per lo stress. Camila le sedette accanto, cercò di rasserenarla, ma era difficile propinare buoni consigli quando la polinesiana la zittiva ogni volta che apriva bocca. La cubana si rassegnò e, portando le braccia conserte e sbuffando indispettita, tacque del tutto, aspettando con un'espressione crucciata che Lauren si presentasse.

Quando, dopo interminabili minuti, la corvina si presentò al loro cospetto, la rigidità scomposta del volto di Camila si disciolse in un sorriso raggiante. Con dei colpi assestati d'anca defraudò Dinah dal suo posto, costringendola a spostarsi più in là per fare spazio a Lauren.

«Matematica, eh?» Contrasse il volto in una smorfia dolorante, come se il solo pronunciare della parola le avesse recato danno.

«Già. Ieri sera in tv trasmettevano le repliche di Orphan Black e non sono riuscita a studiare. Mi sono svegliata alle sei per studiare, ma indovinate un po'!? Mi sono riaddormentata.» Sbuffò seccata la polinesiana; fu difficile carpire se fosse più adirata con la sua dipendenza da serie tv, o la sua stanchezza cronica.

«Ehi, se ti va male il compito, Camila può intrufolarsi nell'ufficio del preside e cambiarti il voto.» Suggerì a bassa voce Lauren, deridendo, scherzosamente, la cubana che si difese con una risatina sarcastica e contraccambiò con un pugno sul braccio della corvina.

«Beh, se l'hai fatto per quello stronzo di Jamie, devi farlo anche per me.» Si impuntò la polinesiana, chiudendo di colpo il libro come se avesse sotterrato le angosce riguardo l'imminente verifica perché già sicura di avere una soluzione pronta.

Camila fece spola tra lo sguardo suggestivo di Dinah e il sorriso compassionevole di Lauren, poi mosse l'indice, in segno di diniego, davanti alle loro facce, stemperando le espressioni eloquenti che avevano indossato «No, no, no! Non se ne parla nemmeno! Toglietevelo dalla testa. Preferirei ricevere tre per il resto dell'anno, piuttosto che entrare di nuovo là dentro.» Sentenziò perentoria Camila, accantonando qualsiasi previsione le due si fossero edificate.

Dinah e Lauren scoppiarono a ridere, la prima consolò la cubana con una fugace carezza sulla gamba, mentre la seconda le cinse le spalle e l'attirò a se, scuotendola appena, rassicurandola che nessuno aveva intenzione di spedirla nuovamente nell'ufficio del preside.

Il rumore della campanella si udì affievolito a causa della distanza, ma la ridda di persone che si muovevano verso l'entrata fu la prova concreta che le lezioni stessero iniziando.

«Bene, vado a prendere il mio prossimo quattro.» Annunciò Dinah e, inspirando con forza come se stesse andando impavidamente contro un venturo avvenimento, marciò via.

Camila fece per indossare lo zaino, ma la mano di Lauren arrestò il suo movimento. La cubana la guardò negli occhi, talmente vicini ai suoi da rimarcare quanta distanza ci fosse.
Vicini, ma lontani. Vivi, ma non per lei.

«So che è presto per parlarne, ma non vorrei che tu prendessi impegni.» Esordì la corvina, mentre Camila si risiedeva lentamente perché la mano ancora stretta attorno al suo polso alterava la sua coordinazione «A capodanno i miei se ne vanno e mi hanno dato il permesso di dare una festa. Vorrei che tu venissi.»

«E..» Tentò di dire, ma Lauren l'anticipò e annuendo le rispose.

«Sì, anche Dinah, naturalmente.» Sorrise disinvolta Lauren, osservando la polinesiana che si avviava verso l'entrata.

«Beh, manca più di un mese, ma credo di poter convalidare la mia presenza.» Fece la pretenziosa Camila, ostentando un temperamento vanitoso che divertì l'amica.

«Sempre se la tua agenda non è troppo piena.» Premise la corvina, seguendo lo scherzo come era consona fare.

«Solitamente, per avere la mia partecipazione, le persone si prenotato tre mesi prima, quindi sei un po' in ritardo... Ma, ehi, vedrò di fare un'eccezione.» Ammiccò Camila, passando una mano nelle ciocche corvine per volumizzare i capelli; era così che si comportavano le dive nei film.

«Oh, te ne sarei grata.» Accennò ad un flebile inchino Lauren, che non riuscì a prolungare lo scherzo perché scoppiò a ridere.

Camila riuscì ad alzarsi in piedi, sorridendo, ma anche stavolta venne intralciata dalla corvina che si frappose nel suo cammino. Le era dannatamente vicina, tanto che i muscoli della cubana si irrigidirono per il calore emanato dal corpo dell'altra. Lauren si accostò ancora un po', strappandole via l'ultimo respiro che era rimasto incastrato nelle sue labbra, e quando le fu abbastanza vicina, disse

«Comunque, ti stava bene il pigiama rosa, non c'era bisogno che lo togliessi.»

Camila spalancò la bocca, le sue guance si colorarono immediatamente e farfugliò solo qualche parola sconnessa, incapace di rispondere. Lauren ridacchiò, ma non si allontanò neanche di un centimetro.

«Questo potrebbe essere un valido motivo per presentarti alla festa.» Fece passare l'aria attraverso l'angolo della bocca, così da creare un suono sordo che a Camila ricordò tanto quelle serie tv dove il cattivo della situazione intimorisce gli scagnozzi.

«M-mi stai mina-minacciando?» Chiese fra un balbettio e l'altro, sbarrando gli occhi.

«Mh..» Ponderò Lauren, discostandosi dall'amica. Portò l'indice contro il mento e quando ebbe la risposta si limitò a dire «Mh.» Con più convinzione stavolta, accludendo una scrollata del capo che rassomigliò ad un'eventuale conferma.

«Sei incredibile. Non posso crederci! Ti ospito a casa mia e tu mi minacci.» Rispose con tono offeso e incredulo Camila, scaturendo una risata da parte di Lauren che si affrettò a posizionarsi al suo fianco, metterle un braccio attorno alle spalle e condurla verso l'entrata.

«Sennò come farei a garantirmi la presenza di un invitato così importante?» Rincarò, suscitando l'indignazione di Camila che incrociò le braccia al petto e aggrottò la fronte, sconfitta per l'ennesima volta da una sua stessa battuta.

*****

Camila riferì a Dinah ciò che Lauren le aveva detto quella stessa mattina; ovviamente la polinesiana non vedeva l'ora di sfoggiare abiti lussuosi e sbatterlo in faccia ai ricchi spocchiosi che sarebbero stati presenti. Per quello che ne sapeva la cubana, gli unici invitati che conoscevano erano Lauren, Ally e Normani... oh, sì, anche Lucy.

Naturalmente avrebbero trascorso il capodanno assieme, Lucy non si sarebbe sognata nemmeno per un secondo di allontanarsi per l'ultimo dell'anno dalla sua ragazza. Era tradizione che lo festeggiassero assieme e questo valeva anche per Lauren che non ricordava più com'era indossare un cappellino o stappare la bottiglia dello spumante senza la sua ragazza accanto. Era da anni che condividevano ogni evento importante assieme, nessuna delle due si era mai chiesta come fosse intraprendere dei progetti individuali.

Camila lo sapeva, non c'era bisogno che Lauren specificasse la presenza della sua ragazza, lei lo sapeva, ma ne era contenta ugualmente. Aveva l'occasione di passare l'ultimo dell'anno con la corvina invece che riunirsi con la famiglia di Dinah e attendere che la lancetta rintoccasse la mezzanotte, bere un bicchierino di spumante e coricarsi.

No, quest'anno sarebbe stato diverso... Eccome se lo sarebbe stato.

Mancava circa un mese alla scadenza dei giorni, quindi aveva deciso di non rifletterci troppo, altrimenti le sue paranoie l'avrebbero sicuramente frenata. L'ansia di sbagliare qualcosa, di risultare discendevole, di essere solo un puntino che non c'entrava niente con tutti gli altri o, peggio ancora, apparire trasparente davanti agli sguardi esigenti degli astanti; tutte queste cose avrebbe condizionato il suo giudizio, sovvertito la decisione che aveva preso e alla fine non si sarebbe presentata. Non voleva deludere Lauren, ma soprattutto, per una volta, non era disposta a sottovalutarsi.

«Chiederò a mia mamma il permesso di frugare nel suo armadio, se dirà di no... ci frugherò lo stesso.» Asserì Dinah, puntando lo sguardo verso il cielo, meditabonda.

Camila si riscosse dai suoi pensieri, ridacchiò e acconsentì all'idea della polinesiana di usufruire dell'armadio delle madri. Non avevano in programmi eventi importanti per l'ultimo dell'anno, quindi tutti i risparmi li avevano spesi in altro modo e ora, in un solo mese, non potevano racimolare la cifra adeguata. Si adattarono alle circostanze.

Erano entusiaste per la serata che si prospettava: finalmente non sarebbero state costrette ad andare a letto appena poco dopo la mezzanotte!

E mentre l'entusiasmo accresceva, le risate prosperavano, le prospettive si ingigantivano, un refolo di vento venne a scompigliare l'elettrizzazione di Camila. Il vento le arruffò i capelli, volse la testa verso sinistra per disfarsi della ciocca che le aveva frustato la guancia e vide Lauren, in lontananza, baciare Lucy.

Era abituata a quello scenario, ormai era abitudinario che inciampasse nelle loro effusioni romantiche, ma ogni volta che era come se qualcuno l'afferrasse per le spalle e la riportasse violentemente alla realtà. Per Camila non era difficile comprendere le dinamiche che cucivano la realtà, la parte complicata era di ricordarsi di quelle cuciture che a volte le sembrava si sdrucissero solo per la costante presenza di Lauren, ma invece no... Eccole lì, ancora imbastite.

«Ehi.» Il braccio di Dinah penzolò attorno alle spalle dell'amica che neanche per un secondo distolse lo sguardo dalla scena che le si rappresentava davanti «Anche tu potresti avere un bacio del genere alla festa di Lauren.»

«Non voglio alcun bacio.» Rispose con voce atona la cubana, una certa tristezza si addensava nella voce, ma nessuna ombra di rabbia.

«Lo so che non lo vuoi, ma te ne procurerò uno lo stesso.» Promise con solennità la polinesiana, sfregiando il giuramento in una sfida personale.

Bạn đang đọc truyện trên: Truyen247.Pro