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22- Give her a reason a reason to love all you do

Aäron si infilò la prima camicia pulita che gli fu consegnata. Era da giorni che non si lavava e non avrebbe perso tempo a farlo, se la regina non glielo avesse ordinato. Il suo posto era accanto a Sophie, non l'avrebbe persa d'occhio nemmeno per un secondo.

Erano passate due settimane dalla tragedia avvenuta nella foresta. Sophie e Katherine erano riuscite ad uscirne più o meno illese, mentre per i due giovani uomini, non fu così semplice.

Stephen fu colpito ad un organo importante, nel ventre, abbastanza da non farlo guarire del tutto, ma fu la notizia della morte di Thomas che fece peggiorare le sue condizioni e senza che potesse esserci altro modo per salvarlo, si lasciò morire.

Stephen e il principe Thomas non c'erano più.

Sophie aveva passato dei giorni da incubo, non mangiava, non dormiva bene e non camminava, per colpa della brutta ferita alla gamba. Era tanto se in un giorno riusciva a dire qualche parola, prima di chiudersi in se stessa o di scoppiare in un pianto disperato dicendo che era tutta colpa sua. Il capo dell'esercito non sapeva più cosa fare, aveva provato a convincerla ad andare da Achille, ma si era rifiutata, aveva provato a portarle i suoi piatti preferiti, ma li ignorò, aveva provato a chiederle se ci fosse qualsiasi cosa che potesse fare per non vederla così, ma l'unica risposta che ricevette fu "Far sì che uccidessi un uomo a tempo debito".

Aäron aveva visto che la ragazza aveva baciato Thomas, lo aveva visto benissimo, mentre arrivava in suo soccorso, ma non gliene dava nessuna colpa, perché avrebbe dovuto? Era convinta che sarebbe stato suo marito, in più il povero principe stava per morire.

Non poteva, inoltre, nascondere che rimase profondamente addolorato dalla morte di Stephen, un giovane uomo pieno di vita e sempre pronto ad ascoltare le parole di un amico; non lo sorprese sapere che la perdita di Thomas, il fratello che non aveva mai avuto, lo devastò.

Ma la sua preoccupazione era la sua amata che non dava segni di miglioramento, non a livello emotivo almeno. Da una settimana Aäron dormiva su una poltrona accanto al letto della principessa, per soccorrerla quando aveva un incubo, ovvero la maggior parte delle notti. Il più frequente la portava a strofinarsi le mani sulla camicia da notte, come per togliersi dello sporco, anche se non ne aveva. Sudava freddo e non respirava regolarmente per la successiva ora, allora Aäron iniziava a parlare. Inizialmente le aveva raccontato delle voci che giravano al villaggio più vicino al palazzo, vicende divertenti che avevano come protagonisti persone semplici. Quando gli argomenti cominciarono a finire decise di leggere i libri che trovava in biblioteca che variavano dalla descrizione delle campagne della Toscana in Italia, alla descrizione delle razze di cavalli nel mondo. Il giovane faceva tutto quello in modo che sentendo la sua voce la ragazza potesse rilassarsi, infatti, Sophie puntava i suoi grandi occhi nocciola sulla figura del comandante, finché le palpebre pesanti vincevano sulle paure.

Per tutto quel periodo però Aäron si era trascurato, non badava più alla sua salute e nemmeno al suo aspetto, tutto perché voleva rivedere la sua Sophie, la sua amata.

La notte prima gli parve di riconoscerla, quando dopo un incubo, quando lui le prese la mano per farle capire che era a casa, sana e salva, ella non gli chiese di leggere per lei, o di parlare senza dire nulla di importante o sensato, ma gli domandò come stesse Achille, il suo cavallo. Il giovane fu felice di rispondere alla sua domanda, dicendole che il suo destriero era sano ed in forma che la attendeva nelle stalle, aggiungendo anche che lui stesso era riuscito a montarci sopra, guadagnandosi un'espressione di stupore da parte della ragazza, la quale sorrise. Fu quel sorriso a dare speranza ad Aäron.

Dopo che finì di prepararsi, riuscendo persino a sistemare la massa di capelli neri che lo caratterizzavano, si incamminò velocemente verso le stanza di Sophie.

Quando arrivò in prossimità del portone vide una fanciulla uscire dagli appartamenti della principessa e rallentò riconoscendo Katherine.

"Katherine" la chiamò dolcemente, facendola voltare. La ragazza era l'unica che non aveva riportato lesioni, non fisiche almeno, la morte del fratello l'aveva devastata, tanto che i vestiti che indossava cominciavano ad andarle leggermente larghi.

"Aäron" sussurrò lei, tentando si sorridere. La sua perdita le aveva fatto perdere un po' di fascino che la caratterizzava, i capelli scuri erano leggermente spenti, come gli occhi.

"Come state?" chiese il giovane.

"Ho ripreso a mangiare, insieme a Sophie" gli comunicò "Anche se mi ci vorrà altro tempo, non sopporto ancora l'idea di non poterlo avere al mio fianco" continuò, senza lasciarsi travolgere da una crisi di pianto, molto probabilmente i giorni precedenti l'avevano prosciugata.

"Immagino, volete che vi accompagno alle vostre stanze, o dovunque dobbiate andare?" domandò Aäron, non volendo lasciarla sola.

"Vi ringrazio per le vostre premure, ma credo che debbano essere indirizzare a Sophie, ha visto due uomini morire sotto i suoi occhi nello stesso giorno.." fece una pausa guardando per qualche secondo nel vuoto, poi alzò di nuovo la testa "..e poi un duca molto gentile si è offerto di farmi fare una passeggiata nei giardini, Stephen avrebbe voluto che ricominciassi a vivere e ci sto provando" disse sorridendo debolmente.

"E vi ammiro per questo Katherine, vogliate scusarmi allora se vi sto portando via del tempo prezioso che potevate passare con il Duca di cui mi avete parlato" si scusò il giovane sorridendole. Katherine allargò il sorriso, poi chinò la testa e si voltò per proseguire verso le scale che l'avrebbero condotta ai giardini.

Aäron non rimase molto fuori dalle stanze di Sophie, anzi, si affettò a bussare, ricevendo un lieve "Avanti" dall'interno.

Con sua enorme sorpresa la trovò seduta accanto alla finestra, vestita e non con la camicia da notte che aveva indossato per le due settimane trascorse, ma portava un abito celeste, leggero, decorato con dei disegni floreali sulle braccia e sulla base della gonna. I capelli erano sciolti, ma pettinati, molto probabilmente Katherine aveva trascorso lì molto tempo. Vide sul letto un vassoio capiente con qualche avanzo di cibo, questo lo rincuorò, forse Sophie aveva ascoltato la cugina.

"Sei incantevole" si lasciò sfuggire Aäron, non riuscendo a resistere. Sophie si voltò e gli sorrise debolmente, poi riportò lo sguardo fuori dalla finestra. "La gamba?" si informò il giovane.

"Fa male, ma sono riuscita a scendere dal letto ed arrivare fin qui" disse senza distogliere gli occhi da ciò che caratterizzava il pestaggio fuori. Aäron si avvicinò a lei e le si sedette a fianco, appoggiando la schiena al vetro, per riuscire a guardarla. Ella posò i suoi occhi nocciola sul comandante incerta se parlare o rimanere in silenzio, e lui se ne accorse, così decise di non parlare per vedere se Sophie si sarebbe lasciata andare e così fu.

"Non la vedevo.." provò a dire "Non la vedevo da quel giorno tremendo" disse abbassando gli occhi ed iniziando a stringere le mani nervosamente. Il giovane capì che si riferisse alla cugina e pensò quanto le avesse fatto bene il precedente incontro. Allungò le sue mani per stringerle a quelle della principessa, in modo che smettesse di torturarsele, in modo che capisse che poteva contare su di lui quando non poteva farcela da sola.

Sophie aveva sempre cercato di non pesare sulle persone che le stavano attorno, cercava di occuparsi delle faccende per conto proprio, evitando di causare troppi dispiaceri e problemi e forse era stata questa la causa dei suoi giorni bui. La tragedia aveva colpito quella parte di lei, la parte che tentava di arrangiarsi, la parte che non voleva rendersi conto che doveva essere salvata ed aiutata.

"E com'è stato?" chiese Aäron cogliendo di sorpresa la giovane che dovette pensarci, mentre guardava le loro mani intrecciate. "Difficile" sussurrò lievemente "Ma necessario" aggiunse quasi subito guardandolo negli occhi. Il comandante si permise di accarezzarle il viso, mentre le sorrideva, fiero di vedere come cercasse di rialzarsi in piedi e ricominciare a combattere.

Ricordava quando l'aveva trovata sopra al cadavere di Thomas, ricordava che le era svenuta fra le braccia e ricordava la corsa verso il castello, con Sophie stretta a sé, priva di sensi. Era terrorizzato all'idea di perderla, al solo pensiero credeva di non poter più respirare, ma ora era lì davanti a lui, così bella.

"Ho una sorpresa per te" disse poi cercando di rallegrarla. L'aveva organizzata già giorni prima, ma voleva assicurarsi che fosse in grado di fare qualche passo prima di proporgliela. Sophie lo guardò, in attesa, piegando lievemente le labbra in un sorriso. "Posso scortarvi fuori da questa stanza?" chiese sorridendole.

"E come? Non penso di riuscire a camminare molto" dichiarò lei, rendendosi conto delle sue pietose condizioni, ma Aäron non le lasciò il tempo di incupirsi "Non ho detto che devi camminare" disse, prima di allungare le braccia e sollevarla, facendo penzolare le gambe della fanciulla, la quale scoppiò a ridere sorpresa dalle gesta stravaganti di Aäron. "Sei uscito di senno?" gli chiese ridendo. "Assolutamente sì" rispose il giovane rincuorato dal suono melodioso che amava sentire e che da troppo tempo era stato oppresso dalla tristezza.

Sophie si aggrappò al collo del comandante quando questi iniziò a camminare, uscendo dalla sua stanza. "Cosa diranno i nobili?" sussurrò divertita la ragazza nell'orecchio di Aäron che era riuscito a raggiungere l'atrio principale, scendendo la grande scalinata, il quale notò solo in quel momento che il castello era popolato da altri. Divertito guardò la giovane "Ti importa davvero?" chiese ed ella scosse la testa.

Infine riuscì ad arrivare nel luogo dove si sarebbe svolta la sorpresa, un luogo che Sophie non vedeva da tanto e che era certo le avrebbe fatto bene: le stalle.

Per quanto lei stessa per molti giorni non avesse mai proferito parola sul suo amato cavallo, a parte la notte precedente, Aäron era sicuro che le mancasse moltissimo, d'altronde lo aveva cresciuto lei.

Vide un luccichio negli occhi della principessa quando il giovane si avvicinò alla postazione del possente Achille, vide i suoi occhi inumidirsi quando la posò dolcemente a terra, dandole comunque un supporto, mentre apriva il box. Ed infine vide una lacrima rigarle la guancia, quando il suo destriero le si precipitò addosso, rischiando di farla cadere.

Sophie si aggrappò al collo dell'animale ed Aäron la mollo, sicuro che Achille non avrebbe fatto passi falsi e fu così. La sentì dire parole dolci al cavallo, mentre passava le sue dita  nella criniere e ne baciava il manto.

Il giovane però dovette ben presto recuperare uno sgabello per farla sedere, per non affaticare la gamba, che aveva preso a farle più male. Ma nemmeno quello fermò Achille, voglioso di più coccole possibili. Sophie arrivò persino a cantargli qualche dolce melodia, sorridendo come non mai, anche se aveva gli occhi lucidi che Aäron giustificò come lacrime di gioia.

Il comandante si era messo in disparte per lasciargli i loro spazi, ma Sophie qualche volta alzava lo sguardo verso di lui e gli sorrideva riconoscente, nulla poté fare più felice Aäron che quegli sguardi veloci, ma sinceri e sereni.

"Lo conoscevo da sempre" iniziò a dire la principessa all'improvviso, facendo alzare lo sguardo ad Aäron "..ci conoscevamo da quando eravamo bambini e non lo sapevamo" continuò guardando, a terra, un punto indefinito, mentre le dita della sua mano si intrecciavano nella criniera scura del cavallo.

"Il principe Thomas?" chiese dubbioso, non essendo sicuro se si riferisse al secondogenito francese o al cugino. La vide annuire, mentre si mordeva il labbro inferiore, per non far sfociare emozioni forti che non sarebbe stata in grado di fermare "Katherine dice che non è stata colpa mia" affermò con la voce tremante "..ma se avessi ucciso quell'uomo, se lo avessi ucciso prima, al posto di ferirlo, sarei riuscita a salvarlo" continuò alzando lo sguardo verso il giovane, il quale si avvicinò alla principessa, prendendole le mani "Sophie non è colpa tua, il tuo istinto non era uccidere quell'uomo, tu non volevi uccidere nessuno, per questo lo hai colpito e non te ne devi fare una colpa se il tuo animo è gentile" provò a rincuorarla Aäron.

"Ma gli ho impiantato una spada nel collo.." disse allontanando le mani e ricominciando a tormentarsele, come se potessero contaminare tutto ciò che toccassero. Il comandante testardo le riprese fra le sue, imponendo la sua scelta, facendo quindi in modo che Sophie non riuscisse ritirarle. "Dopo aver..dopo aver colpito Thomas, chi pensi che avrebbe ucciso?" domandò alzandole il mento verso di lui "Si sarebbe tirato indietro dall'uccidere anche te?"

Sophie riabbassò lo sguardo, non riuscendo a mantenerlo fisso in quello del comandante, il quale lasciò che le sue parole riempissero l'ambiente per qualche secondo prima di riprendere "Gli hai regalato dei meravigliosi ultimi attimi della sua vita" sussurrò poi dolcemente, facendola voltare stupita "Sì ti ho vista baciarlo e non ti giudico per questo, lui era molto devoto a te, ti amava e questo lo si poteva vedere anche da un'altro regno da quanto era palese" affermò ridendo " Tu..tu lo hai amato?" le chiese tornando serio.

Sophie lo guardò per alcuni secondi, con gli occhi lucidi, mentre cercava di trovare le parole giuste. "Credo di averlo amato all'inizio, durante la guerra, quando ti credevo morto, sì credo che amassi l'idea che lui c'era, era lì, per me" sussurrò "..ma sei tornato e l'amore per te era più forte, tu mi davi certezze, mentre lui, per quanto la sua compagnia mi facesse stare bene, non poteva darmene" concluse alzando la mano verso il viso di Aäron fino a farla arrivare alla massa di capelli neri.

Il giovane la guardò per qualche secondo, poi la avvicinò a sé per stringerla in un abbraccio.  La strinse più che poté, senza farle del male, per farle capire che le sue parole erano vere, lui le avrebbe sempre dato delle certezze, lui avrebbe combattuto all'infinito per averla a costo di perdere tutto ciò che aveva. "Ti amo Sophie" sussurrò infine all'orecchio della giovane.

Quando arrivò l'ora di pranzo dovettero rientrare, lui le chiese se se la sentisse di mangiare nella sala da pranzo, ma ella rifiutò, in compenso gli chiese di farle compagnia, mentre provava a riempire lo stomaco e lui accettò, ovviamente.

Ben presto Aäron notò come la visita alle stalle l'avesse stancata e si pentì di non essere rientrato prima, ma era così bello vederla felice, mentre si prendeva cura di Achille, in più aveva ripreso a parlare, a parlare come un tempo, mentre pranzavano infatti, gli raccontava di come sfarzosi ed orribili le erano parsi gli abiti delle nobili francesi, descrivendoli nei dettagli.

Tutto sommato il comandante si riteneva soddisfatto di quella giornata.

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Passarono altre due settimane, quindi un mese dalla tragedia.

Sophie pian piano stava migliorando, dando riscontri positivi sia per quanto riguardava la salute che l'impatto emotivo che aveva avuto su di lei quel giorno fatidico. Aveva ripreso a farsi vedere nel castello, per quanto la gamba glielo permettesse e gli incubi non venivano così spesso come all'inizio, questo fece sì che Aäron riuscisse a tornare a dormire nella propria stanza, anche se si era accorto che non era la stessa cosa non averla vicina e questo non fece che far crescere il suo desiderio di averla sua.

Infine arrivò il giorno che il comandante aspettava da tempo. Il sole illuminava i parati verdi estivi e il giovane aveva sorpreso nuovamente Sophie, portandola fuori in una passeggiata a cavallo, ovvero, aveva preparato Achille ed insieme sarebbero andati alla scogliera. Sophie si era aggrappata al suo petto per tutto il viaggio.

L'aveva fatta sedere su una coperta a terra, accanto al laghetto a loro molto famigliare, l'aveva fatta mangiare e poi stringendole la mano aveva provato a cominciare il suo discorso.
"Sophie so che non hai passato un bel periodo e capirei se mi dicessi che hai bisogno di altro tempo, ma mi sento in dovere di chiedertelo" iniziò a dire, poi infilò la mano nel taschino della giacca estraendone un anello d'oro, con una piccola pietra bordeaux in centro "Questo anello lo regalò a mia madre mio padre e con lo stesso scopo io lo voglio donare a te..quindi principessa Sophie d'Orange.." continuò sorridendo, vedendo che la ragazza non si riuscì a contenere dallo stupore "...vuoi diventare mia moglie?" chiese finalmente.

Buongiorno fiorellini •

Siamo purtroppo arrivati all'ultimo capitolo di questa storia, ma non temete presto arriverà l'Epilogo, per sapere cos'è effettivamente successo alla nostra cara principessa.

*Lo sapete che sono piena di sorprese*

Commentate, mettete le stelline e, se non lo avete ancora fatto, andate a vedere il piccolo video che ho provato a creare per la storia!

Per ora è tutto, un bacio,

EllY**

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