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-Mi vuoi spiegare perché stavi limonando con Alec?- il tono di Hodge era molto paterno e sinceramente alle volte esagerava.

-Non stavo limonando con Alec- risposi, mettendo la lama angelica nella sua fodera intorno al mio fianco.

-Hai capito solo quello della mia domanda? Eveline, vuoi davvero finire come con Christopher?- mi chiese prendendomi dal braccio e obbligandomi a guardarlo negli occhi.

Eccole: le sento già uscire dai miei occhi, maledette lacrime.

-No...- dissi abbassando lo sguardo.

-Bene, allora chiarisci subito- disse in tono deciso, indicando con il capo qualcuno dietro di me. Sospirai, vedendo poi Hodge andare via, impegnato con una conversazione con Robert.

-Ho sentito tutto- sentenziò Alec, appena mi avvicinai a lui. Ero pronta a rispondergli ma mi precedette.

-Cosa ha fatto Christopher? E voglio la verità- disse con voce dura, guardandomi con fermezza.

-Io e Christopher eravamo una cosa sola, un po' come il tuo legame con Jace di parabatai, ma più forte. Siamo cresciuti insieme e ci siamo amati, siamo stati insieme ma io e lui eravamo due cose completamente diverse: mentre io diventavo uno shadowhunters sempre più forte e conosciuto, lui si allontanava sempre di più da me, andando a finire in un cammino oscuro e senza via d'uscita...-

-I vampiri- continuò Alec per me. Annuii, continuando a parlare.

-Era uno shadowhunters fantastico, pieno di risorse e coraggio, ingegno fuori dal comune, come pochi ma poi decise di andarsene e farsi mordere e bere il sangue del suo creatore vampiro. L'istituto non poté accettare che uno shadowhunters fosse diventato un vampiro diventando un nascosto, e così lo bandirono con mandato di cattura per chi lo avesse mai incontrato, vivo o morto. E così mi ha spezzato il cuore- dissi alzando lo sguardo verso di lui, con un sorriso amaro in volto.

Alec si irrigidì, stringendo i pugni, facendo diventare le sue nocche bianche.

-E' un uomo morto- pensò rabbioso Alec.

-Alec, calmati: non ho bisogno di persone piene di rabbia intorno a me... e comunque tra noi non può esserci nulla, mi dispiace- dissi velocemente, voltandomi e correndo via.

-Eve, vieni con me- mi ordinò Jace, fermando la mia corsa: annuii poco convinta e mi apprestai ad affiancarlo. Eravamo in città, io e Jace, di ronda quella mattina.

-Alec è molto nervoso in questo periodo, tutto bene tra te e lui?- mi chiese Jace, guardandomi preoccupato.

-So che è il tuo parabatai e quindi ciò che sente lui lo percepisci anche tu, ma Alec deve riuscire a scindere il personale dal collettivo...- dissi scuotendo leggermente la testa.

-Ma lui lo scinde benissimo: ma se quel personale e collettivo lo ricollegano inevitabilmente a te, è lì che lui non riesce a vedere più lucidamente. È difficile che Alec sia così preso da qualcuno, se ti dico che tu sei qualcosa di molto importante per lui, devi credermi sulla parola. È sempre stato un tipo sulle sue, molto scomodo per qualcuno dato che è uno che segue sempre le regole e non le transige mai, se si rivolge male o si comporta come un bambino capriccioso è proprio perché ci tiene e difficilmente lo dimostra. Può sembrare all'esterno un tipo freddo e antipatico, ma è tutto il contrario- spiegò Jace fermandomi.

-Lo so, ma non possiamo stare insieme, Jace...non ho voglia di passare di nuovo ciò che è successo con Christopher, capisci?- dissi stringendomi nelle spalle, guardandolo negli occhi.

-Ti comprendo benissimo: nemmeno con Clary è facile, è pur sempre mia sorella- disse passandosi la mano nei capelli biondi, scuotendo la testa, contrariato.

Ritornammo con tranquillità, ritrovando Alec intento ad allenarsi con i bastoni contro un sacco. Jace si voltò a guardarmi, sorridente, facendomi cenno di avvicinarmi a lui.

Titubante annuii, posandomi difronte a lui, appoggiata al tavolo.

-Devi rimanere ad osservarmi lì, tutto il tempo?- mi chiese fermandosi e osservandomi da capo a piede.

-Se voglio sì, Lighwood- dissi a braccia conserte, sorridendogli. Alec sorrise sentendo il suo cognome, scuotendo la testa.

-Non mi fa più effetto, Matthews- disse, facendomi venire i brividi.

Se a lui non faceva più effetto sentire il suo cognome uscire dalle mie labbra, a me faceva un certo effetto sentire il mio uscire dalle sue.

-Sicuro? Perché ho sentito una vocina dentro di te grugnire dal fastidio- risposi divertita, smascherando i miei brividi per tutto il corpo.

Lasciò il bastone e si diresse a passo felpato verso di me, raggiungendomi in poche falcate, poggiando le mani sul tavolo ai miei lati.

-Sicuro invece che non faccia nessun effetto a te, Matthews?- mi chiese con un sorriso sghembo sulle labbra, avvicinandosi sempre di più a me, mentre io non riuscivo a staccare i miei occhi dai suoi.

-Eveline...- alzai gli occhi al cielo, sentendo poi qualcuno tossire e Alec voltarsi verso la fonte di rumore.

-Hodge- disse lentamente Alec, staccandosi da me e posando le mani sui fianchi.

-Potresti lasciarmi da solo con Eve, per favore?- chiese in tono duro, Hodge, avvicinandosi a noi. Alec alzò le mani e facendo spallucce se ne andò. Tutti pronti per la sfuriata?

-Che cosa ti avevo detto?!- mi urlò furioso. Strizzai l'occhio per il tono troppo alto e mi girai poi a guardarlo.

-Io ci ho provato a dirlo, ma continua a starmi addosso!- gli urlo di rimando.

-Fa qualcosa, Eve. Non voglio raccoglierti ancora una volta da terra- disse stringendo i pugni, davvero arrabbiato, andando poi via.

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