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3

Ormai le sue mani sanguinavano: il sangue scendeva da esse alla corda tesa che aveva tra le sue dita.

-Smettila di pensare- continuai a ripetergli, senza nessun risultato. Mi sono distratta per un secondo, non dovevo pensare: adesso mi ritrovo con un grosso taglio in volto, sotto l'occhio, sulla guancia destra.

-Dio! Mi dispiace!- Alec corre verso di me, buttando a terra il suo arco, quasi scivolando per correre velocemente verso di me.

-Attento, deficiente!- dissi scoppiando a ridere, indicandolo, posando le mani sul mio addome per i crampi.

Sul volto di Alec, si formò un gran sorriso, che non avevo visto prima d'ora, mentre si passò una mano sui capelli neri come la pece.

-E' la prima volta che la vedo sorridere così, ed è bellissima- quasi mi affogo e mi batto più volte la mano sul petto.

-Che cosa hai detto?!- gli grido sbigottita.

-Non ho detto nulla!- ribatte, tornando con il volto serio. Alzai la mano e la sventolai.

-Non importa- dissi, andando verso la camera.

-Devi curarti la ferita- mi segue, fino al bagno della mia camera, dove guardo la ferita del mio volto.

-Passerà da sola, mi servirà come lezione- dissi abbozzando un sorriso, guardando Alec dallo specchio.

-Lezione...?- chiese non capendo a cosa mi riferissi.

-Mai distrarsi- dissi poggiando delicatamente l'asciugamano sulla mia ferita, digrignando i denti per il dolore.

-E' stata una pessima idea, questa- mi urla Alec, agitandosi sul posto.

-Stai continuando a pensare, Lighwood?- gli chiedo, guardandolo stizzita.

Lascio velocemente l'asciugamano che ho in mano, portando la lama angelica alla gola del ragazzo, che si immobilizza e mi guarda con gli occhi sgranati dalla sorpresa.

-Reagisci, Alec!- gli urlo contro, vedendolo scuotersi e finalmente contrastare la mia lama con un colpo al mio braccio che me la fa volare via.

Estrassi successivamente un'altra spada, sorridendogli.

-Possiamo andare avanti così per tutto il giorno- a quella mia frase di sfida, sfilò finalmente anche lui, la sua lama angelica.

Rispose ai miei fendenti, fino ad arrivare alla sala combattimento, dove vidi Hodge guardarmi preoccupato. Lo scontro finì che entrambi avevamo una lama alla propria gola.

-Per oggi è tutto- dissi allontanandomi, avvicinandomi ad Hodge.

-Eve...- mi ammonì il biondo.

-Cosa c'è adesso?- dissi con tono scocciato.

-Ti sei distratta ancora?- mi chiese con le braccia conserte.

-Sì...- dissi sedendomi sullo sgabello, stremata, vedendo ancora Alec lontano da noi, sistemarsi l'arco.

-Cosa ti ha fatto distrarre questa volta?- mi chiese in tono canzonatorio.

-I suoi occhi...- ammisi in tono pensieroso.

-Cosa hai visto nei suoi occhi?- chiese avvicinandosi a me, Hodge, con fare protettivo.

-L'inferno- dissi guardandolo negli occhi, sprofondando nei suoi occhi color oceano.

-Mi ricorda troppo lui, Hodge...- dissi guardandolo intensamente, mentre Hodge mi guardò preoccupato, con la fronte aggrottata.

-Le ricordo qualcuno? Chi potrebbe essere?- sgranai gli occhi: Alec. Feci segno a Hodge, che mi capì.

-Stai usando la runa dell'udito?- dissi, vedendolo fermarsi all'improvviso.

-Cavolo- sorrisi, vedendo Hodge fare lo stesso, mentre si allontanava e ci lasciava da soli.

Mi alzai e lo raggiunsi.

-Sai, potevi chiedere invece di utilizzare la runa- dissi indicandola sul suo braccio.

-Tu invece non hai rune- disse voltandosi a guardarmi.

-Sbagliato- dissi sorridendogli: presi lo stilo e alzando il mio polso, passai sopra lo stilo, rivelando alcune mie rune, che subito dopo sparirono.

Abbozzò un mezzo sorriso, che contagiò anche me ma fummo interrotti da Jace.

-Eveline! C'è un attacco di vampiri in città! Andiamo!- disse con foga Jace, seguito da Clary e Izzy che presero le armi e corsero via.

Io e Alec ci guardammo e in simbiosi annuimmo, correndo poi verso l'uscita dell'Istituto. Eravamo in pieno centro della città e c'era un gran casino: gente che urlava, vampiri impazziti.

-Uccidete chi non collabora- affermai verso il nostro gruppo formato da Alec, Izzy, Clary e Jace.

Fortunatamente la mia barriera, mi protegge da attacchi a sorpresa, come quello che è appena avvenuto alle mie spalle.

Mi voltai e con un solo cenno della mia mano, il vampiro scomparì morendo.
Mi sentii un improvviso bruciore sul braccio e appena lo guardai vidi una runa farsi incandescente.

-Lui è qui...- dissi digrignando i denti per il dolore che quella runa mi stava procurando.

Mi guardai intorno, furibonda, incontrando poi dopo tanto tempo i suoi occhi: quel volto così pallido, quelle zanne esposte e sporche di sangue, quegli occhi celesti ora freddi come il ghiaccio.

-Christopher!- urlai, a squarcia gola, sentendo improvvisamente gli occhi di tutti addosso, quando in realtà tutti stavano combattendo.

Mi guardò, per poi sparire nel nulla. In quel preciso momento mi risentii vuota, inutile.
Sentii una stretta calda avvolgermi improvvisamente, alzando poi lo sguardo e vedendo Hodge guardarmi con sguardo preoccupato misto a rabbia.

Quella sera, la maggior parte dei vampiri furono uccisi, pochi si arresero.

-Che diavolo è successo lì, Eveline?- mi chiese sbattendo la mano sul tavolo difronte a noi, Hodge, catturando sguardi indesiderati all'interno dell'Istituto.

Io, rimasi seduta, con le mani a stringermi come a proteggermi, con sguardo puntato alle mie scarpe.

-Eveline- disse con tono duro Hodge.

-L'ho visto, Hodge...è ritornato- dissi guardando Hodge con sguardo rammaricato, colpevole.

Hodge, serrò la mascella, chiuse i pugni e se ne andò a passo svelto chissà dove.
Ero pronta a chiudermi nella mia stanza e buttarmi sotto una bella doccia calda ma qualcuno mi bloccò la strada, ancora.

-Chi è Christopher?- la voce dura di Alec, mi fece chiudere gli occhi, sperando di liquidarlo con una semplice risposta.

-Nessuno che ti riguarda- dissi alzandomi, diretta verso la mia camera. Fermata però dalla stretta della mano di Alec sul mio braccio.

-Mi riguarda se mette a rischio l'incolumità della squadra: mi sono voltato per vedere la situazione e ti ho vista in quel momento...debole- sussurrò quasi pauroso di dire quelle parole. Lo guardo: ho una faccia sicuramente pessima adesso, mi sento una pezza.

-Lasciami...ti prego- lo supplico, parlandogli nella mente. Aggrotta la fronte e magicamente mi lascia andare via.

-Non è finita qui, Matthews- pensa Alec, mentre me ne vado.

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