Cambiare città non è il massimo della vita quando ti trovi bene dove vivi, e la cosa assume quasi l'aspetto di un dramma se hai diciotto anni, ti manca un solo dannatissimo anno al diploma e la notizia ti viene comunicata a colazione una settimana prima del previsto trasferimento.

«State scherzando? Di nuovo?!» domandò Jessie fermando a mezz'aria la mano che stava per versare del succo d'arancia in un bicchiere.

La madre gli sorrise colpevole da dietro la tazza di caffè e il padre lo guardò serio.

«E me lo dite una settimana prima?!» sbottò irritato sbattendo bicchiere e succo sul piano di lavoro della cucina.

«L'ho saputo anch'io da poco figliolo.» lo informò il padre.

«Mamma cavolo! Tu non dici niente?! Subisci e basta? Manca solo un anno al diploma e tu vuoi cambiare ancora città dopo soli sei mesi?» terminò rivolgendosi di nuovo all'uomo.

«Non è che voglio, ma devo. Quando mi sono arruolato ho fatto un giuramento e...»

«Si certo! Sempre la solita manfrina ad ogni trasferimento! Se ritieni che la Patria sia più importante di me e la mamma, allora non avresti dovuto metter su famiglia!»

«Come ti permetti di parlarmi in questo modo insolente?!» alzò la voce suo padre.

Jessie si passò entrambe le mani nei capelli lisci che durante l'estate aveva lasciato crescere un po'.

«Avanti, dovrai starci solo un anno e poi andrai al college.»

Jessie guardò la madre la quale era intervenuta per tentare di non far degenerare quel litigio. Gli sorrise.

«Almeno potrai iniziare ad abituarti al freddo.»

Stavano per trasferirsi in una piccola città a pochi chilometri da Chicago. Jessie amava il freddo e la neve, infatti aveva già deciso che sarebbe andato a frequentare il college in un posto freddo.

Quel pomeriggio si incontrò con il suo migliore amico, se tale si poteva considerare un amico che si era conosciuto da pochi mesi.

«So cosa vuol dire. Ma questa è la vita che fanno le famiglie di tutti i militari. Pensare che alcuni ci invidiano pure, mentre io trovo sia solo una merdata!»

«Già... una merdata del cazzo!» confermò giocherellando con il poco gelato mezzo sciolto che gli era rimasto nella coppetta. «C'ho impiegato sei mesi del cavolo per raggiungere la pace dei sensi e adesso devo ricominciare da capo in una scuola merdosa di provincia!» si alzò e andò a gettare il bicchiere in un cestino. L'amico lo guardò facendo un mezzo sorriso.

«Sono certo che ce la farai, non sei un moccioso spaurito!» Jessie ridacchiò guardandolo.

«Amico sei fantastico! Ma temo che comunque non sarà semplice come dici.»

«Non passerai inosservato.»

«Oh grazie! Questo mi aiuta!» sbuffò tornando a sedersi sulla panchina. L'altro gli poggiò una mano sulla spalla.

«Mi mancherai Jess.» mormorò, e quando Jessie si girò a guardarlo si accorse che aveva gli occhi lucidi.

«Mi mancherai anche tu.»