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7. La casa nella prateria

La strada che mi porta al posto indicatomi dal signor Ferguson ha un non so che di familiare.

Percorro la stradina che mi porta su un viale alberato, e mi accorgo in ritardo dove mi ha portato.

Il vecchio ranch degli Smith, si estende dinnanzi i miei occhi.

Il posto è lo stesso di quindici anni fa, ma sono state cambiate molte cose, le pareti esterne, un tempo dipinte di un caldo giallo paglierino, sono state ridipinte di un freddo bianco, gli infissi in legno sostituiti da infissi di alluminio verdi.

Anche il tetto deve essere nuovo, tutto intorno è verde e pulito, anche se non vi sono i fiori a cui la signora Smith, la nonna di Adrian, era molto affezionata.

Il vecchio fienile in lontananza èstato ridiponto di un bel rosso brillante, ma anche da qui si nota che ha visto anni migliori.

Sto per fare retromarcia quando noto, due occhioni verdi, scrutarmi da dietro il finestrino curiosi.

Mi do mentalmente una pacca sulla fronte e scendo dalla macchina.

Mi avvicino alla ragazzina e le sorrido.

Lei mi guarda con occhi vispo e mi sorride a sua volta.

Penso che sia qualcuno che alloggia qui, anche se il suo sorriso mi ricorda vagamente qualcuno.

《Salve signorina, benvenuta alla casa nella prateria!》

Oddio quel nome suscita in me una sensazione ilare, che a stento riesco a controllare.

《Ehm..ciao piccola, grazie. Alloggi qui anche tu? Puoi indicarmi per cortesia la reception?》

Si sistema varie ciocche di capelli e si alza in tutto il suo metro e cinquanta.

《Questa è casa mia,  venga le faccio strada fino alla reception》.

Il sorriso mi si spegne all'istante.

"Questa è casa mia".

Se questa è casa sua allora...

《Oh. Che ragazzina a modo. Molto professionale, quanti anni hai?!!》

《Ha undici anni. Che ci fai qui?》

La sua voce è roca ma potente, arriva dietro di me quindi sono costretta a  voltarmi.

Adrian indossa dei jeans un po' larghi e macchiati in più punti,e una camicia a scacchi che lascia vedere la canottiera bianca che fascia il suo corpo tonico.

Lo vedo squadrarmi dalla testa ai piedi e per un attimo mi sento inadeguata; lo sapevo, avrei dovuto indossare un vestito!

Mi desto dallo stato di trance quando sento la ragazzina in questione rimproverarlo.

《Papà! Che modi sono!! È una cliente! 》

In tutto quello che ha detto risuona dentro di me solo la parola "papà ".

Adrian è padre. Ha una figlia.

Mi riprendo più in fretta che posso a quella che sembra essere una notizia schock, e infilo le mani sudate nelle tasche posteriori dei jeans.

Adrian stringe la mascella, è teso, così mi affretto a rispondere.

《Si Adrian, sono una cliente. Mi serve una camera, e se proprio devo essere sincera, non mi aspettavo di trovarti qui. Non sapevo che avessi aperto un b&b oltre che un ristorante  》.

-E vorrei sapere come ti è saltato in mente di chiamare questo posto "La casa nella prateria", ma questo mi limito a pensarlo.

《Credevo stessi nella tua vecchia casa》.

Sembra quasi che gli dia fastidio il fatto che io mi trovi lì, e non accenna minimamente a rispondere alle mie perplessità.

《È scoppiata una tubatura》.

Si strofina le mani sui jeans, dandomi l'idea di non volere incrociare il mio sguardo.

《Chiamare un idraulico?》

Sbuffo spazientita e lo guardo allibita.

《Come non detto. Proverò al Wilmington Inn. Scusa il disturbo. Ciao piccola》.

Faccio per andarmene ma la sua voce mi blocca sul posto.

《 Sono trentacinque dollari a notte la colazione è fino alle dieci. Per il
wi-fi o il fax o altri servizi dovrai pagare un extra 》.

Mi volto e noto il visetto accigliato di sua figlia, non volendo farle assistere ad un'altra guerra fredda tra me e suo padre metto fine a quella discussione annuendo con la testa.

《Certo. Mi sembra giusto》.

Adrian rientra in casa, e prima che la porta si richiuda alle sue spalle lo sento urlare.

《Juliet Calliope Smith. Vai a finire i tuoi compiti di matematica》.

La piccola sbuffa spazientita e alza gli occhi al cielo, poi mi si avvicina e mi scruta con occhi curiosi.

Le sorrido un po' in imbarazzo e a disagio, porgendole la mano per presentarmi.

《Io sono Daphne, ma gli amici mi chiamano Didi》.

Lei mi scruta ancora, sul viso un espressione di pura sorpresa prende il sopravvento, ma si limita a sorridermi a sua volta e a stringenti la mano.

《Io sono Juliet, gli amici mi chiamano Julie. Benvenuta alla casa nella prateria. Perdona i modi di mio padre, di solito non è così  scontroso. Ora vado a fare i compiti, la reception è la prima porta a destra. Ciao!》

Scappa via, mentre il mio《Ciao》 si perde nell'aria, prendo il mio trolley e la borsa con il portatile e mi avviò alla reception per il chek-in e per la chiave della stanza.

L'ambiente all'interno è rustico e pulito, il vecchio parquet in legno è lo stesso di quindici anni fa, le pareti all'interno sono di un tenue rosa pesca, e una striscia di verde, che richiama gli infissi, è stata dipinta sopra i muri, in alto, anche i mobili in legno sono sempre gli stessi e devo dire che l'interno è molto più accogliente dell'esterno.

Entro nella stanza indicatami da Julie, e trovo Adrian chino su dei fogli che hanno l'aria di essere bollette e fatture, alza lo sguardo su di me e la sensazione ghiaccio-fuoco ricomincia.

《Ho già inserito i tuoi dati, pagherai il conto alla fine del tuo soggiorno, questa è la chiave della tua camera, hai solo quella valigia?!》

Lo guardo, è così freddo e professionale che mi sembra un vero estraneo, in effetti lo è visto che non so più nulla di lui.

Annuisco, lui mi fa cenno di seguirlo mentre afferra il mio trolley di Gucci, e si dirige su per le scale per indicarmi la mia camera.

Salendo la scalinata noto le foto sulle pareti, e rimango di sasso.

In una ci sono Adrian,suo padre, sua madre e... io, un'altra siamo io e lui con le dite affondate in un barattolo di marmellata con sua nonna Sophie, in un'altra siamo sul trattore con suo nonno Jimmy, un'altra ancora a pesca con suo padre e suo zio, e così fino alla fine delle scale.

Lui intercetta il mio sguardo e si affretta a giustificare la cosa.

《Volevo che le persone capissero la storia di questo posto, e in tutte le foto che ho trovato ci sei anche tu. Non farti strane idee》.

Mi acciglio.

《Sono molto belle, avevo dimenticato molte di queste cose. Qui è quando hai pescato quel pesce gatto gigantesco》.

Mi si avvicina e sento il suo fiato caldo sfiorarmi il collo e le guance.

《Si, quel grosso pesce gatto con cui avrei potuto vincere la Fishing Cup, se una certa bambina non avesse frignato per tutto il tempo pregandomi di ributtarlo in acqua》.

Mi volto e incrocio il suo sguardo.

《Beh avresti potuto tenerlo, non eri costretto》.

Sorride, e il mio sguardo viene calamitato sulle sue labbra.

《Oh, invece si. Non potevo sopportare di farti piangere》.

Siamo molto vicini e sento che il mio cervello è in tilt, chiunque prenda decisioni sensate ha lasciato il cartello non disturbare e se ne andato in vacanza.

Lui mi guarda intensamente, spostando i suoi occhi dai miei occhi alle labbra, alza una mano e sta per fare qualcosa quando il mio cellulare comincia a squillare.

Si allontana di scatto e si schiarisce la gola, io afferro il cellulare che tenevo in tasca e mi affretto a rispondere senza guardare chi mi sta chiamando.

《Pronto qui Daphne Anderson,chi parla?》

Adrian mi guarda stralunato e mi fa cenno di seguirlo.

Lo faccio mentre presto attenzione alla persona che mi risponde dall'altro capo del telefono.

《Ciao Daphne, sono Michael, che ne dici se ti invito a pranzo e mi spieghi come mai la tua casa sembra la bolla di un pesce rosso?!》

Mi spunta un sorriso sulle labbra, e mi affretto a superare Adrian ed entrare nella camera che nel frattempo lui ha aperto.

《Va bene Mike, dammi mezzora》.

《Al Sunflower house . Tra mezzora. Ciao Daph》.

Chiudo la telefonata pronta ad un altro round con Adrian, ma resto di sale.

Con un ghigno maligno mi scruta con gli occhi grigi di un mare in tempesta.

《Questa è la tua camera. Cerca di non portare molti uomini mentre sei qui, ci abita anche mia figlia e non voglio che si faccia strane idee》.

E se ne va lasciandomi sulla porta della camera numero otto , come un imbecille.

"Mi ha appena dato della poco di buono?! Appunto mentale, fargliela pagare. Cara."

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