2. Ritornare
Avete presente quella strana sensazione che vi stringe lo stomaco, quando state andando in un posto che è familiare, ma in cui non vi sentite a casa?!
Avete presente?
Beh,quella era la strana sensazione che mi attanagliò nel momento esatto in cui lessi il cartello di "benvenuto" per Wilmington, North Caroline.
Ero nata e cresciuta in quel luogo,e fino all'età di quindici anni era stato la mia casa.
Prima della morte della mamma.
Dopo, per scappare al dolore, ai ricordi, mio padre mi portò con sé a New York, allontanando tutto è tutti.
E così feci anche io,affrontando non una, ma ben due perdite.
La perdita della mamma, e la lontananza di Adrian.
New York è stata la mia casa per molti anni.
Lì ho potuto maturare e crescere, e fare esperienze che qui, nella piccola cittadina, capoluogo della contea di New Hanover, avrei solo potuto immaginare.
E invece ora, ironia della sorte, per accentuare le mie doti, ed avere un curriculum vitae degno di nota, sono costretta ad accettare un lavoro come redattrice del giornale di questo buco di città, e cosa più ardua, tentare di incrementarne la vendita.
Dico io, cosa mai potrebbe accadere di così interessante, qui a Wilmington 106.476 abitanti, da far si che questo giornaletto di provincia, abbia una storia decente tanto da incrementarne le vendite?!
Un emerito *** ecco cosa.
Mentre supero i vari negozi di pesca Sider's and soon, i fiorai, e il MiniMarket dei signori Craweller, mi rendo conto, con disappunto, che questi luoghi non sono cambiati di una virgola.
Non fraintendetemi, è bello che un posto preservi la sua bellezza, ma qualche miglioria non avrebbe certo fatto del male a questo posto.
Passando per la vecchia cappella del paese mi si stringe lo stomaco.
Il colore bianco è sfumato nel grigio già da molti anni. I tetti di legno marrone sono consunti dalle intemperie e gli acquazzoni che caratterizzano la cittadina.
La grande campana in ottone, austera e maestosa, troneggia dall'alto della torre del campanile.
Anni addietro ho avuto modo di sentirla cantare ogni domenica.
Era sempre lei che cantando, accompagnò la mamma all'altare.
Quante cose deve aver visto,quante ne ha potuto osservare, non ci è dato di sapere.
Con lo sguardo cerco ancora il locale dove ho appuntamento con il responsabile del WN, ovvero il giornaletto di provincia di cui dovrò occuparmi.
Riesco a scorgere il posto solo grazie all'aiuto scarlatto del semaforo.
Il SunFlower House è un locale per famiglie, ragazzi, o vecchi pensionati che passano la vita a parlare di vecchie glorie mentre giocano a bocce.
Al di fuori è un edificio moderno in legno,posto su di una strada che affaccia sul mare.
Le campanella appese all'ingresso, annunciano il mio arrivo, ma nessuno dei presenti alza lo sguardo, troppo presi dal cibo o dalla compagnia.
Il ticchettio delle mie Loubiton, nere e lucide, sul parquet in legno profumato, sembrano stonare parecchio.
Per non parlare del tailleur gonna -camicetta, di Dolce&Gabbana che indosso.
Con non poca fatica, riesco a sistemarmi su uno sgabello in legno, perfettamente tenuto.
Nell'aria il profumo delle colazioni si diffonde mescolandosi all'odore di pulito.
Una ragazzina, che avrà all'incirca diciannove anni, mi si avvicina sorridente, mentre con un colpo della testa, sposta la coda di cavallo scura dietro le spalle.
《Buongiorno signorina, benvenuta al SunFlower House, le porgo il menù o sa già cosa vuole ordinare?!》
Le sorrido, mette allegria, è cordiale e ha una parlantina scorrevole,si vede che fa bene questo lavoro e anche che lo fa da molto tempo.
《Ciao, vediamo...mmm...credo che per iniziare prenderò solo una tazza di caffè,nero...》
《Lungo,con poco zucchero e una spruzzatina di panna. Noto che il caffè lo prendi sempre allo stesso modo, puoi servirlo Theresa, grazie》.
Quando mi volto a guardare da chi proviene quella meravigliosa voce,quasi cado dallo sgabello,e non solo perché l'uomo che i miei bulbi oculari stanno guardando, sembra un dio greco sceso in mezzo a noi comuni mortali, no, ma perché quel Dio, quell'uomo dallo sguardo strappa mutande è una persona che fino a poco tempo fa conoscevo bene.
Lo guardo stralunata cercando di camuffare un certo imbarazzo nel trovarmelo difronte, certo, sapevo che era rimasto in città, e che aveva ereditato il vecchio ranch di suo nonno, e che si era sposato, ma non credevo di trovarmelo difronte così presto.
Non sono pronta al confronto. Se mai ce ne sia o meno uno sarò costretta a darmi alla fuga con qualche scusa.
"Codarda" dice la mia io interiore ma io cerco di ignorarla.
Ma proprio in questo dannato locale doveva entrare?!
Mi giro sullo sgabello tenendomi al bancone, facendo attenzione a non cadere davanti a questo schianto assoluto che è diventato il mio ex/ex migliore amico, cercando di sembrare più naturale possibile.
《Ciao Adrian! Quanto tempo...ti trovo bene, che coincidenza incontrarti qui》.
Lui mi sorride, ma non è uno di quei sorrisi che mi riservava anni addietro.
Questo sorriso è freddo, calcolato, non accentua nemmeno le sue adorabili fossette.
È un dato di fatto che io abbia perso il diritto di ricevere quei sorrisi da lui molto tempo prima, ma la cosa lascia comunque un pò l'amaro in bocca.
Sorridimi come facevi un tempo.
E non ti chiedo niente di più di questo: un sorriso.
Non ti chiedo di dirmi se mi hai davvero dimenticata.
Sorridimi come allora.
Come un tempo.
Sorridimi e capiró
《Beh, sai come è, sei nel mio locale》.
In questo momento credo che la mascella sia arrivata sul parquet lucido e profumato, mentre resto basita da quella notizia.
《Il tuo locale?! Giuro non ne ero a conoscenza, ho appuntamento di lavoro, e mi hanno detto di recarmi qui. Mi piace questo posto. Complimenti 》.
Lui sorride ancora, mentre non toglie i suoi occhioni azzurri dai miei.
Credo che annegherò se non distolgo subito lo sguardo.
E forse mi piacerebbe morire così.
Affogando negli abissi del suo sguardo.
Il salvagente mi viene lanciato da Theresa, la ragazza carina che mi porge il mio caffè nero,lungo, con poco zucchero e una spruzzatina di panna.
Proprio come lo prendo da circa trenta anni.
Proprio come aveva detto Adrian.
Sorridimi come allora.
Come un tempo.
Sorridimi e capiró.
《Oh, beh non hai visto ancora nulla. Qui la sera diventa tutto più suggestivo. Ma grazie, ora devo andare, mi ha fatto piacere averti rivisto. Il caffè lo offre la casa》.
《Oh, grazie ma non voglio favoritismi...cioè quel che devo pagare,pagherò, ti ringrazio davvero ma... 》
Non voglio la tua falsa gentilezza.
La tua insensata cortesia.
Sorridimi come allora.
Come un tempo.
Sorridimi e capiró.
Lui si stacca dal bancone dove prima aveva poggiato i palmi e caccia le mani in tasca.
《Perché mai dovrei farti favoritismi?! Al SunFlower House, ai nuovi clienti viene offerto il caffè dalla casa. Rilassati Daphne. Buona giornata》.
Sorridimi come allora.
Come un tempo.
Sorridimi e capiró.
Ma lo vedo andare via lasciandomi come un idiota lì, sopra quell' odioso sgabello, mentre lo guardo andare via, portandosi dietro un pò della mia dignità.
I capelli color del grano più lunghi di quanto ricordassi, le spalle più ampie.
Del bel ragazzino che conoscevo non è rimasto che un ricordo,perchè la persona che avevo di fronte cinque minuti fa era un uomo al cento per cento.
Un uomo che non conosco. Un estraneo.
E mi chiedo tra un sorso di caffè e un altro ancora, se lui abbia pensato lo stesso di me, se anche io ai suoi occhi, sia sembrata una vera e propria estranea.
Com'è strana la vita, penso, un attimo prima di svuotare la mente e sorridere al responsabile del WN, con cui avevo appuntamento.
Che la scesa al potere cominci.
Appunto personale, cancellare "scesa al potere" dall' agenda.
Bạn đang đọc truyện trên: Truyen247.Pro