Quattro: Baku City Circuit
Baku, Azerbaijan
Luke aspettava il Gran Premio d'Azerbaijan da quando aveva saputo che Dua Lipa sarebbe stata presente. Nonostante si mostrasse come uno con pochi punti deboli, Luke ne aveva eccome, e le belle donne erano sicuramente uno di quelli - quindi, sapere che una bellezza mozzafiato come Dua sarebbe stata presente al Gran Premio era stata manna dal cielo, per lui, esattamente come sapere che Chiara Valcelli avrebbe lavorato per Sky Italia. Ormai non provava più niente per lei, ovviamente, e sapeva che non avrebbe avuto nessun'altra possibilità visto ciò che era successo, ma la sola idea di poterla tormentare gli dava uno strano senso di soddisfazione che quasi poteva gustare sulla sua lingua. Era cattivo da pensare, eppure lui si divertiva a tormentare le persone, a dargli fastidio; era bravo nei giochetti mentali e sapeva benissimo come demolire una persona.
Ed era quello il motivo per cui, in quel momento, stava cercando di fare conversazione con Charles Leclerc. Lui, che si era ripromesso che non avrebbe fatto amicizia con nessuno - e che finora, per ben tre gare, c'era anche riuscito - adesso cercava di fare amicizia con qualcuno solo per il gusto di rompere le scatole ad una ragazza che a dirla tutta non gli aveva fatto niente. Sapeva dove colpire Chiara, e fare comunella con il suo ex fidanzato era, secondo lui, una pugnalata ben assestata nello stomaco. Peccato che Charles non avesse proprio l'aria di uno che voleva fare conversazione... almeno, non con lui. Charles Leclerc era un tipo piuttosto socievole, sempre sorridente - non in modo stucchevole come Daniel Ricciardo, ovviamente, il suo era più un sorriso timido e rassicurante - e pronto a conversare con chiunque. Ma stranamente con Luke si stava mostrando diffidente - e il ragazzo sapeva benissimo il perché.
«Quindi, bella giornata oggi eh?».
Charles fissò Luke in tralice mentre si infilava le mani in tasca. «Beh... in realtà il tempo è un po' di merda, sta per mettersi a piovere. Andiamo Luke, non serve che tu ti metta a parlare del tempo, sono sicuro che hai argomenti di conversazione più che validi», borbottò il monegasco, ridacchiando leggermente quando Luke alzò gli occhi al cielo.
«Tentavo di essere amichevole! A quanto pare ci vuole più di questo per parlare con qualcuno, qui», si lamentò Luke, appoggiandosi al muro.
Charles inarcò un sopracciglio. «E da quando tu vuoi essere amichevole e parlare con qualcuno nel Paddock? Luke, ti conosco da fin troppo tempo per bermi la tua recita - e anche se non ti conoscessi non ti crederei. Nel giro di tre settimane ti sei inimicato Max Verstappen, Daniel Ricciardo non ti sopporta e sei riuscito a farti odiare persino da Valtteri Bottas! Direi che non hai la reputazione di uno che vuole fare amicizia. Non l'hai mai avuta».
«Non ci vuole molto ad attirare le ire di Verstappen, Daniel Ricciardo sta onestamente antipatico anche a me quindi non ci vado a perdere niente e Valtteri Bottas è fin troppo buono per sopportare uno come me», mugugnò Luke, ridacchiando leggermente, «Quindi non è esattamente colpa mia. Finora sono stato un po' un lupo solitario, ma mi sono reso conto che è il momento di uscire allo scoperto e fare nuove amicizie».
«E quindi vuoi fare amicizia con me, dopo anni che ci incrociamo sul Paddock senza parlarci?», borbottò Charles, scuotendo la testa, «Vuoi davvero che me la beva, eh?».
Luke alzò gli occhi al cielo - di nuovo. Non ricordava che Charles Leclerc fosse così esasperante, forse perché non si erano mai parlati sul serio. E Charles aveva ragione, si conoscevano davvero da tanto tempo. Avevano cominciato insieme, praticamente. «Ma ti sembra una cosa tanto assurda?!», sbottò, arrabbiandosi leggermente.
Charles scoppiò definitivamente a ridere alla reazione esagerata di Luke. «Certo che mi sembra una cosa tanto assurda! Cosa stai tramando, Hemmings?».
Luke si ammutolì, consapevole di essere stato messo alle strette. Ormai non aveva più senso mentire, Charles avrebbe continuato a chiedergli cosa volesse sul serio e sarebbero andati avanti così all'infinito, e a dirla tutta Luke s'era già stufato. Tra l'altro ciò che stava facendo non aveva senso, quindi tanto valeva rinunciare visto che Charles non abboccava all'amo. «Niente, non sto tramando niente. Volevo solo fare conversazione con qualcuno», sbottò quindi, girando i tacchi per andarsene.
«C'entra Chiara, vero?».
Luke si voltò di scatto, fissando Charles con gli occhi sgranati. «Cosa?».
Charles scosse la testa. «No fare lo stupido. C'entra lei, vero? Vuoi avvicinarti a me per fare un torto a lei», sbottò, incrociando le braccia al petto.
«Per chi mi hai preso? Non farei mai una cattiveria simile!», mentì Luke, sentendo un leggero senso di colpa - qualcosa che non aveva quasi mai provato in vita sua - stringergli lo stomaco. C'era voluto Charles Leclerc per fargli rendere conto che forse stava esagerando, non era proprio il massimo...
«Sappiamo tutti che sei un infame», borbottò Charles in risposta, facendo scuotere la testa a Luke, «Senti, prenditela pure con chi vuoi - prenditela con me, se proprio vuoi! Ma lascia stare Chiara, okay? L'hai fatta star male abbastanza», disse infine, superando Luke ed andandosene, lasciandolo attonito.
***
Luke ormai si stava quasi abituando a vincere tutto. La sua quarta gara in Formula Uno era andata alla grande, aveva ottenuto la sua quarta pole position e la sua quarta vittoria di fila e, soprattutto, s'era tenuto Michael Clifford dietro. Adorava vincere contro di lui, lo trovava soddisfacente quasi quanto il sesso; gli dava un certo tipo di adrenalina che neanche riusciva a spiegare, quasi più forte di qualsiasi tipo di energia scaturisse dalla vittoria. Ottenerla a discapito di Michael era, per Luke, una marcia in più.
Ancora non capiva per quale motivo odiasse così tanto il pilota in rosso, l'aveva soltanto sempre fatto e sapeva che le cose non sarebbero cambiate. Forse era soltanto il suo modo di rispondere all'invidia di Michael, che sapeva essere forte e ben presente da anni, visto che arrivava sempre a rovinargli la festa e a soffiargli titoli su titoli da sotto al naso. E poi bastava guardarlo per scatenare uno strano senso di rabbia in Luke, quel tipo di rabbia che ti porterebbe a prendere a pugni qualcuno. Fortunatamente per tutti, Luke non era un tipo che alzava le mani. Sapeva benissimo che le parole potevano ferire più di qualsiasi pugno o schiaffo che fosse.
Ed era proprio la rabbia che provava in quel momento mentre guardava il suo eterno rivale ridere e scherzare, accerchiato da un gruppetto formato da Stoffel Vandoorne, Daniel Ricciardo e la sua ragazza, Tori, con cui Luke ci aveva anche provato pensando fosse single - ed era un peccato che non lo fosse - e Carlos Sainz, un altro che Luke davvero non sopportava per chissà quale motivo. A dirla tutta, chiunque fosse intorno a Michael era fonte di frustrazione, per Luke; la prima persona che rivolgeva una parola gentile al ragazzo diventava, automaticamente, il nuovo nemico di Luke, qualcosa che praticamente rasentava l'ossessione. Perché sì, si poteva dire che Luke era completamente ossessionato dall'odiare Michael, ne aveva fatto una vera e propria routine, qualcosa di necessario. Odiarlo per lui era come respirare.
«Fagli una foto, durerà di più».
Luke sobbalzò al sentire quella voce accanto a lui; voltandosi, sbuffò non appena riconobbe Charles, che era scoppiato a ridere a causa della sua reazione. «Dio santo, che vuoi tu ora? Pensavo non volessi parlarmi più», sbottò Luke, prendendo un sorso del suo drink. Le sue mani tremavano, forse per lo spavento, oppure per essere stato colto in flagrante a spiare il suo acerrimo nemico - qualcosa che non avrebbe ammesso davanti a qualcuno neanche sotto tortura.
«Infatti non volevo parlare con te, soltanto sfotterti un po'», rispose Charles, volgendo lo sguardo verso Michael, «È questo che fai alle feste? Spii il tuo rivale che si diverte con gli altri? I Media ti dipingono come un festaiolo, mi sa che sbagliano».
Luke si passò una mano in faccia. «Non lo stavo spiando. Stavo soltanto guardando la stanza e i miei occhi sono caduti su di lui, tutto qui», borbottò, finendo il liquido nel suo bicchiere per il nervosismo. Tutta la spensieratezza datagli dalla vittoria della gara si era volatilizzata completamente, sostituita da una strana inquietudine. E sì, adesso odiava anche Charles.
Charles scoppiò a ridere. «Va bene, Luke, stavi guardando la stanza. Faccio finta di crederti», borbottò, dando una pacca sulla spalla al biondo, «Questa stanza non ti piace, per caso? Avevi una faccia disgustata all'inverosimile».
«Sono semplicemente disgustato dalla falsità di queste persone».
«Falsità? A me tutti sembrano divertirsi e basta. Ma forse è perché si divertono mentre tu te ne stai qui, solo, a desiderare il male degli altri - specie quello di Michael. Ti brucia che lui sia riuscito a farsi degli amici, eh? Vuoi che tutti lo odino così come lo odi tu, ottenendo però l'effetto contrario - perché Michael, a differenza tua, sa come farsi voler bene. Correggimi se sbaglio, però».
Luke ne aveva abbastanza. Quelle parole, nonostante fossero probabilmente solo cattiverie dette a caso, riflettevano così tanto la realtà che Luke stava provando a negare da quando aveva messo piede nel Paddock a Melbourne che sentirle gli provocò una fitta allo stomaco non indifferente. Cercò di ignorarla, comunque, mentre si rivolgeva di nuovo a Charles, adesso troppo impegnato a ridersela sotto i baffi. «Non sono affari tuoi! Stammi alla larga, okay? Non ho bisogno che tu venga qui a farmi la morale! Io sto benissimo da solo, non ho di certo bisogno dell'amicizia di qualche tipo strano per stare bene con me stesso!», esclamò, lasciando Charles a bocca aperta.
Luke ignorò le ultime parole che il monegasco gli rivolse mentre andava via, sorpassando il gruppetto di Michael a grande velocità e finendo nel corridoio, dove si accasciò sul pavimento, scivolando contro il muro fino a finire seduto per terra. Si portò le mani fra i capelli mentre cercava di respirare, sentendo il petto stringersi e le ginocchia molli, le mani tremare così come il resto del suo corpo. Non aveva attacchi di panico da una vita, era passato così tanto tempo dall'ultimo che aveva avuto che neanche ricordava più come ci si sentisse. Quasi gli venne da piangere mentre il respiro gli si accorciava sempre di più, quasi come se avesse corso nonostante non avesse fatto il minimo sforzo. Era una sensazione terribile, devastante e umiliante sotto ogni aspetto - aveva paura che qualcuno lo vedesse in quello stato, debole come non era mai stato, e che ne approfittasse. Fortunatamente, era solo nel corridoio. Non c'era anima viva in quel momento, erano tutti dentro a festeggiare e divertirsi e lui era lì, seduto sul sudicio pavimento in linoleum di un albergo a cinque stelle, a cercare di calmarsi da un attacco di panico e a piangere dalla vergogna.
Era solo com'era sempre stato, del resto. Ma quella volta, per la prima volta nella sua vita, la solitudine pesava quasi quanto un macigno nel suo petto.
***
Teresa's driver of the day: Charles Leclerc, Alfa Romeo Sauber 🇮🇩🇨🇭
[A/N] Daje raga, oggi il Driver of the Day l'ho azzeccato AHAHAHAHA
Buonasera! Mi dispiace aver postato il capitolo un'ora più tardi di quanto avessi previsto, ma il computer mi è stato sequestrato da mia sorella e ho potuto mettere mano all'header (che fa anche un po' cagare) solo ora. Beh, che dire di questo capitolo? Lol per ora è il più intenso (un po' come la gara che abbiamo visto oggi, che trip dall'inizio alla fine), abbiamo questo risvolto un po' dark di Luke che gli causerà non pochi problemi, sia dal lato professionale che da quello umano (ma questo non sta a me dirvelo, ci penserà la storia a parlare per me😏). Per ora sembra tutto andare bene, ma chissà quando le carte in tavola si mescoleranno... 😏
Ci vediamo in Spagna, my lovelies! ❤
Ps: che gara del cazzo raga io ancora non ci posso pensare
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