Chào các bạn! Vì nhiều lý do từ nay Truyen2U chính thức đổi tên là Truyen247.Pro. Mong các bạn tiếp tục ủng hộ truy cập tên miền mới này nhé! Mãi yêu... ♥

Diciotto: Circuit of the Americas

Austin, Stati Uniti d'America

«Come diavolo ci siamo arrivati al COTA così presto? La stagione sembra iniziata giorni fa e invece siamo a quattro gare dalla fine! Non è fantastico, Michael!».

Michael guardò Charles con un sopracciglio alzato, lasciato perplesso dall'insolita energia del pilota monegasco. Forse era ancora esaltato dalla gara scorsa, la prima in cui era riuscito a salire sul podio - per l'incredulità di tutti, persino della scuderia e di sé stesso. Era un miracolo che la Alfa Sauber fosse arrivata a podio, quindi era normale che Charles si sentisse ancora sulle nuvole. Tuttavia quella gioia di prima mattina, con poche ore di sonno e il Jet Lag che si faceva sentire, a Michael dava un po' la nausea.

Il Gran Premio del Giappone, tra l'altro, a Michael non era andato benissimo: il Ferrarista s'era ritrovato coinvolto in una lotta tra Sirotkin e Vandoorne mentre era in procinto di doppiarli; i due gli avevano fatto perdere tantissimo tempo prezioso e così aveva perso la quarta posizione a discapito di Ricciardo, partito quindicesimo. Michael s'era dovuto accontentare di un misero quinto posto mentre Luke vinceva, riguadagnando terreno prezioso per la lotta al mondiale. Ormai, tra i due, c'erano soltanto otto punti di differenza, e il minimo errore poteva costare il titolo iridato. Non che Michael ci avesse pensato, in quei giorni; era stato più concentrato sul suo allenamento che sulla competizione. Ma lì, al Circuit of the Americas di Austin, non poteva proprio sfuggire alla spada di Damocle che lo rincorreva da Melbourne, praticamente.

Il pensiero di terminare l'ennesimo mondiale dietro Luke spaventava Michael da morire, specie perché alla fin fine era ciò che tutti si aspettavano da lui, che finisse dietro, come l'eterno Secondo Posto a cui tutti erano abituati. Per una volta, una sola volta, Michael voleva togliere il sorriso di scherno dalla bocca degli altri, compiendo ciò che per lui sarebbe stata una passeggiata, ma che tutti avrebbero definito un'impresa titanica.

Certo, le passeggiate non erano proprio nello stile di Michael e Luke. Tutte le volte in cui s'erano ritrovati a lottare per un mondiale il titolo s'era deciso sempre alla fine, all'ultima gara, con Luke che faceva gare stupende e Michael che si ritrovava mille intoppi alle calcagna fino all'ultimo giro. Era quasi una maledizione - e il mondiale corrente non si prospettava da meno, con Luke che adesso aveva tutta la fortuna dalla sua parte e Michael costretto a mangiarsi la sua polvere. Forse la Dea Bendata avrebbe deciso diversamente quell'anno, ma Michael non era di certo uno che si affidava al caso e alla fortuna.

«Michael, ti decidi a tornare dal mondo dei sogni? Qui abbiamo bisogno di te!».

Michael si voltò verso Charles e lo fissò accigliato. «Se potessi tornare a dormire sarei più contento», borbottò indispettito, «O almeno raggiungerei i tuoi livelli di felicità! Sul serio Charles, hai messo troppo zucchero nel caffè per essere così iperattivo?».

Charles, di tutta risposta, sorrise a trentadue denti. «Sono semplicemente felice, Michael! È stata una grandissima settimana, quella appena passata, e sono sicuro che sarà un grandissimo weekend di gara!».

«Se lo dici tu», sospirò il Ferrarista, passandosi una mano fra i capelli già in disordine, «E dimmi, cos'è che ti rende così semplicemente felice?», chiese poi, facendo il verso a Charles che scosse la testa prima di arrossire.

«Beh... martedì era il mio compleanno, no», spiegò, mordicchiandosi il labbro inferiore, «E ho dato una festa a Monaco».

Michael alzò un sopracciglio. «Grazie per avermi invitato!», sbottò sarcastico, scoppiando a ridere, «Quindi hai dato una festa a Monaco. Ti ci vuole così poco per essere felice?».

«No! Sono felice perché alla festa c'era anche lei», sbottò Charles con espressione sognante.

«Lei chi?», chiese Michael confuso, «Charles, io e te parliamo molto poco e credo tu ne sia al corrente. Quindi, evita di fare l'enigmatico e dimmi chi è questa ragazza che ti ha migliorato l'umore».

Il monegasco roteò gli occhi. «Oh, e va bene! Non posso neanche aggiungere una certa aura di mistero, mi rovini tutto il divertimento - dovresti dormire di più in aereo, sì», borbottò, regalando un'occhiata eloquente a Michael che alzò le spalle, «Comunque... Lei è Éponine, la figlia di Villeneuve. L'avevo invitata quando l'ho vista a Suzuka, ma onestamente non pensavo che venisse, credevo anzi che se ne fosse dimenticata... e invece è venuta. È venuta, Michael! Ed era la più bella della festa».

Michael sorrise intenerito dalle parole di Charles - seppur non parlassero, era evidente la cotta che il monegasco aveva per la figlia di Jacques. Eppure, la cosa lo lasciava nel dubbio: Chiara sapeva di questa cosa? E se la sapeva, come l'aveva presa? Di sicuro non benissimo - almeno così pensava Michael - vista la storia tra lei e Charles.

Nonostante ormai lei fosse completamente presa da Ashton, Michael aveva il sospetto che questa nuova storia che stava nascendo potesse far del male alla sua amica. Avrebbe voluto parlarle, ma non la vedeva dal giorno in cui avevano lasciato il Giappone, lui diretto a casa, lei per trascorrere qualche giorno a Tokyo - Chiara non gliel'aveva detto, ovviamente, ma Michael era certo che lei fosse con Ashton. Ormai erano pappa e ciccia, quei due!

«Sei davvero cotto come una bistecca», notò Michael, scoppiando a ridere quando Charles arrossì.

«Qualcuno ha parlato di bistecche?!».

Michael e Charles si voltarono verso Daniel, trovandolo intento a leccarsi le dita. Tra le mani aveva un hot dog che aveva tutta l'aria di essere delizioso - e forse lo era di più perché nessuno di loro avrebbe dovuto mangiare un hot dog di giovedì, in pieno weekend di gara. Quell'hot dog era un frutto proibito, in pratica, e Daniel una specie di Lucifero delle corse.

«Daniel, non avresti una dieta da seguire? E dov'è Tori?», chiese Michael confuso, guardando l'hot dog con la bava alla bocca.

L'australiano alzò gli occhi al cielo. «Nessuna dieta mi impedirà di godermi questo delizioso, magnifico hot dog. Tori purtroppo non è potuta venire, sua sorella si sposerà a breve e deve restare a casa a dare una mano con i preparativi. Ma non è questo il punto», borbottò, «Parlavate di bistecche, no?».

«Metaforicamente», rispose Michael, «Charles ha una cotta».

Daniel liquidò le parole di Michael con un gesto secco della mano. «Storia vecchia. In ogni caso, le bistecche. Siamo stati gentilmente invitati nella Hospitality della Haas, stasera, per un barbecue in onore del loro Gran Premio di casa. Voi ci sarete?».

Charles annuì. «In realtà io non ne sapevo niente ma... sarà divertente!», disse contento, sorridendo vittorioso visto che il discorso sulla sua cotta per Éponine fosse stato archiviato grazie a Daniel, «Probabilmente appena arriverò ai Box me lo diranno, quindi...».

«Spero che Kimi venga e si ubriachi di nuovo, abbiamo ancora il resto della discografia di Britney da fargli cantare», mugugnò Michael, facendo scoppiare a ridere Daniel.

«Oh, lo spero anch'io. Monza è indelebile nel mio cuore per quello», commentò l'australiano, facendo ridere i due ragazzi, «Ad ogni modo, spero ci saranno anche Luke ed Éponine, così almeno voi potrete darvi alla pazza gioia... le notti sono così tristi da quando non vedo Tori. E anche i giorni. E anche i viaggi in aereo. E anche-».

«Frena, frena», lo interruppe Michael, rosso come un peperone, «Cosa c'entra Luke?», sbottò, sentendo il suo cuore accelerare alla menzione del pilota Mercedes.

Avevano continuato a parlare dopo il Giappone, sentendosi frequentemente quasi ad ogni ora del giorno, e Michael avrebbe mentito se avesse detto che la cosa non gli piaceva. Erano anni che non aveva una relazione stabile, e nonostante quella con Luke non fosse decisamente qualcosa di definitivo - durante il weekend passato non aveva avuto il coraggio di introdurre l'argomento, e quella era una cosa che aveva bisogno di una chiacchierata faccia a faccia - a Michael piaceva la piega che stavano prendendo le cose, stranamente.

«Cosa c'entra Luke? Sul serio, Michael? C'entra tutto! Andiamo, ormai lo sappiamo tutti che tra voi due c'è del tenero, Max e Tori hanno praticamente basato la loro amicizia sulla coppia formata da voi!», sbottò Daniel, attirando alcune occhiate verso di lui, «Insomma, ormai aspettiamo solo una dichiarazione ufficiale».

«Aspettate e sperate», replicò Michael piccato, «Non c'è niente tra me e Luke, sul serio».

«Mmh, farò finta di crederti. Comunque ci vediamo stasera, adesso devo finire questo magnifico hot dog e convincere Max e Valerie a venire in vacanza con me e Tori alle Maldive questo Natale», borbottò Daniel, «A stasera!».

«In vacanza con Daniel Ricciardo... sarebbe divertente quanto inquietante, non credi?», mugugnò Michael, voltandosi verso Charles. Il monegasco lo guardava con un sorrisetto consapevole. «Che vuoi?».

«Quindi, tu e Luke...?».

Michael alzò gli occhi al cielo. «Oh andiamo, non ti ci mettere anche tu!».

***

Michael non aveva mai parlato con Romain Grosjean. Se n'era reso conto soltanto quella sera, al barbecue organizzato dalla Haas per festeggiare il Gran Premio di casa; ed era bizzarro che non si fossero mai parlati, dopo diciotto gare e otto mesi circa passati praticamente nello stesso luogo. Era quasi come se Romain fosse invisibile, almeno agli occhi di Michael. Non che gli importasse sul serio, in ogni caso, visto che con il tempo aveva imparato ad accettare che non sarebbe potuto essere amico di tutti all'interno del Paddock, nonostante gli sarebbe piaciuto dire di avere un buon rapporto con tutti. C'erano persone, semplicemente, a cui non piaceva essere avvicinate.

Una di queste persone, paradossalmente visto che era ormai quella con cui Michael aveva il rapporto migliore di tutti, era Luke. Il pilota australiano se ne stava in un angolo in disparte, sorseggiando una birra mentre guardava da lontano un Kimi Räikkönen che – stranamente gioioso, come a Monza ma senza alcool – si destreggiava al karaoke. Michael aveva occhi soltanto per lui, si stava perdendo tutto il divertimento per osservare come il volto delicato di Luke si contraesse in una smorfia divertita, i suoi lineamenti contrarsi e poi distendersi, il suo labbro inferiore carnoso stretto tra i suoi denti. Luke era una visione meravigliosa, e il solo fatto di dovergli stare troppo lontano per conservare delle apparenze di cui non gli importava nulla facevano star male Michael. Avrebbe dato di tutto per avvicinarsi a lui, prendergli le guance tra le mani e baciarlo, baciarlo fino a togliergli il fiato.

«Solo soletto?».

Michael sospirò mentre alzava gli occhi per incontrare quelli più scuri di Daniel. «Non sono solo. Ci siete tutti qui», borbottò, alzando un sopracciglio quando l'australiano scosse la testa. Non avrebbe mai pensato di dirlo, ma si chiese quando sarebbe andato via per lasciarlo in pace; proprio quella sera Michael voleva stare solo e in pace con sé stesso, ma era consapevole che ciò era come desiderare l'impossibile quando c'era Daniel Ricciardo nei paraggi.

«Conosco la distinzione tra l'essere in compagnia di qualcuno e l'essere soli nonostante si sia circondati da una folla di persone, e tu, amico mio, rientri nella seconda categoria», borbottò Daniel in risposta, facendo arrossire Michael, «E credimi, potrebbero esserci milioni di persone qui dentro, ma tu ti sentiresti solo lo stesso. A meno che tu non sia con lui», aggiunse, indicando Luke con un cenno del capo.

Michael arrossì veemente, ma tentò di dissimulare alzando gli occhi al cielo – gesto a cui Daniel scoppiò a ridere. «Diamine, siete una seccatura! Al momento con Luke non voglio averci niente a che fare!», sbottò, incrociando le braccia al petto.

«È come dire che a me non manca Tori, Michael! Senti, nessuno batterà ciglio se andrai da lui, non dovete mica mettervi a scopare qui davanti a tutti, giusto parlare un po' – sono sicuro che non vi vediate così spesso», sbottò Daniel, esortando Michael ad alzarsi dallo sgabello su cui era seduto, «Coraggio, va da lui, offrigli una birra e passate del tempo insieme, stupidi deficienti!».

Michael scosse la testa. «Le buone maniere sono di casa a quanto vedo, signor Ricciardo», si lamentò, ottenendo un'occhiata spiritata da parte dell'australiano, «Va bene, vado! Sei un rompipalle».

«Non ringraziarmi, mi raccomando!».

Michael ignorò le parole di Daniel mentre camminava insicuro verso Luke, una birra ghiacciata tra le mani e il cuore in gola. Quando il biondo si accorse di lui sorrise a trentadue denti, decisamente sollevato dal fatto che Michael si fosse finalmente deciso ad avvicinarsi a lui.

«Hey. Ti va una birra?», borbottò Michael non appena fu sufficientemente vicino, arrossendo veemente quando Luke, senza interrompere il contatto visivo, si accinse a sgraffignargli la bottiglia dalle mani. Le loro dita che si sfioravano produssero una scarica elettrica che percorse la schiena di Michael, lasciandolo a rabbrividire; quell'istante durò pochissimo, eppure sembrò eterno nella testa già annebbiata di Michael.

«Aspettavo che facessi tu il primo passo», commentò Luke, spezzando la magia di quel momento, «Finora sei stato sempre circondato da persone odiose e poi lo ammetto, da questo punto ho un'ottima vista su Kimi che stona Britney Spears. Chi l'avrebbe mai detto che Kimi Räikkönen conosce tutte le canzoni di Britney Spears?!», chiese, facendo scoppiare a ridere Michael.

«Credimi, è stata una sorpresa per tutti. Daniel la prima volta che l'abbiamo sentito se l'è quasi fatta addosso dalle risate e Max si è lamentato del dolore alla mascella per tutto il weekend di gara – ovviamente scatenando una miriade di prese in giro a sfondo sessuale da parte di Daniel», raccontò Michael, facendo accigliare Luke.

«È già successo? Quando?».

Michael annuì. «Nel weekend di Monza, durante il festival a Milano. Kimi ha alzato il gomito e ha preso possesso del karaoke per tutta la sera, avresti dovuto vederlo, era uno spasso», disse, mordicchiandosi il labbro inferiore, «Mi sorprende che tu non ci fossi. Valtteri c'era...».

Luke scosse la testa. «Ero nel mio periodo vi-odio-tutti. Valtteri mi aveva pure chiesto di venire con lui ma io gli avevo risposto male, se ricordo bene... diamine, prima dell'incidente ero una vera testa di cazzo! È proprio vero che quando vedi la morte con gli occhi cambi completamente, mi sento una persona nuova adesso, a stare qui in mezzo a tutti voi... e a parlare con te civilmente, prima avrei preferito tagliarmi la gola».

Michael alzò gli occhi al cielo. «Luke, abbiamo persino scopato, non mi sembra che tu debba meravigliarti per una conversazione civile. E tra l'altro, non mi piace che tu parli del tuo incidente quasi mortale in questo modo così leggero – hai idea di quanto io abbia temuto per la tua vita?!», sbottò, facendo arrossire Luke leggermente.

«Pensi che io non abbia temuto per la mia vita, eh? Sono svenuto in una medical car e mi sono svegliato in un letto d'ospedale! Per non contare tutti i punti persi dopo Monza, caro mio – mi sono perso persino Singapore, renditi conto!», sbottò piccato, voltandosi verso Kimi, «Però... ugh, devo confessarti una cosa. Non è facile però, anzi, è imbarazzante su più livelli».

Michael sospirò. «Ti ascolto».

«In un certo senso... sono felice, di essere finito nelle barriere a Monza».

«Sei completamente rintronato, per caso?! Potevi morire!».

Luke si passò una mano in faccia. «Sapevo che l'avresti presa così», sbottò, ridacchiando, «Comunque, ti spiego meglio. Non per l'incidente in sé, quello si poteva evitare e abbiamo avuto tutti un grandissimo spavento – mi è stato detto che persino Toto è quasi morto dallo spavento, e questo è tutto dire! Ma tornando al punto, beh... la mia convalescenza mi ha portato a capire molte cose».

Michael alzò un sopracciglio. «Quali cose?».

«È stato quando Valtteri è venuto a trovarmi. Il giorno prima avevamo discusso, io gli ho detto cose irripetibili per un problema banalissimo, e pensavo fossi riuscito finalmente ad allontanarlo... eppure me lo ritrovo lì, dopo la gara, a nascondere gli occhi rossi sotto il cappello. Gli ho chiesto se stesse piangendo per me, ero incredulo, e lui ha risposto soltanto annuendo mentre si asciugava le guance. Era preoccupatissimo per me, si vedeva, nonostante io non l'avessi trattato con rispetto. Mi ha fatto capire che non devo più comportarmi come uno stronzo che se la tira e si crede Dio e di avere più rispetto per gli altri, perché gli altri ne portano per me. E poi quando sei arrivato tu... oh, quella è stata la parte migliore», raccontò Luke, gli occhi che gli brillavano e le guance in fiamme.

Michael arrossì a sua volta. «D-davvero?», chiese, sentendo il respiro mancargli quando Luke si avvicinò al suo orecchio per sussurrargli qualcosa.

«Certo, perché è stato nel momento in cui ti ho visto lì che ho capito di essere innamorato di te», sbottò, allontanandosi per regalare un sorriso a trentadue denti a Michael.

Michael si sentì svenire mentre Luke si alzava dalla sedia, gli dava una pacca sulla schiena e si allontanava, senza aggiungere altro e lasciandolo in balìa del suo cuore che batteva furiosamente contro il suo petto.

***

Era tutto pronto per la gara. Come al solito Luke partiva dalla Pole Position, seguito da Michael e da Max, molto carico dopo le qualifiche e un weekend che si stava rivelando propizio per entrambi i piloti Red Bull.

Dalla sua monoposto rosso Ferrari, Michael osservava avanti a sé determinato a togliere la prima posizione a Luke. Ce l'aveva un po' con lui dopo la sua mezza confessione del giovedì sera, quando gli aveva detto di essere innamorato di lui e poi era sparito; dopo la festa all'Hospitality della Haas infatti Luke era scomparso, l'aveva ignorato per il resto del weekend salvo qualche sorriso malizioso da lontano che non avevano fatto altro che far imbestialire Michael di più. Di conseguenza Michael era furioso e avrebbe rilasciato gran parte di quella furia in pista, cercando di sorpassare Luke come meglio potesse. Non gli importava neanche di difendere la posizione da Verstappen, conscio comunque che avrebbe provato a sorpassarlo alla prima occasione – e che Max Verstappen, per quanto riguardasse i sorpassi, era sregolato e a tratti pericoloso. Il suo unico obiettivo era la Freccia Argento che partiva davanti a lui.

«Michael, mi raccomando – non fare azzardi in Curva Uno. Verstappen ti sta alle calcagna».

Michael alzò gli occhi al cielo al sibilo proveniente dalla radio. «Non me ne frega niente di Verstappen. Devo arrivare davanti a Luke», sbottò, stringendo il volante tra le dita protette dai guanti. Nell'abitacolo faceva caldo nonostante le temperature relativamente basse; sotto il balaclava Michael già si sentiva sudare.

«So che vuoi arrivare davanti a Luke ma sul serio, non correre rischi. Sei ancora in testa al mondiale, il minimo errore ti toglierebbe punti preziosi».

«Nessuno ha mai vinto niente senza prendersi dei rischi!», esclamò Michael, sentendo il cuore battere forte nel suo petto mentre, davanti a lui, i semafori rossi cominciavano ad accendersi. Una frazione di secondo e il Gran Premio degli Stati Uniti cominciò, come da copione, con Luke davanti a tutti che cercava di distaccarsi dal branco e Michael che cercava uno spazio utile per sorpassarlo, spazio che gli si parò davanti agli occhi dopo Curva Uno.

Michael provò ad infilarsi lì, a fianco di Luke, spingendo come un matto – ma non aveva notato, e questo neanche Luke, l'arrivo di Max da dietro. I tre finirono affiancati in Curva Due, in una lotta mozzafiato per la prima posizione che vide vincitore, alla fine, Max, riuscito a defilarsi e a distanziarsi dalle due monoposto rivali. Il tutto, però, mentre Luke si girava ai margini della pista e Michael subiva danni all'ala anteriore.

***

«Vaffanculo!», strillò Luke alla radio, «Quando quel coglione verrà bandito a vita dalle corse sarà troppo tardi! Ora sono praticamente ultimo!».

«Luke, calmati», borbottò l'ingegnere di pista, ottenendo soltanto un mormorio che aveva tutta l'aria di essere di un insulto, «Ora pensa a ricostruire la gara. Non hai danni evidenti, sei stato fortunato».

«Sì, certo. Stupido stronzo di un olandese».

«È comunque sotto investigazione per aver spedito te e Clifford fuori pista. Tranquillo, per ora non ci pensare. Hai una rimonta da mettere in atto, concentrati su quella».

Luke alzò un sopracciglio. «Ha fatto fuori anche Michael? E lui ha danni?», chiese mentre rientrava in pista, superando per un pelo la Mclaren di Vandoorne. Questo lo portò già in diciottesima posizione, con il pilota belga dietro e Michael attualmente in Pit Lane, a farsi sostituire il muso della sua Ferrari.

«Ala anteriore. Sta rientrando ai Box... giusto ora».

Luke sorrise malizioso. «Perfetto», mugugnò, iniziando la sua rimonta. Avrebbe dovuto ricostruire la sua gara, ma almeno era ancora davanti a Michael.

***

«Michael, rientra ai Box. Hai una foratura e danni ingenti all'ala anteriore. La Safety Car in questo giro ti permetterà di non perdere altro tempo prezioso».

Michael sospirò frustrato mentre rientrava in Pit Lane con la sua SF71-H mezza distrutta per colpa del contatto con Verstappen. L'unica consolazione era sapere che anche Luke s'era ritrovato coinvolto nella collisione, ma sfortunatamente lui non aveva subìto danni ed era già diciassettesimo. Non era la prima volta, tra l'altro, che partiva dall'ultima posizione; tutto ciò gli ricordava amaramente Melbourne, la sua prima gara, e sperava ardentemente di riuscire a fare la rimonta perfetta che aveva attuato in Australia, arrivando terzo. Certo, avrebbe perso comunque una posizione rispetto alla griglia di partenza, ma almeno avrebbe arginato i danni... sperava soltanto che Luke non riuscisse a guadagnare ulteriore terreno.

«Marco, tienimi aggiornato», borbottò Michael, mentre ai Box i meccanici sostituivano gomme e muso della monoposto in tempi record. Michael partì dopo due secondi e nove di stop, un tempo notevole.

«Ordine dei primi tre: Verstappen, Ricciardo, Kimi, tutti distaccati di pochi centesimi. Verstappen è sotto investigazione per la collisione con te ed Hemmings, dovrebbero dargli dieci secondi se la fortuna ci assiste», rispose l'ingegnere di pista di Michael, facendolo sbuffare.

«Saremo graziati se gliene danno giusto cinque», si lamentò, «Luke che fa?».

«Attualmente è sedicesimo, impegnato nella lotta per la quindicesima posizione con Alonso. Lui non ha subìto danni ed è ripartito quasi subito. Tu rientri in pista in ultima posizione, dietro Vandoorne – conta che hai le SuperSoft nuove mentre gli altri corrono su gomme già usurate per via della temperatura dell'asfalto. Massima concentrazione adesso, a Luke ci pensi dopo».

Michael arrossì leggermente. «Secondo te io penso a Luke?!».

«Michael, non distrarti! Non mi interessa a cosa pensi, se non è la gara e come arginare i danni è inutile e superfluo. Spegni il cervello e supera questo stramaledetto Vandoorne!».

«Okay, okay, calmo! Mi metto a lavoro».

Per un po' Marco non comunicò più con Michael, lasciandolo libero mentre superava i piloti nelle ultime cinque posizioni. Luke ormai era già quasi nella zona punti, a lottare con Hülkenberg per l'undicesima posizione. Michael era poco dietro di lui, tredicesimo.

Finché lui e Luke non si incontrarono la gara andò liscia come l'olio, con Michael finalmente nella zona punti e Luke dietro Bottas in settima posizione. Michael riuscì ad arrivare alle calcagna di Luke dopo essersi tolto di mezzo il pilota finlandese; ormai il Ferrarista era attaccato allo scarico del suo rivale, in lotta per la quinta posizione. Michael riuscì finalmente a sorpassare Luke, sentendo l'adrenalina scorrergli pura nelle vene mentre si lasciava la Freccia Argento alle spalle. Ormai era quinto, e davanti al suo acerrimo rivale.

«Sì, cazzo!», esultò, ridendo mentre percorreva il rettilineo del traguardo. Mancavano dieci giri alla fine.

«Aspetta ad esultare, Michael... le tue gomme si stanno deteriorando molto velocemente a causa della pressione e delle temperature. Vieni ai Box, ti monteremo le UltraSoft e tenteremo l'ultimo sprint per riuscire ad arrivare in zona podio».

«Non posso tornare ai Box adesso!», si lamentò Michael, «Ho lavorato tanto per arrivare fino a qui!».

«Anche Luke ha problemi alle gomme, da quanto ci è parso di capire – e con gomme fresche e più prestazionali recupererai posizione. Torna ai Box».

Michael decise di assecondare la decisione del muretto, rientrando ai Box proprio mentre – come avevano previsto – Luke rientrava per il suo Pit Stop. Quello era il momento decisivo: a pochi giri dalla fine, il Pit Stop doveva essere perfetto e non doveva esserci il minimo margine di errore.

Esattamente ciò che non accadde, ovviamente.

Dopo il Pit Stop praticamente perfetto dell'inizio della gara, qualcosa si spezzò all'interno del Box. I meccanici non trovavano la gomma posteriore sinistra, lasciando Michael nel panico mentre Luke, poco davanti a lui, era già sfrecciato via. Il Pit Stop di Michael durò tre secondi e mezzo, lasciandolo a rientrare in pista in sesta posizione, dietro Valtteri. Luke era quarto, ormai ben lontano. Quella gara era da dimenticare completamente, per Michael.

***

La gara era finita in quel modo, con Michael sesto e Luke quarto, ancora lontano dall'eguagliare o superare il punteggio di Michael ma comunque sulla buona strada. Un bel colpo di scena, però, aveva caratterizzato gli ultimi giri: Max, che aveva dominato la gara, era stato superato negli ultimi giri da Kimi Räikkönen, che aveva vinto la sua prima gara dal 2013. Il pubblico al Circuit of the Americas era in visibilio mentre il finlandese saliva sul gradino più alto del podio, festeggiando con Daniel, arrivato secondo, e Max, terzo a causa della penalità di cinque secondi inflittagli dopo il contatto con Michael e Luke – che ormai avevano già dimenticato la gara e si erano ritrovati nel motorhome del pilota Mercedes, le loro labbra che si scontravano l'unico rumore udibile.

Chiara si chiese a lungo dove fossero finiti i due rivali nel mondiale, almeno fino al momento in cui Kimi non le si parò davanti per l'intervista di routine. La giornalista italiana dimenticò presto le sue congetture su Michael e Luke, pronta ad intervistare il pilota che aveva animato una folla intera. Di sicuro, Kimi era quello più amato dal pubblico – anche se quella, in effetti, non era esattamente una novità.

«Un'ottima gara e un bellissimo e atteso primo posto, Kimi – come ti senti?», chiese la ragazza, sorridendo quando Kimi, visibilmente sollevato e contento, le sorrise.

«Eh... è stato un po' un disastro al via, con Hemmings e Michael finiti dietro per colpa della collisione con Verstappen... e poi i cinque secondi di penalità sono stati fondamentali... ma sono contento del risultato, sono buoni punti per il costruttori e per la classifica piloti. È un buon risultato-».

«Isä!».

Chiara e Kimi si voltarono, scorgendo il figlio maggiore di quest'ultimo, Robin, correre verso il pilota finlandese. Kimi pronunciò parole nella sua lingua madre che Chiara non capì per niente; tuttavia sorrise intenerita alla scena di Iceman che coccolava suo figlio tra le sue braccia. Era davvero un bel quadretto.

«Robin! Sei contento per la vittoria di papà?», chiese Chiara, sorridendo quando il piccolo annuì con le guance rosse come due ciliegie.

«Ciao, bella signora! Sì, sono contentissimo tanto così per papà!», disse, allargando le braccia per quanto ci riuscisse, «È un campione e io gli voglio taaaaanto bene!».

Sospiri innamorati si levarono dagli altri giornalisti e dai piloti rimasti lì per il ring di interviste, mentre Robin in imbarazzo nascondeva la testa sul petto di Kimi. Il finlandese sorrideva a trentadue denti – un evento epocale, per i più, ma per chi lo conosceva bene ordinaria amministrazione.

Kimi e Robin si allontanarono dopo aver salutato Chiara, avvicinandosi ai giornalisti di Ziggo Sport. Chiara stava aspettando il prossimo pilota, Esteban Ocon, quando una voce la fece voltare.

«Ci sai davvero fare con i bambini. Ashton è proprio un tipo fortunato».

Chiara arrossì mentre Calum la guardava sorridendo in modo strano, con uno sguardo enigmatico che la fece rabbrividire. «Oh... grazie. Che c'entra Ashton?», chiese subito, partendo all'attacco. Calum aveva insinuato qualcosa che all'interno del Paddock nessuno avrebbe dovuto sapere. E i due erano stati bravi a nascondersi...

«Oh andiamo, non fare la finta tonta. Vi ho visti, a Singapore, tutti abbracciati. Eravate proprio teneri, peccato che lui non sia proprio adatto a te».

«E chi sei tu per decidere cosa sia o no adatto a me?», attaccò Chiara, alzando un sopracciglio, «Tra l'altro, non mi sembra che tu sia così interessato a me. A meno che io non ti serva a qualcosa...».

Calum sgranò gli occhi. «E perché dovresti servirmi a qualcosa?! Ma fammi il piacere!», sbottò, improvvisamente a disagio, «Volevo solo essere gentile!».

Sì, c'era qualcosa sotto. Ma cosa?

«Essere gentile ed insinuare cose che non esistono non vanno proprio bene nella stessa frase, lo sai?», borbottò Chiara, assottigliando gli occhi, «Mi dici cosa vuoi da me o te lo devo cavare di bocca a forza?».

«Io non voglio niente!».

«Scusate? Non ho tutto il giorno, vorrei tornarmene in hotel a dormire. Qualcuno mi fa un'intervista?!».

Chiara si voltò di scatto verso Ocon, indispettito dalla perdita di tempo a causa del battibecco tra Chiara e Calum. Il ragazzo ormai era bello che andato, ma la giornalista non aveva dimenticato le sue parole. Forse era sempre più vicina a risolvere il mistero del comportamento di Calum...

***

Teresa's driver of the day: Romain Grosjean, Haas 🇫🇷🇺🇸

[A/N] Buon pomeriggio! Oggi prima della gara, altrimenti avrei dovuto postare tardissimo AHAHAHAHAH

Beh, che dire? E' il capitolo più lungo finora, conta 4841 parole e direi che forse mi sono lasciata un po' trascinare (un po' troppo), ma sono felice di come sia venuto. Abbiamo avuto momenti teneri, Daniel Ricciardo che rompe le scatole, una vittoria bellissima di Kimi e problemi nel Paradiso personale di Chiara, con Calum che arriva a romperle le scatole. La soluzione del problema Calum è più vicina del previsto... come è vicina, effettivamente, la fine di questa storia: eh sì, mancano tre capitoli e l'epilogo, poi Second Place sarà archiviata. Come pensate andranno questi ultimi tre capitoli? Chi vincerà il mondiale? Chiara riuscirà a capire cosa sta tramando Calum? E i Muke confesseranno il loro amore al pubblico?

Tutto si deciderà soltanto ad Abu Dhabi, purtroppo. Quindi tenetevi forte per questo emozionante finale di stagione, e ricordate: fino all'ultima curva dell'ultimo giro tutto puù succedere. Ci vediamo domenica prossima, al circuito di casa del señor Checo Perez!❤

Ps: ci ho messo una vita a trovare una gif di Grosjean. Una vita

Bạn đang đọc truyện trên: Truyen247.Pro