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Epilogo

                             Louis

Il mio sguardo era fisso dentro lo specchio del bagno. Un'espressione inanimata, priva di alcuna emozione. Occhi vuoti e spenti, labbra secche e nerastre, guance incavate e pallide, capelli scarmigliati e unti; sembravo essere tornato da una grande festa per ubriachi durata tre giorni, ma ero soltanto reduce di una settimana straziante. Ero caduto in una vera e propria depressione, e non quel semplice malessere che chiamavano tale.
La morte di Walter mi aveva lacerato tutto ciò che era rimasto in me. Già vivevo da schifo, ora con la sua mancanza stavo finendo proprio in un baratro oscuro senza ritorno.
Non riuscivo proprio a reagire a questa situazione. Erano passati solo sette giorni dal suo decesso, e quattro dal suo funerale a cui non ero andato. Non me la sentivo di andare lì e assistere ad una messa per dirgli addio, e fissare la sua bara chiusa giacere immobile mentre la sua anima si era spenta nelle mie mani.
Tutte a me capitavano, ero nato proprio sotto a una cattiva stella; dopotutto la mia esistenza era iniziata togliendo una vita, che cosa potevo aspettarmi nel corso del tempo? Prima mia madre, che non avevo mai conosciuto, poi mia nonna, che mi aveva preso sotto la sua ala svolgendo i compiti di tre persone contemporaneamente, e infine Walter, colui che stava dando un senso alle mie giornate; colui che mi dava la forza di vivere che non avevo mai avuto, e colui che avrei amato per quello che era.
Mi assicurai che la porta fosse chiusa a chiave, ma tanto nessuno avrebbe provato ad entrare fino al calare del sole.
Ero tornato ad essere solo, come sempre. Sembrava che ogni persona che si avvicinasse a me e provava ad amarmi si ritrovasse la morte dietro l'angolo, ero peggio di un gatto nero, portavo sfortuna al solo toccarmi.
Sollevai il braccio sulla mensola in alto, cercai l'oggetto che mi interessava e lo afferrai con forza per paura che mi sfugisse dalle mani.
Avevo pensato a lungo cosa fare adesso che avevo perso l'unico motivo per restare in questo posto, e la soluzione mi si scolpì sulla fronte, come se fosse stata lì per tanto tempo, addirittura anni.
Mi portai su la manica sinistra della maglietta e ci appoggiai la lama fredda della lametta; così gelata che per un attimo avvertii la situazione di come sarei stato fra qualche ora.
Nulla riusciva più a rendere meno amara quella inutile vita, non aveva più senso restare se la persona che amavo aveva smesso di respirare.
Ogni giorno sarebbe stato come bere un bicchiere di fiele, amaro e inutile; di gran lunga meglio bere del veleno, almeno tutto cesserebbe in pochi istanti.
Addirizzai la punta sulla vena verdastra che si intravedeva dal polso.
Il mio cuore batteva ma sembra essesersi fermato da quella sera. Mi sentivo bruciare vivo, dovevo far finire quel dolore così atroce da sopportare. Un tormento così grande che mi gravava addosso, e se quest'ultimo smettesse di battere realmente sarebbe stato meglio.
Il dolce bacio della morte, forse annullerebbe la mia vita acre come l'acido. Proprio come l'ultimo bacio che mi aveva dato lui, e tutt'ora mi bruciavano le labbra al pensiero.
Feci una piccola linea sottile, giusto per sottolineare il punto preciso per tagliare.
Potevo decidere di far finire tutto in qualunque momento, bastava solo un po' di coraggio e tutto il male cesserebbe per sempre e sarei di nuovo assieme a lui, concesso che l'aldilà esistesse.
Presi un respiro a pieni polmoni e mi guardai un'altra volta allo specchio, e notai una lacrima rigata sul viso.
Quella sarà ultima lacrima che solcherà il mio viso corroso dal dolore, giurai a me stesso.
E anche se lui non desiderava di certo che arrivassi ad un gesto del genere, lo feci lo stesso. Mi sembrava l'unica via d'uscita da quel supplizio per arrivare alla vera e propria ambita felicità a cui avevo sempre aspirato.
In uno scatto veloce, durato circa tre secondi, conficcai la superficie di quell'arma sul quella del mio polso; e tagliente com'era non si fece scrupolo a fendere tutto ciò che si trovava davanti, rigettando sangue scuro come la falce della morte. E sentii proprio quest'ultima gingermi la gola, come a sentenziare la mia ora.
Uno spasmo mi fece cacciare involontariamente un urlo così forte da infrangere anche lo specchio.
E forse la parte più dolorosa, era che a nessuno sarebbe importato; me ne sarei andato da solo, proprio come lo ero sempre stato.
Chiusi gli occhi per un istante, e nell'attimo dopo mi ritrovai perso in un luogo stretto e buio, ma non ero solo, percepivo qualcuno senza alcuna forza vitale. E in un battito di ciglia mi si appoggiò una mano sulla spalla, e subito dopo la mia anima scomparve.

~Fine

Salve a tutti cari lettori!
Siamo giunti alla conclusione di questa storiella che ho cominciato l'anno scorso, e conoscendomi sono scioccato per esserci riuscito ahaha.
Bando alle ciance, spero che questa piccola storia vi sia piaciuta e appassionato.
Detto questo, alla prossima! 

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