2. Paradiso e inferno
I raggi del sole illuminano la stanza riportandomi dal mondo dei sogni a quello reale. Mi stropiccio gli occhi e mi alzo goffamente dal letto per andare a chiudere le persiane, ma inciampo su qualcosa, anzi qualcuno e finisco con la testa sul pavimento. Mi rialzo mettendomi a gattoni e proprio in quel momento il mio viso è ad un centimetro da quello di Manuel, che mi fissa con quegli occhi penetranti. < C-cosa ci fai tu qui?! > dico allarmato e nervoso allontanandomi un po' da lui.
< E lo chiedi a me? > risponde facendo una risata. Cazzo, anche di prima mattina e fottutamente bello. Con quei capelli spettinati che mi divertirei a giocarci per ore, per di più è solo con un boxer. E cazzo, ha un'erezione che anche un ceco la vedrebbe. <Non ti ricordi niente? > aggiunge avvicinandosi di nuovo a me. <Ricordarmi cosa? > che cosa intende? Non ricordo praticamente niente. < Quello che è successo alla festa... >, si ferma a metà frase.
< Alla festa ? Mi ricordo solo che avevo bevuto un po' troppo e mi veniva da vomitare così ho cercato un bagno e... niente. Non so altro, e tutto annebbiato nella mia mente. > dico per poi venirmi un forte mal di testa, portandomi le mani alla fronte.
< Sicuro che non lo sai? Secondo me te lo sei ricordato e... beh vedere il tuo amico ne è la prova. >
Fa un'altra risatina indicando i miei boxer.
Abbasso la testa e... cavolo! È eretto!
< Non mi vorrai dire che noi... >
Non mi fa finire la frase che dice: < Abbiamo scopato. >, diretto proprio.
< Secondo me, mi stai prendendo in giro. Cioè... lo ricorderei di sicuro. >
In quel momento si siede sul bordo del letto, mi prende dai fianchi mettendomi su di lui e facendomi allacciare le gambe su i suoi fianchi.
< Beh, allora lascia che ti rinfreschi la memoria. > sussurra, per poi gettarsi sulle mie labbra e infilare le mani sotto la mia maglia. Me la sfila. Abbassa il capo verso il mio petto e comincia a stuzzicarmi i capezzoli con i denti e d'istinto mi parte un gemito. Risale e riprende a baciarmi con la lingua. Le sue mani pian piano cadono sul mio sedere che entrano nei miei boxer stingendomi le natiche. Mi prende e mi getta sul letto sfilandomi l'ultimo indumento che mi è rimasto e comincia a baciarmi il collo e il petto, finendo alla mia erezione pulsante che aspetta solo di essere sfregata. Si avvicina con la sua bocca leccandomi l'asta e poi la cappella, mi fa emettere gemiti che non riesco a fermare. Finalmente lo mette tutto in bocca cominciando a succhiare forte, mentre fa penetrare un suo dito nel mio ano. Non resistito un altro secondo che vengo nella sua bocca. Non so se soffro di eiaculazione precoce o se è proprio lui a farmi venire così presto.
Lecca il rimanente del mio liquido e ritornare a baciarmi. La sua bocca così calda e aspra.
Si toglie i suoi boxer, facendo uscire la sua erezione e cominciando a sfregare la punta al mio ano. Con scatto veloce lo fa entrare, provocandomi un dolore, ma uno di quei dolori piacevoli. Lo tira fuori per poi rientrare. Fa questa azione un paio di volte, e poi comincia a muoversi dentro di me dandomi spinte leggere. Si stacca, si siede e mi prende dai fianchi facendomi sedere su di lui e infilandomi il sue membro dentro. Questa volta entra con più facilità e dà spinte sempre più forti. Comincia ad ansimare sempre più forte e sentendolo non riesco più a trattenere i miei. Mi stringo a lui e gli sussurro nell'orecchio di andare più forte. Non se lo fa ripetere e in un attimo mi ritrovo sbattuto con la schiena al muro e le gambe sulle sue spalle. Si china leggermente e poi comincia a penetrarmi con forza senza mai fermarsi. Quando sta per venire esce da dentro di me e comincia a segarsi, inondando il mio petto del suo liquido caldo. Si getta vicino a me per prendere fiato e in quel momento sentiamo suonare un cellulare.
Di scatto, lui, si alza scavalcandomi e andando a prendere il suo telefono dalla tasca del suo pantalone rispondendo alla chiamata. < Pronto? Cazzo no stavo dormendo, non ho sentito la sveglia. Si sto venendo. A dopo amore. >.
Amore?!
Sentendo quella sola parola e come se qualcuno mi abbia colpito con una grossa mazza in testa.
Lo fisso mentre si veste di fretta
< Guarda che sono le otto. Se non ti sbrighi farai tardi. > mi dice.
Annuisco scendendo dal letto con la testa abbassata. < Hey che hai? > chiede.
< Tu sei fidanzato... perchè l'hai fatto con me? >
Mi guarda con un'espressione impossibile da decifrare.
< Non lo so... io non sono gay ma... scusa ora devo andare.>
Mi passa accanto per poi andarsene. Sento un cellulare squillare, e stavolta è il mio che segna l'arrivo di un messaggio. E' da parte di Sofia che chiede dove sono finito. Non la rispondo, corro nell'armadio e metto le prime cose che trovo, prendo il cellulare la cartella ed esco. Mi metto a correre per la strada arrivando a scuola con dodici minuti di ritardo.
< Che fine avevi fatto? Non ho avuto più tue notizie da ieri sera. > dice Sofia appena mi siedo.
< Lasciami in pace. >, sbotta.
Dopo aver detto questo, getto la mia testa sul banco e ci rimango fino alla ricreazione, dove Sofia mi trascina fuori la classe. Mi prende a braccetto e cominciamo a girare per la scuola mentre lei ricomincia a fare domande.
< Allora?! ieri sera eri sbronzo e tu e Manuel siete venuti da noi a dirci che ti avrebbe riportato a casa. Perchè proprio lui poi? > chiede a bassa voce e allo stesso tempo allarmata. Comincio a spiegargli tutto dall'inizio e quando ho finito ormai la campanella è suonata da un po'. E' rimasta un po scioccata ed il suo commento è stato <È meglio se stai lontano da lui. >
Io annuisco per poi entrare in classe. Le ultime lezioni passano in fretta; nel tragitto per ritornare a casa io e Sofia non abbiamo accennato al discorso di prima. Quando entro in casa vado diritto su per le scale ma la voce di mia madre che mi chiama mi fa voltare. <Oh, sei già tornata mamma> dico andando in cucina e in quel momento all'improvviso vengo abbracciato da qualcuno, ma non da mia madre, poichè si trova di fronte a me che mi fissa. <Ti sono mancato?> mi sussurra nell'orecchio in modo provocatorio qualcuno. E in quell'istante lo riconosco, la sua voce è inconfondibile. Mi distacco da quel abbraccio e lo vedo, anche se cambiato dopo un anno, per me è rimasto sempre il mio cugino pedofilo.
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