alla fine delle lezioni scendemmo le scale della scuola dirigendoci verso luscita, non mancava molto alla fine dellora e ci raggruppammo tutti davanti alla porta della scuola in attesa di uscire. Avevo sempre approfittato di questi momenti di libertà per chiacchierare o scherzare con gli altri, ma quel giorno dopo ciò che mi era accaduto non riuscivo a pensare ad altro. Mi appoggiai alla porta chinando il capo e guardando fuori come alla ricerca di qualcosa che potesse distrarmi dai pensieri che mi opprimevano. Ma fu allora che guardando dritto a me, nella mia stessa posa lo vidi; dovetti chiudere e riaprire gli occhi più volte per capire che non era stata la mia immaginazione a farmi brutti scherzi. A separarci due miei compagni di classe, che facevano si che non mi notasse più di tanto, c'era Brandom di nuovo con i suoi occhiali scuri sul capo che gli tiravano sul i ricci castano chiaro. Non si accorse di me poiché il suo sguardo era rivolto verso lesterno come se pensasse e cercasse una risposta ai suoi pensieri. Quel giorno per un istante pensai che stesse rimuginando sulle mie stese preoccupazioni, ma dopo poco cancellai quelle mie false illusioni. era bello, non lo si poteva negare e il sole che lo illuminava faceva apparire i suoi occhi più chiari del solito. Cosa mi stava accadendo? Perché non riuscivo a smettere di fissarlo? Suonò la campanella e uscimmo tutti quanti, io andai a destra pronta a camminare verso casa e Brandom verso sinistra per salire sulla sua moto. Pensai che ci stessimo allontanando, ora so che la lontananza era solo fisica, il cuore e i pensieri era più vicini che mai.