6. His boxers.
Eren aprì il microonde e prese il piatto caldo che vi era dentro. I pezzetti di caciotta si erano fusi perfettamente con i maccheroni, rendendoli appiccicosi, come piacevano a lui.
Il ragazzo fece per sedersi a tavola, ma un dolore lancinante non glielo permise.
Merda, mi fa ancora male il culo!, pensó, sedendosi in una posa talmente strana e scomoda, per non farsi male, che manco L di Death Note.
Mangió, lavó il piatto, e andó in camera sua, per poi buttarsi di pancia sul letto ancora sfatto.
Che merda di situazione. Che problemi ha quel tappetto? Se solo non fosse così muscoloso, potrei vendicarmi facilmente. Cazzo, non voglio essere schiavo di nessuno.
Affondó la faccia nel cuscino, poi prese in mano la chiave che aveva al collo, fissandola per diversi istanti.
Dov'è la libertà che ho sempre sognato?
"I'm just a boy inside the man
Not exactly who you think I am"
Il suo cellulare squilló, ma Eren rimase qualche istante ad ascoltare la suoneria: Be somebody, la sua canzome preferita.
Fissó lo schermo del cellulare: era Mikasa.
"Eren! Allora? Sei tornato?"
"Si" sbuffó il ragazzo, rotolando sul letto.
"Beh, come è andata? Ti ha fatto veramente pulire ogni angolo della classe, quello stronzo?"
Magari fosse stato solo quello.
"Beh, si insomma"
"Che pezzo di merda! A cosa servono le bidelle eh?! Dovremmo vendicarci! Mhhh... Potremmo appendere una sua foto con i baffetti!"
"B-baffetti?"
"Non hai notato la sua somiglianza con Hitler? Massì, gli faremo un bello scherzetto... Allora, che ne-"
Eren riattaccó.
Mikasa era la ragazza più intelligente della classe, nonchè coi voti migliori; ma quando si trattava di lui, la giapponese perdeva la testa.
Il ragazzo rimase sdraiato per qualche minuto, immobile e con la testa piena di pensieri, quando il cellulare squilló di nuovo.
"Mikasa, non ho intenzione di fare questo scherzetto di merda, okay? Non sono un moccioso."
"OHI! MOCCIOSO!"
Eren sobbalzó. Eh? Levi?!
"L-levi, sei tu?" Balbettó.
L'unica persona che lo chiamava era Mikasa, a parte raramente Armin.
"Brutto pezzo di merda! Qua la casa è un macello! Che cazzo hai fatto, eh?!"
"I-io? Ma che dici? Mi sono solo fatto una doccia!"
"EHHH?! Nel mio bagno personale?! Vieni subito qua a pulire!"
"Ma ho appena finito di pulire in classe, e poi..."
"Non me ne frega un cazzo! Muovi il culo e vieni qua! Altrimenti, domani te la vedrai con me!"
Eren deglutì.
"P-peró..."
"Tranquillo, tra poco usciró con Petra, quindi il tuo bel culetto non sarà trivellato. Ma se non ti muovi giuro che-"
"OKAY! Fra cinque minuti sono là!"
Il ragazzo dagli occhi verde smeraldo uscì di casa in fretta, per poi montare in sella alla sua bici e pedalare alla svelta sulle stradine della cittadina.
"P-permesso..." Disse Eren, aprendo la porta d'ingresso, che era socchiusa.
Nel pianerottolo non c'era nessuno, così il ragazzo sbirció nel corridoio, quando Levi uscì dalla cucina, vestito col completo di quella mattina, l'inseparabile valigetta e un toast in bocca, che divoró velocemente.
"Sei appena tornato?" Chiese Eren.
Come mai si è fermato così tanto a scuola?
L'uomo ignoró la domanda, ma si avvicinó a lui.
"Vai di sopra e pulisci tutto. Torneró fra due ore esatte, e se non trovo tutto a posto ti amazzo, moccioso." Disse, con la solita voce fredda e lo sguardo duro.
Eren annuì e attraversó l'atrio della villetta, dirigendosi verso la rampa di scale. Stava per arrivare in cima, quando Levi lo chiamó.
"Eren... Tu hai qualcuno che ti vuole bene?"
Il ragazzo si bloccó.
Come mai questa domanda?
Ci riflettè su qualche secondo.
Le persone che gli volevano bene si contavano forse sulle dita delle mani, ma non mancavano.
"Si."
"E tu... Vuoi bene a qualcuno?"
Eren non ebbe bisogno di pensarci su, stavolta. Lui voleva bene a tante persone. Mikasa, Armin, Marco, Jean, Berthold, Reiner, Thomas, Connie, Sasha, la professoressa Hanji Zoe e anche Petra...
Era per queste persone che aveva deciso di diventare un'agente di polizia.
"Si."
"Okay." borbottó Levi, per poi uscire e chiudere la porta silenziosamente.
Il ragazzo rimase immobile per qualche secondo, stringendo la chiave che aveva legata al collo, poi si recó nella camera del padrone di casa.
La prima volta che c'era entrato non aveva fatto caso all'arredamento, ma la camera era bellissima. Il letto era sfatto, ma gli armadi in legno di ciliegio erano perfettamente puliti, mentre i libri e i quaderni sugli scaffali e sulla libreria erano disposti ordinatamente, dal più piccolo al più grande.
Notó che c'erano molte enciclopedie, e titoli come Robinson Crusoe e Il giro del mondo in 80 giorni.
Eren sistemó il letto, le cui lenzuola erano indaco e blanc cassè, a cui l'orlo, come d'abitudine.
Diede una spazzata per terra, ma raccolse praticamente solo qualche granello di polvere, dato che era tutto pulito. Eren pensó a casa sua, e a quanto fosse sudicia la sua stanza, che in confronto a quella di Levi era una fogna.
Il ragazzo passó poi al bagno, e si sorprese di non essersi reso conto, quella mattina, del magnifico odore che c'era. La fonte dell' odore era il ripiano toeletta, dove c'erano varie boccette di profumo, deodoranti, candele, dopobarba e rasoi, ma anche gli asciugamani erano profumati.
Eren decise prima di farsi una doccia veloce, giusto per sciacquarsi il sudore dalla pelle.
Chissà cosa c'è veramente dentro il suo cuore.
Dopo aver finito, Eren lavó accuratamente la vasca, e passó ben bene il mocio sul pavimento, pulendo perfettamente anche lo specchio.
Aveva stretto alla vita un'asciugamano pulito che aveva trovato nell'armadietto, che avrebbe portato a casa per lavarlo e restituirlo al suo legittimo padrone.
Eren decise che avrebbe indossato gli stessi vestiti, ma doveva cambiarsi almeno le mutande.
Si arrabbierà tanto se ne prendo in prestito un paio?
Si chiese il ragazzo, mentre frugava fra gli armadi di Levi.
Poi aprì un cassettone, e lo scoprì pieno zeppo di boxer, piegati ordinatamente e tutti perfettamente uguali, stesso modello, stesso colore.
Massì, non se ne accorgerà neanche.
Eren fece per prenderne un paio, ma appena sollevó l'indumento, vide qualcosa di bianco sotto.
Cos'è?
Il ragazzo spostó i boxer tutt'intorno, dicendosi che poi gli avrebbe rimessi a posto; e poi capì cos'erano.
Sotto a tutte quelle mutande c'erano decine e decine di buste, senza francobollo o altro, semplicemente bianche.
Saranno delle lettere che non ha mai avuto il coraggio di mandare?
Eren ne prese una e l'aprì, poi prese il foglio.
Cari amici,
Oggi ho passato un'altra giornata difficile, senza di voi.
Sai, mi mancate tantissimo.
Da quando ve ne siete andati, non sono più lo stesso.
Non riesco più a voler bene a qualcuno.
Desidero solo rivedervi un'altra volta, e-
"EREN."
Levi era sulla soglia della stanza, e in quel momento, il suo sguardo era un misto di rabbia e furia.
Eren deglutì, fissando l'uomo, immobile, con la lettera in mano.
Bạn đang đọc truyện trên: Truyen247.Pro