11. Sleeping together.
"Embe'? Cosa vuoi ancora tu?"
Eren, con uno zainetto nero in spalla e una busta della spesa in mano, sostava dinnanzi al portoncino della villetta, sorridendo.
"Avevi detto di aver paura di dormire da solo, no? Sono venuto a farti compagnia."
"M-ma... Non intendevo dire che... Insomma, tornatene a casa!" replicó Levi, imbarazzato.
Ancora non riusciva a credere di aver confessato le sue paure a quel ragazzo molto più piccolo di lui, che conosceva da pochissimo.
Eppure, egli era riuscito ad accendere una scintilla, negli occhi dell'uomo, sciogliendo il ghiaccio freddo ed aprendogli il suo cuore di pietra.
"Su, Levi, non ti preoccupare, puliró io!" lo tranquillizzó il ragazzo, scansando Levi ed entrando in soggiorno.
Non era per quello.
Le persone buone mi fanno paura, pensó l'uomo.
"Domani hai scuola, no?!"
"Mi sono portato lo zaino! E poi guarda che tu insegni là..."
Eren si recó nella cucina, che era modernizzata e dotata di ogni sorta si elettrodomestico; appoggió la busta e lo zaino sul tavolo, poi trovó un grembiule posato sulla sedia e lo indossó.
Era lo stesso di quel pomeriggio, a scuola, quando Levi lo costrinse a indossarlo, restando nudo sotto.
Eren scacció quel pensiero dalla testa e si tiró su le maniche, dopodichè aprì il frigo.
"Che stai facendo?" domandó Levi, con voce esasperata, affacciandosi sull'uscio.
"Preparo la cena!" esclamó il ragazzo, richiudendo il frigorifero.
Poi, dalla busta sul tavolo, tiró fuori gli ingredienti che aveva acquistato poco prima.
C'erano barattoli di mais, sedano, passata al pomodoro, tonno in scatola, lattuga, caciotta, carote, yogurt bianco, crackers, farro, pacchi di pasta e un po' di frutta.
Aveva scelto tutto molto accuratamente.
Il ragazzo mise poi l'acqua in una pentola a bollire, ci poggió sopra il coperchio e intanto si mise a cercare una padella.
Levi si avvicinó al castano e gli mise una mano sulla spalla.
"Non ce n'è bisogno, davvero."
"E invece sì!" esclamó il ragazzo, voltandosi.
Indicó il frigorifero e disse, in tono di rimprovero:
"C'è solo cibo surgelato, là! Devi nutrirti di cibi freschi e ricchi di vitamine, che fanno bene all'organismo!
E menomale che sei un professore di educazione fisica..."
"MA COME TI PERMETTI?! Non sono mica un bambino come te, io!"
"Uff, lasciami cucinare in pace, via!"
sospiró il giovane cuoco, spingendo l'uomo fuori dalla cucina, che non smise di brontolare cose tipo "Se poi non pulisci tutto a modo ti spacco la faccia" e "Va a cucinare il tuo cibo a casa tua, idiota".
Dopo circa tre quarti d'ora, la cena fu in tavola. Il ragazzo apparecchió la tavola della sala da pranzo, poi si tolse il grembiule e si mise a sedere, chiamando Levi.
Dopo qualche minuto, l'uomo comparse sulla soglia della porta, in pigiama, mentre con un asciugamano si tamponava i capelli corvini.
Un delizioso profumo di shampoo alla camomilla si mescoló alla fragranza della pasta al sugo.
"Eccoti! Muoviti, prima che si raffreddi."
"Si, scusa..." mormoró l'uomo, sedendosi a tavola.
"Beh, buon appetito!"
"Buon appetito."
Il piatto che Eren mise di fronte all'uomo era pieno di spaghetti al sugo, con pezzettini di caciotta sopra.
Levi ne ficcó una forchettata in bocca.
"È... Buonissimo." sussurró.
Eren sorrise, e quel sorriso, da solo, illuminava la stanza come se fosse ancora giorno.
"Mi fa piacere! È molto semplice da preparare, se vuoi ti insegno a cucinare!"
"Beh, non è che ne abbia bisogno..." mormoró l'uomo, cercando di mascherare la sua contentezza.
Erano passati anni, da quando qualcuno che non fosse il cuoco di un locale aveva cucinato per lui.
Dopo aver mangiato il secondo, che consisteva in un'insalata mista, e una ciotola di banane, fragole e yogurt, Eren si alzó, sparecchió, lavó i piatti e riordinó la cucina, mentre Levi salì in camera sua a leggere L'amico ritrovato.
Il ragazzo si fece una doccia, si lavó i denti, ripulì il bagno e si infiló il pigiama.
Poi bussó alla porta della camera di Levi.
"Levi, io entro."
L'uomo stava dormendo, col piumino tirato su fino alla vita, ed aveva ancora in mano il libro che stava leggendo.
Eren si avvicinó.
Il viso di Levi era innocenti, mentre i lineamenti duri si erano fatti piú dolci; un ciuffo di capelli più lungo degli altri arrivava a sfiorargli le palpebre.
Le sue labbra erano morbide e leggermente aperte, come se stesse aspettando un bacio.
Il ragazzo, col cuore che gli batteva a mille, si chinó sul viso dell'uomo, e stava quasi per sfiorargli le labbra, quando si allontanó bruscamente, scuotendo la testa.
Cosa mi prende?, si chiese il ragazzo, confuso.
Si era forse innamorato, di quell'uomo dagli occhi color ghiaccio gelido e lo sguardo freddo?
Eren sciolse delicatamente il libro dalla stretta di Levi, e lo ripose sullo scaffale.
Poi si sdraió dall'altra parte del letto matrimoniale, vicino a Levi, e si tiró su il piumino.
Era rosso dall'imbarazzo: stava dormendo nello stesso letto del suo professore!
Eppure, aveva già fatto sesso con lui, quella notte, quando si incontrarono per la prima volta al gay bar.
Peró Eren ricordava poco e nulla, a causa della pasticca che Levi gli aveva fatto ingurgitare con la forza.
"Grazie."
Era stato Levi a mormorarlo, girandosi dall'altra parte, su un fianco.
Eren arrossì: quindi non stava dormendo?
Si sarà accorto che ho tentato di baciarlo?
"Per cosa?" chiese il ragazzo.
L'uomo arrossì.
Non gli piaceva molto spiegare i propri sentimenti e pensieri, soprattutto ad un ragazzo di molti anni più piccolo.
"Perchè sei gentile."
"E basta?"
"Beh, e anche perchè fai poche domande."
"Uhm?"
"Non mi hai chiesto nulla riguardo al mio passato."
"Sai, Levi... A me non interessa, del passato. Tanto non potrei farci nulla, no? A me interessa solo del presente, e del futuro."
Dicono tutti così, pensó l'uomo, sospirando.
"Non è vero. Non lo pensi veramente."
"E tu cosa ne sai, di cosa provo io?" domandó il ragazzo, arrossendo.
"Perchè, cosa provi?" mormoró l'uomo, girandosi, per guardarlo negli occhi.
La fioca luce della lampada brillava nei suoi occhi verde smeraldo.
"Provo una sorta di felicità. Non ti conosco molto bene, peró... Lo sento, e basta."
Levi si rigiró nuovamente dall'altro lato, perchè non voleva mostrare ad Eren il colorito rosso che si dipinse nelle sue guance.
"Sento... Che ti voglio bene, Levi, e non ti lasceró combattere da solo.
Mai e poi mai."
Il ragazzo infiló le braccia lungo i fianchi dell'uomo, per poi incrociarle sul busto, in un forte abbraccio.
"Questa notte, gli incubi non ci disturberanno."
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