10. Save me from my demons.
Eren aprì lentamente gli occhi.
Vedeva tutto sfocato, così se li strofinó con delicatezza; poi si alzó col busto, seduto.
Il profumo di Levi invadeva l'interno della macchina, misto all'aroma di caffè, che doveva aver bevuto poco prima; sul cruscotto c'era infatti un bicchiere di carta, pieno a poco meno di metà.
Levi era appoggiato alla portiera della macchina, e stava fumando una sigaretta; il ragazzo bussó piano sul vetro del finestrino, ma l'uomo parve non accorgersene.
Eren uscì allora dall' altra portiera, ma la lasció semiaperta, per non fare rumore; poi si specchió sul vetro (pulitissimo).
Aveva i capelli scompigliati, i vestiti sporchi di terra, vari graffi, gomiti e ginocchia sbucciati e la fasciatura sulla tempia, ma in quel momento non privava dolore fisico.
Si sentiva allo stesso tempo così pesante e così leggero.
Si era preparato un bel copione per il momento in cui avrebbe incontrato di nuovo Levi; se l'era scritto in mente, con un pennarello indelebile, e lo ripassava, recitando anche, durante le notti insonni che passava ad aspettarlo davanti alla porta della villetta.
Si avvicinó all'uomo, lentamente, a passo felpato, fermandosi a poche decine di centimetri da lui.
In quel momento, il cuore del ragazzo sussultó, nel vedere la creatura vicino a sè, e pensó che fosse perfetto.
Il leggero vento mattutino gli scompigliava i capelli, muovendo le pieghe della camicia; aveva una mano nella tasca dei pantaloni neri, e si intravedeva l'orologio da polso, che segnava le 05:09.
Fra le dita dell'altra mano teneva la sigaretta accesa, ma che non stava fumando; fissava pensieroso un punto indefinito di fronte a sè.
Il cielo era di un bellissimo colore, a metà fra il rosa e l'indaco, con sfumature dai toni caldi e aranciati; ma serviva solo a fare da contorno al vero spettacolo, Levi.
Faceva freddo, così al ragazzo scappó uno starnuto.
Levi si voltó, e nell'istante in cui i suoi occhi incrociarono quelli verde smeraldo di Eren, il ragazzo si dimenticó di tutti i pensieri ingarbugliati che avevano popolato la sua mente in quelle settimane.
Si dimenticó del discorso che sapeva praticamente a memoria, si dimenticó di tutto.
In quel momento vedeva solo gli occhi, grigi e freddi, con scaglie azzurre, gelidi come il ghiaccio, sgranati, fissi su di lui.
'Eren.'
Levi gettó a terra la sigaretta, guardando il ragazzo.
'L-levi... Che ci fai tu qua?"
"Sono io a dover farti questa domanda."
L'uomo inarcó le sopracciglia, avvicinandosi al ragazzo, che si appiattì sull'auto.
Levi si mise di fronte a lui, alzó il braccio e sbattè la mano sul bordo dell'auto, vicino al volto di Eren.
"Cosa credevi di fare?" Chiese l'uomo.
Il ragazzo riusciva a sentire il respiro di Levi suo collo.
Eren deglutí, ma si fece coraggio; con una mano afferró il polso dell'uomo dai capelli corvini e lo sollevó da vicino sè.
"Qua le domande le faccio io."
Levi indietreggó, senza mutare espressione.
"Volevi scappare?"
"Non stavo scappando."
"E invece si."
"Moccioso, il coglione qua sei tu, che ti metti a inseguirmi alle cinque del mattino."
"Tu stavi scappando." sussurró il ragazzo.
Quelle tre parole, Eren le pronunció una sola volta; eppure, esse riecheggiavano, dolcemente cullate dal silenzio degli istanti successivi.
L'uomo guardó gli occhi del ragazzo, verdi, verde speranza, verde come le foglie, come le piante, come la primavera, come la vita.
Capaci di sciogliere anche il gelido ghiaccio che congelava le sue iridi.
"Cosa puoi saperne, tu?" chiese l'uomo, distogliendo lo sguardo, spezzando il silenzio con un coltello congelato.
"Levi, tu devi combattere."
"COSA NE SAI TU, PEZZO DI MERDA?!"
Urló l'uomo, perdendo la pazienza, e prendendo il ragazzo per il colletto della camicia.
Aveva gli occhi sgranati, e la rabbia gli ribolliva nel sangue.
Lo odiava profondamente, in quel momento.
Odiava il semplice fatto che lui esistesse.
Eren non battè ciglio, semplicemente continuó a fissarlo, con i suoi occhi verde smeraldo, come una calamita.
"Sei solo un codardo. Scappi solo perchè sai di non poter vincere. Scappi perchè hai paura.
Scappi perchè è la cosa più naturale che ti venga da fare."
"STA' ZITTO, TESTA DI CAZZO!"
Levi sbattè il suo volto sull'asfalto con tutta la sua forza.
Lo detestava, lo detestava.
Eren non si mosse.
L'uomo si abbassó in ginocchio.
Sono stanco di passare le notti da solo.
"Cosa?" chiese il ragazzo.
Levi non rispose, rimase solo a guardarsi le mani, su cui vi erano varie cicatrici.
"Non dormi?" Chiese nuovamente Eren, tentando di alzarsi; ma non ci riuscì, non me aveva la forza.
'La notte mi fa paura.
Ho paura di dormire.
Ho paura di sognare.
Mi sembra di essere in un incubo dal quale non posso fuggire.'
Quelle parole, Levi le pronunció come se stesse piangendo.
'Quando non si riesce a sconfiggere l'oscurità, si diventa un tutt'uno con essa.
I demoni ti pervadono da cima a fondo, e prendono il controllo di te.
Ho provato a scappare da quest'inferno.
Non sai quante volte.
Ma non ci sono riuscito.
Mi sento intrappolato in un incubo da cui non riesco a svegliarmi.
Aspettai che qualcuno mi svegliasse, e mi dicesse -Tranquillo, è stato solo un brutto sogno.-
Ma quel momento non arrivó mai.
Loro sono dentro di me, loro mi comandano.
Ho cercato di rinchiuderli, ma non riesco a controllarli.
Mi sento come un mostro.
Io sono come loro.
Non posso combatterli.
Prima di pensare ai demoni degli altri, devo sconfiggere i miei.
Ma non ci riesco.
Il mio nemico sono io.
Due battaglie per me sono troppe da combattere.'
Levi stava piangendo.
Era da tanto che non lo faceva.
Si era dimenticato il sapore salato delle lacrime sulle labbra.
Eren si alzó, tremante; sanguinava parecchio, ma in quel momento sapeva che la più grande ferita era quella all'interno di Levi.
Si avvicinó all'uomo, che rimase in ginocchio.
Aveva gli occhi color ghiaccio lucidi, e le guance rigate di lacrime.
"Allora combattiamo insieme, Levi."
Levi rimase a fissare il ragazzo, che stava sorridendo, e il suo sorriso illuminava più del sole dietro di lui.
"Tu non hai capito." sussurró l'uomo.
'Tutte le persone che si avvicinano a me, finiscono per ferirsi.
Sono una disgrazia, lo sono sempre stato fin dalla nascita, sono sempre stato un errore della natura, un qualcosa che andasse cancellato.
Non avevo una famiglia, ma c'erano delle persone che amavo, e con loro avevo un posto che potessi chiamare casa.
Poi, persi tutto ció a cui tenevo, e non mi rimase più nulla.
Provai ad avvicinarmi agli altri, ma tutti si fecero del male.
Sono una disgrazia per il semplice fatto che esisto.
Da quel momento, i demoni presero il controllo di me.
Io non sono che un codardo, in realtà.
E tutte queste fughe, da una città all'altra, servono solo a tenere tutti lontano da me.
Ho paura, paura da non reggere.
Se resti vicino a me, finirai per farti male.
Guarda, guarda l'animale che sono diventato, e dimmi se anche tu non odieresti te stesso.
Io sono un demonio.'
Eren sorrise.
'Sai, se anche tu fossi un mostro, a me andrebbe bene.'
"Dicono tutti così" disse Levi, alzando gli occhi lucidi.
"Ma alla fine, appena vedono la mia brutta bestia, scappano."
"Anche i mostri sono capaci di amare." ribattè il ragazzo.
"Levi, ti prego. Lasciami volerti bene."
"E se ti ferissi?"
"Non succederà."
"A te va davvero bene così? Avrai capito che ero un criminale, e che sono una persona orribile, e l'hai sperimentato sulla tua pelle."
"Basta che tu stia al mio fianco."
Eren si alzó in piedi e, sorridendo, porse la mano all'uomo inginocchiato di fronte a lui.
"Combattiamo insieme, Levi.
Vinceremo tutte le sfide in cui dovremo lottare, io e te, insieme."
Sembrava un angelo, splendente, mentre i raggi del sole luccicavano, vivi, dentro ai suoi occhi verde foresta.
"Promettimi... Promettimi che mi salverai, se dovessi diventare i miei stessi demoni."
"Te lo prometto. Ti salveró da te stesso, Levi."
L'uomo afferró la mano di Eren, alzandosi, e insieme salirono sulla macchina rossa, mentre il cielo si tingeva di un azzurro chiaro.
Ciao ragazzeeee!
Scusate il notevole ritardo ç.ç
Quest'anno ho gli esami e devo ancora finire le tesineee!
Mannaggiaaa!
Anyway, che ne dite?
Vi piace?
Consigli qua sotto ;)
Ci vediamo domenica!
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