Capitolo 16 -Harry-
Guardai per l'ennesima volta l'orologio appeso alla parete e sospirai, mancavano ancora due ore al suono della campanella. Era strano starmene seduto tranquillo tra i banchi di scuola in quel momento. Mi rendevo conto che quello non era più il posto a cui volevo appartenere.
Quei giorni passati con Draco, viaggiando, facendo ciò che più amavo, mi facevano risultare difficile tornare alla realtà della mia monotona vita. Erano, infatti, tre giorni che vivevo di nuovo nel mio appartamento, andavo a scuola la mattina e mi allenavo il pomeriggio, proprio come ero solito fare in passato. Ed erano tre giorni che del Malfoy non c'era traccia. Era come sparito nel nulla: nessuna chiamata, nessun messaggio per accertarsi che stessi bene, niente.
"Potter. Alla lavagna." La voce del professore mi fece sussultare. Gli occhi della classe si spostarono sulla mia figura e d'un tratto mi sentii piccolo e fragile come un foglia al vento. "Mi spiace prof, non sono preparato." Ammisi per risparmiarmi una colossale figura di merda, se solo mi fossi alzato dalla mia sedia. L'uomo scosse la testa e segnò deluso qualcosa sul registro, per poi continuare a chiamare altri poveri ragazzi innocenti. Fosse stato qualche mese prima, avrei passato l'intera giornata a sentirmi in colpa, in quel momento, invece, non sentivo altro che vuoto.
"Harry?" Ron al mio fianco mi guardava preoccupato. Non riuscivo a capire cosa si aspettasse che io facessi.
Ricambiai il suo sguardo con freddezza, aspettando che mi dicesse cosa gli stava frullando per la testa.
"Che diavolo ti sta succedendo?" Chiese a bassa voce per non essere richiamato dall'insegnante, che nel frattempo aveva trovato la sua vittima e la stava interrogando senza pietà.
"Non mi sta succedendo niente, sono solo stanco." Dissi con la testa tra le mani, avevo un'immensa voglia di piangere. L'ultima volta che lo avevo fatto le braccia del biondo mi avevano stretto con forza e mi ero sentito al sicuro, ora invece non c'era nessuno, e piangere avrebbe significato sentirmi ancora più solo. Sbattei quindi le palpebre e ricacciai indietro le lacrime amare che minacciavano da tre giorni di inondarmi il viso. Ron non reagì come mi sarei aspettato. Avrei scommesso che si sarebbe rotto le palle di starmi dietro, e che mi avrebbe voltato le spalle, che mi avrebbe mandato a fanculo per come mi stavo comportando nei suoi confronti. Eppure tutto quello che disse fu:
"Che ne dici se stasera usciamo? Come i vecchi tempi." Accennò ad un sorrisetto malizioso. Sapevo cosa stava pensando. Conoscevo quello sguardo alla perfezione. "Ad una sola condizione." Mormorai. Al rosso gli si illuminarono gli occhi, sapeva di avere la vittoria in pugno.
"Niente Durmstrang." Affermai.
Ron rimase un po' male, quello era il suo locale preferito, ma io non avevo la minima intenzione di varcare la soglia di quel posto e lui dovette capirlo al volo, mentre annuiva accontentandomi.
"Niente Durmstrang." Confermò stringendomi la mano, suggellando così il nostro patto. Sorrisi. Forse quella serata mi avrebbe fatto bene.
Mi resi conto che quelle parole non sarebbero risultate veritiere proprio mentre seguivo Ron all'interno di un locale che non conoscevo.
Avevo passato il pomeriggio a scegliere cosa mettere, a lavarmi con cura e a prepararmi psicologicamente a non pensare ad una certa persona.
Tutto estesamente vano, dato che l'unico uomo che per quella sera avrei voluto dimenticare, era proprio nel locale scelto dal mio migliore amico.
Mi si spezzò il respiro.
Draco era seduto ad un tavolo, lo vedevo di profilo, mentre rideva di gusto alle parole di una donna dall'aria elegante. Erano entrambi vestiti in modo impeccabile e mi chiesi come potessero aver scelto un locale tanto semplice con degli abiti come i loro.
Ginny, attaccata al braccio del fratello con fare protettivo, mi rivolse un sorriso. "C'è un tavolo libero accanto al balcone. Andiamo a sederci?" Chiese alzando un po' la voce per essere certa che la sentissi anche sopra la musica abbastanza alta. Annuii ancora sconvolto e seguii i due Weasley con fare circospetto.
Nella mia testa i pensieri scorrevano ad una velocità tale da farmi risultare difficile concentrarmi su uno di essi.
Per tre giorni avevo sperato che Draco avesse una buona scusa per non parlarmi: un virus, una urgenza al lavoro, il cellulare rotto. Invece, era lì, con il suo colorito pallido e perfetto, i capelli pettinati indietro, i polsini della camicia arrotolati sull'avambraccio.
Non aveva nulla di malato e il cellulare era sul tavolo, perfettamente intatto.
Ringhiai a nessuno in particolare sentendomi ridicolo. Avevo cercato di giustificarlo, ma ero stato stupido.
Il tavolo libero trovato dalla rossa era a pochi metri di distanza dal biondo. In una posizione invidiabile; da lì Draco non avrebbe potuto vedermi, ma io avrei potuto vedere lui.
"Vado a prendere da bere, voi cosa volete?" Chiese Ron alternando lo sguardo tra me e sua sorella.
"Per me scegli tu." Dissi io, accennando ad un sorriso teso. Ginny parve rifletterci con più attenzione, nominando poi il nome di un cocktail che io non conoscevo, facendo alzare gli occhi al cielo al fratello, che avendo perso le speranze molto tempo prima, fece come gli era stato chiesto senza ribattere. "Sai, non avrei mai pensato che ti piacessero i ragazzi." La calma con cui Ginny cominciò a parlare, mi fece rizzare i peli sulle braccia. Smisi di guardare Draco, intento ad intrattenere una conversazione con la donna misteriosa e fissai sconvolto la rossa.
"Cosa? A me non piacciono i ragazzi." Affermai sicuro e anche un po' offeso. Ginny sorrise premurosa, mettendo una mano sul mio braccio. Indossava un vestitino verde scollato, e a causa del suo gesto, mentre lei si sbilanciava verso di me, la linea del suo seno fu più che visibile. "Non devi preoccuparti. Ron non lo sa, ed anche se lo sapesse non vedo come potrebbe essere un problema." Disse dandomi delle pacche affettuose sul braccio, allargando i suoi occhi da cerbiatta.
"Ginny non so di cosa stai parlando." Dissi ancora. Lei alzò le spalle facendo la finta tonta. "Va bene allora, mi sarò fatta un'idea sbagliata." Mormorò, dopo qualche secondo, però, si avvicinò al mio orecchio.
"Non ti dispiacerà allora sapere che quel bel biondo che ti mangiavi con gli occhi, si sta baciando con la sua fidanzatina." Sussurrò maliziosa.
Mi voltai di scatto verso il tavolo di Draco con il cuore che mi batteva all'impazzata. No, non poteva essere; ed infatti non era.
Ginny mi stava prendendo in giro.
Assottigliai lo sguardo e la fulminai mentre lei scoppiava a ridere sguaiatamente. "Beccato." Fece con un'occhiolino. Sospirai. "Come cazzo hai fatto a capire tutto?" Chiesi passandomi una mano tra i capelli, frustrato. Lei alzò le spalle con noncuranza. "Istinto da donna." Disse come se fosse la cosa più logica al mondo. "Eccomi tornato!" Ron si sedette al mio fianco e ci porse le nostre bibite, interrompendo il mio scambio di battute con Ginny. Le sue affermazioni non avevano fatto altro che alimentare la mia ansia. Non credevo neppure ad una parola di quello che mi aveva detto. Il suo non era stato un pensiero dettato dall'istinto. Lei sapeva tutto nei dettagli. Ma chi aveva potuto dirle le cose come stavano se non io?
La risposta arrivò alla mia mente come un fulmine a ciel sereno.
Tom.
Quei due avevano senz'altro parlato e non potevo fare a meno di pensare che quella che avevano intrattenuto non fosse stata una chiacchierata tra amici. Avevano qualcosa in mente. Per questo, quando dieci minuti dopo, la rossa fu trasportata a ballare in pista da uno sconosciuto, mi sentii più leggero. Mi voltai completamente verso il tavolo del biondo e osservai la sua compagna. Era una donna dalla bellezza eterea, sembrava una modella appena scesa dalla passerella, con ancora i riflettori puntati sulla sua figura slanciata. Aveva i capelli castani, così lunghi da toccare quasi la sedia sulla quale era seduta, il colore dei suoi occhi era impossibile da definire da quella distanza, ma sospettavo fossero scuri. Scossi la testa e cercai di capire chi fosse. Non l'avevo mai vista e sapevo che Draco non aveva molti amici, quindi che ruolo aveva quella tipa nella sua vita?
Presi il cellulare e aprii la chat che avevo con il biondo.
Scrissi un semplice ciao, solo per vedere la reazione di Draco nel ricevere un mio messaggio.
Lo schermo del suo cellulare si accese e il suo viso si rilassò in un tenero sorriso che fu subito sostituito da una strana smorfia di rabbia. La ragazza davanti a lui gli prese la mano sul tavolo e gliela strinse. Serrai la mascella, digitando furioso parole alla rinfusa sulla mia tastiera.
So che probabilmente sarai a lavoro, o starai dormendo, quindi mi dispiace averti disturbato. Mi dispiace ancora di più non averti accanto, ma so anche che avrai una ragione importante per farlo.
Inviai ed aspettai una sua risposta. Draco tolse la mano dalla presa della bruna e il mio stomaco fece una giravolta.
Hai ragione, sono a lavoro.
La risposta mi fece del tutto impazzire. Come poteva mentirmi così spudoratamente?
Con la furia nelle vene mi alzai con l'intento di andarlo a prendere a pugni, di gridargli contro con tutta la forza che avevo, di umiliarlo come lui stava facendo con me. "Ginny!" Il grido di Ron mi fece distrarre dal mio obiettivo e portare l'attenzione sui due fratelli. Ginny era caduta a terra con il bicchiere tra le mani, mentre Ron la scuoteva spaventato. Corsi nella loro direzione e aiutai Ron a farla rinsavire.
"Ginny." La chiamai. Lei aprì lentamente gli occhi, mi guardò e sorrise ebete. "Dovremmo portarla a casa." Affermò Ron, io annuii prendendola in braccio, nel frattempo lui prese la borsetta della ragazza e le sue scarpe.
"Serata breve." Biascicai sotto il peso della rossa che borbottava frasi sconnesse alle mie orecchie. Ron si scompigliò i capelli agitato. "Sapevo di non doverla portare con noi." Si rimproverò. Stavamo attraversando la sala a spintoni quando il mio sguardo cadde di nuovo sullo stesso tavolo, ma il biondo era sparito.
"Harry, mi dispiace così tanto. Volevo davvero passare una serata decente, ma..." Scossi la testa e misi una mano sulla spalla del mio migliore amico. Lui non c'entrava assolutamente niente, era stata sua sorella a rovinare la serata. Ero convinto che il suo mancamento non fosse stato casuale, sicuramente aveva avuto un motivo specifico per buttarsi a terra in quel preciso istante ed io avrei scoperto di quelle motivo si fosse trattato.
"Ron non fa niente. Sarà per la prossima volta. Ci vediamo domani a scuola." Lo salutai. Lui annuì ancora dispiaciuto per l'accaduto, poi chiuse la porta, lasciandomi solo.
Attraversai il violetto di casa sua e cominciai a camminare lentamente per la strada. Non era tardi e le macchine transitavano ancora per le vie con una certa frequenza. Fu per quel motivo che non trovai per nulla strana la macchina grigia in avvicinamento, fino a quando quest'ultima non si fu fermata proprio al mio fianco. Il finestrino si abbassò e con un crampo allo stomaco analizzai la figura alla guida.
"Serve un passaggio?" Tom mi squadrava minaccioso ed io ebbi l'istinto di correre via il più in fretta possibile, ma dove mai avrei potuto andare? Lui era in macchina, se solo avesse voluto, avrebbe potuto raggiungermi ovunque.
"Mi piace passeggiare di notte." Risposi accennando ai miei piedi con una smorfia. Lui per tutta risposta aprì lo sportello, esortandomi ad entrare. Sbuffai accontentandolo.
"Pensavo che la questione fosse chiusa." Mormorai tranquillo, mettendo la cintura. Tom sogghignò.
"Infatti lo è." Disse lasciando la frizione in modo che la macchina scivolasse in avanti con fluidità. Non sapevo dove quel coglione mi volesse portare, ma stranamente non mi sentivo preoccupato o spaventato. "Se la questione fosse chiusa, in questo momento non mi troverei qui." Lo rimproverai con ironia, lui annuì in accordo. "E va bene, forse hai ragione. Ho ancora una attrazione per Draco. Non sei qui per quello che pensi tu, però." Fece cambiando marcia ed accelerando. Mugugnai in risposta.
"Tu e Ginny avete fatto questa messa in scena solo per un allegro giretto in macchina?" Chiesi curioso ed incredulo allentando la stretta della mia cintura, che stava cominciando a provarmi del respiro. "Diciamo di sì. Io e Ginny volevamo farti aprire gli occhi sulla persona che credi di conoscere." Affermò. Aggrottai le sopracciglia confuso. "Aspetta, mi ha portato in quel locale di proposito, vero?"
Improvvisamente collegavo tutto.
"Sapevo avresti capito in fretta." Si congratulò. Con mia meraviglia, la macchina si fermò davanti casa mia. Tom teneva gli occhi sulla strada, senza accennare a guardarmi.
"Quella che hai visto stasera con lui, non è una ragazza normale. Quella è la sua fidanzata."
Il cuore mi si crepò in due, e tutto il vuoto che avevo sentito in quegli ultimi giorni si riempì di dolore. Un dolore così acuto da farmi bruciare gli occhi e attorcigliare lo stomaco.
"Si sposano tra due mesi."
In quel momento avrei potuto giurare di sentirmi morire. Riuscivo quasi a percepire il sangue defluire dalla pelle e il respiro mozzarsi, facendomi offuscare il cervello.
Aprii lo sportello e caddi sull'asfalto freddo del marciapiede. Sentivo Tom parlare, senza riuscire a concentrarmi sulla sue parole. Un'altra voce si unì alla sua. Era una voce cristallina, una di quelle voci che non riesci a dimenticare nemmeno dopo anni, era una voce carica di preoccupazione, sapevo a chi apparteneva, eppure in quel momento non riuscivo a collegarla ad alcun nome. "Se la meritava la verità." Sentii dire a Tom. Aprii gli occhi e catturai la sua figura. Stava guardando me?
No, qualcuno mi stava scuotendo per le spalle, accovacciato al mio fianco. Era lui che Tom stava guardando. Mi imposi di riprendere la mia lucidità e con uno sforzo immane, allargai la mia visuale. "Harry? Diavolo riprenditi!"
Adesso lo vedevo, splendido come qualche decina di minuti prima, i suoi capelli non erano più pettinati all'indietro, ma ricadevano sudati sulla sua fronte, contornando il suo viso corrucciato.
"È la verità?" Sentii pronunciare a me stesso. Draco smise di scuotermi e le mie orecchie che fino ad allora avevano fischiato, presero a funzionare correttamente. Il biondo non rispose.
"Non del tutto." Mormorò afflitto. Che cosa voleva dire con quelle parole? E la vera domanda era: io volevo davvero sentire cosa aveva da dire?
"Per favore vattene." Biascicai.
"Io non capisco..."
"Vattene." Gridai con tutta la voce che ancora possedevo.
La presenza delle sue mani scomparve dalle mie spalle facendomele bruciare nel punto in cui erano rimaste per diversi minuti.
Mi voltai per non vederlo allontanarsi. Glielo avevo chiesto io, ma non significava che facesse meno male.
Tom aveva una luce negli occhi quasi inquietante. Appoggiai i palmi a terra e feci forza su di essi per issarmi in piedi, poi senza guardarmi indietro, entrai in casa.
#angolinoautrice
Eccomi qui, in un nuovo capitolooooo!
Siete contenti? Ovvio che sì.
Spero di scrivere un altro paio di capitoli in questi giorni approfittandone della momentanea pausa scolastica, ma non assicuro niente ahahhaha
Spero vi sia piaciuta questa parte, se sì, fatemelo sapere con un commento e/o accendendo la stellina qui sotto.
Domandina del giorno:
Quali sono i vostri propositi per l'anno nuovo?
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