Capitolo 2
Pov. Rose
Con al seguito la mia valigia, la borsa ed i documenti per il viaggio entro all'aeroporto di Boston pronta per partire e tornare a casa. Ieri sera una volta realizzate le mie parole è scoppiata una guerra, papà si è infuriato, ha espresso la sua decisione di non rivolgermi mai più la parola nel caso fossi partita.
Non ci siamo più parlati, non l'ho neanche salutato, non me ne ha dato la possibilità ed in più ha costretto anche Hugo a non accompagnarmi ma almeno il mio fratellino mi ha salutata aiutandomi a caricare la valigia sul taxi promettendomi che si sarebbe fatto sentire.
Imbarco la valigia e vado a sedermi al gate in attesa della partenza. Ho rimpicciolito tutte le mie cose posizionandole nella valigia, anche la mia macchina, prima ho applicato anche un incantesimo di illusione sulla valigia, in modo tale da far vedere solo vestiti e scarpe ai babbani per evitare qualunque tipo di problema.
Sono molto nervosa, ho già viaggiato in aereo, ma tornare, finalmente, a casa è estremamente esaltante ed allo stesso tempo mi fa paura. Dopo dodici anni d'assenza in cui non ho mai veramente sentito nessuno dei miei parenti, ricevendo solo una foto di famiglia, ogni anno, a natale grazie alle lettere scambiate con Albus.
Non ho avvertito nessuno di questo mio ritorno, la scorsa settimana ho scritto ad Albus dandogli la notizia della mia laurea ma non gli ho detto niente riguardo ai colloqui di lavoro, più per scaramanzia che per altro, naturalmente lui mi ha fatto le congratulazioni da parte di tutti.
<< I passeggeri del volo 3398 per Londra sono pregati di mettersi in fila per l'imbarco >> ecco finalmente l'annuncio che aspettavo.
Mi metto in fila, come tutti i passeggeri, che, con mia grande sorpresa, inizia a scorrere quasi subito.
<< Il biglietto prego >> porgo il biglietto alla signorina bruna che ho davanti, con un sorriso gentile controlla il biglietto strappandolo e ridandomi la parte che mi spetta con su scritto il mio posto << Buon viaggio >>
<< Grazie >> con la borsa in una mano ed il pc nell'altra mi avvio all'interno dell'aereo.
È molto grande, ci sono solo due posti per ogni fila e c'è abbastanza spazio per all'ungare le gambe, il mio posto è sul corridoio proprio come ho chiesto alla signora al check in.
In poco tempo tutto l'aereo si riempie di persone, a fianco a me si siede una signora anziana dopo avermi fatto un bel sorriso, io sistemo la borsa ed il pc sotto al sediolino davanti a me come si una di norma in aereo.
Guardo l'hostess che, dopo che abbiamo preso quota, inizia a spiegare tutte le norme di sicurezza dell'aereo gesticolando e mimando le spiegazioni che ci sono in sottofondo di una voce femminile registrata. Anche se conosco queste norme a memoria pongo sempre attenzione a ciò che dicono, riescono sempre ad attirare la mia attenzione e fino a che non finiscono riesco a resistere dall'addormentarmi. Poi come sempre mi addormento, l'aereo a un effetto molto così rilassante su di me che riesco sempre a dormire da subito, il che è un bene, soprattutto quando il viaggio è lungo, proprio come nel mio caso visto che il volo durerà sette ore e mezzo.
Mi sveglio quando sento la voce del pilota che annuncia l'atterraggio.
<< Ci stiamo preparando all'atterraggio, quindi preghiamo i gentili passeggeri di allacciarsi le cinture di sicurezza e richiudere il portavivande, grazie >>
La cintura non l'ho mai sganciata quindi mi raddrizzo semplicemente sul mio sedile mentre le hostess passano a controllare che tutti i passeggieri abbiano eseguito i comandi del comandante.
<< Sei venuta a Londra per turismo? >>
<< No, sto tornando a casa dopo molto tempo >> rispondo voltandomi verso la signora e sorridendole.
<< Effettivamente il tuo accento non è proprio Americano ma neanche Inglese, direi che è un buon mix >>
<< Bhè ho vissuto dodici anni a Boston, non ci trovo niente di strano ad aver preso un po' dell'accento Americano, mi piace >> commento un po' imbarazzata.
La signora mi restituisce un bel sorriso.
Appena riesco a recuperare la valigia mi dirigo direttamente all'esterno per prendere un taxi a cui do l'indirizzo della Londra babbana da cui posso accedere a Diagon Alley.
Ho proprio voglia di un tea e visto che ho un paio d'ore di tempo prima di avviarmi verso casa dei nonni mi farò anche una passeggiata nella via del mondo magico che preferisco, la ricordo piena di gente, allegria e negozi da vedere.
Quando il tassista si ferma pago lasciandogli la mancia, afferro la mia roba e mi avvio verso la mia meta.
Come entro a Diagon Alley vengo inondata subito dalla felicità, " è esattamente come la ricordavo. È magnifico qui... "
Con la bacchetta riduco la valigia ed il pc e sistemo tutto nella borsa a tracolla che, anche se è piena di tutta la mia roba, è parecchio leggera, per mia fortuna.
Compro la gazzetta del profeta e mi vado a sedere ad uno dei tavolini che ci sono all'esterno di una sala da tea.
<< Cosa posso portarle signorina? >> mi domanda subito un cameriere.
<< Un English tea per favore >> ordino.
<< Arriva subito >>
Mi tolgo la sciarpa e sbottono il cappotto, " fa meno freddo di quel che mi aspettavo "
Il tea arriva subito << Grazie >>
Zucchero il tea e mentre, con la telecinesi, giro il cucchiaino per far sciogliere per bene lo zucchero apro il giornale per leggere un po' le notizie di oggi di Londra.
In prima pagina c'è la foto della famiglia Malfoy ed un articolo in cui parlano dell'ultima scoperta nel campo delle pozioni del signor Malfoy, ricordando però sempre chi è stato e che casa sue era il covo di Lord Voldemort ai tempi della guerra.
" Questi giornalisti sono davvero incredibili... "
Per il resto sono tutti articoli di economia, politica e gossip di ogni genere. Mi sorprendo un po' nel trovare un articolo di gossip su mio cugino Albus riguardante un'ipotetica proposta di matrimonio alla sua fidanzata storica, Lauren.
Finito di bere il tea e di leggere con calma il giornale pago il conto, mi rimetto la sciarpa e sistemo la borsa a tracolla, mentre mi incammino verso una via meno affollata chiudo il cappotto.
Quando sto per raggiungere la mia meta, per potermi smaterializzare a casa dei nonni, sento dei singhiozzi ed un pianto disperato, " è un bambino ".
Seguo il suono del piccolo ed alla fine lo trovo, rannicchiato in un angolo, senza neanche una giacca, un bambino di, al massimo, tre anni, il suo pianto mi stringe il cuore, è davvero straziante.
<< Ehi piccolino >> richiamo la sua attenzione dolcemente e per non spaventarlo lo avverto della mia presenza prima di avvicinarmi troppo.
Alza la testolina ed ha il viso inondato dalle lacrime, è tutto rosso e se continua a piangere così rischia di sentirsi male.
<< Stai bene? Ti sei fatto male? >> gli chiedo piano senza cambiare il mio tono di voce e con lentezza mi avvicino a lui.
Il suo pianto si arresta ma continua a singhiozzare, dopo qualche secondo di, quella che mi sembra, sorpresa, scuote il capo facendomi segno di no, non si è fatto male.
<< Allora hai perso i tuoi genitori? >> ed ancora una volta non parla, muove solo la testolina annuendo << Ok, posso aiutarti a trovarli? >> annuisce ancora.
Gli sorrido e con una mano gli asciugo i residui di lacrime dalle guanciotte. È proprio un bel bambino, gli occhi sono arrossati ed umidi quindi non si capisce bene di che colore siano però i capelli sono di un bel biondo.
Allunga le braccina verso di me e capisco che vuole essere preso in braccio, gli sorrido e mi abbasso subito per prenderlo, lo tiro su e lui mi circonda il collo con le braccia ed appoggia il capo sulla mia spalla.
È freddo, chissà da quanto è qui fuori, mi sfilo nuovamente la sciarpa e con la magia la trasfiguro in un cappottino della taglia del piccolo e glielo infilo subito, lui sospira beandosi del calore che gli regala il capo e la mia vicinanza.
<< Ometto però devi dirmi come si chiamano i tuoi genitori per poterti aiutare... >> lui mi guarda aggrottando le sopracciglia dello stesso colore dei capelli per poi guardarsi a torno.
Quando i suoi occhi vedono il giornale si illumina ed inizia a muovere le manine verso di esso così lo alzo per farglielo vedere e lui inizia a puntare il dito sulla foto di Astoria e Draco Malfoy.
Sono un po' sorpresa, sapevo che il signor Malfoy aveva la stessa età dei miei genitori e che la moglie fosse più giovane di un paio d'anni ma fare un bambino così piccolo alla loro età mi sembra un po' sconsiderato " Vabbè, non sono affari miei "
<< Ok ometto, tieniti forte, ti riporto a casa >>
" Meno male che questi stupidi giornalisti scrivono proprio di tutto nei loro articoli " infatti grazie al giornale sapevo quale fosse l'ubicazione della casa.
Senza pensarci due volte mi smaterializzo tenendo il piccolo in braccio in una presa salda per essere sicura di non perderlo o ancora peggio spaccarlo.
Buongiorno, vorrei semplicemente ringraziare coloro che stanno votando la storia e, visto che ci sono, volevo farvi sapere che, per ora, inizierò ad aggiornare la storia ogni due/tre giorni.
Grazie mille ancora a tutti
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