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Capitolo 19

" Il bambino ne avrebbe dovute versare, di lacrime, lo sapeva; ed era una fortuna che Danny fosse ancora abbastanza piccolo da poter piangere senza ritegno. Le lacrime che guariscono sono anche le lacrime che scottano e feriscono."

Stephen King - Shining

Stiamo viaggiando, ancora. Presi i biglietti in aeroporto, la prossima tappa era la Germania, a Berlino.

«Berlino è la capitale della Germania, vero?» Disse l'uomo accanto a noi con un caffè tra le mani.

Ma torniamo un po'indietro, cari lettori.

FLASHBACK

Circa un'oretta fa

«Satoru, ma ti sbrighi?? Rischi di farci perdere l'aereo!» Urlò Christina cercando un taxi mentre correvamo.

«Ma perché stiamo correndo?» Disse Kaede, che era a malapena riuscita a prepararsi.

«C'è un problema con quell'uomo... lo hai visto, Kaede?» Le spiegai seriamente.

«Quell'uomo... intendi quello che voleva chiederti qualcosa quando eravamo seduti a colazione?»

«Esattamente. Satoru è scemo e quindi ha delle paranoie» Disse Christina, facendo ridere Kaede.

«Apprezzo il complimento, ma seriamente. Come faceva a sapere che eravamo in quell'hotel?»

«Magari è così innamorato di te che ti ha seguito»

Grazie per aver reso un discorso che cercavo di iniziare serio, quel che ora sembra un gioco.

«ANDIAMO SATORU! Sto scherzando. In effetti, c'è qualcosa che non quadra, ma sarà semplicemente un pazzo»

Voglio dire, anche lei non aveva torto. In fondo si riteneva Zeus, o qualcosa del genere.

«O uno stalker» Aggiunse Kaede, che iniziava ad essere affannata.

Erano circa le 7 di mattina in Spagna, anche se il mio orologio segnava qualche minuto indietro. C'erano ovviamente poche auto rispetto alle 8, e di mattinieri che andavano in giro a correre ne avevamo visti parecchi.

«O un pazzo stalker di Sator-»

«Ragazze... ma che cos'è...?» Stupito, ci fermammo lentamente su una stradina che portava ad una collina. Si riusciva ad intravedere un panorama attraverso alcune casette. Il sole era già sorto da un bel po', nella direzione nord-est del mondo.

O almeno, così dovrebbe essere.

Presi il telefono dal mio cellulare ed aprii la bussola, ma...

FINE FLASHBACK

«E ALLORA SATORU! Cosa mi dici, amico mio?» Disse Amod guardandomi in modo spensierato.

«Oh beh, cosa potrebbe succedere? Uno dei più importanti luoghi al mondo viene quasi completamente bruciato ed un mio presunto amico scompare improvvisamente»

«Ma dai, davvero ci stai ancora pensando?»

«Secondo te?»

Lanciai uno sguardo veloce a Kaede e Christina, sedute dietro di me, per poi riguardare Amod negli occhi.

«Voglio dire, alla fine era solo uno dei tanti miseri e stupidi musei d'arte»

Sentii il mio corpo alzarsi da solo e scaraventarlo a terra da quella sedia. Ma capii che dovevo stare fermo. Che era solo una delle tante voci in giro che le persone si dicono tra loro. Kaede intanto, mi strinse la manica della t-shirt, come se mi avesse letto nel pensiero, facendomi cenno di non alzarmi.

Dopo un lungo minuto di silenzio, dove erano udibili solo i motori dell'aereo che ci avrebbe condotto in Germania, Christina spezzò il silenzio.

«E-emh, ragazzi. Sapete perché stiamo andando in Germania?» Ci chiese la ragazza dai capelli rossi.

«Per la moda in Germania?» Dopo quella frase detta da Kaede, tutti ci voltammo verso di lei.

«Andiamo! Chi non vorrebbe vestirsi come Claudia Schiffer?»

Silenzio di gruppo. Totale silenzio.

«Davvero nessuno? Beh, vanno bene anche normali vestiti dell'Adidas suppong-»

«Christina, continua» Disse Amod, interrompendo Kaede.

«Un po' di educazione non ti farebbe male Amod. Continua, Christina.»

«Ok, in Germania c'è una persona che conobbi da piccola, dopo che tu sei partito, Satoru. Purtroppo anche lui partì poco dopo»

Dopo quella frase, Christina si voltò per fissare il finestrino. Ma si alzò di scatto improvvisamente.

«Possibile che c'ho tutta sta sfiga con le persone?!» Disse arrabbiata guardando tutti. «Prima Satoru, poi lui, ed ancora Izumi e Sakura»

«Hai ragione, ma Satoru... lui è ancora qui!» Disse Kaede cercando di calmarla e farla sedere.

Fece un grosso sospiro, e mi guardò.

«Già, Satoru è ancora qui» Affermò. Un leggero sorrise le ricoprì il volto, sentivo come se adesso riuscissi a vedere solo quello. Ma quando riaprì gli occhi, intravidi un po' di sconforto.

«Sono qui, e non me ne andrò ancora Christina. Te lo prometto» Le dissi lentamente, facendole capire di stringermi la mano.

«Grazie, Satoru»

Mi strinse la mano. Non sapevo come descrivere quel gesto, ma sicuramente sperai di aver dato più fiducia alla ragazza di fronte a me.

«CIOE' NEL SENSO, non che io sia se sensibile o cosa, ma ogni tanto fa bene un po' di conforto» Disse, facendomi girare avanti per non riderle davanti.

«Guarda che ti sento, idiota!» Dopo quella frase, risero anche Kaede ed Amod. Non avrei mai pensato che sarei riuscito a portare una situazione del genere in una divertente conversazione tra amici, di vecchia data e non.

Per il resto del viaggio, dormimmo tutti fino all'arrivo dell'aereo a destinazione.

...

«Ed eccoci a Berlino!» Esclamai per entusiasmare tutto il gruppo, che era stanco per le valigie ed il caldo, che non era presente questa mattina nella nazione Spagnola.

«Certo certo, possiamo andare a mangiare?» Chiese Amod. Vedendo le altre due annuire, guardai su Maps per qualche ristorante vicino.

«Ce n'è uno a due passi dall'aeroporto, andiamo!»

Feci cenno di seguirmi. Prendemmo tutti e 4 un taxi ed andammo ad un ristorante nel centro di Berlino. Mentre fissavo il finestrino con le cuffie e i Green Day, l'auto passò davanti ad uno dei graffiti più belli che io abbia mai visto. Una delle scene più conosciute dell'attore Jack Nicholson nel film "Shining", tratto dal romanzo scritto da Stephen King.

«Ti piace, ragazzo? E ne vedrai molti altri di graffiti così qui a Berlino!» Ci informò l'autista del taxi, rallentando per farcene ammirare altri durante il tragitto.

E così arrivammo al ristorante giusto in tempo per l'ora di pranzo.

«Ehi ehi, ma allora è vero che ci sono molti biondini carini qui in Germania» Disse Christina, guardando il cameriere del ristorante.

«G-già» Annuì Kaede, per poi voltarsi verso di me.

«Beh, entriamo?» Dissi a lei, per poi rivolgermi agli altri 2, che continuavano a fissare i vari piatti, tipici e non, della Germania.

Così entrammo e prendemmo un tavolo per 4 persone.

«Allora, cosa mi raccontate? Dove sono diretti Sakura ed Izumi?» Ci chiese Amod, come se stessi avendo un deja vu.

«Probabilmente adesso sarann-» Interruppi Christina per intromettermi nel discorso.

«In Giappone. E' probabile che siano tornati in Giappone. Non li abbiamo ancora richiamati»

«Capisco. E tu Satoru? Hai già trovato una ragazza?»

Esiste una cosa chiamata privacy, forse non nel suo vocabolario.

«No, non ancora» Gli risposi con noncuranza. Attualmente ero molto più interessato al suono dei piatti e delle posate, che ad Amod.

«Satoru, ricordati quella cosa» Mi disse Christina, come se me ne fossi dimenticato. Chiusi per un attimo gli occhi, e presi un lungo sospiro.

«Esatto Satoru, ricordatene» Mi ripetè una voce familiare. Ma guarda chi si risente.

«Vado in bagno, voi ordinate pure. Prendetemi una bistecca di maiale affumicata Kassler...» Dissi agli altri, indicando sul menù quale fosse. «E magari anche qualche birra per tutti» aggiunsi.

...

Entrai in bagno, ed accesi la luce, fissando lo specchio.

«Cosa succede adesso?» Gli chiesi sospirando.

«Cosa NON succede. Perché hai ancora quel tipo con te?» Mi chiese l'ombra.

«E io cosa ne dovrei sapere. Ci ha seguiti, quindi eccoci qui»

«Io sospetto di lui. E tu sei me, ed io sono te Satoru. Ci serve sapere chi è e cosa fa» Continuò in modo serio.

«Mi stai chiedendo di...»

«Esatto Satoru. Prima di visitare qualsiasi museo d'arte qui in Germania, dovrai infilitrarti nella stanza d'hotel che prenderà, ed avere informazioni su di lui»

«Io non lo so... mi scoppia la testa» Gli dissi, appoggiandomi sui lati del lavandino, con una mano sulla fronte. «Perché dovrei fare una cosa del genere?» Continuai.

Dopo qualche minuto di silenzio, decisi di uscire dal bagno. Non ebbi alcuna risposta, quindi tornai al tavolo.

Arrivato, vidi Amod con le mani incrociate ed un sorriso sul viso.

«Amod, dove sono andate le 2 ragazze?» Gli chiesi, guardandomi intorno.

Dopo un veloce sguardo, vidi che non c'era effettivamente nessuno nel ristorante, se non me e lui.

«Com'è possibile...»

«Siamo vicini alla linea d'arrivo, Satoru Picasso» Mi disse Amod, continuando a non capire.

Improvvisamente, i suoi occhi diventarono rossi. Mi guardai alle spalle ed attorno, vedendo il ristorante bruciare dovunque. Una delle tante sedie, aveva un quadro appoggiato ad essa. Era la Guernica.

«Ma quello è... che ci fa qui? CHE CI FA QUI, AMOD?»

...

«GAAH!» Mi alzai di scatto. 

Era solo un sogno.

Guardandomi attorno, vidi che ero in bagno, con Amod accanto a me.

«Tu...»

«Ehy amico, tutto bene? Ho visto che ci stavi mettendo tanto, quindi sono venuto a dare un'occhiata» Si spiegò, per poi darmi una mano ad alzarmi.

«Grazie. Avete già ordinato?»

«Mh in realtà non proprio. Christina ha perso tempo continuando a parlare col cameriere insieme a Kaede»

«Piuttosto, ti capita spesso?» Mi chiese Amod, con uno sguardo preoccupato.

«Diciamo che ci ho fatto l'abitudine, sai com'è»

Uscimmo dal bagno, e mi accorsi di aver avuto una conversazione migliore di quella che avevamo avuto a tavola.

Finimmo di pranzare e proposi di fare un giro al gruppo per Berlino.

«Va bene, dove andiamo? Ancora in un museo d'Arte?» Chiese Christina, con una voce abbastanza annoiata.

«Non esattamente. Stai a vedere, eheh»

Oggi andremo...

«AL LUNA PARK!» Urlò Kaede con entusiasmo davanti a tutti.

La fissai con incredibile stupore. Nel suo entusiasmo, quella ragazza era un genio.

«E LUNA PARK SIA!» Urlai a tutti, quasi più gioioso della ragazza con i capelli verdi.

(Post notturno del capitolo, sorry)

Hi guyss! Enormissima pausa per risistemare i capitoli. Non è così facile quando si arriva ad una vicenda così grande. Spero che il capitolo vi sia piaciuto!

Restate sintonizzati, perchè nel prossimo ne vedremo delle belle!

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