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•75 Mai più

Le parole di tutte le persone che mi avevano incoraggiata continuavano a vorticare dentro la mia testa, mentre correvo da una parte all'altra della città. Purtroppo senza cavare un ragno dal buco.
Ricordavo ancora a menadito gli impegni quotidiani di Eijiro e senza alcuna fatica riuscivo a vedere chiaramente davanti ai miei occhi la sua tipica suddivisione della giornata.
L'unica eccezione era rappresentata dal suo unico giorno di riposo settimanale, dove il ragazzo era solito fare sempre qualcosa di diverso. A volte andava in sala giochi, altre volte al parco, un'altra ancora a giocare a calcio coi suoi amici e non di rado decideva di fare degli straordinari, mandando a farsi benedire il suo meritato riposo.
Ovviamente quel giorno era proprio quel giorno nello specifico, per mia immensa fortuna, quindi non sapevo proprio quali pesci pigliare o dove poterlo finalmente trovare.
Sarebbe stato molto semplice per me tirare fuori il cellulare e chiedergli di darmi la sua posizione, ma mi rifiutato di ricorrere a quell'opzione. Ero troppo testarda per cedere a qualcosa di così semplice e volevo trovarlo da sola, così da vivere fino in fondo quel momento, potenzialmente destinato a diventare uno dei più importanti della mia vita; inoltre aprire quella chat dimenticata per mesi mi spaventava e non volevo perdere nemmeno un briciolo della forza d'animo che sentivo montarmi dentro passo dopo passo. Volevo tenermela stretta fino all'ultima briciola, così da buttare fuori tutto quello che sentivo solo una volta davanti a lui.
Nei quaranta minuti passati dal chiarimento con mia madre avevo già cercato in almeno quattro posti dove avevo ritenuto abbastanza probabile di poterlo incontrare, tuttavia fallendo miseramente ogni volta.
Mi sentivo come la pallina di un flipper, che sbatteva a destra e sinistra sulle pareti nella speranza di cadere nella buca del punteggio massimo, tuttavia senza grandi risultati.
In effetti sembrava un accostamento perfetto, considerando che stavo saltando da un posto all'altro come una molla impazzita, prendendomi a malapena il tempo per riprendere fiato tra una tappa e l'altra.
Non ricordavo di aver corso mai così tanto in tutta la mia vita, almeno non prima di quel momento. Nemmeno durante il folle allenamento sostenuto in previsione della staffetta mista, che si era tenuta oramai diverse settimane prima e che aveva visto la mia classe come vincitrice della categoria.
Mi fermai per riprendere un po' di respiro solamente dopo diverse ricerche, poggiando le mie mani sulle ginocchia per avere un sostegno. Probabilmente agli occhi dei rari passanti dovevo apparire con una specie di cane ansimante, ma non mi interessava granché. Pensavo solo a trovare Eijiro. Non mi importava del resto.
Cercai di fare un punto della situazione. Il ragazzo non era al parco, non era in sala giochi, non era in fumetteria, non era al centro commerciale o dentro a uno dei tanti negozi nel viale dello shopping della nostra città e né tantomeno nei pressi della rosticceria cinese dove amava rifocillarsi nei giorni liberi.
Restavano solo due assi nella mia manica, ma solo uno utile alla mia causa. La prima opzione comprendeva infatti una sua bizzarra decisione di restarsene in casa; non molto probabile, considerando che il ragazzo detestava sprecare il suo unico giorno libero in quel modo e soprattutto impraticabile per me, perché mai mi sarei permessa di piombare a casa sua per parlargli. La seconda invece mi portava a pensare alla richiesta di coprire un turno di lavoro non previsto da parte di un suo datore di lavoro, quindi di conseguenza a uno straordinario. Mi sembrava l'eventualità più fattibile tra le due, senza ombra di dubbio.
Il ragazzo svolgeva tre lavori: uno al ristorante thailandese, uno al cinema e uno al negozio di dischi, quello dove aveva iniziato a lavorare solo dopo la nostra rottura. Si dava quindi molto da fare per aiutare economicamente la sua famiglia, nonostante le proteste dei suoi genitori, che in più di un'occasione lo avevano pregato di pensare solo a studiare e a fare la vita tranquilla che spettava a un ragazzo della sua età. Tuttavia lui si era rifiutato di rinunciare ad anche solo uno dei suoi lavori, dichiarando di avere abbastanza forze per fare tutto e restare al passo con gli studi.
Quel giorno tra le varie opzioni potevo escludere solo il cinema, in quanto l'unico dove ricordavo di non averlo mai visto coprire turni extra. Restavano quindi solo il negozio di dischi e il ristorante, fortunamente lungo lo stesso percorso, anche se a qualche chilometro di distanza l'uno dall'altro.
Potevo raggiungere il primo a piedi, ma per il secondo decisi fin dal principio di ricorrere all'aiuto dell'autobus di linea, siccome consapevole di non poter tirare avanti a lungo con quei ritmi di corsa. Iniziavo infatti a sentirmi davvero stremata e con le gambe che si lamentavano per lo sforzo prolungato. Avevo bisogno di tutto l'aiuto possibile per portare a termine il mio obiettivo.
Non volevo attendere nemmeno un altro giorno per risolvere con Eijiro. Era arrivato il momento e ritenevo di aver perso fin troppo tempo per arrivare ad una conclusione fin troppo ovvia. Ossia che avevo bisogno di lui... che il mio posto era accanto a lui, tra le sue braccia.

La mia prima tappa si rivelò un buco nell'acqua, siccome dalla vetrina riuscii a scorgere solo il viso di un altro ragazzo dietro al bancone, che ritenevo di non aver mai visto prima di quel momento. Sembrava uno studente universitario e probabilmente doveva essere un nuovo assunto, in ogni caso non mi sembrò una buona idea entrare per chiedere delle informazioni su Eijiro. Non lo conoscevo nemmeno e non volevo risultare strana, inoltre era chiaro che quel giorno non era passato di lì, quindi non potevo sperare in chissà quali grandi notizie.
Col cuore pesante mi apprestai a raggiungere la fermata dell'autobus più vicina, fortunatamente distante solo cinquecento metri, prendendomi qualche secondo per consultare la tabella con gli orari e le tratte proposte.
La linea più utile per raggiungere il ristorante si rivelò la B106, una di quella che portava anche in direzione del centro e che di conseguenza tendeva a a passare molto spesso. Infatti non aspettai che cinque minuti, prima di salire a bordo.
Pagai il biglietto con qualche spicciolo recuperato dal fondo della borsa di tela che avevo deciso di portare con me quel giorno e andai ad occupare uno dei pochi posti rimasti liberi, che tuttavia abbandonai dopo nemmeno due fermate, così da lasciarlo libero per una donna incinta appena salita sul mezzo.
Mi sentivo piena di ansia e di agitazione, terrorizzata dalla possibilità di fallire di nuovo e dalla prospettiva di dovermene tornare a casa a mani vuote. E non ritenevo di poter accettare un fallimento del genere.
Volevo incontrare Eijiro quel giorno stesso e avrei fatto qualsiasi cosa pur di trovarlo, anche a costo di setacciare tutta la città o di mettere da parte la mia titubanza rispetto al chiedergli per messaggio la sua posizione.
In qualche modo sarei riuscita nel mio intento. Ne ero sicura.
L'autobus impiegò circa quindici minuti per raggiungere la zona più prossima al ristorante thailandese di mio interesse, subendo un leggero ritardo a causa del forte traffico incontrato lungo il tragitto, aggravato da un piccolo tamponamento tra due auto nei pressi di un piccolo incrocio.
Da lì riuscii a coprire il breve tragitto a piedi in una manciata di minuti, cercando di combattere contro il cuore che rischiava di balzarmi fino alla gola dall'agitazione e contro il tremolio incessante delle mie mani, che da diverso tempo non volevano proprio saperne di stare al loro posto.
Non mi ero mai sentita tanto in ansia in vita mia, nemmeno il giorno in cui avevo deciso di rivelare a mia madre la reale situazione economica di Eijiro, ai tempi ancora il mio fidanzato.
In confronto quell'evento sembrava una passeggiata, mentre fissavo l'entrata del ristorante con la bocca completamente secca. Mi ritrovai a deglutire quasi a vuoto, mentre spingevo la porta per entrare.
Ero stata lì in altre occasioni. A volte per cenare, quando sapevo di poter trovare in turno Eijiro, altre volte solo per un saluto nei suoi dieci minuti di pausa, che prendeva quasi sempre alla stessa ora.
Stranamente trovai il gestore del locale ad accogliermi all'ingresso. Un evento raro, siccome era solito passare la maggior parte del suo tempo in cucina a preparare o controllare i piatti in attesa di uscire in sala.
Compresi a pieno il perché di quella situazione quando realizzai di essere arrivata abbastanza presto per la cena; situazione alquanto deducibile dai tavoli ancora tutti vuoti, ad eccezione di una famiglia che stava già consumando degli antipasti. In effetti l'orario giusto per la cena era appena arrivato e quel locale tendeva a riempirsi sempre dopo le sette e mezza di sera, quasi mai prima.
<<Buonasera, hai una prenotazione?>> mi chiese cortese l'uomo, drizzando la schiena con un gesto appena percettibile.
<<Salve, in realtà no. Sono venuta qui per chiedere di Eijiro Kirishima>> chiesi impacciata, sperando di non risultare ridicola.
L'uomo strizzò leggermente gli occhi alla mia richiesta, forse in un tentativo di valutare la situazione.
<<Dipende cosa vuoi chiedere. Eijiro è un mio dipendente molto volenteroso ed è chiaramente un bel ragazzo, ma non mi sembra il caso di venire fin qui per chiedergli il numero o per consegnargli una lettera. Se sei venuta fin qui per questo purtroppo non posso aiutarti>> rispose l'uomo, osservandomi alla ricerca di una mia reazione.
Mi ritrovai a battere le palpebre confusa davanti alla sua affermazione, ma riuscii a trovare presto una spiegazione: evidentemente in passato doveva già essere successo qualcosa di simile e sicuramente non una volta sola, a giudicare dalla sua reazione.
<<Veramente io->> tentai di dire, prima di bloccarmi al suono dell'uomo che si batteva una mano sulla fronte.
<<Giusto! Tu sei la sua ragazza, vero? Scusami, ma sono molto bravo con le fisionomie e ci metto sempre un po' a fare dei collegamenti>> disse lui, bloccando le mie spiegazioni in merito <<adesso mi ricordo di te, sei già venuta qui altre volte.>>
Evidentemente Eijiro non doveva aver accennato nulla rispetto alla nostra rottura, ma era comprensibile. In fondo non avrebbe avuto molto senso da parte sua condividere suoi fatti personali sul luogo di lavoro.
Decisi di evitare di spiegare a mia volta la nostra situazione al suo capo, così da rispettare la sua decisione di tutelarsi la privacy. Per tale chiesi semplicemente: <<Per caso stasera è qui? Avrei bisogno di parlargli un momento, se possibile. È una cosa improvvisa e ho evitato di mandargli un messaggio per chiederglielo>>.
L'uomo annuì comprensivo, prima di rispondermi. <<È passato di qui nel tardo pomeriggio, perché avevo bisogno di una mano per preparare un grande ordine d'asporto arrivato con breve anticipo. Si è anche occupato della consegna, ma dopo essere tornato qui con i soldi è andato via, rifiutando perfino la mia proposta di mangiare qualcosa di caldo prima di uscire>> spiegò lui <<Eijiro è il miglior dipendente che ho, un ragazzo davvero volenteroso, ma ultimamente lo vedo molto giù, per caso ne sai qualcosa?>>
Mi ritrovai i suoi occhi nei miei, carichi di aspettativa ed anche di apprensione. Sentii il mio cuore stringersi, davanti alla sua sincera preoccupazione, decidendo di scucire qualcosa in merito.
<<In realtà credo di conoscere il motivo, ma non credo di essere la persona più adatta per parlarle della situazione. Sarebbe scorretto nei suoi confronti.>>
L'uomo sorrise. <<Hai ragione, mi hai dato una risposta più che corretta. E pensare che dicono che i ragazzi di oggi non sono per niente maturi... quante sciocchezze. A me sembrate più che all'altezza di prendere in mano il futuro di questa società.>>
Lo ringraziai con un inchino, prima di chiedere: <<Per caso Eijiro ha detto qualcosa quando è andato via? Ad esempio se aveva intenzione di passare da qualche parte o meno? Qualsiasi informazione da parte sua sarebbe davvero utile>>.
Notai l'uomo alzare leggermente lo sguardo verso un punto imprecisato del soffitto, apparentemente perso in chissà quale ragionamento complesso. <<Mmmh, non proprio, che io ricordi. Ha detto solo qualcosa in merito all'andare a schiarirsi le idee e riflettere di alcune cose da qualche parte che non ha voluto dirmi. Non so altro, mi dispiace. Può esserti in qualche modo d'aiuto?>>
Sembrava dispiaciuto per le poche informazioni in suo possesso, ma al contrario delle sue aspettative al mio cervello arrivò subito una possibile conclusione in merito. Tanto da farmi dire in maniera molto frettolosa: <<Assolutamente sì! Ho una mezza idea su dove poterlo trovare. La ringrazio per il suo aiuto>>.
A quel punto mi inchinai nella sua direzione per più volte del normale, prima di prendere la direzione della porta, sentendo dentro di me di non volere e di non poter più fallire.
Avevo bisogno di trovarlo a tutti i costi e quella sembrava la mia ultima possibilità, perché nonostante tutti i miei sforzi non riuscivo più a pensare a nessun altro posto, se non a quello che stavo cercando disperatamente di raggiungere.
Quel giorno le mie gambe avevano dovuto sopportare diversi chilometri di corsa, talmente tanti da meravigliarmi, in quanto ancora incredula dall'inaspettata resistenza che sapevo di aver tirato fuori. Eppure decisi di mettere in gioco il tutto e per tutto, chiedendo al mio corpo esausto di compiere un ultimo sforzo per una giusta causa.
Volevo Eijiro. Ogni parte di me lo desiderava e più correvo e più sentivo quel bisogno aumentare.
Forse era proprio quel mio grande desiderio a spingermi a muovere ancora le gambe una dietro l'altra, senza mollare e senza accusare la fatica.
Probabilmente il giorno dopo mi sarei ritrovata alla prese con dolori dappertutto, ma in quel momento non riuscivo proprio a curarmene; forse anche per merito di tutta l'adrenalina che sentivo scorrermi dentro, come un fiume in piena che quasi rischiava di strabordare se non contenuto a sufficienza.
Ero già passata in direzione del centro quel giorno, nella speranza di scorgere la sua chioma rossa dentro un negozio o tra la folla intenta a passeggiare lungo il viale principale, tuttavia senza mai pensare nemmeno per un momento a quel luogo nello specifico: lo stesso che aveva visto la fine di tutto e diverse lacrime cadere.
La mia destinazione era il vicolo dove Eijiro mi aveva lasciata e dove speravo di poter riprendere tutto, esattamente da dove le nostre vite avevano subito un distacco improvviso. Un evento che aveva portato entrambi a soffrire molto, senza distinzioni.
Per tutto il pomeriggio avevo sperato di scorgere in lontananza la sua figura e nella mia mente si erano proiettati tanti scenari, seppur tutti molto razionali e calmi, dove mi ero immaginata ad approcciarlo in maniera diplomatica e tranquilla. Eppure quel giorno avevo faticato così tanto a trovarlo, tanto che, nel vederlo finalmente a pochi metri da me, riuscii solo ad urlare il suo nome con tutto il fiato che mi era rimasto nei polmoni.
Il ragazzo, che in quel momento era di spalle, si voltò di scatto al suono della mia voce, sgranando i suoi occhi dalla sorpresa.
Mi sentii pervadere da un'enorme ondata di sollievo alla sua vista, tanto da mandare all'aria tutti i bellissimi scenari che mi ero prefissata. Infatti gli balzai al collo con estrema urgenza, senza valutare di essere madida di sudore dopo quella corsa forsennata e senza pensare alla sua confusione in merito. Semplicemente lo abbracciai, scoppiando a piangere sulla sua spalla per sfogare tutta la frustrazione provata.
Lui era lì. Lui era realmente lì.
Potevo finalmente stringerlo tra le mie braccia e respirare il suo profumo. Potevo finalmente sentire il suo corpo attaccato al mio e affondare il mio viso contro il suo collo estremamente liscio. Potevo sentire la consistenza dei suoi capelli rossi tra le dita e il cuore battermi come accadeva solo in sua presenza, senza eccezione alcuna.
<<Stai bene? È successo qualcosa?>> riuscì a balbettare lui dopo diversi secondi passati in probabile stato di shock.
In effetti gli ero piombata addosso senza dire nemmeno una parola in merito e senza dargli il tempo di realizzare, ma non avevo potuto farne a meno e non ero riuscita a trattenermi. Lo avevo desiderato troppo e per tantissimo tempo, in tutte le settimane passate, dove avevo vissuto ad aspettare inconsciamente quel preciso momento.
<<Eijiro, Eijiro, mi dispiace tanto, mi dispiace tantissimo>> singhiozzai semplicemente, probabilmente causando ancora più confusione nel ragazzo, che tuttavia mi stava stringendo dal primo momento col mio stesso disperato bisogno.
Sentii la mani tiepide e premurose del ragazzo appoggiarsi su entrambi i lati del mio viso, nel tentativo di portare i miei occhi davanti ai suoi. Accompagnai i suoi movimenti, ritrovandomi il suo viso a pochi centimetri dal mio.
Avevo sempre considerato Eijiro bellissimo, come nessun altro ragazzo prima di lui. In quel momento però lo trovai, se possibile, ancora più bello del solito.
Era semplicemente stupendo. Ai miei occhi la persona più stupenda dell'intero universo. E non era un sogno, non era un'allucinazione e né tantomeno una fantasia. Lui era realmente lì, davanti ai miei occhi, mentre mi teneva vicina a sé con l'espressione di qualcuno che desiderava poterlo fare per sempre.
Erano i suoi occhi a dirmelo. Gli stessi che sembravano implorarmi di non allontanarmi mai più da lui.
<<Per favore, non piangere. Davvero... non farlo. Dimmi cos'è successo, dimmi cosa posso fare per farti stare meglio. Per cosa ti dispiace, mh?>> mi chiese lui in un sussurro basso e dolce, continuando ad accarezzare il mio viso con quante più dita possibili di entrambe le sue mani, cercando di non tralasciare nemmeno un centimetro delle mie guance.
C'erano molta premura ad attenzioni in quelle carezze. C'era molto amore, in una maniera inequivocabile.
Cercai di sforzarmi per smettere di piangere, ottenendo in risposta solo singhiozzi ancora più difficili da soffocare.
Eijiro a quella vista tornò a spingermi contro il suo corpo, cercando di tranquillizzarmi in tutti i modi possibili. Iniziò a dondolare come per cullarmi, prese ad accarezzarmi i capelli, cercò di sussurrarmi frasi confortanti all'orecchio e si offrì perfino di andare a prendermi qualcosa di caldo da bere il prima possibile.
Tutti quei gesti mi portarono pian piano a tranquillizzarmi, tanto da farmi trovare il coraggio per rispondere finalmente alle sue domande.
Mi aggrappai quindi ancora più forte al tessuto della giacca leggera che aveva scelto di indossare quel giorno e respirai ancora una volta a pieni polmoni il suo profumo, così da trarre a me tutto il coraggio possibile, prima di dire: <<Mi dispiace per averci messo così tanto tempo>>.
Eijiro sussultò leggermente, forse sorpreso di sentire nuovamente la mia voce, ma anche per la piega presa dalla situazione. Sentii di nuovo le sue mani scivolare lentamente verso il mio viso e per la seconda volta assecondai la sua intenzione di ritrovarsi faccia a faccia con me.
Ogni parte di lui sembrava fremere in quel momento. A partire dalle sue mani che tremavano leggermente sulle mie guance, fino ai suoi occhi che luccicavano carichi di aspettativa.
<<Così tanto tempo per fare cosa?>> chiese con tono urgente lui, rinforzando leggermente la sua presa sul mio viso, come chi cercava disperatamente di realizzare di trovarsi nella realtà e non in un semplice sogno, destinato a sparire crudelmente al risveglio. Sembrava intenzionato a tenermi il più possibile vicina a lui.
Presi un grande respiro, prima di dire: <<Per capire che non voglio più passare nemmeno un altro giorno della mia vita senza di te. Per capire che ti amo così tanto da desiderare di averti al mio fianco continuamente. Non posso più fingere di non volere tutto questo, non posso più fingere di non volerti con tutta me stessa, Eijiro>>.
Per molti le parole erano solo parole. Una sequenza di suoni messi in fila uno dopo l'altro.
Spesso si pronunciavano con leggerezza, senza considerarne i possibili effetti. Senza pensare di poter ferire qualcuno o di poter impattare fortemente sull'esistenza di una persona.
Eppure le parole erano capaci di commuovere, di distruggere, di alleviare o di cambiare la vita di qualcuno. Non erano dei semplici suoni, ma delle armi o anche dei miracoli, a seconda dei casi.
In quel caso le mie parole portarono gli occhi di Eijiro a riempirsi di lacrime. Calde lacrime che presero a rotolare lungo le sue guance, sempre più velocemente.
Poco prima era stato il mio turno di piangere e il suo di consolare me, ma in breve tempo mi ritrovai ad essere io quella ad accarezzare il suo viso nel tentativo di confortarlo.
<<Stai dicendo sul serio? Sta accadendo veramente?>> mi chiese lui con voce soffocata, cercando su ogni centimetro del mio viso una possibile traccia di scherzo. Sembrava incredulo ed incapace di accettare di aver realmente udito quelle specifiche parole.
Non lo avevo mai visto in quelle condizioni, nemmeno quella sera sul tetto, quando mi aveva confessato di rimpiangere amaramente di avermi lasciata andare via dalla sua vita. Nemmeno lì.
<<Sì, sto dicendo sul serio, Eijiro. Non sono mai stata più seria di così in tutta la mia vita>> sussurrai in risposta, accarezzando con una mano la sua guancia sinistra e con l'altra i suoi capelli rossi.
Sentivo il cuore scoppiarmi dalla gioia e faticavo a credere di aver realmente aspettato tutto quel tempo, prima di decidermi a correre da lui.
Avevo avuto tanti timori e tante paure nelle settimane precedenti, ma in quel momento mi sembravano tutte minuscole ed insignificanti.
Quello che contava era un semplice dato di fatto impossibile da non notare: io ero innamorata di lui e lui era innamorato di me.
Ero sicura dei miei sentimenti, essendo che li sentivo bruciare dentro di me ormai da mesi, e mi bastava guardare i suoi occhi per essere sicura anche dei suoi. Eijiro infatti mi guardava con un amore impossibile da fraintendere, con lo sguardo di chi stava contemplando qualcosa di incredibilmente fragile e prezioso.
<<Sei qui, sei davvero qui con me>> singhiozzò lui, lasciando cadere un'ultima lacrima, fino a poco prima incastrata tra le sue ciglia.
Non riuscivo a smettere di accarezzare il suo viso e né di guardare le sue labbra tremare ancora, come conseguenza del suo pianto.
Come avevo fatto a privarmi di lui per tutto quel tempo? Non riuscivo a capacitarmene, al punto da desiderare di non staccarmi mai più dalle sue braccia.
<<Eijiro, sei bellissimo>> gli confessai, incapace di frenare il flusso del miei pensieri <<sei davvero bellissimo ed io ti amo così tanto.>>
Notai i suoi occhi brillare per qualche secondo di una luce particolare, come preda di un desiderio irrefrenabile. Trovai una risposta alla mia domanda silenziosa grazie al suo pollice che sfiorò per un breve momento il mio labbro inferiore.
In effetti avevo già visto quell'espressione sul suo viso. Era la stessa di quella sera fuori dal ristorante, quando mi aveva confessato di volermi baciare, pena la possibilità di impazzire.
Quel giorno però non sembrava avere il coraggio di chiederlo di nuovo. Forse per timore di un rifiuto o di affrettare troppo le cose o forse perché incapace di realizzare ancora del tutto la situazione.
Probabilmente era davvero troppo presto, ma ogni parte di me sentiva di aver bisogno di quel contatto e quel vicolo era completamente deserto, come un invito a compiere quella piccola follia.
Lì la nostra storia si era interrotta bruscamente e nella mia testa era giusto spezzare quella catena, permettendo ad entrambi di ripartire da quello stesso luogo che ci aveva separati. Mi sembrava l'unica cosa giusta da fare.
<<Eijiro>> lo richiamai quindi, usando il tono di voce più dolce possibile, così da rassicurarlo.
Lui, che non aveva staccato i suoi occhi dai miei nemmeno per un momento, restò a guardarmi in silenzio e in attesa.
<<Forse ti sembrerò prematura, ma divento pazza se adesso non ti bacio>> mormorai.
Non erano parole scelte a caso, ma le stesse che aveva detto lui a me quel giorno e che erano rimaste impresse nella mia mente come un marchio a fuoco. Assolutamente impossibili da dimenticare.
Per un secondo notai il respiro del ragazzo mozzarsi e i suoi occhi tornare a luccicare come preavviso di una nuova ondata di lacrime.
Era talmente incredulo da non trovare la spinta per reagire, tanto da portarmi a stringere con più forza il suo viso tra le mie mani.
Lo incoraggiai tirandolo leggermente nella mia direzione, restando in attesa di una sua qualsiasi reazione.
Avevo davvero bisogno di quel contatto. Con ogni fibra del mio corpo. In maniera quasi disperata.
<<Per favore>> chiesi quindi, guardandolo intensamente negli occhi <<ho bisogno di t->>
Eijiro non esitò più e bloccò la mia frase bruscamente, posando le sue labbra sulle mie. Le sue labbra calde e morbide, le sue bellissime labbra, le stesse che mi erano mancate più di qualsiasi altra cosa, in ogni secondo.
Per diverso tempo avevo desiderato sentire di nuovo quella sensazione, in passato capace di accendere qualsiasi parte del mio corpo e di portare il mio cuore quasi sul punto di esplodere. Eppure in quel momento riuscii chiaramente a sentire ogni reazione come amplificata almeno di dieci volte, mentre le sue mani accarezzavano il mio viso e la sua bocca cercava timidamente la mia.
Mi sembrava di impazzire, percependo di nuovo tutte quelle emozioni travolgermi di colpo. In maniera talmente impetuosa da destabilizzarmi e al contempo da rendermi sempre più assueffata.
Mi aggrappai forte a lui, sentendo sulle guance la sensazione delle mie lacrime che cadevano incessanti e sulle dita quelle delle sue; comprensibile considerando tutto il tempo passato dall'ultima volta e tutto quello sprecato, in attesa di poterlo fare di nuovo.
Per quanto tempo avevamo atteso quel momento?
Per quante volte avevamo desiderato di tornare a stringerci in quel modo?
Probabilmente tantissime e a lungo, considerando il modo in cui io stringevo lui e lui stringeva me. Come chi non aspettava altro da tantissimo tempo.
Il ragazzo sembrò prendere più confidenza pochi secondi dopo, spingendosi maggiormente contro di me e iniziando a muovere con più coraggio le sue labbra contro le mie. Per un secondo riuscii a percepire anche la sua lingua sfiorare leggermente il mio labbro inferiore, causandomi un'ondata quasi violenta di farfalle nello stomaco
Avevo i brividi. I brividi ovunque.
Le sensazioni da me percepite erano talmente forti ed intense da impedirmi di accostarle a qualsiasi altra provata prima di quel momento.
Era semplicemente impossibile trovare dei termini di paragone, perché quello che stavo vivendo era sicuramente il momento più felice della mia intera vita. Senza alcuna ombra di dubbio.

Ero finalmente lì. Con Eijiro, contro la sua bocca, incapaci di lasciarci andare anche solo per un secondo.

Esattamente lì. Nel vicolo dove tutto era finito e dove tutto poteva finalmente ripartire. Magari per sempre.

. . .

CIAO AMICI

Ho aspettato per tantissimo tempo con questo capitolo nelle bozze, in attesa di pubblicarlo. E finalmente è qui, dopo letteralmente anni di attesa.

Rich è una storia davvero importante per me. Potrebbe suonare strano, considerando la mia scarsa costanza negli aggiornamenti, ma in realtà la prova è proprio questa: la mia incapacità di staccarmi da lei, nonostante il tempo passato.
Dal primo capitolo sono passate settimane, poi mesi, poi anni... tuttavia la voglia di tornare a scrivere questa storia non mi ha mai abbandonata. Al punto da rendermi impossibile non tornare ad aggiornarla.

Riflettendoci Rich contiene più capitoli con la protagonista separata da Eijiro, piuttosto che con Eijiro. Eppure questa stranezza nel tempo è finita col trasformarsi in una delle sue caratteristiche principali.
Per me Rich non è una semplice storia con due persone che provano dei sentimenti reciproci, ma la prova di un sentimento incapace di spegnersi, nonostante le lacrime, la sofferenza e il tempo passato distanti. Rappresenta il mio piccolo faro di speranza e sono davvero felice di poter finalmente pubblicare questo capitolo.
È un modo per riportare i due protagonisti dove meritano di stare: insieme.

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