Chào các bạn! Vì nhiều lý do từ nay Truyen2U chính thức đổi tên là Truyen247.Pro. Mong các bạn tiếp tục ủng hộ truy cập tên miền mới này nhé! Mãi yêu... ♥

Shadows

SHADOWS



Ade Di Angelo teneva la testa fuori dal finestrino, mentre il pick-up di Will correva lungo le strade di periferia. Arrivare in tempo a casa del ragazzo sembrava impossibile, ad ogni metro percorso Ade era percorso da brividi. Se Kronos avesse torto anche solo un capello a Nico...

Improvvisamente qualcosa attirò l'attenzione di Ade: un lieve rumore di sottofondo che li aveva accompagnati fino a quel momento, ma a cui non aveva prestato attenzione. Un "tic toc" sordo e calcolato, che sembrava ripetersi all'infinito.

L'uomo si diede dello stupido per non averci fatto caso, più di una volta in passato aveva udito quel familiare ticchettio, e molto spesso aveva significato perdere un amico o rischiare la vita.

-Bianca... devi accostare, immediatamente!- ordinò Ade alla figlia che, incredula, aveva spostato lo sguardo dalla strada al volto di suo padre.

-Perché?- Alla domanda seguì un lungo "beep" e una luce rossa iniziò a lampeggiare.

-GIU' DALL'AUTO!- strillò Ade, aprendo lo sportello e lasciandosi cadere fuori dal pick-up. Bianca eseguì l'ordine anche se non ne capiva per niente il motivo, ritrovandosi ben presto con il sedere per terra.

Thanatos, intanto, continuava a stare seduto nel portabagagli.

Fece appena in tempo a lanciare un'occhiata dubbiosa ad Ade che il furgone esplose, travolgendo il corpo del giovane agente.


Ade corse verso l'automobile in fiamme, nella vana speranza di poter fare qualcosa per Thanatos; Bianca gli era dietro, un'espressione incredula e sconvolta dipinta sul volto.

Il motore del furgone era ancora in fiamme, mentre il bagagliaio era stato divelto e scagliato a dieci metri di distanza dalla cabina del guidatore.

Non appena Ade arrivò da Thanatos, capì che non c'era più nulla da fare.

Il corpo del ragazzo, una volta bellissimo, era stato schiacciato dal peso del bagagliaio, il bacino spezzato. Una scheggia di metallo lo aveva ferito in volto procurandogli un grosso taglio dal quale il sangue sgorgava copioso.

Un braccio era rimasto schiacciato sotto al bagagliaio, mentre l'altro si muoveva ancora. Thanatos aveva gli occhi aperti, il tenue color cioccolato che si affievoliva sempre di più.

Ade si inginocchiò e mise la testa del ragazzo sulle sue gambe.

-Signore... mi... mi dispia...- La frase fu interrotta da un sussulto, Thanatos era scosso da violenti tremori, il sangue usciva abbondante da una profonda ferita all'altezza dello stomaco.

Bianca si sedette loro accanto, tenendo la mano al ragazzo.

Erano quasi coetanei, eppure i loro destini sarebbero stati tanto diversi, l'uno destinato a morire, l'altra condannata a restare in vita.

-Mi dispiace di non esserle potuto essere più utile di così...- concluse Thanatos, tutto d'un fiato. Bianca scoppiò a piangere, in silenzio, mentre suo padre stringeva con veemenza la mano del ragazzo.

-Non dirlo nemmeno per scherzo... hai fatto tutto ciò che potevi, hai protetto i miei figli, li hai difesi da un pazzo criminale. Tu hai fatto moltissimo per me!- Thanatos sorrise, mentre un rivolo di sangue gli usciva dal naso.

-Grazie signore... posso... posso chiederle un favore?- Un altro spasmo percorse il corpo di Thanatos, che digrignò i denti nel tentativo di distrarsi dal dolore e soffocare le urla.

-Certo! Tutto quello che vuoi...-

-Anteros... ditegli che, ditegli che avrei tanto voluto stringerlo per l'ultima volta. Ditegli che desideravo stare con lui più di qualsiasi altra cosa, che non ho mai smesso di pensare a lui. Io... vorrei tanto che fosse qui con me, vorrei potergli dire che lo amo, per l'ultima volta...- Un colpo di tosse interruppe il discorso di Thanatos, Bianca gli accarezzò il capo, piangendo.

-Non dire così, lo vedrai ancora, e potrai dirgli che lo ami quanto ti pare e piace... hai capito!?- Bianca strinse un pugno, era furente.

Thanatos sorrise e guardò Ade.

-Glielo dirai?- chiese con voce trepidante. Ade annuì, rivolgendogli a sua volta un sorriso.

-Sì, glielo dirò...-

-NO! NO! PAPA'! Digli anche tu che andrà tutto bene, digli che potrà riabbracciarlo!- Bianca ormai piangeva, dando libero sfogo al dolore dovuto alla sua completa impotenza.

Non c'era più nulla da fare. Il ragazzo tossì per l'ultima volta e si addormentò ad occhi aperti.

-Riposa in pace, amico mio...- Ade gli passò una mano sul volto, chiudendogli le palpebre.

Bianca ed Ade si alzarono all'unisono.

-Non è giusto... avremmo potuto... avremmo dovuto...- tentò Bianca, nel tentativo di rompere il silenzio

-Non c'era più nulla da fare....- Bianca si avventò su Ade, tempestandolo di pugni.

-COME FAI A RIMANERE TANTO CALMO?!? ERA TUO AMICO!- gli urlò contro Bianca. - Come puoi...-

-Shhhh... va tutto bene- Ade strinse sua figlia tra le braccia. -Kronos pagherà anche per questo. Dovessi anche ucciderlo a mani nude, lui morirà, avrà ciò che si merita- disse a denti stretti.

Bianca si staccò dal padre, rendendosi conto che aveva ragione. Crogiolarsi nel dolore di certo non le faceva del bene, né avrebbe cambiato la situazione. Afferrò la sua pistola e si incamminò in direzione della città.

-Torniamo a casa... e facciamo in modo che il suo sacrificio non sia stato vano!- sussurrò, iniziando a correre con Ade alle calcagna.


Jason si era appena svegliato ed aveva deciso di farsi un caffè. La schiena gli faceva male, aveva dormito accanto allo stipite della porta tutta la notte.

Indossava ancora gli stessi jeans e la stessa maglia del giorno precedente.

Trovare la caffettiera non fu troppo difficile, la vera missione impossibile fu rintracciare il caffè, che si trovava su una mensola parecchio in alto, Jason sospettava che Will l'avesse messo lì per rendere più difficile a Nico arrivarci.

Jason aveva saputo dell'amore spassionato del piccolo Di Angelo per il caffè amaro, ed anche delle manie salutiste di Will, il quale sicuramente non condivideva le abitudini di Nico.

Jason controllò l'ora, erano appena le nove, eppure il sole era già alto nel cielo. Un'altra bella giornata, oscurata però dall'assenza di Will.

Lui aveva fatto tutto ciò che poteva per fermarlo, ma a nulla erano serviti i suoi discorsi, le sue parole si erano disperse nel vento. Perché, Jason se ne era accorto, Will era stato preso dalla gelosia e nessun discorso poteva regger il confronto con l'invidia ed un cuore spezzato.

Jason aveva immediatamente riconosciuto lo sguardo di Will, a metà tra la pura e cieca rabbia e la più profonda delusione. Uno sguardo carico di tensione, gli occhi annebbiati dal dolore. Nessuno avrebbe potuto fermare Will, probabilmente rimanere in quella casa, con Nico e Percy che si avvicinavano sempre di più, gli avrebbe fatto solo altro male.

Forse era meglio che il ragazzo fosse andato via, eppure Jason non riusciva a scrollarsi di dosso la sensazione che qualcosa non stesse andando per il verso giusto.


Il ragazzo fu certo di aver avuto ragione quando la porta dell'ingresso saltò in aria.

Jason in quel momento non fu molto coraggioso, forse gli importava più salvarsi la pelle che correre ad avvisare i suoi amici, oppure era banalmente convinto che, restando in vita, avrebbe potuto essere più utile che come cadavere.

La prima cosa che Jason riconobbe fu la voce di Ethan, quel bastardo doveva aver guidato dei criminali fino a casa di Will.

-La casa è questa...- mugolò la voce di Nakamura, -adesso la prego, mi lasci tornare a casa!- Jason udì il suono di uno sparo ed il ragazzo che urlava di dolore.

-Perché lo ha fatto?- urlò Ethan, soffocando un singhiozzo. Il colpo di pistola doveva averlo ferito solo di striscio.

Non fu questo a preoccupare Jason, quanto, piuttosto, il fatto che l'uomo che aveva sparato fosse Kronos in persona. Il ragazzo non lo aveva mai incrociato, tuttavia sapeva che quell'uomo era tutt'altro che raccomandabile. Jupiter gli aveva raccontato del numero enorme di magistrati saltati in aria assieme alle loro auto, delle famiglie dei poliziotti prese in ostaggio, degli assegni che giravano per tutto il commissariato.

E soprattutto Jason ricordava ciò che il padre gli aveva raccontato a proposito delle torture che Kronos infliggeva alle sue vittime. Faceva loro talmente male, le umiliava a tal punto che, anche se sottoposte ad una terapia, tutte tentavano il suicidio. E la maggior parte di loro riusciva nel proprio intento: Maria Di Angelo ne era un esempio. Sentendo la sua storia dalle labbra di Will, il sangue gli si era gelato nelle vene. Quella donna aveva avuto tanto coraggio, eppure aveva preferito togliersi la vita piuttosto che affrontare la realtà, doveva essere stato terribile.

-KRONOS!- urlò Silena dalla cantina. -Sono qui, la prego, apra questa maledetta porta!- Jason si era completamente dimenticato di lei. Per tutta la serata la ragazza non aveva fatto che lamentarsi e promettere a Jason favori sessuali se l'avesse fatta  uscire immediatamente di lì. Jason ovviamente si era rifiutato! Era fidanzato... e poi sapeva bene che quello di Silena era solo un bluff, lo avrebbe preso a calci non appena fosse riuscita ad uscire da quella maledetta cantina!

Il filo dei pensieri di Jason fu interrotto da un rumore sordo, un nuovo sparo: qualcuno aveva fatto saltare il lucchetto che teneva chiusa la porta.

-Finalmente!- esclamò Silena, dall'altro lato della porta chiusa. -Temevo che non sareste più arrivato, signore! Quell'idiota di Ianus si è fatto mettere nel sacco- continuò la ragazza. -Non sono riuscita a portare a termine il compito che mi avevi assegnato!-

Si udì il suono di uno schiaffo, poi un sussulto ed il rumore di qualcosa che franava a terra.

-Non è così che puoi rivolgerti a Mr. Kronos- sussurrò una voce femminile totalmente sconosciuta a Jason. -È tuo preciso dovere utilizzare espressioni corrette e chiamarlo "signore"-.

-Melinoe, comprendo che la tua educazione militare ti abbia segnato, tuttavia non posso permetterti di trattare in questo modo la nostra piccola amica, ricordati che è stata lei a suggerirci di usare Ethan come piano B. Adesso, mia cara, tu mi spiegherai esattamente quante persone ci sono in questa casa e dove si trovano! Mi hai capito bene?- Kronos si stava evidentemente rivolgendo a Silena.

Jason non era mai stato un tipo coraggioso. Certo era forte, certo era uno dei ragazzi più popolari ed ambiti dell'intera scuola, ma non si poteva definire coraggioso, né forte.

Quello che lo spinse ad aprire la porta e a fiondarsi nell'ingresso, in quel momento Jason non lo capì.

Solo dopo si sarebbe reso conto che a spingerlo ad uscire allo scoperto era stato il desiderio di proteggere Nico. Non lo conosceva da molto tempo, eppure aveva saputo tutto ciò che quel ragazzo aveva passato. Adesso si meritava un po' di felicità, e Jason avrebbe fatto tutto il possibile per aiutarlo.

No, non coraggio, ma umanità, ecco cosa aveva rapito il cure di Jason, il desiderio di fare del bene, di aiutare un suo amico, quello che Kronos non avrebbe mai capito, quello che non avrebbe mai e poi mai potuto capire.

La porta fu aperta e in un istante gli occhi di tutti i presenti si puntarono su Jason.

Jason ci mise poco a riconoscere Kronos. Non che lui lo avesse mai visto, ma il cieco odio che il corpo di quell'uomo emanava era inconfondibile.

L'uomo era alto, sulla quarantina vestito con una bella giacca dall'aria costosa di un tenue colore grigiastro, al di sotto della quale stava una camicia bianca. Nella mano destra teneva una pistola, nell'altra un coltello. Il volto, però, era in grado da solo di far paura più di quelle due armi messe assieme. Gli occhi erano punte avvelenate, che saggiavano le carni del povero Jason, bramose di trovare Nico, ovunque egli fosse. Le labbra erano arricciate in una smorfia di disgusto, una unga cicatrice gli solcava il volto.

Il suo sguardo fu poi catturato dalla donna che Kronos aveva chiamato Melinoe. Alta e slanciata, la pelle cerea del volto coperta da una maschera veneziana, era estremamente aggraziata in ogni suo movimento. Indosso aveva un abito scuro attillato ed estremamente bello, una pistola stretta in una mano.

Ethan era disteso al fianco di Silena, per terra, lì dove Melinoe l'aveva gettata.


Il primo colpo di pistola raggiunse Jason sul braccio destro, appena uscito dalla porta, ed in quel momento Jason si rese conto che non aveva speranza, ma che, forse, avrebbe potuto rallentare Kronos abbastanza da permettere a Nico e Percy di fuggire.

Il dolore lo investì, facendolo piombare a terra e mandandogli in pappa il cervello.

-Jason Grace- sibilò la donna, -il figlio di Jupiter.... molto bene, grazie a te la faccenda sarà estremamente più semplice. Potresti, per favore, dirci dove si nascondono i tuoi amici? Non abbiamo voglia di perdere tempo!- Jason stava per rispondere che non le avrebbe mai detto nulla, stava per gridarle in faccia che non avrebbe ottenuto alcuna informazione da lui quando, dalla porta della camera da letto, sbucarono Percy e Nico. Jason intercettò lo sguardo del piccolo Di Angelo, tentando di suggerirgli di uscire. Ma quello, assieme a Percy, si diresse proprio verso di loro.

-Molto bene, abbiamo ciò per cui siamo venuti!- disse Kronos. -Melinoe, puoi uccidere il ragazzo, se ti fa piacere. Per quanto riguarda te, Nico Di Angelo- l'uomo puntò la pistola contro Percy, -sarà meglio che tu venga con noi... e non provare a fare scherzi, altrimenti faccio saltare la testa al tuo amichetto!-


Percy era stufo sul serio di quella situazione. Ogni santa volta che si trovava davanti un pazzo assassino quello gli puntava la pistola alla testa nella speranza di costringere Nico ad andare via con lui. Una bella rogna!

Percy si pentì immediatamente di aver dato retta alle preghiere di Nico e di non averlo chiuso in camera. Non appena avevano sentito gli spari e visto, dalla fessura della porta, Jason cadere a terra, aveva deciso di uscire a dare una mano al suo amico. Ma Nico si era messo in testa di seguirlo, senza dare retta alle preghiere di Percy. Alla fine aveva minacciato di mettersi ad urlare nel caso Percy fosse uscito da solo.

Nico gli si era quindi avvicinato, lo aveva abbracciato stretto e sussurrandogli all'orecchio un "Non avere paura". Erano stati i suoi occhi a colpire Percy più di ogni altra cosa, fin dal primo istante ed anche in quel momento, mentre la morte si avvicinava passo dopo passo, il ragazzo continuava a trovarli bellissimi.

-Devo guardare in faccia l'uomo che ha ucciso mia madre- aveva detto Nico. Ed eccoli lì, davanti a Kronos ed ad uno dei suoi scagnozzi, una donna sadica chiamata Melinoe, che metteva i brividi.


Jason tentò di bloccare Melinoe ed effettivamente riuscì a saltarle addosso prima che avesse l'opportunità di sparare. La donna franò a terra e Jason, per un istante, credette di potercela fare. Poi un dolore sordo lo colpì all'altezza della spalla. Il sangue gli colò sulla maglia, Melinoe se lo levò di dosso e si rimise in piedi.

Kronos gli aveva lanciato addosso il suo coltello, perforandogli la spalla. Jason se lo strappò di dosso e lo strinse nella mano destra, ma non aveva la forza fisica per rialzarsi.

Dal canto suo, Melinoe aveva recuperato la pistola, ma la maschera che portava in volto era andata persa. Jason si voltò e rimase disteso per terra. Vide Kronos ridere e Nico rimanere a bocca aperta.

-D...Dafne?!- chiese il piccolo Di Angelo, paralizzato dal terrore.

Melinoe non rispose, tuttavia si voltò verso Jason. Una donna bellissima, dai candidi capelli biondi e dagli occhi azzurri. Jason, a ben rifletterci, la trovò estremamente familiare, ma non riusciva davvero a capire per quale motivo.

-Conosci questa donna?- chiese Percy, che intanto gli si era messo davanti, quasi volesse fargli da scudo col proprio corpo. Nico lo scansò e si diresse verso la donna, che gli stava puntando contro la pistola.

-Sì... è la madre di Will...-


Sally trovava irritante il modo di guidare di Jupiter. Era terribilmente lento e, nonostante le strade di periferia fossero deserte, non superava mai il limite di velocità.

La donna si portò con nervosismo la sigaretta alle labbra, incitando Jupiter ad accelerare. Erano anni che non fumava, tuttavia, quando il suo amico le aveva offerto una sigaretta, non aveva potuto rifiutare, convinta che l'effetto distensivo della nicotina potesse calmarla. Avevano lasciato Annabeth con Luke, a casa loro. Ovviamente il ragazzo era ancora ammanettato, Sally non avrebbe mai permesso che le succedesse qualcosa.

Poi d'improvviso, sul margine destro della strada, comparve Ade Di Angelo che arrancava di corsa proprio di fianco a loro.

-Non è possibile... lui se n'è andato tempo fa!- esclamò Sally, prima che Ade si mettesse proprio in mezzo alla strada. Sally non aveva notato che al fianco dell'uomo c'era una ragazza. Era davvero bella, del tutto simile a Maria, probabilmente sua figlia. Entrambi erano completamente ricoperti di fuliggine, sporcizia e sangue, entrambi avevano un'espressione tutt'altro che felice in volto.

-Ade...- sussurrò Jupiter, frenando e fermandosi a pochi centimetri di distanza dal suo ex-collega.

Sally scese dalla macchina, gettando per terra la sigaretta.

-Cosa sei venuto a fare?- gli urlò contro. -Non ti basta aver scatenato questo inferno? Non hai già causato abbastanza morte andando avanti per la tua strada, difendendo un'idea di giustizia che non esiste più? VATTENE ADE! VAI VIA! Io non...- Il discorso fu interrotto da uno schiaffo. Era stata Bianca a procurare quel segno rosso sulla guancia di Sally.

-Adesso ascoltami bene, presumo che tu sia la madre di Percy e che tu ti stia dirigendo proprio nella nostra direzione. Non è stato a causa di mio padre che Kronos ha iniziato a perseguitare la tua famiglia. Poseidone era coinvolto in questa faccenda tanto quanto mio padre, solo che lui ha avuto la presunzione di abbassare la guardia e quindi, mi dispiace dirlo, ha fatto la fine che ha fatto!

Ma adesso, se tu sei almeno un po' simile a tuo marito, se tu sei la stessa Sally della quale mi parlava la mamma, se sei la stessa persona che l'ha assistita durante il parto, se sei proprio quella che, da sola ha medicato un ferito che stava per morire dissanguato, tu ci aiuterai e ci porterai con te. E troveremo Nico e Percy ed ammazzeremo quel bastardo di Kronos-. Bianca le afferrò le mani con le sue, trasmettendole una piacevole sensazione di calore.

-E la morte di tuo marito... la morte di mia madre.. saranno finalmente vendicate!- Sally si rese conto che ciò che la ragazza aveva detto era vero. Poseidone ed Ade avevano fatto le loro scelte in totale libertà, senza che nessuno li costringesse. Era stupido dare la colpa di ciò che era successo a suo marito a qualcun altro. Sally guardò Bianca per un'istante, poi si diresse verso Ade e gli porse la mano. L'uomo la strinse, suggellando il loro patto silenzioso con un mezzo sorriso.

-Sei proprio come tua madre.- disse poi Sally rivolgendosi a Bianca. -Trovi sempre la cosa giusta da dire... e sei bella come lei, sarebbe molto fiera di te-.

Sally avrebbe potuto giurare che gli occhi di Bianca fossero diventati lucidi.


I tre si sedettero nell'auto di Jupiter, ma Bianca pregò quest'ultimo di lasciarla guidare. Due minuti più tardi sfrecciavano nelle buie strade di periferia, diretti verso casa di Will Solace.



Bạn đang đọc truyện trên: Truyen247.Pro