Chào các bạn! Vì nhiều lý do từ nay Truyen2U chính thức đổi tên là Truyen247.Pro. Mong các bạn tiếp tục ủng hộ truy cập tên miền mới này nhé! Mãi yêu... ♥

Hurricane

HURRICANE

Will si sentiva uno schifo.

Probabilmente Nico gli aveva frantumato il cuore in pezzetti tanto minuscoli che nemmeno il miglior cardiochirurgo del mondo avrebbe potuto rimetterlo insieme. Due parole, erano bastate quelle due maledette parole per mandarlo al tappeto. "Ti odio", ecco cosa gli aveva detto Nico. E Will era crollato, non era riuscito a reggere la tensione ed il dolore. Proprio quando si era reso conto di provare qualcosa per Nico, quello gli aveva spezzato il cuore. Non che il moro avesse torto. Will lo aveva bloccato e gli aveva impedito di seguire sua sorella, si era comportato da codardo. Eppure aveva fatto tutto questo solo per proteggere la persona che era certo di amare. Il biondo sapeva che se Nico fosse uscito da casa sua sarebbe andato tutto a rotoli. Il ragazzino era esageratamente passionale in tutto quello che faceva, sarebbe stato una palla al piede per Bianca ed avrebbe rischiato di farsi uccidere. E Will questo non poteva permetterlo perché,  innamorato com'era, preferiva che Nico lo odiasse piuttosto che saperlo in pericolo di vita.

Non appena era stato certo che Bianca fosse lontana da casa, Will aveva lasciato andare Nico. Il ragazzino era distrutto. Aveva provato a combattere, a prendere a pugni il biondo, ma a nulla erano valsi i suoi tentativi. Le braccia forti di Will lo avevano tenuto stretto per troppo tempo. Nico aveva pianto, ma Will aveva tentato di non ascoltare. Alla fine, dopo un tempo che era parso infinito, Nico aveva parlato, aveva detto a Will di andarsene e di lasciarlo in pace, ancora una volta gli aveva urlato contro che lo odiava e che non vedeva mai più vederlo. Ed il biondo, dopo aver lanciato un ultimo sguardo distrutto al ragazzo che amava, si era ritirato nel suo piccolo studio.

La stanza non era molto grande, tutte le pareti erano tappezzate di libri, regalatigli per la maggior parte da Nico. La minuscola scrivania era ingombra di fotografie che ritraevano sempre i medesimi soggetti: Will e Nico al parco, Will e Nico sulle montagne russe, Will e Nico che mangiavano un gelato... insomma, non era per niente semplice smettere di pensare al moro in quella stanza.

Will si lasciò cadere sulla sedia che stava di fronte alla scrivania prendendosi la testa fra le mani. I lunghi capelli biondi gli ricaddero davanti agli occhi, mentre un ricordo gli si insinuava nella mente.

-Nico... che cosa ci fai qui?- L'orologio della nuova casa di Will segnava le due. Nico di solito non aveva il permesso di uscire di casa tanto tardi.

-Neeks...- Nico non aveva spiccicato nemmeno una parola, era completamente fradicio, bagnato dalla pioggia che cadeva fitta fuori da casa. Il cappotto era strappato in due punti, i vestiti neri gli aderivano al corpo ed erano eccessivamente umidi. Ma ciò che più di tutto spaventava Will era il silenzio. Nico non era mai stato un tipo al quale piaceva parlare, eppure era una persona affettuosa, cordiale, in particolar modo con Will. Il moro teneva lo sguardo fisso verso il basso, i pugni chiusi, mentre un cappuccio era calato sulla sua testa.

-Nico... entra, che fai fuori?- Will tentò di afferrare Nico per un braccio, spingendolo ad entrare, ma il suo amico lo respinse in malo modo. Il biondo era sorpreso, maledettamente sorpreso... che cosa era successo al piccolo Di Angelo?

Nico, per tutta risposta, fece un passo in avanti, oltrepassando la soglia.

-Nico, spiegami, ti prego! Che cavolo succede? Che ti prende? È successo qualcosa? Lascia che ti aiuti, per favore...- Will tentò, ancora una volta, di afferrare il moro, ma quello non rispose al suo tocco, nemmeno un leggero fremito lo scosse.

Poi tutto precipitò. Nico alzò lo sguardo e Will riuscì ad incrociare i suoi occhi. Scuri e vuoti, addolorati e rossi, velati di lacrime e tristezza, il biondo non lo aveva mai visto in uno stato simile. Gli occhi del moro gli erano sempre parsi sereni, oltre che estremamente dolci e profondi. Adesso, invece, le iridi tempestose erano oltremodo scure, ricolme di rancore e rabbia.

-Nico...- Will non aveva idea di cosa dire. Si limitò a chiamare l'amico, nella speranza di poter ritrovare l'anima perduta del suo amico in quello sguardo. -Nico... che ti succede?- Quel silenzio straziante ed innaturale lo stava uccidendo lentamente, come fosse un potente veleno.

Nico crollò in ginocchio, sfuggendo alla presa delle mani di Will, mentre le gocce che bagnavano il cappotto si riversavano sul pavimento. Il moro abbassò il volto ed il petto, iniziando a dar pugni al pavimento.

-AHHH!!!- Un urlo disumano uscì dalle labbra del più piccolo, un grido che spaventò Will, spingendolo ad arretrare. Una scarica di pugni colpì il pavimento, ferendo le mani del piccolo Di Angelo.

-Nico basta... ti prego... Neeks....- A nulla valsero le suppliche del biondo, Nico continuava a colpire il pavimento e ad urlare in preda, evidentemente, ad una crisi isterica. Will decise di intervenire, sollevò il moretto e lo strinse tra le braccia, ma quello non sembrava essere d'accordo. Lo colpì un paio di volte, continuando a singhiozzare sulla spalla del biondo.

-Lasciami stare... voglio stare da solo! Da solo!-

-Nico, no... tu non devi stare solo, okay? Ci sono io con te, ci sono io-. Le mani di Will si muovevano sulla schiena di Nico, accarezzandolo con lentezza, nel vano tentativo di rassicurarlo.

-No! No! LASCIAMI!- Nico tentò di divincolarsi dal caldo abbraccio, ma Will continuava a tenerlo stretto a sé, mentre il cuore del piccolo Di Angelo batteva freneticamente.

-Piccolo.. devi calmarti, okay? Sei al sicuro, con me sei al sicuro... non aver paura, ci sono io, chiaro?- Nico si fermò per un attimo, mentre il suo corpo smetteva lentamente di tremare.

-Io non ti abbandono, hai capito? Mai!- sussurrò Will all'orecchio del moro. Quella frase, quelle parole distrussero del tutto Nico.

Il sottile velo che Nico si era costruito attorno crollò improvvisamente, lasciando il moro totalmente indifeso. Nico ricominciò a tremare ancora più forte, stavolta però, il ragazzino rideva, una risata tesa e folle, priva della gioia e della sincerità che caratterizzavano Nico.

-Tu sei un ipocrita!- dichiarò Nico, trovando chissà dove la forza di allontanare da sé il biondo. -Sei un bugiardo... TU SEI SOLO UNO SPORCO BUGIARDO!- Nico si era alzato in piedi ed aveva chiuso i pugni, mentre il ghigno forzato che aveva mostrato pochi istanti prima svaniva, lasciando il posto ad un'espressione di terrore puro.

-Tu mi abbandonerai, te ne andrai via, mi lascerai da solo, perché è questo che fanno tutti! Io devo stare da solo, devo...-

-Nico...- Will si alzò a sua volta e gli cinse le spalle con un braccio. Stavolta Nico non fece resistenza. Il biondo lo guidò nella sua camera da letto e lo fece accomodare sul materasso.

-Tu hai bisogno di dormire-.

-NO! io... io...-

-Nico che cosa è successo? Ti prego, non riesco a capire, voglio aiutarti, stare con te, ma non posso farlo se...-

-Si è impiccata... si è tolta la vita... è morta, mi ha lasciato solo-. Una successione di bisbigli, comprensibili solo alle orecchie di Will. Un insieme di suoni che presero forma nella mente del biondo che ben conosceva la situazione della madre di Nico.

Will non disse "Mi dispiace", né "condoglianze", si limitò a stringere forte il moro e a gettarsi sul letto assieme a lui.

-Perché sei venuto qui?- chiese dolcemente al moretto.

-Speravo tu riuscissi a scacciare gli incubi...-

 

 

Nico aveva smesso di piangere, di dimenarsi e di ridere in maniera isterica; aveva perso ogni tipo di energia dopo aver cacciato Will. Era crollato, esausto, sul letto del ragazzo che li ospitava ed aveva invitato Percy a sedersi accanto a lui, ed il ragazzo aveva accettato di buon grado. Perché, per quanto la situazione fosse complicata, strana, terrificante, per quanto il discorso che gli aveva fatto Jason fosse spaventoso, e nonostante le parole di Annabeth, Percy continuava ad essere certo di amare Nico, quel piccolo ammasso di oscurità e dolcezza che, in quel momento, stava collassando su se stesso. Forse il piccolo Di Angelo lo aveva invitato a sedersi accanto a lui solo per alleggerire la tetra atmosfera che albergava nella casa, ma a Percy non importava minimamente. Il ragazzo volse lo sguardo verso Nico, che aveva affondato la testa nel cuscino lasciando penzolare le braccia lungo i bordi del letto.

-Perce...- sussurrò Nico, continuando a tenere il volto soffocato nel cuscino.

-Che c'è , piccola pulce?- Il tono dolcissimo di Percy era accompagnato da un leggero tremolare della voce, sicuramente causato dall'emozione e dalla tensione.

-P...potresti accarezzarmi i capelli? Will... Will lo fa sempre quando mi sento triste, potresti...- Nico fece forza sulle braccia, puntellandole sul materasso, ma quelle cedettero immediatamente, facendolo ricadere sul letto. Percy, dal canto suo, non sapeva se sentirsi felice o un completo fallimento. Da un lato avrebbe voluto fiondarsi su Nico e passare l'intero pomeriggio standogli vicino, assaporando il suo odore, dall'altro gli dava molto fastidio potergli stare accanto solo come una sorta di sostituto di Will.

-Scusami, lascia perdere...- Percy si pentì immediatamente della sua esitazione, e si sedette per bene sul letto, facendo aderire la schiena alla spalliera, poi afferrò con delicatezza la testa di Nico e se la poggiò sulle gambe. Sulle prime il ragazzino fece un po' di storie, ma, non appena le dita di Percy iniziarono a pettinargli i capelli, smise di dimenarsi.

-Va bene così?- La testa di Nico adesso era rivolta verso il viso di Percy, mentre le mani del più grande gli accarezzavano la testa. Nico era così maledettamente carino! Percy si rimproverò, il ragazzino era distrutto, come poteva continuare a pensare alle sue labbra, ai suoi capelli, ai suoi splendidi occhi? Quanto cavolo avrebbe voluto baciarlo...

Percy si ripromise di prendersi a schiaffi da solo non appena fosse stato possibile. Nico lo guardava negli occhi, tentando di mantenere costante il contatto visivo, e Percy si ritrovò a pensare a quanto fosse forte quel ragazzino. Un uragano che spazza via tutto ciò che lo circonda, privo di tutto quello che hanno gli altri ragazzi, diverso eppure maledettamente normale. Nei suoi modi di fare, nel suo sorriso, nelle sue paure, perfino nel suo orgoglio Percy vedeva tanta umanità, tanta energia che gli era impossibile non esserne attratto. Da subito si era sentito attratto da Nico, dai suoi occhi scuri, dalla consapevolezza di un legame indissolubile che li univa. Un filo rosso sangue che aveva intrecciato le loro vite, rosso come il sangue dei loro genitori, morti per mano dello stesso uomo.

Gli occhi di Nico passarono in secondo piano, mentre Percy riprometteva per l'ennesima volta a se stesso che avrebbe aiutato il ragazzino ad ammazzare Kronos, assurdamente convinto del fatto che il sangue di quell'uomo avrebbe potuto lavare via il buio ed il vuoto che la scomparsa di suo padre avevano lasciato. Perso in questi pensieri, Percy non si accorse di aver smesso di accarezzare la testa di Nico.

Le sue dita erano passate, quasi inconsapevolmente, a sfiorargli il collo. Percy sfiorò la spalla di Nico, trovandola contratta ed estremamente tesa. Non appena tentò di approfondire il contatto, Nico si ritrasse, mugugnando un lamento.

-Nico... sei teso come una corda... girati avanti!- Nico lo guardò con aria interrogativa, ma alla fine, complice lo sguardo mellifluo che Percy gli rivolse, il più piccolo si voltò, affondando ancora una volta la testa nel cuscino.

Le mani di Percy vagarono sulla maglietta di Nico e la alzarono fin sopra le spalle, scoprendo una grossa porzione di pelle candida. A questo punto il più grande iniziò a dare sollievo a Nico. Le sue dita si muovevano sulla schiena del piccolo Di Angelo, sciogliendo i muscoli e massaggiando le spalle indolenzite. Ad ogni singolo tocco, Nico mugugnava un versetto, un sospiro di sollievo.

Percy si abbassò fino a sfiorargli il collo col naso e depositò un bacio leggero sulla nuca del più piccolo. Jackson fu certo di non poter resistere oltre quando Nico si voltò di scatto. I due erano a pochi centimetri di distanza. Nico era rosso in volto, le palpebre quasi gli si chiudevano.

-Hai bisogno di dormire, Nico... sto io qui con te, non preoccuparti-.

-Percy...- Nico parve non averlo ascoltato. -Lo vuoi morto anche tu, non è vero?-

-Nico, devi riposare...-

-Smettila di dirmi quello che devo fare! Vuoi che Kronos faccia una brutta fine sì o no?-

-Nico, il rancore e la rabbia non ti faranno star bene...-

-Rispondi...- sussurrò Nico, avvicinandosi ancor di più a Percy.

-Sì, vorrei tanto che smettesse di respirare...- Nico poggiò le labbra su quelle di Percy, lasciando che il corpo del più grande lo coprisse, trasmettendogli calore.

Ade sbatté per l'ennesima volta la testa di Crio contro il muro. Del sangue usciva dal labbro inferiore del tirapiedi di Kronos, mentre Ade gli teneva una pistola puntata alla testa.

-Dov'è mio figlio? Dove cazzo sta?- sussurrò Ade, con una voce tanto calma e pacata quanto terrificante. Come tutte le altre volte, Crio sorrise compiaciuto. La squallida camera d'albergo nella quale stavano, fortunatamente, era dipinta di nero, tuttavia le macchie di sangue si distinguevano ugualmente sulla parete.

-Qualsiasi cosa tu minacci di farmi, qualunque pena tu mi infligga, non è nulla in confronto a quello che è in grado di fare Kronos! Sei un pazzo se credi che io mi metterò contro di lui!- Per tutta risposta, Ade puntò la pistola al piede di Crio e fece fuoco. Il rumore del colpo riempì l'aria, mentre il sangue macchiava il pavimento. Crio strillò, ma nessuno parve sentirlo.

-Dimmi dov'è oppure giuro che...-

-Che cosa, Ade?- chiese Crio, soffocando un nuovo grido di dolore. -Mi ucciderai? Sappiamo entrambi che non hai il fegato di far...- La frase fu interrotta da un secondo colpo di pistola che, stavolta, aveva colpito lo scagnozzo di Kronos dritto al cuore.

-Quei tempi sono finiti, Crio... Maria è morta, la mia anima è andata persa assieme alla donna che amavo.- Ade uscì dalla stanza subito dopo aver gettato il cadavere nella vasca da bagno. L'uomo uscì dalla porta con una piccola valigia e lasciò sulla maniglia esterna il cartellino con su scritto "NON DISTURBARE".

-Sto arrivando, ragazzi, resistete solo un altro po'...- disse Ade fra sé e sé, affrettandosi verso l'uscita.

Will alzò la testa dalla scrivania e si diresse verso la finestra, una tenue pioggerellina cadeva dal cielo, tanto sottile quanto fitta. Il biondo si chiese cosa stesse accadendo a Nico e a Bianca. Tanto lontani eppure in una situazione simile. Will decise di uscire dal piccolo studio, sperando che Nico si fosse calmato, desiderando alla follia poterlo stringere forte, poterlo tenere vicino.

Appena uscito dalla stanza notò Jason. Il ragazzo si era addormentato di fianco alla porta della cantina, a quanto pareva gli era stato affidato il turno di guardia a Silena.

Will capiva molto bene il biondino, anche lui era stanco morto. Aveva provato ad addormentarsi, ma le parole di Nico gli avevano impedito di prendere sonno, aveva bisogno di risolvere quella situazione. Sapeva per certo che Nico si sarebbe sistemato nella sua stanza, dove dormiva  abitualmente, costringendo Will a rimanere sul divano.

Certo, qualche volta dormivano assieme, ma Will preferiva che il ragazzo dormisse da solo, per semplici ragioni di comodità... ma chi voleva prendere in giro?! Il biondo voleva stargli lontano per paura di non riuscire a trattenersi dal baciarlo...

Quello che vide una volta oltrepassata la soglia, lo demolì completamente.

Nico teneva la testa appoggiata nell'incavo della spalla di Percy. Il più grande, dal canto suo, lo stringeva a sé con un braccio, le loro mani erano intrecciate.

Will li odiò. Odiò Percy, che gli aveva portato via Nico quando era più fragile, odiò il ragazzo che amava perché aveva ceduto alle carezze di un altro e, più di ogni altra cosa, odiò se stesso. Perché Will, in quel momento, si rese conto di star pensando a Nico come fosse un oggetto, un qualcosa che poteva essere posseduto, una sua proprietà. E capì di non poter più rimanere lì.

Si diresse verso la porta d'ingresso ed indossò il cappotto. Ma uno sbadiglio lo trattenne dall'andarsene.

-Scappi?- gli chiese Jason, alzandosi e dirigendosi verso l'amico.

-Non ti riguarda Jas...- rispose Will, non voltandosi nemmeno verso il ragazzo.

-Non puoi abbandonarlo adesso... lo sai vero? Se te ne andassi lui non reggerebbe, adesso più che mai ha bisogno di te-. Will si voltò, l'ira che riempiva i suoi occhi.

-Abbandonarlo? Io? Lui mi odia, me l'ha detto! Io non posso restare qui ... non sopporto... non riesco a sopportare il fatto che mi stia lontano...-

-O forse non tolleri che sia Percy a stargli affianco? Forse non vuoi che lui gli stia vicino, tu sei geloso Will! È per questo che vuoi scappare, perché credi che Nico non ti ricambi... e forse è così, ma è da codardi fuggire senza aver nemmeno tentato!- Will fu tentato di tirargli un pugno, ma la consapevolezza che Jason avesse ragione lo spinse a trattenersi.

Will si abbottonò il cappotto fino alla gola, indossò una sciarpa nera (regalo di Nico) ed aprì la porta.

-Prenditi cura di lui...- sussurrò Will, prima di uscire di casa ed addentrarsi nell'oscurità sotto la pioggia.

-Anche Crio è andato! - sussurrò Kronos. -E quell'idiota di Ianus si è tolto di mezzo prima che io potessi ammazzarlo di persona. Meglio per me!- Il malavitoso accavallò le gambe ed accostò il cellulare all'orecchio.

-Buonasera Iperio...- sussurrò, mentre dall'altra parte del ricevitore allo scagnozzo prendeva un colpo.

-Ho bisogno che tu faccia qualcosa per me. Dovresti trovare Bianca Di Angelo al più presto... Ade mi ha inviato un messaggio-.

-Che tipo di messaggio?- gracchiò Iperio.

-Accendi la TV sul terzo canale, idiota!- lo rimbeccò Kronos. Dall'altro lato del telefono, Iperio accese la TV e digitò il numero 3 sul telecomando.

Una giornalista, ben vestita e con un microfono tra le mani, era nella camera di un motel, al suo fianco stava disegnata una sagoma umana col gesso.

"Il cadavere del noto malavitoso Crio è stato ritrovato in una camera di un vecchio motel"- disse la giornalista. -"Chi è il misterioso giustiziere che sta facendo piazza pulita dei criminali londinesi? Questa è la domanda che tutto il Regno Unito si pone. Solo un indizio è stato lasciato... Fred, inquadra il muro!"- ordinò la donna al cameraman.

Sul muro, col sangue, era stata scritta una frase: "STO ARRIVANDO".

N.D.A.

Buongiorno.

Inizio scusandomi per il ritardo, ma non potevo proprio pubblicare... scusatemi tanto...

Proseguo commentando un minimo il capitolo...

Inizio col dire che è stato un parto, nel senso che non mi venivano idee di alcun tipo,  mi mancavano le parole... fino a quando per radio non è passata Hurricane, una canzone dei 30 seconds to Mars, che ha dato forma al capitolo .

( qui il link->)

Ringrazio tutti voi, e spero di ricevere qualche recensione in più rispetto all'ultimo capitolo... ah, un'ultima notizia... oggi ho recitato, spettacolo carino, semplice e simpatico... e devo, per forza, rimandarvi a All The World is a Stage, una mia fic improntata sul tema teatrale .

( qui il link->http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=3078858&i=1)

Vi abbracci tutti, ci si sente domenica.

Ad Maiora

E.f.

P.S.

Isabel27 che fine hai fatto?

Bạn đang đọc truyện trên: Truyen247.Pro