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45. Jasper

Jason non replicò.
Non disse nulla per secondi interminabili, secondi nei quali nessuno dei due staccò lo sguardo da quello dell’altro.
Poi si sporse in avanti e la baciò.
La baciò per farle capire quanto l’amasse, quanto fosse fiero di lei considerando come aveva reagito a tutti quei nuovi avvenimenti. La baciò per farle capire quanto fosse grande la paura di perderla, ma anche per dirle che non le avrebbe messo i bastoni tra le ruote se era davvero quello che lei voleva fare.
Piper lasciò cadere la pistola e si aggrappò al collo del ragazzo, stringendo tra le dita i corti capelli dietro la sua nuca.
-Però ti prego, promettimi che ti terrai fuori dal pericolo, per favore- si ritrovò a sussurrare il biondo con l’affanno, subito dopo che si furono staccati per riprendere fiato.
-Tutto quello che vuoi- sussurrò lei in risposta tornando a cercare le sue labbra.
Jason si sentì quasi in paradiso.
Accarezzò le sue labbra con la lingua, per poi esplorare al suo interno, mentre la lingua della ragazza si intrecciava alla sua in un gioco abbastanza erotico.
Nessuno dei due aveva intenzione di fermarsi, sapevano di starsi spingendo più avanti di come avevano sempre fatto, ma non gli importava.
La sensazione che non tutti sarebbe usciti vivi da quella missione gli opprimeva i petti e non volevano perdere più neanche un secondo.
Quasi seguendo gli stessi pensieri, Piper si aggrappò possessivamente alle spalle muscolose del biondo, mentre Jason la issava su uno dei tanti tavoli messi li a loro disposizione.
Sentirono distrattamente il rumore delle armi che cadevano a terra, ma nessuno ci fece caso, come se non fosse un loro problema.
La disperazione di quello che sarebbe potuto accadere aumentò la loro foga.
Jason per poco non strappò la maglietta della ragazza mentre gliela toglieva, quasi contemporaneamente sembrò non voler staccare le labbra dal suo collo, nel quale stava lasciando evidenti succhiotti.
Le accarezzò il seno, il ventre piatto e i fianchi. Poi arrivò all’elastico della tuta verde che stava indossando per l’allenamento e, senza tante cerimonie, mise una mano al suo interno.
Piper rilasciò un gemito direttamente nella sua bocca, Jason ne approfittò per mordere il suo labbro inferiore e succhiarlo.
Poi le strattonò la tuta insieme all’intimo, circondando i suoi fianchi con un braccio e alzandola leggermente dal tavolo per rendere più semplice il suo lavoro.
Non la spogliò neanche del tutto, si limitò a toglierle i pantaloni da una gamba sola, mentre dall’altra il tessuto verde era rimasto incastrato nella caviglia.
Scese con la bocca sul suo ventre, mentre lentamente la faceva stendere sul tavolo.
Le morse una parte di pelle liscia accanto all’ombelico, facendole inarcare leggermente la schiena.
Poi scese ancora più giù, lasciando una scia di baci.
Stuzzicò il clitoride con la lingua, mentre la ragazza gemeva forte e apriva le gambe ancora di più in un riflesso involontario.
Jason, spinto da quei gesti di apprezzamento, afferrò la coscia della ragazza e si spinse con la testa ancora più giù. Baciando e leccando tutta la pelle a lui disponibile.
La penetrò con la lingua, lambendo le sue pareti, per poi aggiungere solo successivamente due dita.
Jason fu felice che Annabeth avesse detto loro che quelle pareti fossero insonorizzate.
Perché Piper non sembrava avere nessuna intenzione di limitari e suoi versi di apprezzamento.
La ragazza infatti si sentiva in paradiso, la mente completamente annebbiata che neanche ci aveva provato a limitare i rumori.
Quando sentì di essere ormai al limiti fece staccare Jason affondando una mano tra i suoi capelli, con un colpo di reni si mise di nuovo seduta e cercò subito le labbra del biondo unendole in un bacio che di dolce non aveva nulla.
Con le mani nel frattempo andava a slacciargli la cintura e a scendergli i jeans e l’intimo lungo le gambe.
-Basta giocare, Jas. Sono al limite- sospirò sulla sua bocca afferrando il membro già eretto del ragazzo.
-Non… Non ho i preservativi.
Piper si morse il labbro, terribilmente combattuta.
-Fa nulla, starai attento, uscirai prima di venire.
Jason avrebbe voluto protestare, dire di non essere così sicuro di riuscirci, ma non riuscì a dire neanche una parola mentre le mani e la bocca della ragazza continuavano a stare a stretto contatto con la sua pelle.
La fece stendere nuovamente issandosi sopra di lei, poggiandosi sui gomiti per non pesarle sopra.
Riprese a baciarla mentre entrava in lei.
Fu lento ma deciso, non si fermò neanche una volta.
Piper strinse i denti, sentiva il dolore iniziale, ma intrecciò le caviglie dietro la sua schiena, un chiaro segno che il ragazzo non doveva fermarsi.
Sapevano entrambi che dopo il dolore sarebbe scomparso e così fu.
Non ci volle molto prima che entrambi venissero, lei prima di lui, Jason fra i loro stomaci, come aveva detto la ragazza era riuscito a uscire in tempo.
Accaldati e stanchi si fissarono negli occhi, uno sguardo pieno di amore e di paura, paura di perdersi.
-Ti amo- sussurrò Jason.
Aveva sempre pensato che la ragazza avrebbe voluto vivere quella prima volta in modo romantico, non era ben certo di quali fossero i desideri delle ragazze, ma avrebbe risolto successivamente questa domanda.
Ma solo in quel momento capì che non era importante il posto, i regali, le belle parole sempre uguali.
L’unica cosa importante erano loro due. Jason e Piper.

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