27. Percabeth
Percy si svegliò in piena notte per via di un tuono.
Per un attimo pensò di star ancora sognando visto che a pochi centimetri dal suo viso si trovava Annabeth.
La ragazza aveva la bocca leggermente socchiusa, il respiro regolare e i biondi ricci sparsi sul viso e sul cuscino in un ammasso informe.
Percy si perse a fissarla, non riusciva a credere a quanto fosse bella e contemporaneamente intelligente.
Così straordinaria in tutto ed estremamente lontana da uno della sua portata.
E poi reagì senza neanche pensare.
Non che lui pensasse spesso prima di fare ciò che gli passava per la mente.
Si protese in avanti e poggiò le labbra su quelle di lei, sfiorandole delicatamente.
Ci restò solo qualche secondo, ma quando si scostò non poté fare a meno di notare come Annabeth fosse sveglia.
I suoi occhi, di un grigio tempestoso, lo stavano scrutando intensamente, quasi a volergli leggere l’anima.
Percy si sentì sotto analisi, si mosse inquieto distogliendo lo sguardo dal suo.
Alla fine si schiarì leggermente la gola e mormorò –Ti prego, non prendermi a calci.
Stava chiaramente ricordando il loro primo bacio, aveva ancora i traumi dopo quel giorno.
Lo ricordò anche la bionda, infatti si aprì in un sorriso divertito.
Alzò anche gli occhi al cielo, infine lo afferrò per la nuca e lo riportò sulla sua bocca.
Successe tutto così in fretta che Percy non si rese conto di quello che stava succedendo fino a quando non se la trovò a cavalcioni sopra il suo bacino.
Non che avesse qualcosa da lamentarsi, più che altro sentiva il cervello annebbiato.
Era uno di quei momenti che magari aspetti da sempre, ma che sai non succederanno mai.
Quando si staccarono per riprendere fiato, Annabeth lanciò un’occhiata all’altro lato della stanza, più precisamente al letto intatto del coinquilino del ragazzo.
-Penso che domani dovremo ringraziare Will.
Percy annuì e rispose con voce roca – Decisamente.
Poi tornò sulle sue labbra.
Mentre continuavano a baciarsi Percy portò una mano sotto la sua maglietta, facendole venire i brividi per il contatto freddo della sua mano.
Ma Annabeth lo bloccò afferrandolo per il polso.
Percy la fissò non capendo, ma lei sorrise maliziosa e, abbassandosi sul suo collo, mormorò –In effetti non ti ho mai chiesto scusa per quel giorno, dovrei farmi perdonare.
Gli tolse la maglietta, che era diventata solo uno stupido intralcio per tutto quello che stava facendo sulla sua pelle.
Scese sempre di più con la bocca, mordicchiando la pelle pallida, sorpassò l’ombelico e arrivò al bordo dei pantaloni.
Tentennò qualche secondo e Percy si puntellò sui gomiti per fissarla meglio.
-Guarda che non c’è bisogno che …
Non voleva costringerla a fare un qualcosa che non voleva fare, ma Annabeth non gli fece neanche finire la frase che velocemente gli abbassò pantaloni e mutande.
Il moro trattenne il respiro, la ragazza si portò la coperta sopra la testa nascondendosi dal suo sguardo.
Poi toccò la punta del suo membro con la lingua.
Percy lasciò un gemito e si accasciò sul letto, perdendo la presa sugli avambracci.
Sentì la lingua della ragazza diventare sempre meno timida.
La sentì seguire una vena pulsante, dalla base alla punta, finché non inglobò tutto con le labbra.
Incavò le guancie succhiando, contemporaneamente roteava la lingua intorno ad esso.
Dal canto suo, Percy non riusciva a stare più di qualche secondo con gli occhi aperti, neanche si rendeva conto dei gemiti che uscivano dalle sue labbra.
Strinse le lenzuola intorno alle sue mani per aggrapparsi a qualcosa. Per avere un appiglio con la realtà.
Quando sentì tutto il calore accumularsi nel suo basso ventre capì di essere ormai al limite.
Con uno sforzo estremo si mise a sedere, scostò la coperta e fece staccare Annabeth.
La strinse per i fianchi mentre lei gli circondava il collo, poi con un colpo di reni si girò, facendola stendere sotto di se.
La fissò per bene, aveva gli occhi languidi e le guancie completamente rosse, quasi imbarazzata per quello che aveva fatto, ma comunque non aveva nessuna intenzione di staccare lo sguardo dal suo.
Percy la trovò stupenda.
-Annabeth, io…
Sospirò lasciando la frase in sospeso.
Ti amo. era questo ciò che avrebbe voluto dirle, ma qualcosa bloccò le sue parole.
-Prendo il preservativo- si limitò allora a commentare.
Lei annuì quasi delusa.
Quando il ragazzo tornò su di lei, lo accolse tra le sue gambe, intrecciando le caviglie dietro la sua schiena.
Percy entrò in lei lentamente, occhi negli occhi, le labbra che si sfioravano, i respiri che si mescolavano.
Avvenne tutto in modo lento e passionale, nonostante la foga Percy cercava comunque di farle meno male possibile, dedicandosi quasi completamente al suo piacere. Vennero quasi in contemporanea.
Il moro si alzò solo per sbarazzarsi del preservativo, poi tornò a stendersi sul letto.
Non ci furono bisogno di parole, si addormentarono abbracciati.
Bạn đang đọc truyện trên: Truyen247.Pro