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#59. Posto sicuro

N.a: Ciao, sono viva e vegeta e mi scuso per la mia assenza lunghissima!
Mi siete mancati e mi è mancato scrivere, quindi spero vi piaccia!
Baci

🔴🔴

59. Posto sicuro

"Cazzo" È la prima e unica cosa che mi viene in mente.

"Mh" geme aprendo gli occhi e guardandomi. "James" piagnucola ed il mio cuore si spezza. Sono confuso e paura mi stringe lo stomaco.

"Emmy" mi chino immediatamente e la prendo in braccio, portandola in casa e chiudendo la porta. "Che cazzo..." non capisco e la poso delicatamente sul divano.

Lei abbandona la testa contro lo schienale e geme di dolore - ha le mani e il corpo pieni di sangue, una ferita sul viso e un livido sulla mascella.

Non la vedo da cinque anni. Da quando abbiamo rotto, da quando la sua famiglia di mangiamorte non mi ha quasi ucciso.

"Emmy" Ripeto chinandomi su di lei. "Hai qualcosa di rotto?" Chiedo.

"Forse una costola incrinata" Sussurra. "Oh, Jamie" Tira su con il naso. "Scusami, non sapevo dove andare"

Mi sento il naso pizzicare ma stringo i denti e mostro sangue freddo. "D'accordo, sdraiati. Chiamo Al"

I suoi occhi scuri sembrano spaventati. "No" dice subito. "Non puoi, nessuno può vedermi così"

"Mio fratello è medico e ti può aiutare, io non posso curarti, Emmy, lo sai" La ignoro e mando un patrono ad Albus, poi la guardo. "Chi?"

Le trema il labbro inferiore. "Nessuno" mormora senza guardarmi. "Aiutami e basta"

"Non ti aiuterò, Emmy, se non mi dici cosa cazzo è successo" Sibilo. "Dimmi perchè cazzo la mia ex ragazza si è presentata a casa mia coperta di sangue e picchiata, dopo cinque anni"

Una lacrima le scivola sulla pelle chiara e lei la scaccia con una mano tremante. "Ho sbagliato" Dice, ancora non mi guarda. "Ho sbagliato e ne ho pagato le conseguenze"

Un brivido di preoccupazione mi attraversa la schiena, ma io sto lì dritto, la guardo freddamente. "Non ne volevi uscire, Emory" dico. È raro che la chiami con il suo nome completo, e questo mostra quanto sono serio ora. "Non ne vuoi uscire"

"Non posso... mh" geme, una mano sale sul suo fianco ed io le tiro su la maglietta, guardo il sangue sulla sua pelle.

Stringo i denti - voglio odiarla, voglio che mi stia lontano, eppure non ci riesco e vado in cucina, prendo uno straccio bagnato e torno da lei.

"Sdraiati, Emmy" Dico sistemando un cuscino sul lato del divano. "Per piacere"

Lei trattiene un singhiozzo, si asciuga un'altra lacrima ma poi si sdraia ed io le passo lo straccio sul sangue, pulendole la ferita. "Grazie" dice.

Guardo il marchio nero sul suo avambraccio, mi fa venire voglia di vomitare. Lei nota il punto in cui è fisso il mio sguardo e gira il braccio per nascondermelo.

Nessuno dei due fa in tempo a dire nulla che mio fratello si smaterializza nel mio salotto.

"Che cazzo ci fa lei qui?" Albus la fissa, il camice da medico ancora addosso. "Non mi hai chiamato per curarla spero, sai che non lo farò"

Emmy geme e si copre gli occhi con una mano. "Mi gira la testa" sussurra. "Cazzo"

Guardo Al. "Ti prego" lo supplico.

Lui contrae la mascella, gli occhi verdi incazzati, poi le si avvicina e fa comparire un kit medico. "Deve svestirsi, devo vedere cosa ha"

Annuisco e mi avvicino ad Emmy. "Ti tolgo i vestiti, okay?" Lei annuisce e mi guarda, gli occhi scuri arrossati mentre la svesto - poso la maglietta sul suo seno, quando noto che è nudo. "E ora?" Chiedo ad Al quando ho fatto.

"E ora ti sposti, così posso lavorare"

Albus le da una pozione per la costola rotta, fascia il suo fianco e una sua coscia che perde sangue, poi le da un'altra pozione, una per farla riposare. Quando si addormenta la sposto nella mia camera da letto, prima che torni Fred.

Al sospira. "James"

"Lo so" Guardo Emmy, i lividi che ha sul corpo e le ferite che mio fratello le ha curato - la copro con la mia coperta e le tolgo una ciocca di capelli finita sul viso. "Cazzo" mormoro. "Cazzo"

"Aveva promesso" Mi dice mio fratello. "Tu avevi promesso"

Lo so. Lo so. Ce l'eravamo giurati, avevamo promesso, non ci saremmo contattati mai più, saremmo andati avanti, eppure ora lei è qui, qualcuno l'ha picchiata e quel maledetto marchio è ancora sulla sua pelle.

"Non dirlo a Fred" Gli ordino. Al stringe i denti ed io lo guardo serio, così annuisce. "Torna a lavoro, grazie per essere venuto"

Si smaterializza, non prima di avermi scoccato un'altra occhiata di disapprovazione.

*

"C'è sangue davanti alla nostra porta" Mi urla Fred dall'ingresso. "Perchè c'è sangue? Ti sei ferito?" Entra in cucina confuso e preoccupato, le sopracciglia rosso scuro contratte.

Godric, non posso dirglielo, uscirà di testa. Ma è anche il mio migliore amico, e ha il diritto di saperlo quanto me. "Emmy" dico piano.

Le sue braccia ricadono lungo i suoi fianchi e il suo viso impallidisce. "Emory? La nostra Emmy?" Chiede.

"Sì" Annuisco.

"James!" Sibila. "Cosa cazzo mi stai dicendo?" Sto in silenzio e lui avanza verso di me, le mani strette in pugni. "Sono cinque anni, siamo andati avanti"

Non è vero. Non siamo andati avanti.
Fred la sogna ancora, sogna quella notte maledetta, le sue urla, il suo sangue, il mio. Lo sognamo entrambi.

"Ha bussato alla porta, era per terra, gemeva, piangeva ed era ricoperta di ferite e di sangue, del suo sangue. Cosa potevo fare?" Chiedo. "Ho chiamato Al, l'ha curata ed ora dorme nella mia camera"

Fred mi guarda, gli occhi azzurri gelidi, poi si volta e cammina a grandi passi verso la mia stanza. Lo seguo. "Deve andarsene" Sibila. "Non la voglio più vedere, ce l'aveva giurato"

"Fred" gli corro dietro. "Lasciala dormire, ne parliamo quando si sveglia" lo afferro per un braccio e lui mi spinge via, ma almeno si ferma.

"Lo sta facendo ancora, sta ancora attingendo al tuo cuore buono! Lo sa, che tu non puoi lasciarla in strada ferita, ma sai chi può farlo? Io!"

È vero, okay, non riesco mai a dirle di no, per questo ci eravamo promessi di non vederci più ma non posso permettergli di cacciarla, io non me lo perdonerei mai, lui non se lo perdonerebbe. "Fred" ripeto. "Lasciala dormire"

La porta della mia stanza si apre ed Emmy esce nel corridoio - è debole e si tiene al muro per non cadere. Quando vede Fred il suo viso diventa più pallido di prima. "Fred" sussurra, le labbra le tremano e la sua voce è roca, come se avesse urlato nelle ultime ore.

Fred è rigido al mio fianco. "Ora tu te ne vai" Ordina. "Immediatamente, Nott" La chiama per cognome, come se non avessimo passato cinque anni insieme, come se non fosse stata la nostra ragazza, la nostra prima volta e il nostro primo bacio.

Vorrei avere la sua freddezza, vorrei essere capace di controllarmi come Fred, che può passare da essere giocherellone e divertente all'uomo gelido che sta guardando la nostra ex in pochi secondi.

"Non posso" Emmy tira su con il naso. "Non posso, mi cercano"

"Non sono problemi nostri. Avevi promesso! Avevi giurato che ci saresti stata lontana, Emmy!" Fred alza la voce e perde il controllo. "Avevi giurato!"

Ed Emmy scoppia a piangere, le sue gambe cedono e scivola per terra.

Emory non piange, la conosco da diciotto anni, da quando ne avevamo entrambi dieci, e l'ho vista piangere forse tre o quattro volte. Emmy è controllata e fredda, ci guarda con superiorità, ci dice di andare a fanculo. Quella è la Emmy che ricordo. Questa, invece, questa donna che piange sul pavimento del nostro corridoio non la conosco, questa Emmy che singhiozza, le mani sul viso, seduta per terra, non è la mia Emmy.

Faccio per andare da lei, per alzarla, ma Fred mi afferra per un braccio, bloccandomi. "Cosa vuoi?" Le chiede.

Emmy non gli risponde, piange e geme di dolore, toccandosi il fianco coperto da una mia felpa, che le ho infilato mentre dormiva.

Scaccio la mano di Fred e mi precipito verso di lei. "Emmy" Sussurro inginocchiandomi al suo fianco. Lei mi si butta addosso, stringendomi a se e premendo il viso sul mio petto.

"Scusa" Sussurra. "Scusatemi"

"È un'altra delle tue recite, lo so, dimmi cosa vuoi così possiamo liberarci di te" Fred è incazzato - sono cinque anni che non la vediamo e sono cinque anni che quello che è successo si ripercorre nella nostra mente, cinque anni per costruire il rancore che è dentro mio cugino, la rabbia.

"Scusa" Emmy ripete.

"Devi andartene" Ripete Fred, e la donna tra le mie braccia piange piu forte.

"Basta" Gli sibilo serio. "Vieni, tesoro" Dico ad Emmy, tirandola su. È così debole, così mal messa che sto tenendo tutto il suo peso - è dimagrita, tanto che il mio cuore si stringe, sento le sue costole sotto il mio palmo.

Fred mi segue mentre la rimetto a letto. Accende la luce e incrocia le braccia al petto. "Smetti di piagnucolare e dicci perchè hai infranto il nostro giuramento"

Lo guardo male ma lo affianco. Emmy si mette seduta e si preme una mano sul fianco.

La guardo bene ora che posso. È magra, tanto, non mangia o la mia felpa non le ricadrebbe sulle spalle come se ci potesse entrare dentro tre volte. I suoi capelli scuri sono legati e mi mostrano il suo viso, il livido sulla mascella si è scurito e il cerotto che è sulla sua guancia è insanguinato. Non le vedo il corpo ma so che ha una ferita profonda su una coscia e una ancora più grave sul ventre. I suoi occhi marroni sono arrossati - dal pianto, forse anche dal dolore o dalla mancanza di sonno, se le occhiaie che vedo sono un segno.

Le tendo un fazzoletto e la guardo pulirsi il viso. Fred sposta il suo peso sull'altra gamba, gli occhi gelidi e la postura aggressiva.

L'ha amata, tanto, l'abbiamo amata entrambi, e lasciarla ci ha distrutti. Tutt'ora non riesco a guardare una ragazza senza pensare a lei.

"Chi è stato?" Chiede Fred. Emmy tiene lo sguardo basso. "Parla!" Alza la voce. "Giuro su Merlino, se non parli ti prendo di peso e ti caccio fuori, Emory, parla!"

"Mio nonno" Sussurra. "Voleva..." scuote la testa e la alza, guardando prima me, poi intrecciando lo sguardo con quello di Fred. "Ti prego, mi cercano, devo far calmare le acque, ti prego 'Red" usa il suo soprannome da bambino e Fred scatta.

Cerco di fermarlo ma è veloce e la afferra per la gola, tirandola su e premendola contro il muro vicino al letto. "Non osare" Sibila.

"Fred!" Gli afferro un braccio ma lui non molla la presa. "È già messa male, vuoi peggiorare la situazione?"

"Fanculo James" Mi parla ma guarda Emory negli occhi. "Non le permetterò di farci ancora del male, cazzo, non siamo piu i tuoi cagnolini, Nott" le sibila contro. "L'ultima volta ci hai quasi uccisi, hanno quasi ucciso James. Non ci hai amato abbastanza se vuoi rifarlo, se vuoi metterci ancora in pericolo"

Emmy tira su con il naso - per fortuna riesce a respirare. "Non ho nessuno" sussurra. "Non ho nessuno, Fred, non so dove andare. Mi sono messa a correre, ho corso e corso, e improvvisamente mi sono ritrovata qui, ho bussato alla porta e James mi ha portato dentro" scuote la testa. "Non l'ho fatto apposta. Volevo solo un posto sicuro dove morire!"

Mi paralizzo e così fa Fred - la sua mano attorno alla sua gola si ammorbidisce, ora la tiene e basta.

"Volevo vedervi, un'ultima volta" singhiozza e allunga le braccia a circondare il corpo di Fred.

Lui deve essere ancora sorpreso, addolorato come mi sento io, perchè la lascia fare, ricambia l'abbraccio.

*
Fred's pov

Odora di sangue, ne vedo delle chiazze tra i capelli quando guardo giù, verso il suo viso premuto contro la mia spalla, eppure sento anche il suo profumo, quello stucchevolmente dolce che indossa da quando ha tredici anni, quello che sa di mirtilli e vaniglia - gliel'ho regalato io, la prima volta, e gliel'ho continuato a regalare fino ai suoi ventidue anni, fino a quando non ci ha messi in pericolo, fino a quando la sua famiglia non ha quasi ucciso James.

"Scusa" Singhiozza stringendomi. "Scusami, scusami tanto, volevo solo vedervi, volevo vedervi"

Chiudo gli occhi e mi odio, perchè la sto stringendo, perchè il mio corpo rabbrividisce, perchè sono cinque anni che non la tengo tra le braccia e mi sento come se ne fossero passati mille, invece.

Ci ha quasi ucciso. James è quasi morto, per colpa sua, per colpa mia.

"Lasciami" Sono gelido e lei mi stringe più forte. "Emory. Lasciami"

"No" sussurra. "No"

Guardo James e lui sospira, avvicinandosi e liberandomi dalla stretta di Emmy. La tiene in piedi e la rimette a letto. "Ho preparato la cena. Vuoi lavarti, prima?"

Lei si asciuga le lacrime e geme quando sfiora il livido sulla mascella. È scuro, tanto che fa paura, e voglio uccidere chiunque gliel'ha procurato.

"Fred" la sua voce è flebile e i suoi occhi lucidi quando mi guarda.

Non riesco più a sopportare la sua presenza, quello che fa al mio cuore, quindi mi giro ed esco.

*
Emory's pov

Sento dolore - al corpo, al viso, la ferita sul fianco mi sta uccidendo, brucia e pulsa. Ma soprattutto, sento dolore al cuore.

Quando Fred mi guarda con disgusto, poi si gira e va via, il mio cuore si disintegra in mille pezzi.
Quando James sostiene il mio peso, perchè sono troppo debole per camminare da sola, e mi fa sedere a tavola, in cucina, quei pezzi vanno a fuoco, perchè questo uomo mi sta aiutando, anche se l'ho quasi ucciso, anche se ha una cicatrice al petto che lo dimostra, che dimostra che sono un mostro.

"Grazie" sussurro quando mi mette davanti della zuppa.

L'odore è forte, non mangio bene da settimane, non metto in bocca niente da ieri mattina e so di risultare disperata mentre afferro il pane e il cucchiaio, mentre mangio come se potessero portarmi via il piatto.

"Tieni" James mi passa la sua ciotola. "Se ne vuoi altro dimmi, o prendilo pure, è sul gas. Torno subito, okay?" Chiede e aspetta che io annuisca per andarsene - a parlare con Fred, sono sicura.

Conosco questi ragazzi da quasi vent'anni, ed è così tanto tempo che sembra una vita. Li ho amati, li amo ancora, tanto che non farei niente per metterli in pericolo, tanto che l'ho urlato contro a mio nonno, che voleva spingermi a sposare uno dei suoi vecchi e ricchi amici, un mangiamorte, un criminale.

Sono vecchia, mi ha detto; devo cominciare a fare dei figli, ha aggiunto.
Ed io sono esplosa, e lui mi ha picchiato, così forte che continuo a sentire il sapore di sangue sulla mia lingua, tanto che credevo di morire.

Mi alzo e vado verso il corridoio quando li sento discutere.

"Non la voglio vedere!" Sento Fred sibilare.

"Pensi che io lo volessi, invece?" James è serio, e anche se a me non l'ha mostrato, nella sua voce c'è della rabbia. "Cazzo, Fred, non la vediamo da cinque anni, pensi che il fatto che sia spuntata fuori, dopo quello che è successo, mi faccia piacere?"

Il mio cuore si spezza e mi asciugo delle lacrime.

Hanno ragione. Hanno tutte le ragioni del mondo. Lo so cosa ho fatto, cosa sono, lo so. Non è giusto, non è stato giusto, avevamo promesso, eppure sono le uniche persone a cui ho pensato, l'unico posto dove voglio essere.

Devo andarmene, immediatamente, ma la porta in fondo al piccolo corridoio si apre e Fred mi guarda - fa una smorfia. "Vai a lavarti, Nott" ordina, la voce incazzata. "Poi parliamo" Avanza verso di me e mi supera.

"Fred" sussurro girandomi per guardarlo, poso una mano sul suo braccio e lui si paralizza.

"Non toccarmi" Mi scosta la mano, poi se ne va.

Il dolore al cuore aumenta, è maggiore di quello fisico, mi fa tremare le mani e le ginocchia, mi fa dolere la testa.

"Andiamo, Emmy, ti do un accappatoio" James non mi sorride ma mi parla gentile. Annuisco e lo lascio spingermi in bagno.

*
Fred's pov

"Parla" Ordino.

Emmy tiene la testa bassa, i capelli che le coprono il viso sono umidi e finalmente lo sporco e il sangue è andato via dal suo corpo - ora, indossa dei pantaloni della tuta di James e una felpa che è mia, una felpa che non le ho dato io e che James deve aver preso dal cesto dei panni puliti.

Valuto i danni sul suo volto, i lividi sulla mascella e sullo zigomo sono sempre più scuri, e il suo labbro è rotto. Odio vederla così, odio che qualcuno le abbia messo le mani addosso, odio il modo in cui mi sento, la voglia di distruggere tutto solo perchè qualcuno le ha fatto del male.

"Parla, Emory" ripeto fissandola dall'alto, io in piedi e lei seduta sul divano. "Hai infranto il nostro giuramento per venire qui, ora apri quella cazzo di bocca e ci dici tutto! O vuoi tornare da tuo nonno? Vuoi che questa volta ti uccida?" Sibilo, alzando la voce, e lei sussulta, scuotendo la testa e asciugandosi delle lacrime. "Smettila di piagnucolare e parla"

"Ho detto no" Sussurra tirando su con il naso. "Ha detto che sto diventando vecchia, che vuole degli eredi" Vecchia? Ha solo ventisette anni.

"Non ha...?" James sgrana lo sguardo e chiede quello che volevo chiedere io, se quell'uomo l'ha stuprata.

"No" Emmy scuote la testa. "Vuole solo darmi ad uno dei suoi amici"

"Hai detto no, e ti ha picchiata" Dico piano.

Le sue labbra tremano mentre annuisce. "Ho detto che non potevo sposare qualcuno che non amavo" sussurra. "Mi ha detto che non ho un fidanzato e che sto rifiutando tutti, quindi avrebbe deciso lui con chi mi sarei messa"

La guardo con attenzione. "E allora?" Chiedo. "Hai sempre fatto tutto per la tua famiglia, cosa ti trattiene da fare anche questa cosa?"

Non ha lottato per noi, cinque anni fa, perchè lotta adesso?

Emmy alza gli occhi e guarda prima me, poi James. Scuote la testa. "Non posso"

"Lo dici sempre, dici sempre che non puoi" Sibilo. Sono così incazzato, vorrei ucciderla, perché ci sta mettendo ancora in pericolo, sta mettendo Jamie in pericolo. "Tutti hanno una scelta, sono stufo di sentirti dire che non ce l'hai"

"Non ce l'ho" sussurra. "Non capisci"

Mi fa impazzire. "Non capisco? Certo che non capisco! Tu non ci dici niente. Abbiamo scoperto che la nostra ragazza era una mangiamorte quando tre uomini con una cazzo di maschera ci hanno rapiti!"

Emmy sussulta e scuote la testa. "Cosa potevo dirvi? Cosa Fred? Voi che avete la famiglia perfetta! Non avreste capito" Alza la voce e rivedo la mia Emmy, quella che è stata mia amica, poi qualcosa di più, quella che conosco da quasi due decenni.

"Hai nascosto quel cazzo di tatuaggio per anni!" Sibilo. "Ce l'hai nascosto per anni, Emmy, anni! E ora torni da noi, dopo che ci avevi giurato che non ci sarebbe successo nulla, che ci saresti stata lontana, e vuoi che ti proteggiamo"

"Non voglio protezione, volevo solo vedervi" voleva vederci prima di morire - credeva di morire! La cosa mi fa impazzire.

"Ci hai visto, ora vattene!" Indico la porta.

"Fred!" James mi guarda serio.

Ha il cuore tenero, l'ha sempre avuto, soprattutto per Emmy. Non riesce a cacciarla e non riesce a mostrarsi incazzato con lei, anche se so che lo è, lui è capace di stare tranquillo, di non impazzire. Io, invece, mi sento la testa pulsare e vorrei urlare.

"Quanti giorni ti servono?" Le chiede. "Due, tre?"

Emory tira su con il naso e si asciuga il viso con le mani. "Non lo so" sussurra. "Deve calmarsi, poi posso tornare"

Vuole tornare! L'ha quasi uccisa di botte ma lei vuole tornare. "Vattene" Dico.

Emmy mi guarda - gli occhioni marroni lucidi e arrossati, il livido nero sul viso e il labbro rotto. "Volevo solo vedervi" sussurra, ripete quello che ci ha già detto. "Me ne vado" fa per alzarsi.

"Stai seduta" Le ordina James, il tono serio ma morbido, perchè non è capace di essere cattivo con lei. Emmy si siede. "Fred" mi si avvicina e mi afferra per un braccio, portandomi un po' più in là.

Mi guarda e so già cosa vuole dirmi. "No"

"È ferita e non ha nessuno" Sussurra lanciandole un'occhiata. "Non farà del male a nessuno, okay? Facciamo degli incantesimi protettivi alla casa e nessuno verrà a farci del male" I suoi occhi marroni sono seri e si tira su gli occhiali con un dito. "Lo so cosa pensi, so che ci ha fatto tanto male, ma è sola e ferita, okay? Non starà tanto, solo qualche giorno, il weekend, così possiamo tenerla d'occhio"

Lo guardo e lui guarda me. Esamino il mio amico, mio cugino e come un fratello per me - osservo i suoi occhi seri, la postura rigida e la mascella serrata, che mostra che questa situazione per lui non è tanto tranquilla come fa sembrare.

Guardo Emmy, che ci fissa dal divano. "Due giorni" Le dico guardandola. "Due, Nott, non un minuto di più. Sabato e domenica"

Emory mi guarda. "Grazie" sussurra.

"Non lo faccio per te, lo faccio per lui" Le dico facendo un cenno verso James. "E giuro su Godric, Emory, se ci accade qualcosa, se gli accade qualcosa, tu sei morta"

Annuisce. "Se vi succede qualcosa, mi ucciderò con le mie stesse mani."

È seria ma non ci casco, non mi fido di lei e non mi fido delle sue parole, non più.

*
James' pov

Emmy si sta pulendo la ferita sulla coscia, i pantaloni per terra e il bordo della felpa tra i denti. La guardo, guardo i tatuaggi che le percorrono la gamba nuda, osservo l'inchiostro intricato che non aveva, cinque anni fa.

"Cosa è?" Chiedo.

Lei alza la testa e mi guarda. Lascia andare la felpa prima di parlare ma torna a fissare la sua coscia. "Rami" risponde. "Il platano" specifica, coprendo la ferita con una garza e poi rimettendosi i pantaloni.

"Il platano" mormoro guardandola. "Davvero?"

Il platano. Cazzo.

"Sì" risponde a denti stretti.

"Perchè?" So il perchè, voglio che me lo dica lei.

"È importante, per noi" Mi guarda seria. "Volevo qualcosa di indelebile, qualcosa che mi avrebbe ricordato di voi per sempre"

Il platano. Il nostro posto.

"Emmy" sussurro.

"Lo so" risponde senza che abbia dovuto dire niente. "Me l'hai chiesto, ti ho risposto" Lancia uno sguardo a Fred, che passa davanti alla porta della mia stanza, e la tristezza le spegne il viso. "Ha ragione" borbotta. "Dovrei andarmene, ma sono egoista e voglio stare con voi, almeno questi pochi giorni"

Ho la mente annebbiata, sono così confuso, su cosa provare, su cosa fare con lei.

La devo odiare, vero? Devo. Mi ha quasi ucciso. Suo nonno ha quasi ucciso me e quasi ucciso lei. Ho una cicatrice a provarlo, ho gli incubi delle urla di Emmy a dirmi che non è stato tutto un sogno. Ho Fred, che ogni tanto mi guarda come se potessi scomparire da un momento all'altro, perchè si sente in colpa, per non avermi salvato.

Eppure non la odio. È così assurdo, sono pazzo, ma non la odio, l'ho amata troppo, non posso odiarla.

Ho bisogno di pensare lucidamente. "Stai con Fred, okay? Vai in sala e stai con lui, io devo uscire" le dico.

Lei mi segue fino al salotto. "Dove vai?" Chiede.

Fred ci guarda, quando entriamo nel salotto, distogliendo lo sguardo dalla partita di quidditch sullo schermo del televisore. "Dove vai?" Mi fa la stessa domanda ed io scuoto la testa.

"Ho una cosa da fare, torno dopo. Non uccidetevi"

"Portatela dietro" Dice Fred scocciato. "Tu la volevi con te, tu te la trascini dietro. Non farò da babysitter"

Emmy sembra ferita e mi guarda, gli occhioni da cucciolo bastonato. Torno a guardare Fred. "Ho bisogno di un momento" gli dico.

Ho bisogno di respirare e di parlare con mio padre. Lui saprà cosa dirmi.

Il mio migliore amico sospira. "Metti il culo sul divano, Nott, e se mi parli, avremo un problema"

Emmy mi guarda ancora, sposta lo sguardo da me a Fred, poi si va a sedere sul divano, ad una buona distanza da lui.

"Grazie" gli sussurro. "Torno presto"

*
Emory's pov

James se ne va ed io lancio un'occhiata a Fred. Ha i piedi sul tavolo e guarda la partita di quidditch sullo schermo.

"Non è la tua squadra" Dico piano.

Mi ignora, ma vedo le sue spalle irrigidirsi.

"Sei passato ai Puddlemere, giusto?" Chiedo.

Ora, ottengo una reazione.
Fred gira il viso e mi fissa, gli occhi azzurri incazzati. "E tu come fai a saperlo?"

Sgrano lo sguardo e stringo le labbra, maledicendomi per averlo detto. "L'ho visto sul giornale" dico in fretta.

Assottiglia lo sguardo e mette giù i piedi dal tavolo. "Non è ancora ufficiale" si sporge verso di me. "Come fai a saperlo, Emory?"

Distolgo lo sguardo e alzo le spalle. "Vi tengo d'occhio" Rispondo borbottando.

"Ci segui" Fred mi fissa, lo sento, e il suo tono è accusatorio, come se avessi fatto qualcosa di male. "Ci segui da cinque anni, Emory?"

"Ogni tanto" Ammetto guardandolo in faccia. "Abbastanza per assicurarmi che stiate bene. Sai, non posso chiedervelo e basta, quindi devo fare da sola"

I suoi occhi sono fissi nei miei, non distoglie lo sguardo e mi fa sentire stupida.

Quando il suo telefono suona, sono grata, perchè quelle iridi azzurre mi hanno lasciato ed io posso respirare.

"Dimmi" Risponde. Ascolta e la sua espressione si fa preoccupata. "Stai lì, arrivo"

"Cosa è successo?" Chiedo confusa.

Mi guarda, stringe i denti con rabbia. "Devo andare da un amico" Aggrotta le sopracciglia. "Mettiti le scarpe, non posso lasciarti qui"

Sbatto le ciglia, presa alla sprovvista, ma mi metto le scarpe come mi ha detto di fare. "Qualcosa di grave?" Chiedo piano.

"Prendiamo la moto, facciamo prima ed è un quartiere babbano" dice ma non sono sicura lo stia dicendo a me. "Tieni, mettiti questa" mi da una giacca. Quando la indosso capisco che è una delle sue, perchè ha il suo odore.

Lo seguo fuori dal condominio, poi in garage. "Guidi ancora" dico guardando le sue moto sportive, accanto alle scope migliori in circolazione.

Fred adora entrambe, lo fanno sempre sentire libero. Sono contenta che guidi ancora, che ne abbia fatto una carriera e un hobby.

Mi ignora totalmente. Prende un casco dall'armadio e me lo tende.
Mi paralizzo, guardandolo. È il mio casco, interamente nero, uno sticker con il logo serpeverde ad un bordo. Me l'ha regalato otto anni fa, quando ha comprato la prima moto e ha deciso che sarei stata la prima persona a salirci, perchè gli avrei portato fortuna.

Fred mi guarda gelido, mi sfida a dire qualcosa. Non lo faccio, lo osservo qualche secondo di troppo ma prendo il casco dalle sue mani senza parlare.

Indossa il suo e poi salta in sella ad una delle tre motociclette parcheggiate - una di quelle è la prima che ha comprato ma non è quella su cui sale.

"Muoviti" Dice ad alta voce. "Non ho tempo da perdere"

Stringo i denti - ogni volta che mi parla così, come se mi odiasse, il mio cuore si spezza, ma salgo dietro di lui.

Mi tengo sulle sue spalle e lo sento sbuffare. "Se cadi dalla moto, non torno a riprenderti" dice. Lo sento bene solo dall'incantesimo sui caschi, che li collegano. "Metti quelle cazzo di mani attorno a me, Emory"

"Non c'è bisogno di essere degli stronzi" Sibilo seria. Gli avvolgo il busto con le braccia e lo stringo forte per dargli fastidio.

Sbuffa ma esce dal garage.

Non monto su una moto da anni. La mia famiglia disprezza ogni babbanaggine e anche se avessi avuto la possibilità, non l'avrei fatto. È una cosa nostra, mia e di Fred.
Bastava poco perchè mi guardasse e mi chiedesse se mi andava di fare un giro. Lo facevamo, per tutta la città, a volte in silenzio, altre chiacchierando, ma ci calmava, lo calmava.

Calma anche me. Mi piace il vento, mi piace la velocità e mi piace tenerlo così stretto.

"Sono dieci minuti, farò in modo che siano cinque, quindi reggiti" Mi dice quando siamo in strada. "È chiaro? Se mi crei problemi, ti rimando da tuo nonno"

"Chiaro" borbotto.

Salazar, odio come mi sta trattando, odio il disprezzo nella sua voce; ma lo capisco. Lo capisco, li ho feriti, tanto, e non potrò mai farmi perdonare, qualsiasi cosa io possa fare, non recupererò mai la loro fiducia. Ne sono consapevole.

Per questo non combatto, non gli rispondo male. Mi ferisce, ma me lo merito.

Gira la testa per lanciarmi un'occhiata, il casco scuro non mi fa vedere il suo viso ma so che mi sta guardando. Annuisco per rassicurarlo e lui parte.

È veloce, zizaga tra le macchine e mi fa sentire come se stessi per volare via, così mi tengo piu stretta che posso e lo seguo nei movimenti.

Siamo lì in pochi minuti. Fred scende, mi smolla il casco tra le mani e poi sale le scale di un condominio.

Lo seguo, perchè è ovvio che lo seguo. "Chi vive qui?" Chiedo correndogli dietro.

Bussa ad una porta e un signore apre. Non avrà meno di settant'anni e guarda Fred con sollievo. "Ragazzo" il rosso lo fissa freddamente.

Questo non è il Fred che ricordo, quello di cui mi sono innamorata. Non è lui. Non lo conosco questo uomo freddo e burbero, che non sorride e non mostra emozioni. Non lo conosco affatto.

Certo, il mio Fred era un po' scorbutico, ma non ci voleva niente per strappargli un sorriso, non ci voleva nulla perchè ti facesse ridere.

"Sylvester" Fred sospira. "Cosa è successo questa volta? Credevo fosse un'emergenza" lo ha spaventato - anche se non lo dice, Sylvester sembra saperlo.

"Ho visto qualcuno oltre il selciato che guardava da questa parte" Sylvester dice. Entra in casa, come se volesse fargli vedere dove.

Fred mi fa un cenno di entrare prima di lui, poi mi segue e chiude la porta. "Metti i caschi qui all'ingresso" dice.

Annuisco silenziosamente e lui mi guarda qualche secondo di troppo, prima di seguire Sylvester.

"Era lì" gli indica, puntando il dito contro la finestra del suo salotto.

"Non vedo niente" Risponde Fred guardando bene. "Forse è stato un uccello, Sylv, e ti sei sbagliato"

Sylvester lo guarda, poi torna a fissare fuori dalla finestra. "Forse" borbotta. "Vuoi un te?" Chiede. E finalmente mi scorge. "E questa bella signorina?" Chiede sorridendo. "È la tua ragazza?"

Fred sospira e mi si avvicina. "Sì, è la mia ragazza" dice secco. "Prendiamo del te, grazie Sylvester"

L'uomo annuisce, poi mi fa un altro sorriso e va in cucina. "Chi è?" Sussurro a Fred. "Perchè gli hai detto che sono la tua ragazza?"

"Quando facevo l'auror, Sylvester ha subito una rapina" Dice freddo. "Sono intervenuto perchè ero vicino ma il ladro ha ucciso sua moglie tentando di scappare" Mi si spezza il cuore. "Ora ha la demenza e ogni tanto gli sembra di vedere qualcuno fuori dalla finestra o di sentire dei rumori in casa e mi chiama"

"Gli hai dato il tuo numero?" Chiedo sorpresa.

Fred è una persona rigida nel lavoro, non lo mischia con la sua vita personale. Mi sorprende sapere che ha un legame così stretto con una ex vittima.

"Non ha nessuno" risponde.

Annuisco. "È carino da parte tua"

Fred mi guarda ed è come se si ricordasse improvvisamente che mi odia, perchè il suo sguardo si indurisce e si allontana da me. "Siediti sul divano. Prendiamo il te e ce ne andiamo"

E così facciamo.
Mezz'ora dopo siamo ancora sulla moto. Ora, però, non siamo di fretta e Fred guida con calma verso casa.

"Scusa" sussurro nel casco. Lui si irrigidisce ma non dice nulla. "Ho passato ogni notte degli ultimi cinque anni a pensare a quello che è successo, a odiarmi. Capisco perchè mi odi, Fred, lo capisco"

La motocicletta fa rumore mentre accelera, come se avesse bisogno di uno sfogo. "Non ti perdono" dice secco.

"Capisco" sussurro. Vorrei piangere ma l'ho già fatto abbastanza nelle ultime dieci ore e mi trattengo.

"Bene"

Guardo il cielo scuro, sperando che questo viaggio finisca un fretta ed io possa chiudermi nel bagno e stare da sola, ma vedo un luccichio, un luccichio che poi identifico come una scopa.

La seguo per un po' e, anche se fa molto per essere discreta, la noto. "Ci seguono" dico a Fred. "Una scopa è sopra di noi"

Fred alza lo sguardo, o suppongo che lo faccia, poi annuisce. "Sono due" mi informa. "Amici tuoi?" Chiede.

"Qualcuno mi ha visto nel quartiere di Sylvester?" Chiedo. "Mi stanno cercando, è possibile"

"Cazzo" Fred accelera. "Tieniti, li seminiamo"

Obbedisco e lui va così veloce che scommetto che abbiamo fatto almeno una decina di effrazioni. Eppure, non le seminiamo e, anzi, chiunque siano i due uomini sulle scope capiscono di essere stati scorti e decidono di fregarsene, abbassandosi sul traffico babbano.

Sento qualche urlo e delle macchine che si scontrano tra loro. "Merda" sussurro abbassando la mano a prendere la bacchetta nella giacca.

"Smaterializzati" Dice Fred. "Compari in casa. Ti raggiungo quando riesco a perderli"

Fisso la sua nuca e cerco di capire cosa mi ha appena detto. "Sei impazzito?"

"Vogliono te, quindi te ne devi andare" Fred insiste.

Urlo quando per poco non ci fa finire contro un'auto che lui evita per un soffio. "No" Urlo. "Entra nel parcheggio, li seminiamo lì" Dico inclinandomi verso un parcheggio al coperto di un supermercato.

"Merda Emmy, smaterializzati!" Mi urla.

Le scope ci seguono e qualcuno ci lancia un incantesimo oscuro - Fred lo evita, zizagando con la moto così che sia più difficile prenderci.

"Tu guida e basta, me ne occupo io" mi tengo a lui con una mano sulla sua spalla mentre giro il busto e lancio degli incantesimi di attacco.

Uno dei miei incantesimi ne colpisce uno che cade giù dalla scopa, direttamente sul pavimento.

Mio nonno deve essere incazzato se ha dato ordine di catturarmi. Vuol dire che devo sparire per un po', più di qualche giorno.

"Stai bene?" Mi urla Fred.

"Ne manca uno" Rispondo.

Gira la testa e guarda verso la scopa, poi annuisce. "Ce l'ho. Distrailo" Accelera ed io obbedisco.

Lancio incantesimi su incantesimi, tentando di prenderlo, ma l'uomo è veloce, perchè li schiva e si protegge da tutti.

"Tieniti forte, sto per frenare" Mi richiama Fred.

Avvolgo un braccio intorno al suo petto e premo il casco contro la sua schiena in tempo per una frenata brusca e inaspettata che fa finire il nostro mangiamorte dritto contro il muro di fronte a noi. La scopa cade e così lui, che sbatte il corpo contro una macchina e poi contro il marmo del pavimento.

L'uomo tenta di rialzarsi ma io lo colpisco con uno stupeficium e lui torna giù.

"Lo conosci?" Chiede mandando un patrono.

"Non conosco tutti gli uomini di mio nonno, Fred" Dico seria, odiando il tono d'accusa con cui mi ha parlato.

Degli auror si smaterializzano in mezzo a noi due secondi dopo. Fred gli spiega cosa è successo, escludendo la parte in cui io stessa sono una mangiamorte. Ma non scende dalla moto, e neanche io lo faccio. "Noi dobbiamo andare, sono sicuro potete prendervene cura" dice alla donna davanti a noi.

"Dovrete venire in centrale per testimoniare" afferma lei.

"Vengo lunedì, ma ora ho bisogno di portarla a casa e calmarci" Lancio un'occhiata alle sue mani sul manubrio e, anche se le tiene strette, posso vederle tremare.

L'adrenalina è alle stelle, sia in me che in lui, e so che sto tremando anche io.

"Allora la aspetto lunedì mattina. Se vi serve un medi-mago lo posso chiamare" L'auror sembra preoccupata ma Fred scuote la testa e finalmente possiamo andarcene.

Il rosso guida come un pazzo, come se avesse bisogno di tornare a casa, quindi non dico nulla e mi stringo a lui.

"Cazzo" Fred smolla la motocicletta nel garage e si toglie il casco, buttandolo in malo modo nell'armadietto. Io mi tolgo il mio con calma, nonostante le mani tremanti e il cuore che batte frenetico nella mia cassa toracica.

"Stiamo bene" dico, tentando di stare calma.

Fred mi guarda e si avvicina di un passo. "Cazzo, Emmy. Ci hanno quasi ucciso! È per questo che ho lasciato gli auror. Non riesco..." prende un grosso respiro. "Devo sedermi" e lo fa per terra.

Mi preoccupa a morte e mi chino su di lui. "Hai un attacco di panico? Dove sono le tue medicine?" Chiedo. "Le vado a prendere"

Scuote la testa e fa dei grossi respiri. "Non le prendo più" dice. "Lo so gestire"

"Perchè non le prendi più?" Chiedo sedendomi davanti a lui. Gli prendo le mani tra le mie e le stringo, tentando di calmarlo.

"Perchè cinque anni fa sono quasi morto e i primi mesi dopo quell'esperienza ne ero diventato quasi dipendente. Avevo bisogno degli ansiolitici per calmare gli incubi e tutto il resto" mi fissa, come se volesse che capissi che è colpa mia - lo so, lo so che è colpa mia.

Mi porto le sue mani alla bocca, gliele bacio. "Scusami" sussurro baciandolo ancora. "Scusa, scusami così tanto."

Fred si riprende. Toglie le mani dalla mia presa e si alza in piedi.

È ancora agitato e si preme i palmi sugli occhi, sfregandoseli. "Vattene in casa" Ordina serio. È fuori di se, l'adrenalina ancora nelle vene, non posso lasciarlo da solo.

"No" dico. "Devi calmarti"

Devo calmarmi.
Ho centinaia di pensieri in testa, centinaia di parole, ricordi. Mi sento il cuore impazzire, mi sento come se potessi correre chilometri senza sentirne il minimo peso.
Ma mi sforzo, per lui, che ha problemi con il panico e l'ansia.

"Devo calmarmi?" Fred lascia cadere la braccia lungo i fianchi e mi fissa come se fossi io quella impazzita. "Ho passato gli ultimi cinque anni tentando di riprendermi da un trauma che tu mi hai causato! Ci avevi promesso che non ci avresti creato altri problemi, invece eccoti qua! Ci hanno quasi ucciso, Emory, te ne rendi conto?"

Mi fa incazzare. Odio che abbia ragione ma mi fa ugualmente incazzare. "Pensi che io abbia una minima scelta!?" Gli urlo contro. "Pensi che se potessi, non sarei fuggita anni fa? Non starei con voi?"

"No!" scuote la testa. "Se ci avessi amato, ci avresti detto la verità!"

Faccio una risata amara. "Non volete veramente la verità" Nessuno la vuole, vogliono tutti una bella bugia, ma la realtà è diversa, soprattutto per quelli come me.

Fred sembra ancora più arrabbiato. "Non ti sei mai fidata di noi, non ci hai mai amato, è per questo che ci hai mentito!"

Salazar, perchè non capisce? "Vi ho mentito perchè ero terrorizzata, Fred, vi ho mentito perchè avevo paura, perchè sono una codarda e non volevo lasciarvi.
Cosa avrei dovuto dirvi? Hey, ragazzi, mio nonno mi ha inciso il marchio nero sul braccio e ora sono una cazzo di mangiamorte?"

"Sì, esattamente quello, Emory!" mi sta urlando contro e lo odio, non mi hai mai urlato addosso, mai. Mi sento pulsare la testa e una goccia di sudore mi scivola sulla tempia - non mi sento tanto bene.

"E cosa avresti fatto? Cosa avreste fatto tu e James, appena ventenni, occupati a decidere della vostra vita?" Urlo. "Cosa avrei fatto, io, dopo avervi rovinato il futuro?" mi poso una mano sul fianco, dove sento la ferita pulsare, mi fa male da ore ma il dolore non fa che aumentare.

Fred abbassa lo sguardo sulla mia maglietta - i suoi occhi si sgranano e si avvicina di scatto, mi afferra per un braccio. "Si è aperta?" Chiede scostandomi la giacca e tirando su il bordo della tshirt. C'è un po' di sangue sulla benda che mi copre il fianco.

Albus mi ha ricucito ma non avrei dovuto fare movimenti bruschi, non dovevo combattere e sicuramente non dovevo agitarmi. "Non è nulla" Faccio un passo indietro ma lui non mi lascia andare.

Mi fissa, i suoi occhi nei miei, e non distolgo lo sguardo. "Avremmo fatto qualcosa, Emmy, perchè ti amavamo e non potevamo vivere senza di te" la sua voce è un sussurro. Scuote la testa. "Ma tu non ti sei fidata, non ce l'hai detto, ci hai messo in pericolo.
Hai rovinato tutto"

"Non ho avuto scelta" Ripeto. Non ne ho avuta.

"Tutti ne hanno, tu hai solo deciso che non potevamo proteggerti"

"Non potevate"

Stringe i denti. "E ora? Ora possiamo?" Chiede serio. "Ora va bene, Emmy? Mh?"

"No" scuoto la testa. "Non potete neanche ora."

"Perchè?"

Mi bruciano gli occhi, vorrei piangere. "Non potete salvarmi, 'Red, nessuno può"

Contrae la mascella, vedo il muscolo pulsare e so che è arrabbiato. "Vai in casa" ordina.

Guardo confusa il garage - non mi vuole raggiungere?. "Non vorrai uscire ancora" guardo preoccupata la moto.

È troppo agitato per fare un altro giro e nulla mi assicura che non ci sarà un altro degli uomini di mio nonno pronto a seguirlo ancora.

"Vai in casa, Nott" ordina. "O ti ci porto io"

Incrocio le braccia al petto. "Non puoi salire in moto" Dico seria. "Puoi essere incazzato con me, ma dove posso vederti"

Contrae la mascella e i suoi occhi danzano sul mio viso. "Ti importa?" Chiede facendo uno sbuffo sarcastico. "Potrei morire ora e ti farei un favore, giusto? Farei un favore a te e alla tua famiglia di mangiamorte!"

Mi ferisce, anche se è la verità.
Mio nonno mi ha punito, molte volte, quando sono fuggiti da Nott Manor, quando li ho aiutati a scappare.
Ma nè James, nè Fred, ci hanno mai traditi, non mi hanno mai denunciato, mai, perchè sapevano i rischi che correvo, e hanno deciso di proteggermi, anche se li ho quasi uccisi.

"Sono scappata!" Strillo. "Sono scappata perchè non volevo sposare nessuno, non posso stare con nessuno dopo di voi, perchè pensi che non ti ami? Perchè pensi che io abbia avuto scelta? Mi conosci!"

Sorride, in un modo cattivo che fa dolere il mio cuore. "Ti conosco? Davvero?" Chiede.

"Mi conosci" sussurro, sento le mie labbra tremare ma non posso farci niente. "Mi conosci, sai che quello che mi hai detto mi ha spezzato il cuore, e sai che ogni volta che mi guardi con odio è come se me lo calpestassi" Mi fissa ma lo vedo, dai suoi occhi, che quello che sto dicendo lo colpisce. "Come io conosco te"

Mi fissa, il suo sguardo mi percorre il corpo e si ferma un secondo sulla mia felpa. Aggrotto le sopracciglia mentre lui spalanca le palpebre. "Sei pallida" Mi fissa e allunga la mano per alzarmi il tessuto e vedere la ferita. "Sanguini"

È grondante, devo aver rovinato i punti. "Non è niente" Mormoro.

"Non è niente? Hai uno squarcio sul fianco, non so neanche come fai a non svenire"

"Ho avuto di peggio" mi scappa dalla bocca, non volevo dirlo, non ci ho pensato, e gli occhi di Fred si adombrano. "Possiamo andare dentro?" Chiedo, tentando di calmare la tensione tra di noi. "La devo pulire"

*
Fred's pov

Di James non c'è traccia mentre entriamo in casa ma non ne sono sorpreso, ha i suoi momenti e so che aveva bisogno di respirare. Conoscendolo, sarà andato dalla sua famiglia, dallo zio o da Lily, quei due riescono sempre ad aiutarlo, sono praticamente identici.

Emmy perde sangue, tanto, e devo ricucirla prima che faccia infezione o si apri ancora di più.

Quindi non ci penso troppo e, una volta arrivati in bagno, la afferro per i fianchi e la isso sul ripiano del lavandino. Lei sussulta ma non dice nulla e mi lascia fare.

Mi preoccupa, mi preoccupa il suo silenzio, il sangue sulla mia felpa e il fatto che è così leggera che devo misurare la mia forza, per non farla volare via. Mi preoccupano le ossa che sento e il sussulto che fa.

Emmy non è mai stata così magra. Prima stava meglio, era più morbida, ma ora ha l'aspetto di una che mangia poco e niente. Che cosa ha passato in questi ultimi cinque anni? Cosa le è successo?.

"Te la cucio io, togliti la maglietta" ordino.

Non devo preoccuparmi. Non posso. È colpa sua tutto questo, poteva salvarsi, sceglierci; è stata con la sua famiglia, con suo nonno.
Eppure non riesco a fregarmene del tutto, non ce la faccio.

Lei mi guarda, poi con lentezza - e con il braccio del fianco buono - si toglie la felpa, mostrandomi che non indossa nulla sotto. Sussulta quando guarda la ferita. "Si è riaperta" dice in un sussurro.

Non riesco neanche a vedere i punti, tanto è il sangue che è uscito. Il giro in moto e il duello con i mangiamorte l'hanno riaperta.

Bagno un asciugamano e la pulisco, poi la ricucio. Ho imparato a mettere i punti in accademia, ho fatto un corso specifico per le ferite. Ho usato quegli insegnamenti, quando ero auror, ma ora che sono un giocatore di quidditch professionista non mi servono più.

Lei resta in silenzio, mi lascia fare, e quando ho finito, mi ritrovo a guardarle il petto e le costole che si vedono bene. "Tuo nonno non ti nutre?" Chiedo alzando lo sguardo e incrociando il suo.

Emmy contrae la mascella. "Questi mesi sono stati difficili" risponde secca.

"Tanto che non mangi?" Chiedo ancora.

Emory abbassa la felpa e guarda le sue ginocchia. "Gli piace dare punizioni ed io non ho fatto bene alcuni lavori, ultimamente"

Lavori.
Come se non ferisse le persone, come se non rubasse e chissà che altro per la sua famiglia.

È lo stesso lavoro che ci ha detto che aveva, anni fa. Aveva detto azienda di famiglia, e noi non abbiamo discusso, nessuno le ha detto nulla, ma sia io che James pensavamo all'impero dei Nott, eravamo convinti lavorasse nell'ufficio di suo nonno. Invece, la nostra Emmy picchiava e spaventava, e quando ci diceva che era l'addestramento di difesa che le portava tutti i lividi e le ferite che aveva, noi le credevamo.

Siamo stati così stupidi, così innamorati che non mettevamo in discussione alcuna parola. Certo, litigavamo, a volte non ci parlavamo per giorni, ma per delle sciocchezze, mai abbiamo pensato che stesse tradendo la nostra fiducia.

"Quello non è un lavoro" Dico serio.

Sono arrabbiato, sono sempre arrabbiato negli ultimi anni, ma averla davanti a me, che mi dice queste cose, alimenta quella rabbia, come benzina sul fuoco.

Ma Emmy non abbassa lo sguardo, non si finge dispiaciuta o in colpa, mi fissa, gli occhi più seri dei miei. "Lo è, per me" dice. "Se faccio bene un lavoro, posso mangiare, dormire, vedere..." si tappa la bocca, stringendo le labbra prima di dire qualcosa di troppo, come se non avesse voluto rivelare quell'informazione.

Non sono più un auror, ma lo sono stato per diversi anni, quindi la fisso gelido. "Vedere chi?" Deve essere una persona, nessun oggetto o animale vale un lavoro così.

"Nessuno"

Mi spinge e fa per scendere giù da ripiano, ma la fermo e le afferro la vita, tirandola su e mettendola delicatamente a terra. Ha una gamba mal messa e un fianco ancora più rovinato, saltare, anche se di pochi centimetri, potrebbe aprirle i punti o fare danni.

"Chi, Emmy?" Chiedo senza togliere le mie mani dai suoi fianchi. "Chi? Tua madre?" So che suo padre è morto poco dopo la sua nascita - i giornali hanno detto che è stato un infarto, ma ora che so che Emmy è una mangiamorte mi chiedo se è la verità. "Tua madre sta bene?" So che è malata da anni, un cancro iniziato nel fegato che si è poi allargato su altri organi.

Distoglie lo sguardo. "Non sono affari tuoi" dice. "Non immischiarti, continua ad odiarmi come prima"

La fisso. Conosco quegli occhi, nonostante mi abbiano mentito per anni, e so decifrare il suo viso, ora che tutte le maschere sono cadute. "Ti ricatta con tua madre" dico serio - non è una domanda, non glielo sto chiedendo. "È malata, e ti permette di vederla solo quando fai quello che dice"

Emmy abbassa la testa, la scuote, e quando torna a guardarmi sembra la tigre che è sempre stata, la ragazza dura e coraggiosa che ho amato a lungo. "Non. Sono. Affari. Tuoi" mi spinge e sono costretto a lasciarla andare. "Non ti intromettere, Fred, non osare intrometterti! Ho fatto cose orribili, e non ho paura di farne ancora, per proteggere la mia famiglia"

Mi sta minacciando?.

"Prego" allargo le braccia. "Torturami, uccidimi" sibilo. "Vuoi fare questo gioco? Coraggio, fallo, perchè sai che sarà la prima cosa che dirò a James appena lo vedrò, e sai che lui non si arrenderà, se saprà la verità"

I suoi occhi sono senza paura, duri e implacabili, come se fosse pronta a lottare con unghie e denti. "Non glielo dirai" ordina.

"Quindi è vero" Dico serio. "Ti ricatta"

"Chi?"

Io ed Emmy ci paralizziamo ed entrambi giriamo la testa verso la porta aperta del bagno.

James ci fissa, confuso. "Chi ti ricatta?" Chiede gelido.
Ha l'espressione grave, una ruga tra le sopracciglia. Sembra stanco, non arrabbiato, lui non sembra mai arrabbiato, anche se sta morendo dentro, James non mostra la sua furia a nessuno, a nessuno tranne che a me.

Guardo giù, verso Emory, e la fisso in attesa. "Glielo dirò io, se non lo fai tu. Vogliamo l'intera storia"

Le labbra di Emmy tremano leggermente quando ricambia il mio sguardo, i suoi occhi si spostano da me a James. Tira su con il naso e scuote la testa. "Statene fuori" dice e la sua voce non è più quella dura che ha usato con me fino a pochi secondi fa, ci prova, ma le sue emozioni hanno il sopravvento e la paura e la tristezza sono intrise nel suo tono e nella sua espressione.

"Emmy" James si avvicina, le sfiora un braccio e lei si scioglie, spingendosi contro di lui e abbracciandolo.

James mi guarda confuso e ricambia l'abbraccio.

"La ricatta con sua madre" lo informo. Emory sembra premersi più nell'abbraccio.

"Come?"

*
Emory's pov - 6 anni prima

"Hai una faccia" Fred mi prende in giro, quando entro in salotto.

James gira il collo per guardarmi, dal divano, e mette in pausa il videogioco a cui stavano giocando. Il livido sulla sua guancia è ancora viola, ma sta andando via - gli addestramenti sono duri ed entrambi ne portano i segni.

"Che succede?" Jamie si sposta per farmi spazio tra di loro ed io mi siedo.

"Sono contenta di essere a casa" sussurro abbracciando Fred, quando mi tira fino a quando non sono tra le sue gambe.

Sono così contenta di essere a casa, nel mio posto sicuro - con loro.

Lo sento, che si guardano confusi, ma non posso metterli in mezzo quindi dovrò mentire, ancora.

"Mia mamma ha avuto una piccola crisi, ma ora tutto apposto"

Non è vero. Mamma non sta bene, ma è stabile.

"Oh amore" James mi prende la mano e posa la sua libera sulla mia schiena; Fred mi stringe più forte.

"Voglio solo essere tenuta un po', okay?" Chiedo sfregando il naso sul collo di Fred. Lo sento sospirare, poi darmi un bacio sulla testa.

*

"Basta con le cazzate, Emory, fallo" Nonno mi fissa, gli occhi scuri cattivi, pieni di ira.

È arrabbiato, con me, perchè non voglio uccidere questo uomo.

"Non voglio" Scuoto la testa, la mia bacchetta puntata verso l'uomo per terra, un uomo colpevole di aver tradito mio nonno, l'associazione criminare che ha creato dopo la morte di Voldemort, mangiamorte e mafiosi pronti a tutto pur di guadagnare.

"Uccidilo, o farò una visitina a quel Potter e quel Weasley che ti ostini a frequentare"

Lo guardo negli occhi. "Non osare" sibilo.

"Allora fa quello che ti dico"

"Non posso" scuoto la testa.

Non posso. Non posso farlo, non posso prendere una vita.

"Andate a prendere Fred Weasley" Dice fissandomi - i suoi uomini si mettono sull'attenti.

"No" strillo.

"Preferisci uccidere questo traditore, o guardare morire Fred Weasley? È a casa ora, ha ordinato una pizza e ti sta aspettando, è solo" Nonno sputa fuori una quantità di dettagli che mi terrorizza.

Scuoto la testa e piango, mi sento morire, voglio morire. "No" sussurro.

"UCCIDILO!" urla, la sua voce rimbomba per la stanza. "ORA"

Allora lo faccio e vedere gli occhi scuri di questo uomo, una persona che potrebbe essere mio padre, spegnersi, mi fa piangere più forte.

"Vuoi vedere tua madre, Emory?" Nonno mi fissa negli occhi, sta attento ad ogni mia mossa. "Vuoi che James Potter e Fred Weasley vivano?" Sto zitta, in silenzio, e lui si incazza. "Rispondi!"

"Sì" mormoro.

Non ho mai ucciso nessuno, non ho mai voluto uccidere nessuno - il mio cuore scoppia e le mie mani tremano.

"Allora dammi il braccio"

Vorrei urlare. Vorrei piangere e dire di no. Non era così che volevo vivere - mentendo ai miei ragazzi, guardando la morte in faccia, uccidendo.

Ma non ho scelta, devo proteggere mia madre, devo proteggere James e Fred, anche a costo di rovinarmi la vita, loro sono più importanti.

Così, gli do il braccio, e il dolore che provo, mentre il marchio nero si incide sulla mia pelle, è sia fisico che emotivo.

*

"Te lo saresti dovuto aspettare" Nonno non sorride mai, ha sempre il viso neutro, ma ora un ghigno compiaciuto storge le sue labbra sottili - lo fa sembrare più inquietante.

A me, invece, viene da vomitare.

"Oddio" sussurro.

"Sono stufo di questi due. Ti distraggono, per colpa loro ti ammorbidisci e i tuoi lavori sono mediocri" Nonno scocca la lingua sul palato.

"No" scuoto la testa e corro da loro.

James e Fred sono svenuti a terra, c'è del sangue che impregna la maglietta del primo e mi preoccupa. Li tiro a me, inginocchiata in mezzo a loro, e faccio di tutto per proteggerli con il mio corpo.

"Avevi promesso!" Sibilo piangendo, non riesco a controllare le lacrime. "Avevi giurato che li avresti lasciati stare, se mi fossi fatta incidere il marchio!"

Stringo le loro teste a me, nonostante le mie dita tra i loro capelli siano tremanti. Devo proteggerli, devo farli andare via di qui, loro non sanno niente e non devono saperne niente.

"Tu sei una di noi, la tua famiglia è più importante, più importante di due ragazzini, di un Potter e un Weasley" Sibila. "Questa storia finisce qui"

Tiro su con il naso e li attiro meglio a me. "No, non farai loro del male, non te lo permetterò"

Nonno fa un cenno ad alcuni suoi uomini, che mi afferrano rapidamente e mi portano via. I miei calci e le mie urla svegliano Fred che ci mette diversi minuti per capire e per tentare di risvegliare James, pieno di sangue.

"Cosa sta succedendo? Jamie!" Fred lo scuote e le successive dodici ore sono le più brutte della mia intera vita - il tradimento nello sguardo dei miei ragazzi mi perseguiterà per l'eternità.

*
Oggi

James profuma di pulito, non è forte e non è aggressivo, è un profumo buono, calmante, e lo stringo più forte a me, come se questo potesse farmi dimenticare della conversazione che devo fare.

È perplesso, confuso, ma mi stringe lo stesso, dopo qualche secondo di blocco. "Emmy" il mio nome, detto con tono dispiaciuto, mi fa scoppiare a piangere.

"Mi dispiace" sussurro. "Mi dispiace così tanto" Mi stacco da lui, guardo Fred, alle mie spalle, e mi inginocchio. "Scusatemi, avrei dovuto proteggervi, dovevo tenervi lontano, e non potrò mai fare nulla per riprendermi la vostra fiducia, mai, lo so"

"Alzati o ti si aprono i punti" Fred mi afferra per un braccio e mi tira su. "Dobbiamo parlare, subito" dichiara.

E dieci minuti dopo sono seduta sul divano, con loro che mi fissano, in piedi davanti a me, le braccia incrociate al petto.

Ed io glielo racconto, dico tutto - di come ho passato l'adolescenza a distrarmi dagli affari di famiglia, a fare di tutto per non tornare a casa. Poi dico loro di come mio nonno ha scoperto di noi, di come mi ha ricattato prima con mia madre e poi con loro. Il viso di James è sofferente quando gli spiego che il tatuaggio l'ho fatto il giorno del mio ventunesimo compleanno.

"Hai passato tutto il pomeriggio chiusa in camera" Dice lui. "Avevamo fatto una torta ma tu ci avevi detto che stavi male, che avevi un virus. Non ci hai voluto vedere per giorni"

"Nove" aggiunge Fred, guardando a terra. "Non ti abbiamo vista per nove giorni"

Se lo ricordano e questo mi fa bruciare il naso.

"Ho pianto tutte le mie lacrime, poi mi sono fatta forza e l'ho nascosto con un incantesimo" sussurro. "Ho fatto quello che mi chiedeva, per mia madre e per voi - se non faccio quello che vuole, vi fa del male."

"Domani chiamo mio padre e ti faccio mettere sotto protezione" Dice James serio.

Scuoto la testa. "Mia mamma..."

"Troveremo una soluzione" Mi interrompe il Potter. "La andremo a prendere"

Mi asciugo le lacrime e scuoto la testa. "Non posso"

Fred mi fissa, gli occhi gelidi. "Non vuoi, intendi dire" la sua voce è talmente fredda che rabbrividisco.

"Non potete tirarmene fuori" dico. "Non potete perchè ne sono immersa fino al collo, Fred, e ho paura, ho paura di morire, ho paura che mia madre muoia, che voi moriate.
Non sapete come è, non si può uscire da una cosa simile, per quanta protezione potete darmi, loro sono più forti" Scuoto ancora la testa e mi tolgo la maglietta. "Ci ho già provato" dico girandomi per mostrare loro la mia schiena.

James sussulta e sento dei polpastrelli sulle cicatrici subito dopo. "Non li avevo visti, Emmy..."

"Ogni volta che provavo a portare via mamma, o sbagliavo qualcosa di importante, lui ne aggiungeva un paio" dico. Mi fa male dirlo ma non dirò più loro bugie, non posso mentire.

"Te li coprivi con degli incantesimi, prima?" Chiede Fred serio.

Abbasso lo sguardo. "Ha cominciato quando vi ho aiutati a scappare"

"Merda" James impreca e batte il pugno contro il lavandino. I suoi occhi cercano quelli di Fred, come sempre quando non sa che fare.

"Dormiamo" Dice il rosso. "E domani mattina ci pensiamo bene, è stata una lunghissima serata"

James annuisce ed io mi rimetto la maglietta. "Puoi stare nel mio letto, io dormo sul divano"

Sto per ringraziarlo e dirgli che dormirò io sul divano ma Fred mi batte sul tempo.

"No" afferma serio. "Dormi con me, devi cambiare la benda e controllare le ferite e sono l'unico ad avere capacità mediche" mi guarda negli occhi - i suoi sono ancora freddi, nonostante quello che ho raccontato loro. "E così ti posso tenere d'occhio" lancia un breve sguardo a James. "Tu sei troppo buono con lei"

Il moro sospira. "Bene, non essere troppo duro, deve riposare"

Fred mi guarda serio, poi si gira ed esce dal bagno. "Muoviti" mi urla dal corridoio.

James mi fa un sorriso calmo. "Buonanotte, Emmy" alza una mano e mi da una carezza sulla guancia, poi se ne va.

Mi affretto a raggiungere Fred, e quando entro nella sua stanza lo trovo intento a mettersi dei pantaloni del pigiama - ha addosso solo quelli.

"Tieni" mi lancia una maglietta, quando mi nota. "Il tuo pigiama"

La afferro e la guardo. "Mi dai dei pantaloni?" Chiedo.

Alza un sopracciglio. "Ora fai la timida?" Chiede, e il suo tono freddo mi fa correre un brivido lungo la schiena, per tutte le ragioni più sbagliate - merda!.

Stronzo arrogante, proprio come lo ricordavo. Sarà diventato più freddo, con gli anni, ma quella è una frase che mi avrebbe detto anche il Fred diciassettenne, magari con un ghigno compiaciuto in viso.

Lo guardo male. "Bene" sibilo, e mi levo i pantaloni di James, ormai sporchi di sangue e sudore, così come la maglietta - mi faccio un incantesimo di pulizia, perché mi sento sporca ma non voglio chiedergli di fare una doccia.

I suoi occhi scivolano sulla benda che copre il mio fianco, poi salgono sul mio seno nudo, perchè non sono solita indossare reggiseni. Stringe i pugni e poi segue con lo sguardo le linee delle mie gambe e i tatuaggi che adornano la mia pelle.

I rami del platano sono il primo tatuaggio che ho fatto volontariamente, mi avvolgono una coscia fino all'anca e spuntano da sopra le mutande nere che indosso. Il secondo tatuaggio è un boccino attraversato orizzontalmente da una bacchetta, linee sottili che formano il disegno proprio sull'altra anca, sopra il bordo degli slip, è piccolo ma significativo.

"È la bacchetta di James" dice Fred, fissando i ghirigori sulla piccola bacchetta, ghirigori che sono su quella del Potter. Lo guardo ma non dico niente e lui storce il naso.

Non lo dice ma so che è consapevole che il boccino è per lui, tanto quanto la bacchetta è per James.

"Non ti bastava il serpente del marchio?" Chiede con una smorfia disgustata, guardando l'animale tatuato intorno al mio braccio destro - è grosso e mi prende la maggior parte dello spazio, fino a posare la testa sul mio polso.

"Quello non lo volevo, questo è per me" accarezzo l'inchiostro del mio serpente - significa forza, rinascita e guarigione, è un desiderio.

*
Fred's pov

Non dico nulla e la guardo mettersi la maglia pulita che le ho dato, poi smette di guardarmi e va verso l'altro lato del mio letto, non la vedo più ma la sento infilarsi sotto la coperta.

Serro gli occhi e, ora che non la guardo più sento tutta la stanchezza addosso, tutta l'angoscia di oggi. Mi passo le mani sul viso e poi tra i capelli. "Merda" sussurro, perdo un po' della mia freddezza. La sento muoversi e apro gli occhi. "Ti sveglierò tra qualche ora, così controlliamo la ferita e cambiamo le bende se è necessario"

Quella ferita del cazzo è l'unica ragione per cui è qui con me, le si é riaperta e ho dovuto ricucirla, ho il terrore si possa infettare.

"Okay" sussurra, la voce sottile.

Le lancio un'occhiata da sopra una spalla. "Se scappi, ti troveró e non sarà piacevole" Dico serio. "Ci hai infilato in questa situazione, ora non puoi liberarti di noi"

I suoi occhioni sembrano innocenti e annuisce. "Non ho intenzione di scappare" Spero per lei sia la verità.

"Domani andiamo in sede auror e racconti tutto, Emory, poi proveremo a tirare fuori tua madre da lì"

Annuisce ancora. "Va bene"

La guardo un ultimo secondo, poi spengo la luce e mi sdraio, ad una buona distanza da lei. "Stai dalla tua parte del letto"

"Ora fai il timido?" Chiedo, ripetendo la mia frase arrogante di prima. Le ha dato fastidio, il suo tono è arrabbiato.

Giro la testa per guardarla, gelido. "Vuoi morire, Emory?" Chiedo.

"E tu?" Chiede. "Non sono sporca, non mi parlare come se lo fossi, come se ti disgustassi, dopo quello che abbiamo fatto insieme per anni, perfino in questo stesso letto"

È questo che l'ha offesa, allora. E le sue parole fanno incazzare me.

Sussulta quando la afferro per il collo. "Mi disgusti" la mia mano non la sta soffocando, nonostante sia ben stretta, so bene come angolarla per non farle male. Fa un gemito di sorpresa quando la avvicino a me per la gola e i suoi fianchi si premono contro i miei. "Mi disgusti tu, il marchio che è sulla tua pelle e tutto quello che ci hai fatto"

"Sai perchè l'ho fatto" Sibila. "Ti ho fatto vedere quale è il prezzo che ho pagato, per voi! Pensi che mi diverta? Che io ami questo marchio?" Mi colpisce il petto con la mano sinistra. "Ti disgusto? Stronzo bugiardo, come se non sentissi quanto duro sei, per me!" Mi colpisce ancora e struscia una coscia contro la mia erezione.

Mi disgusta, e mi disgusta ancora di più che il mio corpo la ricorda, e continua ad adorarla.

La avvicino di più e stringo la presa sul suo collo fino a che non riesce quasi più a respirare. "Ti odio" ringhio.

"Non è vero" risponde in un sussurro, la voce roca per la pressione sulle sue corde vocali.

La sua mano sul mio petto scivola verso i miei pantaloni e mi afferra il membro. Sussulto e lei fa un ghigno che riesco a vedere nonostante il buio, mi basta la luce che arriva fuori dalla finestra per scorgere l'ombra del suo sorriso arrogante.

"Togli le tue manacce da me" sibilo, nonostante il gemito intrappolato nella mia gola e la mia voce roca.

"Se no? Dirai ancora che ti disgusto?" Chiede, masturbandomi leggermente da sopra i pantaloni.

Questa cosa del disgusto l'ha offesa tanto, ma io non sono un uomo che ama i giochi, soprattutto non con la persona che ci ha traditi, tanti anni fa.

Quindi prendo in mano la situazione e ci giro, così lei è sulla schiena ed io sono in mezzo alle sue gambe. Tolgo le dita dal suo collo e le afferro braccia, tirandole i polsi sopra la testa e tenendoli con una sola mano. "Fottiti, Emory" sibilo.

Non sono stato così vicino al suo viso da anni, e le sue labbra arrossate mi stanno pregando di baciarla, nonostante odio il solo pensiero.

"Hai cominciato tu" Dice guardandomi male. "Hai detto che ti disgusto, eppure il tuo cazzo prega per me"

Lei e la sua maledetta boccaccia.

Sussulta quando le do uno schiaffo in faccia, non è tanto forte ma è abbastanza per arrossarle una guancia. "Ripetilo" ordino.

Un altro sorriso arrogante si apre sul suo viso, in questa posizione il lampione fuori dalla finestra ci illumina abbastanza per poterci vedere in faccia. "Mi hai dato uno schiaffo?" Chiede.

"Se continui così, ne riceverai un altro" sibilo.

"Non puoi dire che ti faccio schifo e poi mettermi le mani addosso, stronzo" agita le braccia per farsi lasciare andare ma io rafforzo la presa sui suoi polsi. "Mi dici che mi odi, poi ricordi esattamente cosa mi fa bagnare" si struscia su di me. "Dammene un altro"

Godric, mi sta facendo impazzire. "No" sibilo. "Ora ti lascio, e tu te ne vai dalla tua parte del letto a dormire"

Scuote la testa. "Non puoi eccitarmi e poi lasciarmi così, sono anni che nessuno mi da un orgasmo" si agita sotto di me. "Ti prego, ti prego signore, solo una volta" sbatte le ciglia.

Il mio membro pulsa ed io stringo i denti. Non sono l'unico a ricordarmi cosa eccita l'altro - mi ha supplicato, e mi ha chiamato signore.

Non posso, non posso, questa stronza ci ha quasi ucciso, la odio, eppure...

Le do un altro schiaffo, questa volta più forte - Emmy geme e si innarca contro di me. "Cazzo"

Il suo gemito mi risveglia ed io la lascio andare, togliendomi da lei e sdraiandomi sulla mia parte del letto.

La sento mugolare di fastidio. "Cosa fai?" Si mette seduta.

"No" scuoto la testa. "Non ti scoperò dopo quello che ci hai fatto"

La sento irritarsi, dentro di me so che le mie parole la fanno agitare. Quindi non sono così sorpreso quando mi da un ennesimo schiaffo sul petto.

Quello che mi sorprende, invece, è quando si mette a cavalcioni su di me.

Le afferro i fianchi e trattengo un gemito quando sento il suo calore contro la mia erezione pulsante. Muove le anche sopra di me, nonostante la barriera dei pantaloni, e geme.

"Mi sei mancato tanto" sussurra. "Solo una volta" chiude gli occhi. "Ti prego"

Mi cavalca a secco, eppure non sono stato così eccitato da anni. "Cazzo, Emmy" mi sfugge il suo soprannome. "Ti odio" la odio, ma non posso fare a meno di accompagnarla, di aiutarla nei movimenti.

"Lo so" si china, mi afferra il viso con le mani e mi bacia.

Lascio uscire un gemito quando sento di nuovo quella bocca sulla mia, dopo cinque anni. Le circondo il capo con una mano e la tiro a me per approfondirlo, l'altra mano scivola verso le sue mutande.

Infilo le dita dentro il tessuto e la prendo a coppa, ingoiando il gemito che esce dalle sue belle labbra. "Cazzo" sussurra.

Ormai non ricordo più perchè la odiavo, non so niente, solo che devo sentirla, che voglio avere il suo orgasmo.

Piagnucola quando passo il dito medio sopra la sua entrata - è fradicia e questo fa pulsare il mio cazzo.

"Più veloce, Emmy, cavalcami più veloce, come la troia che sei" Le do uno schiaffo sulla coscia e lei geme forte.

"Ti voglio dentro di me" sussurra, supplicante, e si china per un altro bacio. "Ti prego"

"No" non lo so, dove trovo la forza per dirle di no. Non posso, però, non posso cadere così in basso.

"Almeno lasciami sentirti" prega sulle mie labbra, una delle sue mani scivola su un mio capezzolo e lo tira. "Voglio che ti togli questi pantaloni"

Fanculo. Gemo, e la attiro a me per un altro bacio. Nello stesso tempo, afferro con decisione le sue mutande e le tiro fino a strappare il tessuto sottile.

Emmy geme ma non dice niente e mi permette di togliergliele dal corpo. La prossima cosa che faccio è farmi evanescere i pantaloni e i boxer.

Quando il suo calore bagnato incontra finalmente la mia asta, un grugnito si leva da entrambi. Emory sospira, piagnucola e mi cavalca più velocemente.

"Togliti la maglietta" Le ordino. "Voglio vederti tutta" obbedisce e la guardo.

La odio, odio lei ma odio ancora di più l'aspetto malnutrito che ha. E mentre lei mi cavalca, io prometto a me stesso che tornerà sana come prima, anche a costo di ficcarle il cibo in bocca.

"Oh, Fred" geme e si china per un altro bacio, le sue mani sulle mie guance. "Scusami" sussurra baciandomi. "Mi sei mancato" mi bacia e non riesco a dire niente, se non ad accogliere il bacio.

Mi è mancata anche lei.

Continuiamo a strusciarci l'uno contro l'altro fino all'orgasmo, tra baci e ansiti, fino a quando non dimentico completamente di ciò che è successo.

*
Emory's pov

Cazzo.

Che cazzo ho fatto?

Non ho bisogno di una dormita per rendermi conto di quanto è sbagliato quello che è successo. Nel momento in cui l'estasi e la lussuria scompaiono da me, mi allontano da Fred.

"Cazzo" sussurro coprendomi il corpo. Faccio in fretta ad afferrare la sua maglietta e a infilarmela.

Fred mi fissa, il petto ansante. Con la schiena appoggiata alla testiera e il sudore sulla pelle, i suoi muscoli sembrano spiccare e, Salazar, i pensieri che mi passano per la testa ora farebbero impallidire mio nonno.

Non mi è di certo bastato un orgasmo. Scuoto la testa e mi allontano ancora, fino a che non sono al bordo del materasso.

Fred sembra combattuto, ha i pugni serrati e la fronte aggrottata. "Cazzo, Emmy"

Merlino solo sa quanto amo sentirlo pronunciare il mio soprannome, ma Merlino sa anche quanto è stato stupido quello che abbiamo fatto.

Non posso, non posso sbloccare quei sentimenti in fondo al mio cuore da sei anni, devo tenerli a bada, devo tenerli sotto controllo o mio nonno lo capirà, e questa volta non potró fare niente per salvarli.

"Io..." scuoto la testa. "Dormo sul divano" mi affretto a indossare i pantaloni della tuta di prima e a ripare le mutande, dopo aver pulito tutto, e a fuggire in salotto.

*
James' pov

Non riesco a dormire ma non è una novità. È raro se riesco a chiudere occhio per sei o sette ore, impossibile farlo ininterrottamente.

Quando entro in sala, non sono sorpreso di vedere Emmy. Ha gli occhi aperti e fissa il soffitto, come se potesse darle delle risposte.

Li ho sentiti, ho sentito i suoi gemiti e quelli di Fred, so che hanno fatto qualcosa. Ho anche sentito lei uscire di tutta fretta dalla sua camera, borbottando imprecazioni.

Non mi vede ed io mi vado a sedere sull'altro divano. "Non dormi?" Chiedo.

Lei sospira e mi guarda - forse, allora, mi ha visto e mi ha solo ignorato. "E tu?" Chiede.

Scuoto la testa. "Io no" rispondo.

"Neanche io" Ha le braccia incrociate al petto. È buio ma vedo che porta una delle magliette di Fred.

Sospiro e con un gesto della mano faccio volare una coperta per coprirla. "Come mai?" Chiedo. Mi sdraio e guardo anche io il soffitto.

"Pensieri. E tu?"

"Incubi" Sussurro. "Non mi piace dormire"

La sento sospirare. "Per colpa mia" Mormora.

Sì. È colpa sua e dei giorni di inferno che abbiamo passato nelle mani di suo nonno.
Ma non solo, è anche colpa mia.

"Mi sono fatto mandare in missioni delicate, dopo..." Dopo di lei. "Per concentrarmi su altro, per lavorare. Ma ho solo aggiunto traumi a quelli che già avevo. Una volta mi sono addormentato, ero così stanco, ma ho avuto un incubo e le mie urla hanno attirato i terroristi che stavamo cercando di catturare, hanno ucciso i miei soldati e mi hanno lasciato a pezzi. Ho passato settimane in coma e mesi in ospedale"

"Lo so" sussurra alla fine. "Mi è dispiaciuto così tanto, perchè sapevo che era colpa mia. Ho mandato fiori e cioccolata per tutti i sessantotto giorni in cui sei stato lì"

Mi sfrego il petto, sento la cicatrice sotto la maglietta. "Lo sapevo" mormoro. "Lo sapevo che eri tu."

Fred non voleva crederci, la odiava, ma so che anche lui era certo fosse lei, a mandarmi fiori diversi ogni giorno, e la mia cioccolata preferita.

"Domani mattina vado via, ho già causato troppi danni" dice. "Mi nasconderò altrove"

Mi metto seduto. "No" scatto. "Non andrai da nessuna parte, devi denunciarlo ed entrare in un programma di protezione, tu e tua madre"

Emmy sospira e si siede. "Cazzo James, non dovete salvarmi" sussurra. "Me la cavo da sola"

"Lo vedo, come te la cavi da sola" alzo la voce. "Sei piena di lividi e hai dei punti sulla pancia. Come pensi di cavartela se sei messa così, mh?"

"Ce la posso fare" ripete.

"È così, che hai passato anni a mentirci, a nasconderci il marchio, vero?" Chiedo. Sono così furioso. "È perchè conti solo su te stessa" scuoto la testa. "Per me, eravamo una squadra, io, te e Fred. Una squadra quando eravamo solo amici, e una squadra quando siamo diventati di più. Se avevo un problema, ve lo dicevo e trovavamo una soluzione" faccio un verso derisorio. "È questo che mi ha ferito di più, più della magia nera che mi ha creato questa cicatrice" mi batto sul petto. "Che io ci vedevo come una squadra, ma tu non la pensavi così, non ti fidavi abbastanza per addossarci questo peso"

Scocca la lingua sul palato. "Non è così" parla a passa voce, so che non vuole disturbare Fred. "Siete sempre stati buoni, e sapevo che avreste fatto di tutto per salvarmi, anche a costo di farvi male. È per questo che non ve l'ho detto."

Scuoto la testa. "Avremmo trovato una soluzione"

"A quale costo?" Chiede.

Non esito. "Qualsiasi"

"Esatto!" Sibila.

Mi si rizzano i peli delle braccia e mi raddrizzo. I miei sensi si sono sviluppati con gli anni e nonostante non si senta alcun rumore so che c'è qualcosa che non va.

Chiudo gli occhi e cerco di acuire il mio udito. Non fatico a sentire un cigolio proveniente dalla cucina.

"Cosa c'è?" Sussurra Emmy confusa.

"Vai nel garage e fai qualche incantesimo di protezione" le dico alzandomi.

Con un incantesimo attiro a me la bacchetta, dalla mia stanza.

"Smaterializzati se necessario, sai dove" Ordino. "Credo ci sia qualcuno in casa"

Emmy non esita, afferra la bacchetta e scatta in piedi. "Dove?" Sussurra.

"Cucina, ma forse non è solo. Fai quello che ti ho detto, vai a svegliare Fred prima"

Lei obbedisce e corre in corridoio. Non ci mette che quindici secondi a tornare con Fred.

"Quanti?" Chiede il mio amico.

"Non lo so" sussurro. "Vai in garage!" Sibilo a Emmy.

"Non andró senza di voi"

"Vai nel cazzo di garage, Emory!" Fred la spinge verso il garage. Lei scuote la testa e lui le afferra il mento per costringerla a guardarlo. "Se non torniamo tra cinque minuti, smaterializzati o prendi una delle moto - ti ho insegnato come si fa -, chiaro?"

"No" insiste. "Non di nuovo, non vi lascio"

"Cazzo, non abbiamo tempo. Stai dietro di noi" ordino. Annuisce e, appena Fred la lascia, lei obbedisce e si mette alle nostre spalle.

Fred mi guarda. "Pronto?"

Impugno la mia bacchetta e spalanco la porta della cucina.

Nello stesso momento in cui i miei occhi incontrano quelli di un uomo sconosciuto, Emmy strilla.

E appena mi giro per proteggere Emory, qualcosa mi colpisce alle spalle e cado a terra.

La mia vista si ofusca ma vedo che accade lo stesso a Fred.

Quando chiudo gli occhi, questa volta, non riesco più a riaprirli e scivolo in un sonno profondo.

*
Emmy's pov

Quando apro gli occhi sono a Nott Manor, specificatamente sul pavimento dell'ingresso.

Sgrano lo sguardo e mi giro per cercare Fred e James, ma sono sola - sola, a parte i diversi uomini vestiti di nero ad ogni ingresso o finestra. Non mio nonno, però, lui non è presente.

"Dove sono?" Urlo tentando di mettermi in piedi, ma un incantesimo incatena le mie mani al marmo del pavimento. "DOVE?" urlo disperata. "AVEVI GIURATO! AVEVI GIURATO CHE NON LI AVRESTI PIÙ TOCCATI!"

"Eppure sono di nuovo tra i miei piedi" Nonno scende le scale all'ingresso. Nonostante il suo atteggiamento calmo il terrore mi stringe lo stomaco.

"Dove sono?" Chiedo. "Ti prego, ti prego, farò di tutto, non di nuovo, ti prego" supplico, ai suoi piedi, con le mani unite.

"Avevi promesso che ti sarebbero stati lontano, avevi giurato che non sarebbero stati un problema" Mi fissa dall'alto, gli occhi di ghiaccio. "Ed io avevo giurato che non avrei fatto loro del male" Fa un sorriso meschino mentre alza una mano e mi accarezza una guancia. Il mio cuore si disintegra quando noto il sangue sulle sue dita, sangue che sparge sul mio viso. "Abbiamo infranto entrambi le nostre promesse"

"NO" Urlo.

No, no, ti prego.

"Non sono morti, mi sono solo divertito un po' con il figlio di Harry Potter"

Jamie, il mio James. "Ti ucciderò" ringhio tra le lacrime. Mi lancio contro di lui ma le manette magiche non mi permettono neanche di fare due centimetri. "Hai capito? Non osare neanche pensare di liberarmi da queste catene, perchè appena sarò in grado di alzarmi, farò di tutto per vedere la vita spegnersi nei tuoi occhi" sibilo, la mia voce bassa e furiosa.

Nonno sorride. "E così farà Benjamin con tua madre" Dice. Lancio un'occhiata a Benjamin, a due passi da lui.

Benjamin non ucciderebbe mai mia madre, la ama da anni. Benji mi fa un cenno con il capo, come a dirmi di non preoccuparmi, quindi torno a guardare mio nonno.

"Portami da loro!" Sibilo. "Fammeli vedere!"

Nonno alza una mano e mi da uno schiaffo, così forte che il mio viso comincia a bruciare, nel punto stesso in cui mi ha colpito. "Puttana ingrata!" Mi urla contro. "Ti ho dato tutto, e tu che hai fatto per me, mh? Debole come tuo padre"

Padre che è morto appena ha provato a portare via me e mia madre. "Vaffanculo" Gli sputo ai piedi e ottengo un altro schiaffo, questo fa più male, perchè finisce proprio sopra la guancia viola. "Portami da loro!" ripeto.

Un altro schiaffo. "Forse è ora di una nuova punizione" dice, furioso.

*
Fred's pov

La sento urlare e mi sembra di tornare a quella notte, sei anni fa, quando eravamo piu o meno nella stessa posizione di adesso.

James ha gli occhi chiusi, i pugni serrati e le gambe distese davanti a lui, ma è sveglio, vigile, nonostante i crucio che Alistair Nott gli ha inflitto per diversi minuti e le ferite aperte causate da incantesimi oscuri.

Le urla smettono di colpo ed io mi sento morire. Mi aspetto di sentirle ricominciare da un momento all'altro ma non succede e anche James si allarma.

"No" Scuote la testa, quando lo guardo. "No"

Mi metto in piedi e mi avvicino alle sbarre. "EMORY!" Urlo, come se potesse rispondermi. "EMMY! VI AMMAZZO TUTTI, TUTTI, CAZZO!" urlo tirando le sbarre. "FATEMELA VEDERE! EMMY!"

James si preme le mani sul viso e scuote la testa. "No"

La porta dei sotterranei si apre e due uomini entrano, trascinando un corpo privo di sensi.

"Emmy" James sussurra - si tiene in piedi a malapena, lo vedo.

"La metto con voi, spostatevi dalle sbarre" dice l'uomo dai capelli brizzolati che ha Emmy tra le braccia.

"Benjamin..." L'altro uomo sembra volerlo contestare, ma un'occhiata di Benjamin gli fa chiudere la bocca.

"Apri la porta, e voi state indietro, o la metto nell'altra cella" Ordina Benjamin.

Annuiamo entrambi e facciamo diversi passi indietro. Lui entra e posa gentilmente Emory sulle coperte all'angolo, quelle dove hanno buttato James dopo averlo torturato.

"Indietro" Alza la voce quando faccio un passo verso di lui e la bacchetta che tiene legata ai fianchi. "Non faccio molto a portarla via" annuisco e lui sospira, poi fa comparire delle bende e dell'alcol e se ne va, chiudendo a chiave la porta di metallo.

Non appena è fuori dalla stanza, sia io che James corriamo da lei. "Cosa le ha fatto?" James la tira a se, stringendola.

"Porterò acqua e cibo più tardi, non mettetevi troppo comodi" dice Benjamin prima di andarsene totalmente, al suo seguito l'altro uomo.

Mi concentro su Emmy - le scaccio delle ciocche di capelli dal viso per vederlo gonfio e arrossato. "Godric" sussurro accarezzandole una guancia livida.

"Perde sangue" Dice James. "Le si sono aperti i punti e... voltala"

Mi sale la nausea, quando vedo la sua schiena. "Cazzo"

James ha gli occhi lucidi ma mantiene sangue freddo e le toglie la maglietta. Sono paralizzato, mi sento mancare il respiro e non faccio niente, mentre lui svita il tappo dell'alcol e le pulisce le ferite, per poi coprirle con le bende che ci ha lasciato il mangiamorte.

"Fred" dice James. "Dammi la tua felpa, i miei vestiti sono sporchi"

Obbedisco immediatamente, sfilando la felpa pesante e aiutandolo ad infilargliela.

Non riesco a respirare ma mi sforzo e le sistemo le coperte sotto la testa. "Cazzo" sussurro e faccio i miei esercizi mentali per scacciare l'attacco d'ansia che sento montare.

"Stenditi con lei" James va dall'altra parte del suo corpo e si sdraia al suo fianco. "Fa troppo freddo qui, dobbiamo riscaldarla"

Annuisco e come un'automa obbedisco, circondandola con le braccia e avvicinandomi quanto posso, senza farle male.

"Sei calmo?" James sussurra.

"Sì" Sono in me, ora, nonostante l'ansia che mi preme sullo stomaco.

"Dobbiamo uscire da qui, dobbiamo portarla in ospedale"

"La porta è l'unica uscita" Dico. "Sempre se riusciamo a evadere da questa cella"

Emmy si agita e noi ci blocchiamo. I miei muscoli si irrigidiscono mentre la ragazza apre piano gli occhi.

Ci mette a fuoco, prima James e poi me. Geme di dolore quando tenta di mettersi seduta e noi siamo subito pronti ad alzarci e aiutarla. "Ragazzi" sussurra, la voce roca. "Oddio, state bene" allunga una mano a toccare il mio viso, poi si gira a fare lo stesso con Jamie. "Sei così pallido" mormora accarezzandogli una guancia.

Non mi sorprende quando, in agonia, si sporge e lo bacia. James le afferra il viso con le mani piene di sangue e ricambia, un bacio che urla tutto il terrore che provano.

Quando si stacca, Emmy sposta gli occhi sulle sue ferite. "Ti ha cruciato" non è una domanda. "Salazar, è colpa mia" tira su con il naso. "Devo farvi uscire da qui"

Pensa a noi, il unico suo pensiero siamo noi, dopo che è così malmessa che a malapena la riconosco.

James scuote la testa e si sporge per un altro bacio, uno a stampo. "Usciremo tutti di qui, chiaro? Non vado da nessuna parte senza di te"

Emmy mi guarda, supplicante, ma io le restituisco un'occhiata seria. "Ci sono altre uscite?" Chiedo.

"Benjamin vi farà uscire" chiude gli occhi, come se fosse troppo dolorante e stanca. "Quando porterà l'acqua, aprirà la cella e vi farà strada fino ad un'uscita che nessuno conosce. Dovrete scappare e darmi mezz'ora prima di portare rinforzi, devo avere il tempo di salvare mia madre"

"No" James sibila, è furioso. "Hai fatto un piano di fuga per noi, mentre eri mezza incosciente e dolorante e ora vuoi che ti lasciamo qui... non lo faremo"

"Benjamin è telepate, gli ho dato i dettagli mentre mio nonno..." prende un grosso respiro. "È una persona fidata, ama mia madre e vuole bene a me, per questo è l'unico che vi può aiutare"

"Non lo faremo, non andremo via senza di te" Le accarezzo una mano. "Non andremo via senza di te" le ripeto quando mi guarda. I suoi occhi si riempiono di lacrime e alcune scivolano per il suo viso livido. "Dove tiene tua madre?"

"Benjamin ha detto che è in una stanza nell'ala est. Deve farvi uscire e poi tornare ad aiutarmi a prendere mamma"

"Allora non c'è bisogno di fargli fare tutti questi viaggi. Andiamo a recuperare tua mamma, poi usciamo, insieme" dico.

Emmy guarda James e scuote la testa. "Lui non riesce neanche a stare in piedi"

"E tu? Ci riesci?" James sibila.

Emory scosta il viso, abbassandolo ed evitando i nostri occhi. "Ce la posso fare"

"Bene, faremo così, allora" Dico alzandomi. "Appena Benjamin arriva, tu ed Emory andate via, poi io e lui andiamo a prendere tua madre, e ci vediamo a casa di zio Harry"

"No" sia Emmy che James strillano.

"No, non lascio qui neanche te" James mi guarda serio. "Lo sai che non ti lascio"

"Emory ha ragione, sei troppo debole e saresti solo d'intralcio" dico, sono un po' duro, ma voglio che non mi contesti. "E tu lo stesso, stai perdendo sangue, non ti farò correre in giro a cercare tua madre. È chiaro?"

James ed Emory si guardano, poi scuotono la testa. "No" Emmy mi supplica con lo sguardo.

"Prenderò tua madre, e saremo a casa Potter in tempo record" Alzo una mano e le accarezzo una guancia. "Okay, Emmy? Te lo prometto"

*
Emory's pov

Voglio piangere, voglio urlare così forte da far tremare la casa.

Come posso permettergli una cosa simile? Come posso stare zitta quando Benji arriva e Fred gli comunica il cambio di piani?

Vedo del sollievo nello sguardo di Benjamin mentre mi aiuta a mettermi in piedi. "Andiamo, signorina, è quasi fatta"

Sono anni, anni che cerco un modo per far uscire mia mamma, e nel momento in cui Benjamin mi ha vista distrutta, ai piedi di Allistar, e ha deciso di entrare nella mia testa, di giurarmi fedeltà, di promettermi di salvare James, Fred e mia madre, è stato come se avessi potuto morire, lì, e sarebbe andato tutto bene.

Fred tiene James in piedi, che è così pallido, così dolorante, da non essere in grado di camminare dritto, per non parlare del sangue che vedo imbrattargli la maglietta.
Nonostante abbia fatto di tutto per mostrarsi apposto, io so cosa possono farti diversi crucio, conosco il dolore di minuti e minuti di quella maledizione sulla pelle e sul corpo. Deve sentirsi bruciare, sente la voglia di vomitare, quella di buttare fuori tutto, come se potesse eliminare il dolore che ti pervade da dentro.

Siamo fuori in tempo record, dopo che abbiamo percorso tutto il tragitto tra passaggi segreti.

Ora sono io che prendo James. "Smaterializzati" mi dice Fred. "Dieci minuti e saremo a casa di zio, giuro"

Annuisco. "Proteggilo" Dico a Benjamin. "Se gli succede qualcosa, torno qui, e massacro tutti" la mia voce è seria, affilata, e Benji annuisce.

"Con la mia vita, signorina" Benji si preme una mano al petto e mi fa un inchino, prima di tornare dentro.

Fred si avvicina e mi bacia, è lento e pieno d'amore. "Ti odio, così tanto" sussurra. "Tornerò" poi corre dietro Benjamin.

"Tornerà" James sussurra. "Non preoccuparti" Annuisco e lo abbraccio.

*
James' pov

Mi sento morire, vorrei uscire dalla mia pelle perchè il dolore che sento è interno, come se mille ragni mi stessero mordendo le viscere. Ma fingo che vada tutto bene, per Emmy.

"Fatti curare!" Le dico.

Lei scuote la testa e fa impazzire Albus. "Devo metterti dei cazzo di punti, piccola ingrata, o morirai dissanguata e rovinerai il tappeto dei miei genitori"

"Al!" Mamma lo rimprovera.

"La uccido" Dice lui. "Ho pazienti che hanno cinque anni che sono meno indisponenti di te!" Emory lo ignora.

"Emmy, ti prego" La supplico.

"Tu prendi le pozioni, così non ti sentirai morire da dentro" Mi ordina lei.

Mi si spezza il cuore, perchè sa come ci si sente, sa quale dolore sto provando.

"Tu ti fai mettere i punti ed io prendo la pozione" dico.

"Devo aspettare Fred" si agita. "Ci sta mettendo troppo"

Sono passati solo cinque minuti da quando siamo qui. Papà è già all'opera e appena Fred torna, squadre auror faranno irruzione a Nott Manor. E anche Albus sta cercando di fare il suo lavoro, se solo Emmy glielo permettesse.

"Prendi la pozione" mi ordina Al. "O te la faccio ingoiare io"

Alzo gli occhi al cielo ma prendo la pozione e mi sento immediatamente meglio - le ferite che ho sulle braccia e sul fianco, ferite collegate alla maledizione, scompaiono. Sospiro di sollievo, non ce la facevo più.

"Ci sta mettendo troppo" sussurra Emmy agitando una gamba. "Perchè ci mette così tanto? È successo qualcosa?"

Lily si sfrega gli occhi. "Smettila, mi stai facendo impanicare.
Dobbiamo chiamare zio George"

"No" Mamma alza la voce. "Ora ci calmiamo tutti. Fred sta bene, non c'è bisogno di terrorizzare George e Angelina"

Abbraccio Emmy, mentre fissa ansiosa l'ingresso, dove chi si smaterializza in casa compare. "Sta bene" sussurra. "Sta bene, sta bene" Chiude gli occhi sussurrando.

Passano cinque minuti, poi altri cinque, e qui dentro stiamo tutti morendo. Emmy mi stringe la mano così forte che potrei perderla, ma non mi importa.

"Dove è?" Chiede. "Se gli succede qualcosa..."

Non finisce la frase che tre persone si smaterializzano all'ingresso.

Emory è la prima a scattare in piedi, poi tocca al resto di noi. "Fred" sospira, correndogli incontro. "Mamma" li abbraccia entrambi.

Sospiro di sollievo. Fred sta bene, ed Emmy sta bene, è più di quanto pensavo.

"Tesoro" Daphne Nott abbraccia la figlia, ma è molto debole e molto pallida, non starebbe in piedi se non ci fossero le braccia del mangiamorte, Benjamin, che la sostengono.

"Devi sederti" Le dice Emmy e mia mamma si avvicina immediatamente.

"Prego, Daphne, vieni a sederti" Mamma accompagna la signora Nott e Benjamin in salotto.

Emmy allora si concentra su Fred, così come faccio io. "Che cosa è successo?" Chiedo.

Mio cugino mi guarda. "Abbiamo dovuto combattere un po' ma poi siamo riusciti ad uscire" Dice. "Tutto apposto"

Non è vero. Si tiene un fianco e ha del sangue che gli corre lungo una guancia, parte dalla tempia. Per non parlare del modo in cui sta in piedi, come se avesse una gamba mal messa. 

"Tu hai bisogno di punti per le tue ferite, e tu potresti avere un trauma cranico" Albus si intromette, guardando prima Emory e poi Fred. "Giuro che se non mi permettete di smaterializzarvi immediatamente all'ospedale, vi uccido"

Emmy guarda verso il salotto, dove è sua madre ed io capisco, senza che dica nulla, cosa la preoccupa.

"Curali qui, so che puoi procurarti tutto il necessario" dico a mio fratello.

Lui mi guarda male, ma poi sospira.

*
Emmy's pov

Le mie ferite mi hanno fatto così male per così a lungo che quando Albus Potter me le guarisce, sento come se mi mancasse qualcosa.

Hanno bruciato per ore, ma un dolore incomparabile a quello che ho provato in quei venti minuti in cui Fred non era con me.

"Sai come va. Riposo assoluto, o dico al Coach Baston che sei finito in una rissa" il secondo genito dei Potter è una rottura di palle, onestamente.

"Tuo fratello è insopportabile" Sussurro a James, che ride.

"Lo sappiamo tutti" Lily risponde. Mi sorprende che non se ne sia ancora andata.

Sorrido ma il viso mi dole ancora un po' e finisco per fare una smorfia.

"Perchè ha ancora male?" Chiede Fred mentre Albus gli da due punti sulla gamba sinistra, dove una maledizione gli ha aperto una ferita profonda.

"Perchè la mia pozione non è un miracolo. Ho ridotto il dolore e curato le ferite più superficiali ma sentirà fastidio ancora per qualche giorno, dovrà prendere le pozioni fino a quando non guarisce del tutto" Dice senza guardare altro che il ginocchio di Fred.

"E per le cicatrici?" Chiede James, passandomi una mano su una spalla.

Albus guarda me, poi il fratello. "Rimarranno. Potrà farle ridurre con qualche operazione, se vuole, ma non possono scomparire del tutto" dice cauto e serio, un buon medi-mago, sono sicura.

"Non mi interessa" Scuoto la testa. "Mi importa solo che stiate bene" James mi accarezza il retro del collo ed io mi appoggio a lui. "State bene, vero?"

James mi da un bacio sulla testa. "Si, stai tranquilla tesoro"

Guardo Fred, che ha gli occhi scuri e gelidi, come se pensieri oscuri gli stessero attraversando la mente. "Perchè non ti sei fidata?" Sussurra.

Lily salta giù dalla scrivania. "È ora di andare, riposatevi" Afferra Albus dalla maglietta e lo trascina via.

Chiudo gli occhi, la mia testa appoggiata alla spalla di James. "Te l'ho già detto" mormoro guadandolo. "Vi sareste messi in pericolo, come adesso, ed io non potevo permetterlo"

James fa un passo indietro e smette di toccarmi. "Eravamo in una relazione, eravamo innamorati, Emmy" dice, le braccia incrociate al petto. "In una relazione, non si mente e non si nascondono cose importanti come questa. Eravamo entrambi auror, all'epoca, pensavi che avremmo agito di impulso?"

"Volevo proteggervi" sussurro flebilmente.

"A costo della tua vita?" Fred scuote la testa. "Ci hai voluto proteggere, fino a quando non ci hanno rapito e torturato, fino a quando non hanno torturato te di fronte ai nostri occhi! Le tue urla hanno abitato i nostri incubi fino a ieri, lo sai?"

"Sai cosa avremmo fatto, se ci avessi raccontato la verità?" Chiede James. Non rispondo ma non è necessario che io lo faccia. "Avrei parlato con mio padre, avremmo trovato una strategia, avrei fatto di tutto per salvare te e tua madre, in modo lucido e razionale, senza lasciare che le emozioni ci allontanassero da te, perchè siamo sempre stati consapevoli della tua forza e della tua intelligenza"

"No" dico. "Non sapete come è, è inutile che pensiate che sarebbe stato così facile!" No, non è facile, nulla della mia vita lo è stato. "Non sapete come è vivere costantemente controllata, immersa fino alla punta dei capelli negli affari di famiglia. Mio nonno ha uomini ovunque e nulla mi assicurava che saremmo usciti tutti indenni, se vi avessi raccontato la verità.
Non mi pento di avervi nascosto questa parte di me, mi pento solo di essere stata debole e di non avervi voluto lasciare, mi pento che, per colpa mia, voi siete stati rapiti e torturati, due volte"

"Ti penti di noi?" James chiede e quando lo guardo, so che l'ho ferito.

"Mi pento di non avervi protetto, mi pento di non aver fatto la scelta difficile, di non avervi lasciato"

Fred sbuffa rumorosamente, il suono scettico. "Se ci avessi lasciati, non l'avremmo mai accettato. Ti avremmo perseguitato, Emmy, fino a quando non ci avresti detto la verità"

"Non l'avrei permesso" Rispondo guardandolo male.

Lui fa un sorriso cattivo che mi fa rabbrividire. "È carino che pensi che avresti avuto voce in capitolo"

Guardo James, ma lui ha un'espressione fredda che gli ho visto poche volte in viso. "Vuoi lasciarci di nuovo, vero?" Chiede, cambiando argomento.

"Me ne andrò per la mia strada. Porterò mia mamma via, perchè so che non possiamo stare in Inghilterra - mio nonno ci troverà, in un modo o nell'altro" mi passo una mano sul collo. "Cambierò i nostri nomi e andremo in un posto in cui può ricevere le cure che desidera"

James contrae la mascella, stringendo i denti, e sembra quasi pericoloso. "Hai deciso, quindi"

"Non metterò in pericolo di nuovo le persone attorno a me, James" Rispondo. "Non vi metterò in pericolo, quando posso fare la scelta giusta e andarmene"

"Scordatelo"

Scatto con la testa a guardare Fred. "Fred..." dico piano.

"No" Se gli sguardi potessero uccidere, Fred Weasley mi avrebbe smembrato in trenta modi diversi. "James ti metterà in un programma di protezione, tu e tua madre, e se diventa necessario vivrete da noi"

"Non ne avete abbastanza? Di me, di quello che vi ho fatto?" Chiedo spostando gli occhi da uno all'altro, mi sento disperata. "Sono venuta da voi ieri, e in un pomeriggio e una notte vi ho fatti rapire e torturare, di nuovo"

"Anche tu sei stata torturata" James sibila. "Non ci è successo nulla, paragonato con quello che è successo a te!"

"Io..." Ci sono abituata.

"Fanculo" Fred fa le poche falcate che ci separano e mi afferra per la nuca. Non me lo aspetto, quando le sue labbra si scontrano con le mie.

Gemo di sorpresa ma, Salazar, le mie ginocchia tremano e mi sciolgo contro di lui.

E veloce ma aggressivo, e quando si stacca mi sento come se mi avesse tolto la terra sotto i piedi.
Stiamo entrambi annaspando in cerca d'aria, e lui posa la fronte sulla mia.

"Mi dispiace" sussurro.

"Lo so, tesoro, lo so" risponde lui.

"Mi perdoni?" Chiedo.

"Ci dovremmo lavorare su" mormora. "Lo sai, vero?"

Annuisco. "Mi dispiace" sussurro ancora. "Mi dispiace così tanto."

"Smettila di scusarti" James posa una mano sulla base della mia schiena ed io volto il viso per guardarlo. "Dovevi dirci tutto"

"Non potevo" scuoto la testa.

"Potevi, avremmo trovato una soluzione"

"Vi avrei fatti uccidere"

"Non lo sai per certo" Si avvicina e mi circonda la schiena con un braccio, così li ho entrambi vicini, uno davanti a me, l'altro al mio fianco.

"Non mi interessa - anche se le possibilità fossero state minime, vi avrei protetto ugualmente" Mormoro. James mi accarezza una guancia e abbassa il viso verso il mio. "Farò sempre quello che è necessario per proteggervi" Giuro.

James sfiora le mie labbra con le sue, ed io trattengo il respiro. "Promettimi che imparerai a dirci tutto, anche se ci mette in pericolo. E noi prometteremo di non intervenire impulsivamente"

"James..." Scuoto la testa.

"Promettimelo" ordina.

Non lo faccio, e Fred fa uno sbuffo dal naso prima di afferrarmi per il mento, le sue dita mi spingono il viso in modo da guardarlo negli occhi. "Non andrai da nessuna parte, non c'è bisogno di ricostruire il nostro rapporto ma, anche se non staremo di nuovo insieme, verrai protetta, Emory, tu e tua madre. Puoi dirci che non ci vuoi più, e questa notte stessa verrai messa in una casa protetta"

"Diccelo però, dicci quelle parole, dì che non ci ami più" Richiede James.

Scuoto la testa. "Non posso" sussurro. "Come posso dirvi che non vi amo più, quando ho inchiostro sulla pelle che urla che non vi ho dimenticati, quando vi ho seguiti per anni?"

Fred mi alza il viso e avvicina il suo, le sue labbra sfiorano la mia fronte. "Sono morto di paura, quando hai smesso di urlare" mi sussurra serio. "Ho pensato di averti perso, e dopo cinque anni a volerti morta, mi sono reso conto che sono un illuso, perchè non ho mai smesso di amarti"

I miei occhi si riempiono di lacrime. "Mi dispiace"

"Solo Godric sa cosa sarebbe successo se ti avessero portato via da noi, se ti avesse uccisa"

Chiudo gli occhi e due lacrime scivolano sulle mie guance. Sento dita calde scacciarmele e apro le palpebre per guardare James. "Scusaci" Mormora baciandomi una guancia. "Dovevamo proteggerti"

Scuoto la testa. "Ed io dovevo proteggere voi"

"Resta" Mi sussurra, le sue labbra vicino alle mie, nonostante Fred mi stia ancora tenendo per il mento.

"James..." Sussurro. Non posso, ho fatto loro già troppo male.

"Ti perdoniamo, Emmy. Andremo a terapie di coppia, ripareremo tutto, e faremo quello che vuoi, ma resta, ti prego" Mi supplica.

Fred fa scivolare la mano sul mio collo e mi accarezza gentilmente la mascella. "È una tua scelta" Lo guardo pregante, come a chiedergli di non farmi decidere. "Sei venuta da noi, perchè pensavi di morire e volevi farlo in un posto sicuro; ora devi scegliere se vuoi continuare a scappare, o restare nel tuo posto sicuro"

Torno a guardare James e i suoi occhi supplicanti. "Vi rovinerei la vita" sussurro.

Mi accarezza una guancia con le dita ed io mi appoggio alla coccola. "Lascialo decidere a noi" Mi dice lui. "D'accordo?"

Tiro su con il naso ma mi ritrovo ad annuire.

*
James' pov

Emmy dorme nel letto di Fred. Era così stanca, così sfinita che appena si è sdraiata e ha chiuso gli occhi, il sonno e l'è presa.

Fred, invece, è sdraiato al suo fianco, ma i suoi occhi azzurri sono aperti e la guardano dormire, come se chiuderli potesse farla sparire.

Mi asciugo i capelli dalla doccia che ho appena fatto e mi avvicino ai due. "Come stai?" Chiedo al mio migliore amico.

Lui sposta lo sguardo su di me e sospira. I suoi occhi sono spaventati, stanchi. "È rimasta" mi dice, come se non ci credesse ancora.

Sorrido leggermente, è la prima volta che sorrido da tanto tempo. "Sì, Fred, è rimasta"

Fred posa la fronte sui capelli scuri di Emmy e inspira il suo odore. "Non credevo l'avrebbe fatto" È terrorizzato, da quello che succederà d'ora in avanti, e così sono io. "C'è qualcosa, nel mio stomaco, che si agita, che si domanda cosa cazzo è successo nelle ultime dodici ore, che si chiede se la voglio qui, perchè ho passato anni a pensare di odiarla, e invece non ho mai smesso di amarla"

"Un passo alla volta" mi siedo sul letto, accanto ad Emmy, e le prendo una mano. "È stata una lunga giornata, cerchiamo di dormire, okay?"

Fred prende un lungo respiro, poi annuisce e la abbraccia più forte. "La mia testa sta per esplodere" sussurra.

"Chiudo gli occhi e dormi, Fred, in questo momento voglio solo sentirvi entrambi" Do un buffetto alla mano del mio migliore amico, poi mi sdraio.

E, per la prima volta da anni, riesco ad addormentarmi appena la testa tocca il cuscino.

*

Papà guarda Benjamin, il mangiamorte che ci ha salvato la vita, e gli dice qualcosa. Sono troppo lontano per sentire cosa ma l'uomo guarda Emory, al suo fianco, come se aspettasse il suo verdetto, e quando lei annuisce, lui fa lo stesso.

Sono passati cinque giorni, ed Emmy, sua madre e il mangiamorte dormono e mangiano in casa nostra.

Benjamin non ha lasciato il fianco di Daphne Nott neanche per un secondo. È all'erta e so che ha paura delle ripercussioni del suo tradimento, e non si fida di noi.

Mi avvicino a loro. "Vi forniremo una casa protetta, se ci aiuti a incastrare Allistar" Sta dicendo papà. "Ed Emory, tu puoi decidere se andare con tua madre o..." Papà mi lancia un'occhiata ed Emmy gira il viso per guardarmi.

Emmy sospira, è seria, e torna a guardare papà. "È pericoloso, se sto da loro, vero?" Chiede.

"Sì" Papà annuisce. "Ma non lascerò mio figlio e mio nipote senza protezione, almeno non per il momento"

Affianco Emory e poso una mano sulla base della sua schiena. Sono in attesa, della sua decisione - cambierà le nostre vite per sempre, ne sono consapevole.

"Posso andare a trovare mia madre?" Chiede.

"Verrai smaterializzata nella casa protetta ogni qualvolta vorrai vederla, darò a James il libero passaggio"

Emmy mi guarda, si appoggia alla mia mano e annuisce. "D'accordo" dice a papà. "Posso aiutarvi, posso stanare ogni tana. Nonno non lo sapeva, ma facevo in modo di ricordare ogni informazione importante mi capitasse sotto mano"

"Ti chiameremo. Ma per ora ti lascerò riposare, Emory, ne hai bisogno" Papà le lascia una carezza sulla spalla. "Seguimi, Benjamin, ti illustrerò il piano di protezione"

Benjamin guarda la porta alle sue spalle, porta della stanza dove Daphne dorme e che il mangiamorte non lascia mai, se non per funzioni vitali. "Parliamo qui" Dice irremovibile.

Emmy da una pacca sulla spalla di Benjamin prima di prendermi per una mano e portarmi via.

*
Fred's pov - due mesi dopo.

Emmy sorride, è la prima volta dopo anni che la vedo sorridere e mi riscalda il cuore.

"Non mi prendere in giro!" James ride, e il mio cuore scoppia, perchè sono cinque anni che James non ride, non in quel modo sincero.

"Ti pulisco" Emmy si mette sulle punte per levare la macchia di grasso che gli macchiava il naso e una parte della guancia.

"Cosa state facendo?" Chiedo, la mia voce seria.

Lancio un'occhiata alla mia moto, la prima che ho comprato.

Entrambi si gelano a sentirmi e si girano di colpo a guardarmi. "Cazzo" James impreca ed Emmy ride.

"Hai detto che non funziona più" Dice lei, dando una carezza al sedile della mia moto. "La stiamo riparando"

Guardo le sue mani sporche e l'attrezzo che tiene tra le dita. Poi scorro con lo sguardo a James, che ha uno straccio in mano. Poi i miei occhi cadono sulla mia preziosa moto, la prima moto che ho mai comprato.

Emory fu la prima e unica persona a salirci, oltre a me. E dopo il suo tradimento, non riuscivo neanche a guardarla, figuriamoci guidarla, così l'ho lasciata nel garage e ne ho comprato un'altra.

Ma ora non funziona più, dopo anni che non la guido ci sono così tanti pezzi da cambiare che varrebbe la pena comprarla nuova.

L'ho accennato a Emory, qualche giorno fa, quando mi ha chiesto perchè non prendevamo lei invece della moto nuova. Ho scherzato, chiedendole se la mia bimba nuova non le piacesse, ma poi le ho detto la verità.

E ora, James, che morirebbe piuttosto che salire sulla mia moto, ed Emmy, che scommetto ha le capacità meccaniche di un bambino, stanno mettendo le mani sulla mia moto, solo perchè le ho detto che non funziona più.

"Godric, ditemi che non l'avete distrutta" Sibilo avanzando verso di lei.

"L'ho riparata!" Dice Emmy contenta. Salta sulla moto e la accende, prima di sgasare, per mostrarmi quello che mi ha detto, che l'ha riparata.

Spalanco lo sguardo. "Davvero?"

Lei salta giù e mi indica la moto con lo sguardo. "Prova"

Monto in sella e qualcosa nel mio petto si stringe - sono anni che non ci salgo sopra. Accendo il motore e dò gas. "L'hai fatto da sola?" Le chiedo sospettoso.

"Ho chiamato un meccanico" Alza le spalle. "Ma l'ho lucidata io.
Ho pulito anche l'altra - James mi ha dato una mano"

Sento la moto vibrare sotto di me e il mio stomaco si stringe ancora di più. "Perché?" Chiedo sussurrando.

Emory mi guarda e i suoi occhi sono così pesanti che li sento attraversarmi il corpo, come se stesse guardando dritto dentro la mia anima. "È la nostra moto" dice piano. "Stiamo riparando noi stessi, ho dovuto riparare anche lei" accarezza con la punta delle dita la frizione.

Non ci penso neanche un secondo, la afferro per il collo e la attiro a me. Lei geme quando la bacio e si spinge contro di me e contro la mia moto. "Grazie" sussurro quando la lascio.

Sorride e si sporge per un altro bacio. Quando si stacca, gira il viso verso James, che non se lo fa chiedere neanche una volta e le si avvicina per rubarle un bacio, uno lungo e smanioso che finisce per farle afferrare la sua maglia per non cadere.

La mia mano si stacca dal suo collo ma le mie dita scivolano sulla scollatura della canottiera che indossa. Geme quando le storgo un capezzolo e James le afferra i capelli per baciarla ancora più profondamente.

Non abbiamo fatto altro, non dopo due mesi fa. Ci sono state troppe cose - non eravamo mai completamente soli, almeno uno degli uomini di zio Harry era in casa con noi; poi Emmy ha passato giorni di inferno a rivangare tutti i suoi ricordi degli ultimi anni, raccontando ogni cosa che le è successa agi auror, così che potessero prendere abbastanza prove per imprigionare suo nonno.

Allistar Nott è stato condannato al bacio del dissennatore due settimane fa, e così molti dei suoi uomini. Daphne e Benjamin sono al sicuro ed io e James non abbiamo più la scorta.

Le cose si sono calmate, abbiamo fatto qualche seduta da uno psicologo, sia insieme che da soli, e finalmente i nostri incubi sono diminuiti - non è raro che uno di noi svegli gli altri con le proprie urla, ma ora stiamo meglio.

Emmy mi risveglia dai miei pensieri, quando mi afferra il viso e mi bacia. James mi guarda, un po' preoccupato, ma io chiudo gli occhi e lo taglio fuori, decidendo di assaporarmi questo momento con Emory senza pensieri.

"Fred" sussurra sulla mia bocca.  "Vi voglio"

James le accarezza la schiena - lei geme quando lui le stringe il culo e le da una lieve sculacciata.

"Emmy" Le prendo il viso tra le mani e la guardo serio. Lei risponde con uno sguardo fermo ed io non posso dirle niente. "Bene" La spingo finchè non fa qualche passo indietro, ed io scendo dalla moto, spegnendo il motore.

Lancio un'occhiata complice a James prima di concentrarmi di nuovo su di lei.

"A novanta sulla moto" Le ordino e lei sgrana lo sguardo.

"Davvero?" Chiede, l'ombra di un sorriso sulle labbra. Vorrei baciarla, ma lei preferisce quando faccio lo stronzo, quindi non la tocco.

James le afferra una manciata di capelli e li tira in modo da farsi guardare. "A. Novanta. Sulla. Moto" Scandisce le parole e la fa rabbrividire.

Tra me e lui, James è quello più morbido, ma non nel sesso - in quell'ambito, James è al mio stesso livello, per questo lavoriamo bene insieme.

Lei annuisce, guardandolo, e lui la lascia andare. "Stronzi" sussurra ma va a mettersi esattamente come le abbiamo detto di mettersi.

Si piega, la sua pancia che preme contro il sedile della mia moto sportiva e le sue mani che si aggrappano al telaio nero. Fa in modo di non metterci tutto il suo peso, ma la moto è più che capace di prenderlo.

James mi guarda, poi gira attorno alla moto e si piazza direttamente davanti al suo viso. Si accovaccia per guardarla, costringendola ad alzare la testa con le dita tra i suoi capelli. "Cosa hai detto?" Chiede.

Non la vedo in viso, ma sono sicuro che ha quell'espressione di sfida che fa uscire di testa James, quando stiamo insieme in questo modo. "Non c'è bisogno di fare gli stronzi" dice, articolando bene la frase.

James la lascia andare, la sua mano si alza e si infrange contro la sua guancia - so che non è forte, perchè James è sempre troppo buono, e non la punisce mai come merita, ma Emmy piagnucola.

"Te lo sei meritato" Dico, una mia mano si posa sul suo culo.

Emmy gira il viso per guardarmi. "Mettiti in ginocchio" ordina seria. "Voglio la tua bocca su di me"

La mia mano si alza, e le do una sculacciata forte sul sedere, sopra il tessuto dei paloncini che indossa.

Lei fa di tutto per fingere che non l'abbia fatta bagnare, e mi fissa con serietà. La guardo mentre mi metto lentamente in ginocchio. "Bravo ragazzo" dice dolcemente, e le fa guadagnare un'altra lieve sculacciata.

James mi lancia un'occhiata. "Io sarò morbido normalmente, ma almeno non mi faccio comandare nel sesso" Mi dice con un ghigno che gli farà guadagnare un pugno quando meno se lo aspetta.

Emmy fa un gemito di dolore. "Mh" mormora, e gli occhi di James si allargano.

"Cosa? Dove hai male?" Chiede lui alzandole la testa.

"Preoccupati di te stesso, invece che prendere in giro Fred" Dice lei e so che la stronza sta sorridendo.

"Sottone" Tossisco, un sorriso sulle mie labbra.

James ci guarda entrambi male. "Ah si? Bene" Si slaccia il nodo dei pantaloni sportivi che indossa.

Emmy si irrigidisce, sotto le mie mani sulle sue cosce, e geme, quando James si leva la maglietta e tira fuori la sua erezione dai pantaloni.

"Apri" le ordina dandole un buffetto un po' aggressivo sulla guancia.

Lei obbedisce e lui non aspetta altro per infilarglielo in bocca.
Neanche io aspetto, le tiro giù i pantaloncini, insieme alle mutande, e metto la lingua su di lei.

È bagnata, e i suoi gemiti sono mutati dal cazzo di James nella sua bocca. Lecco la sua entrata, assaporando i suoi umori e inspirando il suo odore - Emmy piagnucola, e ho appena cominciato.

"Non merita la tua bocca, merita di essere scopata forte e senza pietà" James mi guarda, le sue dita tra i capelli di Emory e gli occhi pieni di lussuria. "Alzati"

James le lascia prendere respiro. "Vaffanc-" Mugugna lei, ma il Potter non la fa finire di parlare.

Sorrido, compiaciuto, e mi metto in piedi. Lei si agita e so che sta ficcando le sue unghie nelle cosce di James, come punizione, ma la ignoriamo entrambi.

James la lascia andare per qualche secondo, quando entro dentro di lei. È stretta e so che non lo fa da cinque anni, vale lo stesso per noi, non sono mai più riuscito a guardare qualcuno e a provare il desiderio di farlo con lui, mai, e, nonostante so che James ci ha provato, so anche che non è mai riuscito a concludere, per la mia stessa ragione.

Grugnisco, stringendole i fianchi, che in questi ultimi mesi hanno ripreso la loro normale quantità di carne, e con un'unica spinta entro completamente dentro di lei. Emmy urla, inarcandosi tutta sulla mia moto, ed io esco un po' prima di rientrare con un'altra lunga spinta.

James la lascia riabituare e quando le mie spinte si rafforzano, lui guida la sua punta di nuovo tra le labbra di Emory.

Mi mancava tutto questo, mi mancava la complicità che sento quando io e James la prendiamo insieme, mi mancava il legame che mi tira a loro, alle due persone più importanti della mia vita.

Io e James la riempiamo da entrambi gli estremi, e appena uno esce, l'altro entra. Continuiamo così per minuti. Emmy viene due volte, mentre le massaggio il clitoride e infilo una mano sotto di lei per stringerle un seno.
James viene per primo, lei ingoia, ansimante. Ed io continuo a masturbarla, a giocare con lei fino a quando le sue pareti non mi stritolano in un altro orgasmo; così, vengo anche io.

Le sue gambe tremano quando la aiuto a mettersi in piedi. La tiro su, sulla moto, e la lascio riprendersi. James preme il petto sulla sua schiena e la tiene bilanciata sulla sella.

"Come stai?" Le chiede con un tono gentile, dolce. Le da diversi baci sul collo e le sistema i capelli, passando le dita tra i nodi.

"Se le gambe tremanti sono un segno..." Dico con presunzione.

Lei sorride e mi da uno schiaffo sul petto. "È solo che era troppo tempo che non lo facevo" Dice.

Mi chino per un bacio. "Tremi sempre dopo che abbiamo finito, non incolpare questi cinque anni"

Sorride ancora di più. "Sono contenta che sei tornato" mi sussurra accarezzandomi il petto. "Non ti riconoscevo più, prima"

Poso la fronte sulla sua. "È ancora lunga" sussurro.

"Lo so" risponde.

James posa il mento sulla sua testa. "Ce la faremo, insieme" dice piano.

Annuisco e asciugo una lacrima che è scesa sulla guancia di Emmy. "Siete il mio posto sicuro" sussurra tirando su con il naso. "Mi dispiace avervi nascosto quelle cose"

Le do un bacio sulla guancia nello stesso momento in cui James le bacia la testa. Lei chiude gli occhi e altre lacrime scivolano sulla sua pelle - non gliele scaccio, questa volta, mi limito a chiudere i miei occhi e a godermi questo momento di silenzio.

Non siamo guariti, non ancora, e so che la strada è ancora lunga, ma la percorrerò, per loro, con loro, perchè sono anche il mio posto sicuro.

Heyyyy....

Ehm.

Non voglio morire.

So che non aggiorno e non mi faccio sentire da più di tre mesi, mi dispiace immensamente.

Ho finito la tesi, mi sono laureata, poi sono andata in vacanza, e dopo ancora mi sono stressata per cosa avrei fatto della mia vita (ps: mi sto stressando tutt'ora).

Ma tutto appostoooo.

Spero di esservi mancata, perchè voi di certo siete mancati a me.

Questa OS è un po' più dark di come scrivo di solito, qui, ma io sono ossessionata dai dark romance e dai RH, quindi ecco a voi James, Fred ed Emory.

Ci credete che questa OS l'ho scritta nell'arco di due mesi? E ci credete che scrivere poco più di 19mila parole è così difficile e lungo? È solo una OS, eppure mi ha risucchiato ore e ore, ma volevo finirla, per postarla, perchè mi piace.

Mi piace la forza di Emmy, mi piace la pazienza e la gentilezza di James, e ancora di più mi piace Fred, mi è piaciuto descriverlo così, perchè secondo me non è giusto dare ai Weasley sempre lo stesso carattere dei genitori.

Fred è freddo, stronzo, distaccato; certo, il tradimento influisce, ma una parte di lui è sempre stata così. Mi piace che Fred sia divertente, ma anche serio.

Va beh, poi James è sempre stupendo, amo descriverlo con qualsiasi personalità mi venga in mente. Lui è buono, non un burlone come ci si aspetta, e sa essere l'auror che è, un uomo stabile, serio.

Emory è quella che fa più stringere il mio cuore. Immaginatevi crescere con una persona che è la tua famiglia, ma che invece fa di tutto per ostacolare la tua felicità. Immaginatevi crescere nella mafia, con nessuna scelta se non quella di seguire le orme dei tuoi parenti.
Hogwarts l'ha salvata, James e Fred l'hanno salvata.

Perchè? Perchè sono il suo posto sicuro.

Trovate sempre il vostro posto sicuro, che sia una persona, un oggetto, un luogo, o, pure, voi stessi. È fondamentale per non crollare, o meglio, per crollare ma per avere un sostegno e potersi poi rialzare.

Detto ciò, spero vi piaccia!

Ps: godetevi anche la mia ossessione per le moto, che è tutt'altro che sana💅🏽

Baci,
H

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