É passata quasi una settimana dall'ultima uscita con Zayn, ultimamente è molto indaffarato quindi non l'ho sentito molto...
Cammino da sola al buio verso casa con in mano la piccola borsa della spesa: sono andata nel market qui vicino perché a mia zia é venuta improvvisamente voglia di provare cibo messicano.
Forse ha ragione mio padre a dire che sono pazza quanto lei.
Ad un certo punto, un piccolo coriandolo bianco cade davanti ai miei occhi e poi un altro e poi un altro ancora...Finalmente neve.
La mia prima neve qui in Inghilterra penso felice; in Italia ormai sono passati secoli dall'ultima nevicata.
Anche se può sembrare triste e di fatto è fredda, mi infonde un sacco di allegria e pace.
Ricordo quando io e le mie amiche uscivamo fuori da scuola e giocavamo con la neve prima che arrivasse il pullman, tornando a casa fradicie.
Purtroppo ora niente amiche, niente fratelli e niente mamma e papà.
Il mio primo compleanno da sola...
Forse la neve non è poi così bella se vissuta in solitudine.
Apro la porta di casa lasciando le scarpe fuori per non bagnare dentro; appoggio il sacchetto sul tavolo in cucina per poi salire in camera mia decisa a farmi una bella doccia calda.
Mi guardo stanca allo specchio: ho il naso tutto rosso e i capelli fradici e arruffati.
Uscita dalla doccia sento addosso ancora più stanchezza di prima, quindi decido di buttarmi sul letto, spostando il mio sguardo sulla finestra alla mia sinistra.
I miei occhi seguono la danza dei fiocchi di neve nell'aria e senza neanche accorgermene mi addormento.
-
«TANTI AUGURI A TE TANTI AUGURI A TE TANTI AUGURI A ELISA TANTI AUGU- apro gli occhi frastornata dalle urla e vedo mia zia aprire la porta con la schiena mentre tiene una piccola torta tra le mani.
«CHE CI FAI IN ACCAPPATOIO SUL LETTO?!» interrompe la canzoncina vedendo la scena.
«E CON I CAPELLI FRADICI CON QUESTO TEMPO!».
«Poi ti sorprendi se ti ammali» dice sotto ai denti portandomi la torta vicino.
Non capisco nulla, sono totalmente stordita e le sue grida non aiutano.
«Dai su esprimi un desiderio» mi invita lei mentre mi tiro su per sedermi.
Soffio sulle venti candeline blu a strisce ringraziandola per il pensiero.
«Ce la mangiamo per colazione» dice lei facendomi un occhiolino per poi sparire di sotto.
Accendo il telefono, sono le 9,54; poi guardo fuori: ha smesso di nevicare.
Tempo un minuto che il mio telefono inizia a vibrare senza sosta da tutti i messaggi che mi sono arrivati in mattinata; dai più sdolcinati: «amore di mamma non vedo l'ora che torni qui così festeggiamo insieme ti voglio bene amore mio» ai più scemi: «AMOOO SONO 20 SEI VECCHIAAA».
Rido leggendo i millemila messaggi delle mie amiche, loro si che avrebbero saputo come festeggiare.
Rispondendo ai vari messaggi, mi rattristo sempre di più rendendomi conto che sono qui tutta sola mentre loro sono insieme in Italia.
Non vedo l'ora di partire per riabbracciarle, ma in quel momento un pensiero arriva fulmineo: Zayn rimarrà qui tutto solo e se avrà bisogno io non ci sarò.
A proposito, devo ancora dirgli della mia partenza.
Decido di chiamarlo per avvisarlo ma nessuno risponde.
Poco dopo mi scrive un messaggio: «Ti richiamo tra un secondo».
Appena finisco di fare colazione, mi chiama attenendosi stranamente a ciò che aveva detto poco prima.
«Hei» rispondo.
«Hei ciao scusa ero con Wali», «oggi non si sente molto bene» dice lui con un tono piuttosto basso.
«Scusami non volevo disturbarti» cerco di sbolognarlo subito, mi sa che ora non è il momento.
«No figurati dimmi tutto» dice lui secondo me forzando una gentilezza nei miei confronti.
«No niente...è che mi sentivo un po' sola...».
«Mi dispiace Eli...Cerco di liberarmi al più presto».
«No Zayn non voglio», «non fa niente ora mi invento qualcosa...Ecco mi sta già chiamando mia zia» dico fingendo una risata.
«Dai allora ci sentiamo più tardi» dice lui salutandomi.
Metto giù rimanendo a fissare la chiamata durata neanche tre minuti. Fantastico, questa giornata non potrebbe andare meglio di così.
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«Aiutami a portare su le valigie» sento Francesca chiamarmi da sotto.
Con un po' di fatica riesco a sollevare la valigia più ingombrante portandola in camera di mia zia per poi portare una delle più piccole nella mia, e iniziare a scegliere cosa portarmi dietro.
Per rendere il lavoro più leggero decido di chiamare Giulia:
«AUGURI AMO!» allontano in tempo il telefono dall'orecchio aspettandomi un saluto del genere prima di farmi partire un timpano.
Mentre piego le varie magliette e felpe da mettere in valigia, mi parla senza sosta del più e del meno, ma non sentendomi così tanto partecipe come al solito mi chiede che cosa mi prende.
«Non lo so, non ho mai passato un compleanno lontano da casa e perlopiù quasi completamente sola» le confesso triste.
«Perché non esci con il cerbiattino?» chiede lei ingenuamente.
«Walihya non sta bene e di certo non me la sento di chiedergli di ignorarla per fare compagnia a una sfigata come me» sbuffo.
«Poi non saprà neanche che oggi è il mio compleanno» continuo rassegnata buttandomi sul letto.
«Come no?? Ora ci penso io» dice lei convinta per poi sparire per un po'.
«Amo che cacchio vuoi fare? Giulia cosa stai facendo??».
«Ecco». «Gli ho mandato l'amicizia su Facebook e su Instagram; così me l'accetta, vede il mio post sul tuo compleanno ed è fatta». Mi porto una mano sulla fronte senza parole.
Continuiamo a parlare per un'oretta, quando mia zia mi chiede di apparecchiare per la cena.
La giornata è passata più veloce del previsto e forse è solo un bene.
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Sto sparecchiando la tavola quando ad un tratto sento il campanello suonare.
Apro la porta distratta e me lo ritrovo davanti: «È così che ci si veste per un compleanno?» ha le mani in tasca e lo sguardo basso su di me: «Dai muoviti va a vestirti».
Camminiamo lentamente nell'isolato attorno, illuminati soltanto dalla luna e dai pochi lampioni.
È già buio pesto e l'unica cosa che si sente è il rumore della neve ancora soffice sotto ai nostri piedi.
«Perché non mi hai detto che il tuo compleanno sarebbe stato oggi?» sento la sua voce gentile rompere il silenzio.
«...Mi sono dimenticata» dico frettolosamente.
«Elisa» sento la sua voce farsi più dura mentre smette di camminare.
Mi giro a guardarlo.
«Non voglio caricarti di ulteriori pesi inutili» confesso amaramente.
«E io non voglio che mi tratti diversamente dagli altri» risponde lui.
Giro la testa dall'altra parte incrociando le braccia.
«Ti devi essere sentita sola oggi non è vero?».
Non rispondo.
«È per questo che mi hai chiamato prima...» dice a se stesso.
«Zayn non voglio risultarti una bambina bisognosa» sbotto all'improvviso, sfogando tutta la frustrazione della giornata mentre una lacrima riga il mio volto. Sto ancora guardando dall'altra parte, non voglio farmi vedere in questo stato.
«Che cazzo stai dicendo?» dice lui tirandomi il braccio verso la sua parte per costringermi a guardarlo.
Ma non mi giro ancora.
Vedendo la mia resistenza, decide di mollare la presa e infila le mani nella tasca prendendosi una sigaretta.
La accende e fa un primo tiro veloce.
Mi asciugo la lacrima con la manica del cappotto e nascondo il viso dentro la sciarpa color crema.
Lui continua a fumare in silenzio con una mano in tasca guardando avanti a sé.
«Ti fa male» mormoro da dentro la sciarpa, ancora col volto girato dall'altra parte riferendomi al fumo.
«Cosa?» chiede avvicinandosi non avendo sentito ciò che ho detto.
«Ti fa male fumare» ripeto stavolta girandomi verso il moro.
Mi guarda con fare interrogativo alzando un sopracciglio: «Avevi detto che non ti dava fastidio».
Si ricorda ancora? arrossisco ripensando al nostro primo bacio.
«Mi preoccupo semplicemente per la tua salute» dico imbarazzata.
Silenzio.
«Vieni», «ho una cosa per te» dice ignorandomi, buttando a terra la sigaretta neanche finita per poi iniziare a camminare verso la sua macchina con le mani in tasca. Resto due minuti ferma confusa immobile per poi corrergli dietro per recuperarlo.
Arriviamo alla macchina e fa per entrare per sedersi al suo posto, quando si accorge del mio rimaner in piedi immobile.
«Dai entra fa freddo» dice semplicemente ributtando la testa fuori a guardarmi.
Entro nel sedile affianco chiudendo la portiera e lui è seduto fermo a fissarmi.
«Quindi?» dico io non capendo cosa voglia fare.
Lui sospira buttando gli occhi al cielo, per poi allungare il braccio verso i sedili posteriori per prendere una borsa di tela blu scura.
Me la porge, «Non ho avuto tempo per il pacchetto, sai com'è, sono venuto a conoscenza del party due ore fa».
Lancio un'occhiata di risposta alla sua frecciatina per poi fissare la borsa tra le mie mani, sentendo al suo interno una superficie rigida. Poi lo guardo di nuovo non sapendo cosa dire.
«Dai apri» mi invita lui con un lieve sorriso.
Infilo la mano dentro sentendo una piccola scatolina.
«Capisco che sei scazzata e capisco che non sono una tua amica...» continua lui.
«...ma così ti sentirai meno sola, o almeno spero» dice semplicemente.
Tra le mie mani tengo tre cassette di musica registrata, ognuna con un'etichetta diversa:
"Per quando sei felice"
"Per quando sei triste"
"Per quando non provi nulla"
Ripenso alle sue parole di settimane fa e sorrido automaticamente: «Una volta ho composto tipo cinque canzoni in una settimana e le ho messe dentro una cassetta per regalarle a una che mi piaceva».
«Zayn...» dico ancora incredula continuando a fissarle.
«Sono canzoni che a me aiutano... spero funzionino anche per te» dice sincero.
«Grazie» dico buttandomi tra le sue braccia sentendo il forte odore di fumo impregnato nella sua giacca.
«Nella prima ce n'è una mia... è ancora una demo» dice un po' insicuro ancora appoggiato alla mia spalla col mento « in realtà l'avevo pensato come tuo regalo di Natale ma ho dovuto improvvisare all'ultimo».
Mi stacco improvvisamente dall'abbraccio guardandolo con gli occhi illuminati: «davvero?».
«Grazie Zayn grazie mille veramente» continuo a ringraziarlo girando e rigirando tra le mani quelle tre cassette.
Dentro portano molto di più che semplice musica: portano i suoi segreti, le sue debolezze e fragilità. Pensare solamente che lui voglia dividere tutto questo con me mi fa sorridere il cuore.
Lui mi sorride dolcemente: «Buon Compleanno».
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