Tutti fingono, nessuno è veramente ciò che sembra. Tutti vogliono sembrare qualcun altro, essere qualcun altro, nessuno è soddisfatto di quello che è. Si abituano prima o poi, e accettano le maschere che ognuno si crea. Forse per paura di scoprire come sono veramente le persone, per non rischiare di rovinare l'immagine che hanno di qualcuno.

Vivono tutti nelle menzogne, e ne sono consapevoli. Preferiscono non sapere la verità per paura di essere feriti da essa. Usano tutti la stessa maschera, e nessuno dice mai nulla. Chissà se saranno mai capaci di tornare indietro.

Cammino per strada, migliaia di persone che si sfiorano mentre passano e che non si guardano nemmeno in faccia. Dicono di non conoscersi, ma in realtà sono tutte lo stesso modello inventato da qualcuno più furbo di loro. Tanti cloni tutti ugali, questo sono gli umani.

Una gigantesca massa uniforme di finti sordi che funzionano come automate, delle macchine dotate di sentimenti finti imposti da altri. Ma non si possono eliminare le emozioni, è impossibile, perchè sono proprio quelle a formare la persona.

Non si può evitare di essere tristi per la morte di un parente, e non si può non essere felici vedendo il proprio sogno finalmente diventare realtà, nemmeno se non è veramente il tuo ma quello che ti ha messo in testa un terzo.

Eppure hanno imparato a mascherare anche quelle. A sorridere quando qualcuno lo vuole ed a evitare di piangere se non è cosa gradita, se gli altri non capiscono la causa della tristezza. Tutta la loro vita gira attorno a un estraneo, a un Dio immaginario che potrebbe spuntare all'improvviso e giudicare ogni persona in base a quello che è, o a quello che fa vedere. Come se, dando per scontata l'esistenza del Dio, lui non possa leggere dentro alle persone e vedere il loro vero Io.

Eppure in mezzo a quella tela grigia, ogni tanto riesco a scorgere qualche tocco rosso. O bianco, o blu, dipende tutto da persona a persona. Di solito dura poco più di un attimo, un battito di ciglia, o la velocità di un fulmine. Il tempo di accorgersene ed è già sparita, lasciando il dubbio di esserci mai stata, come se la pennellata potesse diventare trasparente tutto d'un tratto.

Un istante in cui il vero Io di una persona riesce a liberarsi, a evadere dalla gabbia dov'è tenuto prigioniero e a manifestarsi. Un istante in cui il viso cambia espressione, lasciando da parte quella imposta  e esprimendo una vera opinione. Un istante in cui le labbra si separano, lasciando intravedere la tanto temuta verità, senza mai il coraggio di dirla ad alta voce, lasciando che ognuno la interpreti come vuole. Come se la verità potesse essere interpretata.

Poi poco a poco anche quei colori tanto brillanti tornano a essere banali grigi, e la personalità ritorna a essere uguale a quella degli altri. In un istante è già tutto finito, e non c'è modo per poter tornare indietro. I colori si spengono come torce scariche, e bisogna aspettare che qualcuno cambi le batterie per poterle vedere splendere ancora.

A voi, umani. Vi prego, svegliatevi da questa ipnosi. Un giorno, quando sareti morti, ve ne pentirete. Vi accorgerete di aver sprecato tutta la vita inseguendo il sogno di qualcun altro, passerete l'eternità a rimpiangere quel dono meraviglioso che qualcuno ha scelto di darvi, la vita.

Firmato:

Una pentita.

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EHIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIII. Bene. Come previsto sono le 11:57, ma non importa. Non ho capito se posso dirti o no l'azione che ho descritto, quindi sappi che se non vuoi saperlo allora devi smettere di leggere alla fine di questa frase. EHI TI HO DETTO DI NON LEGGERE.

Comunque, seriamente, l'azione che ho descritto è

un sorriso.

(e si, come immagine del capitolo ho messo Annie che si mangia Eren perchè se aprissi Pinterest per cercare qualcosa di meglio finirei per ritrovarmi alle 3 di mattina a guardarmi meme).