Chào các bạn! Vì nhiều lý do từ nay Truyen2U chính thức đổi tên là Truyen247.Pro. Mong các bạn tiếp tục ủng hộ truy cập tên miền mới này nhé! Mãi yêu... ♥

**

«Diamine quanto mi fa male la schiena» si lamentò Yoongi scostando le spalle dallo schienale della sedia su cui era seduto.

«Per forza ti fa male» gli rispose Jungkook mentre si ingozzava di patatine «sei sempre seduto o sdraiato sul divano. Ogni tanto dovresti fare un po' di esercizio fisico».

Yoongi guardò con disgusto le briciole che sputacchiava in giro e si allontanò dal tavolo.

«Senti moccioso, solo perché ho accettato di ospitarti per qualche giorno, non vuol dire che puoi fare come se fossi a casa a tua. Mastica con la bocca chiusa» lo riprese puntandogli un dito contro, «davvero non ci tengo a vedere quella poltiglia di cibo sminuzzato che ti rotola sulla lingua».

Ormai Jungkook stazionava a casa sua da quasi un mese. Per l'esattezza ventisei giorni. Sì, li aveva contati.

Non erano stati questi i patti quando sua madre lo aveva chiamato chiedendogli di ospitare il figlio di una sua amica in procinto di entrare nell'università di Seoul.

Yoongi, ad onor di cronaca, le aveva detto subito di no ma sua madre non era una donna a cui si poteva semplicemente negare qualcosa. Così dopo giorni di messaggi, chiamate, ricatti morali, minacce di andare di persona a chiederglielo... Yoongi si era arreso.

Ancora ricordava con terrore l'intero mese che sua madre aveva passato con lui, ad un certo punto si era trovato le mutande etichettate per giorno della settimana e con le sue iniziali cucite sopra. Un incubo.

E così ventisei giorni prima si era ritrovato alla porta Jungkook. Troppo alto, troppo infantile, troppo rumoroso, troppo invadente... troppo tutto.

Fin dal primo giorno non si era fatto scrupoli ad invadere completamente la sua vita, Yoongi era pronto a giurare che mai una volta gli avesse chiesto "posso?" ma nonostante ciò ogni volta che gli negava qualcosa aveva l'impressione di maltrattare un bambino delle elementari.

Ogni giorno gli chiedeva se aveva trovato casa ed ogni giorno aveva una risposta diversa: "troppo lontana dall'università", "troppo piccola", "troppo grande", "i vicini sono antipatici", "c'è un fantasma nella soffitta" e così via.

Fosse stato per lui l'avrebbe buttato fuori di casa e basta ma la minaccia di una visita da parte di sua madre incombeva su di lui, così, onde evitare un colpo di testa, aveva appeso una grande foto della sua genitrice nella piccola cucina la quale fungeva come un ottimo deterrente.

Intanto però la piattola non dava segni di volersene andare e Yoongi doveva trovare una soluzione.

«Hyung»

«Hyung!»

«HYUNG! Mi stai ascoltando?!»

La voce fastidiosa di Jungkook lo riscosse dai suoi pensieri facendolo tornare a concentrarsi sul disastro che quell'impiastro aveva combinato sul tavolo.

C'erano involucri di cibo spazzatura sparsi ovunque, briciole disseminate in giro e una strana sostanza verde molliccia su cui non voleva indagare.

«Ripulisci questo porcile» gli intimò indicando il tavolo.

«Sì, sì» acconsenti troppo prontamente il ragazzino prima di cambiare discorso. «Hyung fammi vedere la schiena, ho della crema per i dolori muscolari e credo potrebbe aiutarti».

Yoongi lo guardò con sospetto ma alla fine accondiscese a sollevarsi la maglia bianca di cotone.

«In realtà non sembrano dolori muscolari» disse facendo una smorfia a causa del dolore che gli aveva procurato quel movimento «però fa proprio male».

«CAZZO HYUNG!» esclamò Jungkook genuinamente sorpreso «Che cosa ti è successo?!».

«Che vuoi dire?» chiese Yoongi confuso.

«Hai un enorme livido viola sulla schiena» gli disse il ragazzo passandogli delicatamente le dita sulla pelle «sembra che qualcuno ti abbia pestato».

«Me ne ricorderei non ti pare?». Yoongi era abbastanza scettico ma indubbiamente la schiena gli faceva male. Così andò in camera sua e tenendo la maglia sollevata si guardò le spalle nell'ampio specchio sulla cassettiera.

Con sua enorme sorpresa un enorme macchia viola e verde gli colorava la pelle al centro della schiena e, come aveva detto Jungkook, sembrava proprio che qualcuno l'avesse pestato.

Incontrò lo sguardo ugualmente sorpreso del ragazzo nello specchio.

«Non ho idea di come sia venuta fuori questa... cosa» disse titubante.

«Sicuro di non essertelo fatto a lavoro?» gli chiese Jungkook.

«Ho uno studio di registrazione, mica una palestra di Judo e comunque, ti ripeto, me ne ricorderei».

Yoongi non si spiegava la presenza di quella grossa ecchimosi, ma almeno adesso sapeva perché sentiva dolore.

Senza pensarci troppo su, si spalmo della pomata adatta e si preparò per andare a lavoro, il tutto sotto lo sguardo concentrato di Jungkook che scuoteva la testa ogni volta che posava gli occhi sulla schiena.

* * *


Quando tornò quella sera a casa Yoongi, dopo aver aperto la porta, pensò di essere entrato nell'appartamento sbagliato.

Libri aperti, fogli stampati, candele, post-it... ricoprivano ogni superfice della sua piccola cucina.

Jungkook, seduto nel mezzo di quel cumolo di carte, lo guardava come un cucciolo in attesa del ritorno del padrone.

Yoongi si preoccupò. Molto.

«Che diavolo hai combinato qui dentro?» chiese con voce irritata appoggiando le chiavi dell'auto e il portafoglio sul mobiletto all'ingresso.

«Hyung! Finalmente sei tornato!» esclamò il soggetto incriminato andandogli incontro e non mostrando alcun segno di pentimento. «Ho scoperto chi ti ha fatto quell'ematoma» disse con voce solenne e teatrale.

Poi lo prese per mano e lo trascinò a sedere accanto a sé.

«Guarda» disse mostrandogli dei fogli su cui erano stati stampati articoli di giornale, «leggi su! È tutto scritto qui!».

«Ma scritto cosa?»

«Leggi e poi capirai» fu la risposta categorica.

Yoongi alzò gli occhi al cielo e alla fine, sconfitto, iniziò a leggere.

In breve l'articolo parlava di un delitto avvenuto molti anni prima: un uomo dopo essere stato prima tradito e poi lasciato dalla sua compagna inizia a rapire giovani uomini fisicamente simili all'amante della moglie e a rinchiuderli in casa sua per torturarli e poi ucciderli senza pietà.

«E allora?» chiese Yoongi guardando l'articolo senza davvero capire che cosa ci fosse d'interessante.

«Usa il cervello hyung!» sbottò Jungkook appiccicandogli il foglio al viso.

Yoongi, lungi dall'essere una persona comprensiva, gli affibbiò uno scappellotto dietro la nuca che fece piegare di scatto in avanti la testa al povero ragazzo. L'uomo trovò estremamente soddisfacente il suono dello schiaffo.

«Okay» disse Jungkook massaggiandosi la parte lesa «ammetto di aver esagerato».

«Tu dici?» gli chiese retoricamente Yoongi con un sopracciglio inarcato.

«Un pochino, ma» insistette riprendendo l'articolo in mano «questo non è importante adesso. Concentrati sull'articolo».

«Jungkook che cosa dovrebbe mai avere a che fare il livido che ho sulla schiena con un pazzoide morto anni fa?»

«Hyung, quel pazzoide» disse Jungkook con molta enfasi «viveva in questa casa».

Un momento di silenzio scese sui due, poi Yoongi disse: «E allora?».

«Quell'uomo sta cercando di ucciderti» affermò il ragazzo con uno sguardo serio.

«Jungkook» disse Yoongi appoggiandogli una mano sulla spalla e guardandolo negli occhi «quell'uomo è morto».

Jungkook ricambiò il suo sguardo e come aveva fatto Yoongi poco prima gli appoggiò una mano sulla spalla. «Hyung, è il fantasma di quell'uomo che sta cercando di ucciderti».

Yoongi decise di restare al gioco e gli chiese: «e perché mai dovrebbe?».

«Perché» rispose Jungkook sfilando un altro foglio da sotto una pila di libri e mettendoglielo davanti agli occhi «tutte le sue precedenti vittime ti assomigliano».

Sul foglio l'immagine di un ragazzo dai tratti delicati, gli occhi piccoli e le labbra sottili.

Dannatamente somigliante a Yoongi.

* * *

«Hyung! Non prendere alla leggera questa cosa, sei in pericolo di vita!».

Yoongi guardò la foto di sua madre e pensò alle mutande con le iniziali. Erano ore che andava avanti quella storia. Il piccolo decerebrato si era convinto che ci fosse un fantasma assassino in casa e pretendeva che Yoongi si trasferisse.

L'uomo gli aveva fatto tranquillamente presente che poteva alzare il culo, raccogliere le sue cose e trovarsi un altro appartamento senza fantasmi in cui stare. Nessuno lo tratteneva, proprio no.

Ma il ragazzo aveva risposto con veemenza che mai e poi mai avrebbe lasciato " il suo hyung indifeso e inerme dinanzi ai pericoli dell'oltretomba ".

Yoongi dopo avergli dato un altro scappellotto si era complimentato per il lessico forbito.

«Yoongi hyung sei proprio convinto di voler rischiare la vita per il tuo stupido orgoglio?» gli chiese all'improvviso Jungkook mettendoglisi davanti.

Yoongi alzò gli occhi al cielo per l'ennesima volta e disse: «Jungkook. Primo, non si tratta di orgoglio, ma di un 'contratto di abitazione locativa della durata di quattro anni'. Secondo, i fantasmi non esistono».

«E allora come te lo spieghi il livido sulla schiena?»

«Ma non lo so. Sicuramente però non centra un fantasma. Ora fammi il piacere di spostarti che ho sonno e domani devo lavorare» disse infine Yoongi spostandolo di lato.

«Ma hyung...»

«Vai a dormire Jungkook» rispose categorico Yoongi e si richiuse la porta della sua camera alle spalle.

* * *

Con sommo sgomento di Yoongi nei giorni successivi i segni viola sulla sua pelle aumentarono e così anche le pressioni di Jungkook affinché si trasferissero.

La situazione gli stava sfuggendo di mano.

Mentre Jungkook iniziava a portare in casa sciamani, preti, fantomatici maghi raccattati per strada, Yoongi iniziava a temere di avere qualche malattia seria.

Dopo aver scoperto un'altra ecchimosi sul costato si decise ad andare da un medico.

Vennero fatte numerose analisi, supposizioni, possibili diagnosi tra cui quella della spaventosa leucemia, ma finché non sarebbero arrivati i risultati, nulla era certo.

A Jungkook Yoongi non disse nulla, non voleva far preoccupare quella piattola più di quanto già non fosse.

Smise anche di sgridarlo quando appendeva l'aglio in giro per casa o bruciava strani incensi rendendo l'aria irrespirabile.

Semplicemente Yoongi era così spaventato da non riuscire a dormire la notte, la sua mente era costantemente rivolta alle analisi che aveva fatto e dirlo ad alta voce a qualcuno avrebbe reso tutto più reale.

Jungkook, dal canto suo, si era reso conto della strana remissività del suo hyung ma aveva dato per scontato che l'uomo stesse gradualmente accettando l'idea che la loro casa fosse infestata.


* * *

I risultati delle analisi furono pronti due settimane dopo.

Yoongi, dopo aver ritirato la busta che li conteneva, si chiuse in auto a leggerli.

Con le mani che tremavano ruppe la carta e spiegò il foglio su cui erano stampati i risultati.

A parte una carenza di ferro non c'era assolutamente nulla di cui preoccuparsi.

Yoongi quel giorno pianse di gioia.

Mentre le lacrime solcavano il suo viso e bagnavano quel prezioso foglio ringraziò qualsiasi entità gli venisse in mente.

Quando tornò a casa trovò Jungkook che controllava con attenzione uno strambo tizio che cantava strane litanie e che spruzzava acqua sui muri.

Troppo felice per arrabbiarsi abbracciò calorosamente il ragazzo e gli disse che poteva restare con lui tutto il tempo che voleva, anche per sempre.

Jungkook, scioccato e con il volto arrossato, rimase immobile al centro della stanza mentre Yoongi si allontanava per comprare del cibo degno della buona notizia.

Dopo essersi riscosso da quello stato di trance afferrò il contenitore con l'acqua santa dalle mani dell'uomo e iniziò a gettarne generose quantità sui muri.

«Sta peggiorando» disse con severo cipiglio sul volto e versò il resto del liquido nel cesto dei panni sporchi in cui Yoongi quella mattina aveva messo le mutande.

L'uomo ignaro di quanto stesse accadendo alla sua biancheria nel mentre era al telefono con un famoso ristorante giapponese. Quella sera avrebbero festeggiato.

Era salvo.

Ma ancora non sapeva da cosa dipendevano quei lividi.

* * *

Superata l'euforia del momento, Yoongi dovette fare i conti con quella che era la realtà.

Brutti segni viola erano disseminati sul suo corpo senza una causa apparente e nessuna spiegazione medica sembrava possibile.

Inoltre tre mattine dopo la bella notizia ricevuta Yoongi si sveglio con lunghi graffi insanguinati che gli decoravano il polpaccio.

Smise di lamentarsi della mancanza di mutande causate dall'intraprendenza di Jungkook e accettò finalmente di seguire la sua teoria.

Dopo molte ricerche a ritroso nel tempo vennero fuori particolari scabrosi.

Il piccolo appartamento in cui vivevano in principio faceva parte di una grande abitazione che era stata divisa in quattro unità abitative.

La storia dell'immobile era alquanto inquietante.

Come Jungkook aveva scoperto la casa in principio apparteneva al signor Park, conosciuto anche con il nome di Sugar per la cura maniacale con cui sceglieva tutte le sue vittime: ragazzi delicati e dalla pelle pallidissima.

Secondo le foto dell'epoca, e dopo aver scavato negli archivi comunali per trovare la vecchia pianta della casa, l'uomo torturava e uccideva le sue vittime nella stanza che la moglie usava per sé stessa.

In quella camera nel corso degli anni si erano succeduti vari eventi, tutti ugualmente preoccupanti e strani.

Suicidi, morti sospette, aggressioni...

Tutti i precedenti inquilini, se ancora vivi, se n'erano andati via fuggendo.

E quella stanza adesso era la camera da letto di Yoongi.

* * *

«Avrei dovuto sapere che c'era qualcosa di strano quando ho trovato questa casa ad un prezzo così basso» disse Yoongi guardando tutti gli articoli di giornale che riportavano le disgrazie che si erano succedute l'una dopo l'altra tra quelle vecchie mura.

«Ma non hai vissuto sempre qui?» gli chiese Jungkook.

«Sì, ma non era mai successo nulla...»

Jungkook si voltò improvvisamente verso di lui e disse: «Hyung, mettiamo una telecamera nella tua stanza, dobbiamo sapere che cosa succede la notte».

«Credi che funzionerà?». Yoongi non era tanto convinto della cosa, in realtà quando ci pensava alla luce del giorno quella storia gli sembrava tutta una stupidaggine, ma ormai le avevano provate tutte e se quel video sarebbe riuscito a farli stare più tranquilli allora che così fosse.

«Certo! Vedrai che così sapremo tutta la verità».

Quella stessa sera installarono la telecamera. Yoongi si sentiva un po' a disagio nel sapere di essere ripreso ma alla fine avrebbero visto solo loro quei video e alla peggio gli sarebbe potuta scappare qualche scoreggia.

Si rannicchiò sotto le coperte e la stanchezza ben presto lo trascinò in un sonno profondo.


* * *

Il giorno dopo venne svegliato da Jungkook che, impaziente di vedere il video si era lanciato a peso morto sul letto per svegliarlo.

Ancora assonnato Yoongi si sollevò a sedere e gli fece spazio accanto a sé.

Dopo aver traferito il file su un portatile iniziarono a visionarlo.

Dopo i primi minuti in cui non veniva mostrato altro che Yoongi che si rigirava tra le coperte, Jungkook decise di andare avanti veloce mentre l'uomo gli diceva che era stato tutto inutile e che non avrebbero trovato nulla.

Yoongi stava quasi per riaddormentarsi quando sentì Jungkook urlare.

«Hyung! Ho visto qualcosa! Guarda! Guarda!».

Si ricosse e concentrò la sua attenzione sullo schermo.

Il video sembrava normale ma verso le due di notte l'immagine diventava disturbata.

Lo schermo si oscurò completamente per poi tornare nitido.

Yoongi batté più volte gli occhi stentando a credere quello che vedeva mentre Jungkook gli si incollò al fianco quasi volesse salirgli in braccio.

Quelle immagini in bianco e nero mostravano quello che Yoongi aveva sempre ritenuto impossibile.

Una figura nera, in ombra, era in piedi di fronte al suo letto.

Il timer scorreva e quella cosa se ne stava sempre lì immobile finché dopo esattamente tredici minuti si spostò sul lato del letto dove dormiva Yoongi e afferrò il bracciò di quest'ultimo quasi volesse strapparglielo.

Yoongi e Jungkook terrorizzati e sconvolti videro quell'ombra nera lasciare lunghi graffi sul corpo inerme dell'uomo. Quello strazio durò venti minuti prima che lo schermo si oscurasse di nuovo e l'immagine tonasse nitida.

Nella stanza non volò una mosca. Jungkook con mani tremanti sollevò lentamente la manica della maglia di Yoongi spaventato da quello che avrebbe potuto trovarci sotto.

L'uomo con occhi spalancati e fissi osservava la stoffa che risaliva lentamente e la pelle martoriata che compariva man mano al di sotto.

I graffi stavolta erano molto più profondi delle altre volte e soprattutto sembravano essere fatti da mani umane.

«Jungkook» gli disse Yoongi con voce piatta e incolore «prendi le tue cose, ce ne andiamo».

(maschi non ne ho trovati)

Buon halloween ♡

Bạn đang đọc truyện trên: Truyen247.Pro