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Segreti e passione

Camminai fino alla mensa, tenevo i pugni chiusi e puntavo le unghie contro i palmi, fino a farli diventare rossi. Ero così  arrabbiata che non riuscivo ad estraniare la rabbia accumulata, volevo piangere e urlare, urlare e piangere. Non trovavo nessun modo per lasciare andare la collera, non ero solita a portare rancore, ma quella volta avrei potuto uccidere qualcuno e provare solo sollievo.

-Ehi Pipe...- Lorna era seduta al tavola della mensa e stava addentando un panino farcito con formaggio giallo, insalata ingiallita e altre schifezze confezionate.
Non la salutai nemmeno, passai accanto al suo tavolo e mi diressi verso la macchinetta del caffè.

-Oh potresti prenderne uno anche a me?- Mi domandò ingenuamente Lorna, comodamente seduta a mangiare il suo pranzo.
Ma io non volevo un caffè, assolutamente no.
Le mie mani erano arrossate, a tal punto che non solo la pelle bruciava, ma sentivo dolore anche sui polpastrelli e le unghie avevano cambiato colorito, passando da un leggero rosa a un violaceo chiaro.

Sferrai un pugno con tutta la forza che avevo contro la macchinetta del caffè, puntai la parte metallica, quella che sapevo avrebbe fatto più male. Quando le mie nocche colpirono la macchinetta, una fitta di dolore attraversò tutta la mia mano, la indebolì a tal punto, che anche la mia rabbia iniziava ad assottigliarsi.
Ne diedi un altro ancora più forte e stavolta lasciai un piccolo segno sull'oggetto, ma decisamente qualcosa di più sulla mia pelle.
C'era sangue, ma non faceva male, non frizzava, niente... Solo sollievo.

-Niente caffè.. ho capito.- Lorna sdrammatizzò, come era solita fare nelle situazioni difficili.
Era una brava ragazza, ma ancora troppo immatura per poter affrontare i suoi sentimenti, o fronteggiare la ragione.
Alcune volte amavo il lato infantile che continuava a coltivare come una piantina, giorno dopo giorno Lorna l'annaffiava e l'esponeva al Sole, perché più stava all'ombra, più rischiava di appassire.
Altre volte però, desideravo ardentemente che lei crescesse, che diventasse finalmente una donna, volevo solo afferrare il suo lato bambino e strapparlo via, come una vecchia erbaccia che rovina il giardino.

-Perché mi interesso sempre delle persone che prima o poi mi feriranno!?- Camminavo su e giù per la stanza, passando continuamente davanti a Lorna e lei credeva che mi stessi rivolgendo a lei, ma in realtà stavo imprecando contro me stessa e le mie stupide emozioni.

Volevo diventare come Alex, volevo sterminare i miei sentimenti e vivere come una scatola vuota, insensibile e avventata.
Esisteva un intervento chirurgico per espiantare  i sentimenti?
Dannazione avevano scoperto così tanto, ma ancora nessuno aveva pensato a come spegnere le emozioni.

-Che ha fatto Alex?- Lorna posò il panino sul tavolo e sospirò agitata, ero la sua migliore amica e anche se era molto immatura, non concedeva mai a nessuno di farmi soffrire.

-Non parliamo di Alex, non adesso!- Misi le mani nei capelli e gli tirai con forza all'indietro, chiusi gli occhi e usualmente avrei visto tutto nero, ma la mia vista era annebbiata e quel giorno si colorò tutto di rosso fuoco.

-Lo sai chi si è presentato oggi in studio? Larry. Larry!- Continuai ancora più arrabbiata e mi sedetti accanto a Lorna, speravo che almeno lei, una delle persone più controllate che avessi mai conosciuto, riuscisse a tranquillizzarmi.

-E poi Alex ha detto che non mi deve illudere, che lei non ha sentimenti e che non prova niente per me.- Diedi un calcio al tavolo e lo feci sobbalzare all'indietro, esso ricadde sul pavimento con un tonfo metallico rimorso, producendo un gran chiasso.

-La..Larry era qui?- Balbettò Lorna, improvvisamente era diventata tutta rossa e le sue mani avevano iniziato a tremare, sembrava essere stata colta da un vento gelido agghiacciante e che adesso non avesse niente con cui ripararsi.

-Pronto...! Lorna? Hai sentito cosa ho detto su Alex?- Ero perplessa. Le avevo appena confidato la meschinità della donna per la quale stavo impazzendo e lei riusciva a pensare solo a Larry?
I suoi occhi erano fissi sul muro dietro di me, osservavano qualcosa che non c'era. Sembrava incantata da un pendolo, uno luccicante e infallibile, quelli che usano gli ipnotizzatori per attirarti nella loro trappola.

-Si.. si ho capito. Quindi Larry era qui?- Continuò come un disco rotto, unì le mani sul tavolo, forse per nascondere il tremolio che stava attraversando il suo corpo, ma in quel modo fu solo più evidente, perché le mani sbattevano l'uno contro l'altra e di seguito il braccialetto legato al suo polso, batteva rumorosamente contro il tavolo.

-Si..- Confermai ancora più confusa e inclinai la testa di lato, per mettermi più in evidenza ed essere notata dalla ragazza attualmente assorta nei suoi irraggiungibili pensieri.

-Ah.. che cosa ti ha detto?- Chiese spostando finalmente gli occhi su di me.
Conoscevo Lorna dai tempi delle elementari, avevamo frequentato le stesse compagnie e tutti gli sbagli che avevo commesso, Lorna ne era stata mia complice, perciò quando quel giorno mi guardò, intuì immediatamente che c'era qualcosa nel suo sguardo di diverso, fu una sensazione che mi investì e per tutto il tempo che parlammo, non mi scrollai di dosso quel pregiudizio.

-Niente Lorna, mi ha solo chiesto di uscire insieme... Ma ti senti bene? Sei strana oggi.- Poggiai una mano sulla fronte della mia amica e provai con tutta me stessa ad accantonare quella brutta sensazione, ma più Lorna mi guardava, più sentivo che qualcosa non andava.

-Si sto bene.. Scusami Piper, sono talmente impegnata che.. che devo andare.- Si alzò dalla sedia e incrociò le mani dietro alla schiena, mise la mano sulla maniglia, ma prima di uscire si voltò e mi chiese -Con Alex tutto bene?-

-Si. Certo tutto bene.- Risposi dopo qualche secondo di silenzio nel quale mi ero soffermata a giudicare la sua superficialità. Le era successo qualcosa evidentemente, perché Lorna era si smemorata, ma adorava ascoltare le vicende fra me ed Alex e non poteva essersi dimenticata così in fretta.
Ma cosa stava succedendo a tutti?

Uscì dalla mensa e mi diressi in bagno, la mano iniziava a bruciare, perché la pelle sulle nocche era caduta e le ferite erano esposte, probabilmente si era depositata della polvere ed era per questo che frizzavano.

Entrai in bagno, alquanto silenzioso.
Immersi le mani sotto l'acqua fredda e sciacquai via rapidamente il sangue e la pelle rimasta miracolosamente attaccata.

Stavo lavando le ferite, ero smarrita nei miei pensieri, non mi accorgevo di niente ciò che accadeva attorno a me, quando due mani scivolarono attorno alle mie e le sostennero dai palmi, mentre l'occhio osservava scrupolosamente i dorsi.

-Alex...- Mormorai imbarazzata.
L'ultima persona che avrei voluto vedesse la mia rabbia fuori controllo esplodere in maniera eccessiva, era proprio lei.

-Non avrei voluto ferirti..- Ammise sconsolata, il suo sguardo era fisso sulle mie mani. La guardavo attraverso lo specchio e ricordo che quella fu la prima che Alex abbassò la guardia.
La vidi nella sua umanità e anche se ero io a sanguinare, sembrava essere lei quella più ferita.

-No Alex..- Tentai di interromperla, ma come sempre comandava lei il gioco.

-Shh.- Portò un dito sopra le mie labbra e mi fece voltare verso di lei. I suoi occhi si erano addolciti e le sue labbra schiuse.
Con un gesto gentile della mano scostò i miei capelli dietro al collo e lasciò un bacio prolungato sulla pelle scoperta.

-Adesso curiamo queste ferite.- Mi baciò passionalmente, ma anche con una punta di dolcezza che si diffuse nella mia bocca e assaggiai per la prima volta la tenerezza di Alex. Quel sentimento era tanto nuovo per me quanto per lei, che ci prendemmo un secondo assaporare il sapore scoppiettante che si era diffuso sulle nostre lingue.
Le sue labbra condussero le mie in un bacio sempre più spinto, le nostre mani cercavano i corpi l'una dell'altra e non riuscivamo a stare un secondo senza toccarci e ogni qualvolta i nostri tocchi evitavano di incontrarsi, sentivo le mani ardere come se le avessi bruciate con il fuoco.

Alex mi spinse al muro e premette il suo corpo caldo contro il mio, il suo seno prosperoso strusciava contro il mio e avevo già aperto le gambe, permettendole di inserirsi in esse per poter stare maggiormente a contatto.

-Mi vuoi adesso Piper?- Sussurrò sensualmente al mio orecchio, mentre la sua mano scendeva lentamente sotto l'elastico dei miei jeans.

-Si ti voglio Alex.- Lanciai la testa all'indietro e gemetti, accaldata dal desiderio che accresceva in me.

-Anch'io ti voglio Piper. Diamine se ti voglio.- La sua mano scese lungo il mio sesso ed entrò dentro di me in un colpo secco.
Inarcai la schiena distaccandomi dal muro e gemetti così forte da scuotere anche il corpo di Alex.

-Che significa che.. che mi vuoi?- Riuscì a dire balbettando, le sue labbra stavano baciando il mio collo, quando la mia domanda attirò la sua attenzione e portò lo sguardo dentro al mio.

-Che ti voglio tutta per me.- Disse con aria enigmatica e poi si avventò contro le mie labbra e le morse con furore, scatenando il suo desiderio contro di me.

-Tutta per me.- Sussurrò nuovamente, mentre il mio corpo si concedeva interamente ed esclusivamente a lei.

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