XI
Ron's pov
Come avrei fatto io, stupido e inutile Ron, ad aiutare la creatura più perfetta di questa terra a sopravvivere?
La aveva avvelenata qualcuno? Avrei giurato sulla mia stessa vita, che se qualcuno le avesse fatto del male, sarebbe diventato il mio acerrimo nemico, ero già stato abbastanza coglione io per farla soffrire spicologicamente, qualcuno che la facesse soffrire fisicamente non serviva.
Mi trovavo lì, seduto, su una sedia, fuori dall'infermeria, a pensare a lei.
I professor Silente aveva dato il permesso a me e a Harry di saltare le lezioni in quanto i suoi amici più stretti, quanto vorrei non essere solo "uno degli amici più stretti".
"Ei rosso, che ti è morto il gufo? Ha-ha-ha" se la rideva pivees passando davanti a me, magari fosse schiattato Errol invece che forse Hermione! Avrei venduto Percy per riaverla di nuovo tra le mie braccia.
Le ore trascorrevano lente su quella sedia sgangherata, orami conoscevo a memoria le mattonelle del pavimento, e ancora meglio la punta delle mie scarpe, non riuscivo a guardare in avanti.
Poco dopo arrivò Harry di corsa. "Ron, il professore Silente ci vuole nel suo studio, ci sono anche i signori Granger, vogliono che tu racconti l'accaduto dato che eri l'unico presente" mi disse Harry lentamente e appoggiandomi una mano sulla spalla, lui sapeva quanto tenevo a lei.
Così, ci avviammo per lunghi corridoi, fino ad arrivare all'ufficio di silente, una volta aperta la porta trovammo silente dietro la sua scrivania e, terrorizzati e a sinistra, i signori Granger.
"Grazie per essere venuti ragazzi, non credo ci sia bisogno di presentazioni" iniziò silente alzandosi dalla poltrona.
"Ron, saresti così gentile da narrare quanto accaduto ai signori Granger?" Continuò silente con il suo tipico tono calmo e rilassato anche nelle situazioni più difficili.
Provai a parlare, ma le parole mi di bloccarono in gola, il solo suo pensiero mi faceva star male, e la voce non voleva uscire dalla mia bocca.
Che figuraccia stavo facendo? C'erano i genitori di Hermione e io non dicevo niente? Non volevo mi ricordassero come "il ragazzo strano che non sa nemmeno parlare", così ritentai, ma aimé, invano.
Le lacrime iniziarono ad allargare i miei occhi, io non volevo piangere, dovevo rimanere forte e raccontare, ma ormai la mia vista era offuscata dalle lacrime, e quando ne sentii una cadere sulla mia guancia chiusi gli occhi, volevo andarmene da quella realtà, e ritornare in quella in cui andava tutto bene.
Sentii una mano toccarmi la schiena da davanti, poi un altra, pensavo fosse harry, ma aveva un tocco troppo leggero per essere lui, era la signora Granger, che in lacrime mi stava abbracciando "non importa, non parlare se ti ferisce" furono le parole che uscirono dalla sua bocca.
No, dovevo farcela, che razza di grifondoro ero? Dovevo
prendere tutto il coraggio che mi rimaneva e parlare.
Una volta finta la stretta della donna iniziai. "Eravamo nella sua stanza, lei mi stava rispiegando un incantesimo di trasfigurazione" bugia, ma d'altronde, non potevo dirgli la verità. "quando piano piano chiuse gli occhi e si accasciò per terra, quando mi accorsi che non si svegliava la presi in braccio e la potrai in infermeria, prima di arrivare incontrai Harry che mi accompagnò". La storia non era esattamente veritiera, ma penso che l'importante fosse cosa era successo a Hermione, e non la mia reazione.
"Grazie mille ragazzo" questa volta fu il padre ad abbracciarmi.
"Ragazzi, potete andare, i signori Granger rimarranno qui fino al risveglio della signorina Granger" silente fu l'ultimo a parlare, aprii la porta e uscii, seguito a ruota da Harry. "Sei stato bravissimo" fu l'unica cosa che mi disse.
Tornai a sedere sulla mia sedia, per nessuna ragione al mondo volevo spostarmi di lì, aspettavo solo di poter rivedere Hermione.
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