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☁︎ - Capitolo Tre

L'americano era confuso.
E imbarazzato.
E non aveva la più pallida idea di cosa fare.
Ivan gli sfiorò il viso, non prima di essersi tolto i preziosissimi guanti e Alfred avvertì un gelo insostenibile.
« S-Sei freddo...» Okay, quella non era decisamente la frase più intelligente da dire in una situazione come quella, ma era totalmente stordito!
Il russo sorrise.
« Sei mai stato in Siberia, Alfred...?» Il russo usò un tono suadente, che incantò lo statunitense.
«N-No... non sono mai stato in Russia...»
« Mh, peccato. Potresti imparare a conoscerla...con me...» Okay, quello era decisamente troppo.
« Senti razza di cosacco-comunista-trincatore-di-vodka a tradimento, qui dentro sarai pure una specie di Zar, ma non per me, chiaro? Potresti essere pure a capo della Mafia Russa o di qualunque cosa abbiate là e a me non fregerebbe un c-»
« Perspicace.» Rispose sarcasticamente il russo.
« W-What?» L'americano sgranò gli occhi, sorpreso.
Il russo ghignò.
« Sebbene tu abbia appena affermato della tua noncuranza per ciò che riguarda la mia vita d'affari... non hai proprio l'aria di uno che se ne frega, sai? »
Dio, quel tipo lo confondeva, troppo.
« Senti, intanto accendiamo questa luce, ti prego.» Sbottò l'americano.
« Hai paura?»
«Cosa...?»
« Hai paura del buio?» soffiò il russo.
« I-I...»
« Io l'avevo.
Sono rimasto orfano da bambino, le mie sorelle si sono prese cura di me. Quando però dovevano andare a procurarci qualcosa da mettere sotto i denti, spesso calava il Sole e io rimanevo solo e al buio nella nostra casetta in mezzo al nulla.
Sono cresciuto, solo e al buio.
Poi ho capito che non dovevo avere paura del buio.
Il buio è accogliente: lui non ti giudica. E' un grande abbraccio oscuro.
Il buio non è cattivo, ma tutti lo giudicano così.» In quel momento ad Alfred era venuto un mal di testa allucinante.
Ivan era passato da sexy e arrogante criminale a parlare delle sue paure come un bimbo traumatizzato.
Cosa che probabilmente era.
« Io sono un po' come il buio. »
Alfred guardò intensamente l'ombra del russo.
Lui non assomigliava al buio, lui lo era.
« Tu invece sembri tanto la luce che non vedo da anni. »
« Io non assomiglio alla luce, io sono la luce.»
Il russo sogghignò.
Era così che gli piaceva.
Avvicinò le sue labbra gelide a quelle carnose dell'americano e le fece scontrare in un bacio famelico.

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