capitolo 39 ricordi, per sempre
Immobile, seduta sulle rive del lago, Calipso è ipnotizzata dal movimento dell'acqua, mentre la mente non osa liberarsi nel rivivere il lup la notte che ha cambiato la sua vita.
È passata ormai una settimana, eppure le ferite inflitte, nel tempo che scorre tra un tramonto e una alba, ancora sanguinano senza pietà.
Tristano si è completamente chiuso in sé stesso, rimanendo tutto il giorno nella sua stanza, rifiutando anche le cene nella mensa del branco, preferendo uscire da solo in cerca di selvaggina da consumare per poi tornare nella sua camera.
Ma Calipso non è sicuramente più forte, al contrario di lui non ha ancora messo piede nella casa branco, poiché troppo piena di ricordi e dell'essenza dei loro amici persi.
Si è allontanata da tutti e da tutto, vivendo giorno e notte sulle rive di questo lago, nutrendosi anche lei, poco e niente, di selvaggina.
Sa che lei è stata scelta scelta per essere l'alfa capo di questo branco, indossando una corona che la sua gente le ha messo sul capo.
Ma ringrazia chi ha compreso il suo dolore e chi come scott ha preso il suo posto di guida, lasciandole il tempo di vivere il suo lutto.
Anche se in modo egoista e masochista.
Perché questo luogo, le rive di questo lago, hanno visto tutte le sue lacrime versate in passato e oggi, ogni carezza data e ogni abbraccio che Deb le ha dato quando non aveva la forza di alzarsi.
Ma ora è qui da sola, a ripensare a quanto sia crudele il destino.
A quanto in una notte ha perso pezzi del suo cuore, in troppo poco tempo, cadendo più volte.
Ed ora cerca la forza di rialzarsi, ma il cuore è ancora a terra nel dolore della loro mancanza.
Caleb, che entrato con dolore nella sua vita, ma che poi ha saputo farsi voler bene e sopratutto crearsi un piccolo spazio nel suo cuore.
Ed è stato crudele il tempo, perché non le ha dato un attimo per dirgli che lo aveva perdonato e che era diventato importante per lei.
Ester che era diventata la piccola da proteggere, la ragazza che Calipso sperava di aiutare a liberarsi.
Insegnandole la loro vera forza d'animo e quanto siano più forti della loro stessa natura.
Fallendo miseramente, ora lo sa, non ha salvato nemmeno lei.
E il suo tradimento, raddoppia il dolore, perché è morta senza dar loro la possibilità di odiarla o perdonarla.
E morta così, traditrice ma anche innamorata tanto da sacrificare la propria vita per il suo amato.
E Calipso pensa che il suo amico vampiro sia devastato dal dolore anche per questo, il senso di colpa per non averla capita, il dolore del tradimento, la sofferenza di aver perso il suo primo amore e la confusione verso una traditrice che poi si sacrifica per lui.
Ed Elia, lui non è sicuramente meno importante degli altri.
Sopratutto per Calipso che aveva trovato in lui un buon co.pagno di battaglia ma anche di pensiero.
Perché si sentiva così simile all"elfo, da instaurare con lui un legame silenzioso, una naturalezza nel guardarsi negli occhi e capirsi.
L'unica cosa che le da sollievo e che non è morto per mano di un'arma o di un grande dolore, ma per la scelta di seguire la sua compagna.
E saperli insieme, anche se chissà dove, da un leggero sollievo.
O meglio, le fa comprendere e accettare il motivo della sua partenza, sicuramente non superando il dolore che ciò ha portato.
Ma non sono solo i morti a tormentare la mente della lupa, ma anche il peso che ha l'incantesimo della memoria lanciato da Deb.
E sa che è stato creato per il loro bene, per rendere sicuro questo luogo, ma è comunque dolore.
Non potrà più vedere Vic, Penelope, Mary, Ronald, Eliot e molti altri che hanno incontrato nel loro viaggio.
Amici con cui sono rimasti pensiri in sospeso, a cui non ha mai detto quanto gli volesse bene ed ora non potrà più farlo.
Ma non c'è bisogno di girarsi intorno, Calipso sa che il dolore più forte lo sente per la perdita dell'amica.
Deb, ora non c'è più e mai più ci sarà, scomparsa in una notte di luna piena, compiendo il suo destino di diventare un essere di luce e verità.
Tutto in una maledetta notte, come può così poco tempo creare tanta distruzione, come può il tempo di un sogno far vivere un incubo ad occhi aperti.
Si porta le ginocchia al petto, non facendo neppure più caso alle lacrime che le segnano il viso.
Perché sono giorni ormai che le sue guance sono segnate e che le labbra sono continuamente umide di amarezza e singhiozzi.
E questo luogo sa di lei, dei loro ricordi, delle loro risate o delle lacrime che entrambe hanno versato.
Come se fosse un tempio innalzato in onore dei loro ricordi, oppure una grande lapide dove il nome di lei è segnato con il dolore.
Ed è impossibile da spiegare quanto questo luogo le faccia male e quanto sente il bisogno di rimanere qui, nella essenza di lei che ormai non c'è più.
"Continui a ripetere che io non ci sono più.
Ma sai che rimarrò vicino a te per sempre."
Alza di scatto il capo, seguendo la voce fino a una figura che si muove a pochi centimetri della superficie dell'acqua, avvicinandosi passo dopo passo a lei.
Finché Deb non si siede vicino a lei, con i piedi nell'acqua come era abituata a fare, mentre con le mani gioca con i fiori che decorano questa riva.
Il tempo da che era fermo, immobile in un attimo di solitudine.
Ora scorre all'indietro, riportando la mente ad ogni attimo vissuto insieme.
"Non so se sei una allucinazione masochista, dovuta alla troppa stanchezza o se sei davvero qui."
Calipso è troppo stanca e confusa per mostrare sorpresa.
Semplicemente lascia che la sua mente la torturi, così da guardarla ancora un po' nonostante sappia che è solo masochismo doloroso e inutile.
Invece Deb sorride, come sempre in una forma genuina e quasi infantile.
Ignara di quanto con il suo sorriso abbia riscaldato il cuore di molti, soprattutto quello nato gelido della sua amica.
"Forse la prima o forse la seconda.
O persino nessuna delle due.
La realtà è che ti ho promesso che non ti avrei abbandonato e così ho fatto."
Calipso continua a guardarla, come se fosse un sogno che al suo risveglio scomparirà, lasciando che il dolore giochi con la sua fragile anima.
Tutto pur di viverla ancora un po.
Eppure, non riesce a dirle quello che avrebbe voluto.
Rimane in silenzio ad osservarla e ascoltarla, nella speranza di svegliarsi il più tardi possibile.
"Io continuerò a vivere in questo luogo, nella magia che lo protegge e nelle stagioni che scorreranno in modo da dar sollievo a tutte le creature che vivono qui."
Le prende la mano e Calipso a un sussulto per la sorpresa ma anche per la sostanza che ha assunto il corpo della amica.
Infatti non ha più una forma carnale, terrena, ma sembra un vento leggero che ti sfiora il viso nelle giornate fresche di autunno.
Lei non è fisicamente qui, ma la lupa inizia a volersi convincere che non sia solo una illusione.
Che sia davvero Deb, un ultimo attimo per parlare prima che scompaia davvero.
Forse una seconda possibilità.
"Tutta colpa del destino."
Parla Calipso tra i denti, maledicendo quel disegno che entrambe conoscevano bene ma che speravano di poter cancellare.
Quella promessa di salvarla, di proteggerla in modo da sconfiggere il suo destino, andar contro alla profezia che si portava addosso dalla nascita.
E Deb sorride, sfiorando con le dita la superficie della acqua, lasciando che i loro occhi si fondono tra loro, perdendosi.
"Ricordi il giorno in cui ci siamo incontrate?"
Le chiede Deb, incantandola e facendola cadere in un sogno, ad occhi persi, che è in realtà un loro ricordo.
Il loro primo ricordo insieme...
È una giornata di autunno di quasi tre anni fa.
Calipso è da una settimana che scappa, passando le giornate a correre e le notti a riposare poche ore.
È sfinita, persa e ancora dolorante, senza una meta da raggiungere e i polmoni che bruciano per l'aria di libertà che finalmente respira.
Ma sa che non può continuare a fuggire senza una meta, ha bisogno di un piano, di fermarsi e prendersi un po di tempo per riflettere, per decidere cosa fare.
Cosi, dopo aver cacciato un coniglio, lo sta cuocendo su un fuoco improvvisato.
Alle spalle la foresta che si tinge di giallo e rosso e davanti a lei un piccolo lago mosso dalle creature marine che lo popolano.
La carne che cuoce lenta, facendo scoppiettare il fuoco sotto di sé.
Il silenzio della foresta che viene spezzato da passi veloci e versi di piccoli animali veloci.
E scatta in piedi, pensando che sia Gregory che l'ha trovata.
Ma invece vede in lontananza una chioma rossa che corre disperata, mentre l'aria si riempie di odore di fragole e vaniglia con un pizzico di basilico, facendole capire la sua natura strega dato che l'odore di basilico è segno destinato di quella razza.
Poi sente l'odore di cani, semplici animali forse incantati per trovarla e prenderla.
E pronta a tornare seduta per gustarsi il suo pasto, quando vede la donna cadere e venir circondata dai cani.
Non avrà molte possibilità sopratutto se i cani sono incantati per resistere alla magia.
E infatti è così.
Deb a terra, cerca di alzarsi nonostante la caviglia slogata, lanciando sfere di magia sui cani, che però rimbalzano sul loro pelo.
Maddalena è proprio decisa a trovarla e riaverla, anche se con qualche arto in meno.
Uno dei cani le morde la caviglia slogata, strappandole la carne senza mollare la presa, tirandola verso la via che la riportera nella sua prigionia.
E quando un'altro cane le morde la spalla, la disperazione ormai la assale, la consapevolezza che è stato tutto inutile.
Le torture che l'attendono in quella che dovrebbe essere casa, per poi essere ri chiusa in quella cella buia e sporca di muffa che dovrebbe chiamare cameretta.
E chiude gli occhi, pronta a crollare, ad arrendersi troppo stanca per lottare ancora.
Poi all'improvviso un ululato che ferma il movimento rabbioso dei quattro cani su Deb.
Con gli occhi chiusi sente gli animali essere stati dal suo corpo, anche se in modo forzato e strappando la carne che tenevano tra i denti.
Apre lentamente gli occhi, ancora annebbiati dal dolore, vedendo una lupa grigia ringhiare e allontanare con gli artigli chiunque si avvicini alla strega.
Lo scontro è devastante per quanti colpi la lupa riesca dare ai cani, che però la superano di numero graffiandola e ferendola più volte, senza che mai la lupa crolli a terra.
Continuando a lottare.
E Deb si chiede chi è questa lupa.
Chi è questa donna che sta cercando di salvarla, senza nemmeno conoscerla, solamente perché l'ha visto in difficoltà.
E quando la lupa sta per essere morsa al collo da uno dei cani, la disperazione aumenta sempre di più nel cuore di Deb.
Diventando senso di protezione, non verso se stessa, ma verso chi sta cercando di salvarla, senza conoscere nemmeno il suo nome.
Gli occhi che diventano viola, le mani che si macchiano di energia e senza pensarci due volte, prima che le zanne del cane si infrangono sulla gola della lupa, espande energia colpendo con forza i cani e facendoli esplodere in una nube viola di fumo.
Sorridendo nel scoprire quanto la sua disperazione, quanto questo incontro con la lupa, le abbia dimostrato la sua potenza.
Superiore a quella della madre.
Forse un buon punto di inizio, per iniziare la sua fuga.
Intanto la lupa è ormai a terra.
Tra le ferite passate e quelle inflitte dai cani, è costretta a lasciarsi cadere senza che però tocchi il terreno, afferrata al volo dalla strega che ha salvato.
Non hai il tempo di chiederle il nome o qualche spiegazione, perché la lupa sviene.
Sopraffatta dal dolore e dalla fatica.
Quando Calipso si risveglia, il giorno ha lasciato spazio alla notte.
Prova a muoversi, guidata dall'istinto di scappare, alzandosi di scatto e notando molte fasciature a coprire il corpo.
"Finalmente ti sei svegliata."
Gira di scatto lo sguardo sulla streghetta che le sta parlando.
È poco lontano da lei e sta girando con calma il coniglio, che la lupa ha cacciato molte ore prima, sicuramente per riscaldarlo un po'.
La cosa che sorprende Calipso e che la strega non ne ha consumato nemmeno un morso, forse volendo aspettare il suo risveglio per poterlo consumare insieme.
Entrambe non sanno ancora nulla, niente una dell'altra.
Ma comunque si siedono vicine, dividendo la cena e un po' di tisana rigenerante, preparata da Deb.
"Perche mi hai salvato?"
Chiede Deb, spezzando il silenzio che le ha circondate per tutta la cena.
Sorridendo quando la lupa sbuffa annoiata, sdraiandosi sulla schiena con lo sguardo rivolto al cielo pieno di stelle.
"Perché qualcuno ha aiutato me a fuggire, perdendo la vita.
Forse pensavo che salvandoti avrei pagato un po del senso di colpa che mi pesa sulla coscienza."
La voce della lupa è fredda e distaccata, come se fosse senza emozioni.
E Deb capisce che la verità è che ha troppe emozioni e che le custodisce con cura dietro a una maschera di indifferenza.
Chiamatelo istinto o sesto senso.
"Anch'io sto scappando, da mia madre e dalla mia congrega."
Si apre Deb mostrando invece molte emozioni amare nelle sue parole e anche una lacrima che lenta scivola fino alle labbra.
La lupa non fa domande, rimane ferma con il viso verso il cielo, lasciandola parlare.
Da subito si capisce che è una donna di poche parole, molto più brava ad ascoltare che a parlare.
"Ti sei mai sentita come se fossi solo un oggetto.
Come se fossi nata solo per essere usata dagli altri, senza il diritto di scegliere per la tua vita?"
Continua a sfogarsi Deb, raccontando di sé attraverso domande.
Facendo sospirare la lupa, come se questa domanda la colpisse in profondità.
Più di quanto voglia mostrare.
"Tu che ne dici?"
Si gira di scatto verso la strega, mostrando i suoi occhi blu che Deb non ha notato prima.
E si ritrova a ingoiare a vuoto capendo che la lupa è una Omega e che nessuno più di lei può capirla.
Sa la vita che fanno gli Omega, perché anche la sua congrega ne ha comprato molti, usandoli come servi e a volte, con disgusto, anche uccidendoli per i loro riti.
"Allora io e te non siamo così diverse.
Destinate a fuggire dal proprio destino.
Con la differenza che il mio destino è scritto nero su bianco."
Deb le racconta della sua nascita, della profezia che la perseguita, dell'idea della madre che il significato della profezia sia che qualcuno possa assorbire il suo potere.
Ha la completa attenzione della lupa, che si posa su un gomito rimanendo con il viso rivolto verso di lei per tutto il tempo.
Trovando nella strega un'anima gemella alla sua.
Entrambe destinate a essere schiave, Calipso in senso carnale mentre Deb nello spirito, in forme diverse ma entrambe due anime destinate a non avere diritto di vita.
"Pensa che non ho il diritto di essere chiamata per nome, poiché se qualcuno a che solo sussurra il mio nome, Desdemona, potrebbe risvegliare la mia natura."
Deb lo dice ridendo, come se fosse divertente il fatto che tutti la chiamavano solo "destinata", o figlia di Maddalena.
Ci scherza sopra, ma i suoi occhi non possono nascondere le lacrime e il peso che tutto questo ha su di lei.
Calipso ci vede sempre di più qualcosa in comune con lei.
Cosi prende una decisione e lo dice con una tale naturalezza che lascia sconvolta Deb.
"Bene allora ti chiamerò Deborah, Deb perché sono pigra.
E insieme, aiutandoci a vicenda, riusciremo a sconfiggere i nostri destini.
Ci serve solo un bel posto dove vivere al sicuro."
Sembra non dare peso alle parole che dice, eppure Deb ci legge tanto nella sua voce fredda e rigida.
Forse è stato proprio il destino a farle incontrare, ma preferisce non dirlo volendo illudersi che stiano fuggendo dal disegno creato per loro.
"Mi piace Deborah, suona bene.
E poi, al posto ci penso io."
Sorride, immaginando già una casa piccola solo per loro.
Con un bel giardino e qualche animale.
Addormentandosi con un sorriso di speranza entrambe sulle labbra, il primo da molto tempo.
Nei giorni a seguire le parole sono diventati fatti.
Deb ha costruito la casa, la stalla e la cupola su di loro, me tre Calipso si è occupata della caccia e di andare a comprare qualche animale come mucche e capre.
Promettendole che l'avrebbe sempre protetta dal suo crudele destino.
Tornando al presente, si rende conto che è una promessa che non ha mantenuto e con il viso pieno di lacrime per il ricordo appena vissuto, guarda la sua amica come a chiederle perdono.
Ma Deb sorride, perché non c'è nulla per cui chiedere scusa.
"Il destino lo creiamo noi, con le nostre scelte.
Con le nostre azioni di salvare Tristano e dopo di lui molti altri.
E si, così facendo sono andata incontro al destino che tanto temevo.
Ma non cambierei nulla di ciò che abbiamo fatto, perché la mia vita è valsa la vita di questo luogo, della nostra gente."
Si alza in piedi Deb, indicandole con le braccia aperte tutto ciò che la circonda e che hanno creato insieme.
Quella piccola casa che era un tempo, ora invece è diventata un insieme di tante abitazioni, di tante dimore per il loro branco.
Il piccolo campo, ora invece è esteso su un grande terreno, per dar cibo e materiale a tutti loro.
Il gregge, che un tempo era una mucca una capra, ora è un insieme di tanti animali, di cui si occupano non più solo una persona, ma tante persone.
Ognuna con uno scopo e un obiettivo.
" In questo luogo.
Io sono ovunque qui, sono in ogni pietra che abbiamo posato. In ogni centimetro di terra che abbiamo coltivato.
Nella speranza che abbiamo fatto crescere tra questa gente, tra queste anime che abbiamo liberato dalle catene e dalla crudeltà
Creando un luogo dove tutti possono essere liberi di vivere.
Semplicemente vivere."
Calipso non riesce a parlare, rimane ferma ad ascoltarla.
Perché non ha nulla in contrario, da contraddire, tutto ciò che Deb sta dicendo è vero
Lei si rende conto della grandezza che hanno creato.
Ma è egoistico pensare che soffre nel prezzo che hanno pagato?
"Soffrirai per molto tempo amica mia e io soffrirò con te. Perché è crudele il destino che ci ha separato così presto.
Ma ti prego, quando mi pensi, sorridi per me guardando ciò che abbiamo creato.
E capirai che io non me ne sono mai andata via.
E che vivo qui, intorno a voi e dentro ai vostri cuori."
Detto ciò, scompare come se fosse davvero un'illusione della sua mente.
O forse era davvero Deb, che ancora una volta le ha dato una mano a rialzarsi.
E a vivere finalmente.
"Ed ora, che si fa Calipso?"
Alle sue spalle Tristano ha visto tutto.
In silenzio ha ascoltato, visto il ricordo e pianto con la lupa.
Ed ora, incrociando i suoi occhi neri pieni di lacrime, a quelli blu lucidi della sua cara amica.
Le chiede cosa fare.
Perché anche lui è stanco di rimanere fermo, a lasciarsi consumare dal dolore.
E Calipso gli va incontro, abbracciandolo, per poi prendere le mani nelle sue.
"Ora soffriamo Tristano, piangiamo il nostro lutto, lasciamo che i ricordi macchino l'anima di lacrime.
Ma ti prometto che un giorno, il dolore verrà assorbito dai bei ricordi e finalmente potremmo andare avanti."
Gli accarezza la guancia, raccogliendo tra le dita le lacrime, che hanno lo stesso sapore amaro delle sue.
Per poi appoggiare la propria fronte alla sua, come a creare un punto di incontro tra i due.
A cui entrambi aggrapparsi, in questo momento tanto doloroso.
"E intanto li renderemo fieri di noi, portando avanti un sogno di speranza e libertà, per cui tutti loro si sono sacrificati."
Il dolore non si supera, non scompare.
Quando perdi una persona a te cara, non potrai mai dimenticarla
Però potrai sempre onorare la sua memoria, ricordandola e portandola nel cuore, nell'anima.
In modo che chi è andato via, continui a vivere liberi in tutto ciò che ci circonda e che amiamo.
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