Capitolo 32 è questo che siamo
Calipso e gli altri sono comodamente seduti alla lunga tavolata che ospita il grande salone.
Intorno a loro c'è la corte principale, formata da uomini e donne che hanno sempre sostenuto Penelope e la sua corona, le persone di cui più si fida Penelope.
Di fatto, Calipso deve ammettere di essere rimasta sorpresa nel non aver sentito battute o strani bisbigli su di loro e sulla loro stranezza.
Forse solo grande meraviglia soprattutto verso le sirene e i mutaforma.
La presenza di Cora e Nora ha sorpreso molto anche Calipso, non credeva davvero che ci avrebbero messoncosi poco a sistemare le loro sorelle e le loro difficoltà all'interno di un branco.
Ma invece le due ce l'hanno fatta, confessando di aver gradito molto l'aiuto di Eleonora, la compagna di Scott, dicendo che sono qui solo di passaggio per lei.
Per annunciare la bella notizia, la nascita del piccolo Tristano, figlio dei due chiamato così poiché vivo insieme ai suoi genitori grazie all'aiuto del vampiro.
Ciò ha pesato molto dall'orgoglio di Tristano, che si è pavoneggiato per dieci minuti, per poi calmarsi quando Cora ha aggiunto che si sarebbe chiamata Calipso se fosse nato femmina, così da mostrare rispetto e devozione sia alla lupa che al vampiro che li hanno salvati.
L'importante, secondo Calipso, è che il vampiro ha abbassato le piume quando si è sentito non più così unico.
Ma anche il sorriso felice di lui, nascosto da un finto broncio, che sapeva tanto di condivisione e felicità.
Per entrambi la felicità è la nascita del primo cucciolo del branco degli emarginati, il resto non importa.
Tornando ad ora, Calipso continua la sua cena in tutta tranquillità e silenzio.
Osserva i suoi amici che chiacchierano sereni, i vampiri che la circondano che conversano del più e del meno, facendo partecipare alla discussione anche il suo gruppo.
Per poi soffermarsi sulle due donne a capo tavola, che ridono e arrossisco scusandosi chissà cosa all'orecchio.
Penelope e Vic sono arrivate tardi alla cena, subito dopo agli antipasti.
La regina si è scusata, cercando di nascondere le guance rosse, mentre Vic continuava a ridere soddisfatta.
Una coppia davvero perfetta.
Calipso non riesce a distogliere lo sguardo da loro, trovandole così diverse eppure così complementari.
Le due donne stanno conversando condividendo i loro ricordi e le loro storie, dopo essersi già conosciute fisicamente e attraverso carne e pelle.
Negli occhi di Vic, si legge ancora un pizzico di lussuria e voglia di tornare nella loro camera da letto, ma anche tanta voglia di conoscersi e sapere più possibile una dell'altra.
Il legame, Calipso non lo capirà mai.
Basta uno sguardo per sentirsi di qualcuno, per essere coinvolti nella voglia di conoscersi, ignari di chi è destinato a essere il proprio compagno.
Calipso non lo capisce, non riesce ad immaginarlo su di sé questo sentimento che all'improvviso ti lega a un'altra persona.
Ma, d'altra parte, sa che a volte pa dea luna ha talento nel scegliere le coppie.
Vic e Penelope sono un un'esempio calzante.
La regina è una donna paziente, riflessiva e capace di muoversi elegante tra un mondo all'altro, come un camaleonte.
Vic invece è istintiva, carnale, si muove tra i mondi vestita di luce, lei non si amalgama agli altri.
Lei risplende e lo fa con tenacia, con l'intenzione di distinguersi dalla massa.
Penelope è timida e inesperta, la prova sono le sue guance costantemente rosse e il modo in cui si guarda intorno per assicurarsi che nessuno abbia sentito la sua compagna.
Che sicuramente le ha detto qualcosa di molto malizioso all'orecchio.
Perche Vic è così, senza pudore o vergogna, piena di esperienza ma con tanta voglia di provare nuove cose.
Insomma potrebbero sembrare la coppia più male assortita, ma non è così.
Sono proprio le loro diversità a renderle destinate a stare insieme.
Come se fossero due metà di una mela che combaciano perfettamente.
E Calipso può solo sorridere felice di vedere Vic finalmente felice e soprattutto a casa.
Perche sa che la vampira ora si sente a casa, con la regina.
"Sono bellissime insieme vero?"
Caleb le sta sussurrando all'orecchio ed è inutile nascondere i brividi che le provoca.
Per quanto possa sembrare forte, Calipso continuerà a tremare ogni volta che il suo spazio vitale verrà occupato da un alfa.
È incontrollabile e inevitabile.
Ma comunque rimane immobile, respirando regolarmente e nascondendo il fastidio.
Ma solo perché caleb sta facendo di tutto per farsi accettare da lei, anche se questo non vuol dire che lo perdonerà o che lo tratterà in modo diverso.
"Un po le invidio.
Anche a me piacerebbe trovare una compagna e vivere un amore così puro.
Essere finalmente felici e sentirsi completi."
Continua caleb sospirando, pensando che in realtà gli basterebbe anche solo trovare la donna giusta e convincerla ad amarlo.
E guarda la donna al suo fianco, sempre bella e diversa dalle altre.
Perche mentre tutte le donne nella sala indossano vestiti eleganti, trucchi e gioielli, Calipso è vestita con la solita maglietta viola a manica lunga e un pantalone nero a vita alta, niente trucco né gioielli, basta il suo sguardo e la sua aurea a impreziosirla.
Non si chiede perché, fra tutte le donne, il suo cuore abbia scelto lei.
Può solo sperare che un giorno lei si accorgano lui, forse innamorando come lo è già lui.
"Se si cerca l'amore, si.
Tutti dovrebbero essere invidiosi."
Calipso con poche parole ha centrato a pieno i pensieri del lupo, facendogli trattenere il respiro.
Perché la messo in quella categoria, senza nemmeno guardarlo dato che il suo sguardo è ancora fisso sulla coppia.
Lui lo sente che lei la destinato a quella categoria e, nello stesso momento, si sta allontanando dalla propria frase.
Lei non cerca l'amore, è facile leggere questa risposta nella sua voce piatta e senza tono.
E ad una risposta tanto chiara è dovuta una domanda molto più complessa.
"E tu?
Cosa cerchi?"
Finalmente lei si volta verso di lui, come se bastasse il suo sguardo a rispondere alla domanda di lui.
I suoi come sempre blu elettrici, capace si far dimenticare il suo sguardo umano, come se quel blu fosse la vera lei.
E sembra quasi un controsenso, a chi non la conosce, perché potrebbe sembrare il suo rimarcare la sua anima Omega.
Invece in quello sguardo c'è la sua natura di lupa che continuamente ringhia e si ribella.
"La mia natura è predisposta a cercare un compagno, l'amore.
Ma io non sono la mai natura, e lamore che cerco è solo verso me stessa.
Io cerco la mia felicità e la mia sicurezza."
Tanto egoista la sua voce al cuore di lui, poiché per l'ennesima volta si sente buttato via dalla vita di lei, non essere nemmeno preso in considerazione.
Ma non si offende, perché infondo lei è sempre diversa dagli altri, e la sua risposta è l'ennesima prova.
Sta per chiederle di più, spiare in questo spiraglio che lei gli sta aprendo.
Ma la voce della regina chiude a lucchetti la conversazione, che muore lì in quelle poche domande e risposte.
"Scusate se interrompo le vostre piacevoli conversazioni.
Ma avrei una richiesta da fare."
I bisbigli e le risate si fermano all'istante, tutta l'attenzione e sulla regina.
E soprattutto sul suo sguardo gentil posato sulle due sirene.
Non ci vuole un genio per capire che le gemelle sono le dirette interessate.
"Fin da bambina ho sempre sognato di incontrare un giorno una sirena.
Ed ora che vi ho davanti, non posso negarmi di chiedervi un canto.
Sempre se non vi è di disturbo."
Le guance delle regina si colorano di rosso, mentre i suoi tornano innocenti come quando era bambina.
Sono solo sincerità le sue parole, ha letto migliaia di libri sulle sirene, amando la loro rarità e unicità.
Certo, l'incontro con le gemelle l'ha molto sorpresa e confusa piacevolmente, persino fatta ridere.
Ha letto di donne con la coda di pesce e una voce incantatrice, creature eleganti e riservate, impossibili anche solo da sfiorare.
Constatando ad occhio nudo che le gemelle, soprattutto Cora sono molto diverse da come le immaginava.
Cora infatti si alza di scatto dalla tavola, ancora con la bocca piena di cibo che ingoia in modo frettoloso e quasi doloroso tirando la sorella ad alzarsi anche lei.
"Sarà fatto mia regina.
Era ora che qualcuno mettesse un po di brio tra questi nobili noiosi."
La regina può solo ridere, fregandosene degli sguardi indignati dei suoi ospiti, che hanno accusato di molto il colpo.
Mentre Nora, rossa in viso come un peperone si scusa per i modi della sorella.
Che di risposta dice di aver detto solo la verità, insomma alla fine le due gemelle iniziano a discutere in un modo talmente buffo da far ridere anche chi in principio si era offeso.
"Deb, amica, pensaci a creare un po di spazio.
E ora di scatenarsi in ballo folli, almeno finché non sorgerà l'alba."
Sorride Cora allontanandosi dalla tavola, osservando la strega preparare il loro personale parco.
La regina insieme agli altri si allontanano guardando con meraviglia Deb sollevarsi in aria, vestendosi di luce e magia.
Il tavolo prende vita, le sue dodici gambe si sgranchiscano, facendolo sembrare un millepiedi di legno.
Si muove come se fosse vivo, camminando velocemente verso il muro più lontano della sala, per poi tornare inanimato.
Le sedie vengono trasportate da una leggera nebbiolina viola, in fila india, fino a fermarsi di fianco al tavolo e posizionarsi una sopra all'altra in una specie di torre dall'apparenza poco stabile.
Le gemelle sorridono per l'atmosfera di allegria e meraviglia che scorre tra il pubblico per poi sobbalzare fare un piccolo urlo quando il pavimento sotto di loro si alza leggermente, creando davvero un piccolo palco per loro.
Una volta finito, Deb torna con i piedi per terra, strofinando le mani in un moto di soddisfazione, facendo un occhiolino verso le gemelle.
Ora tocca a loro.
"Volete che l'orchestra suoni qualcosa o..."
Ma Cora interrompe subito la regina, negando con il capo.
Sono sirene loro, non hanno bisogno di un'orchestra per fare ciò di cui la loro anima è creata.
Nora muove le dita con eleganza, come se fossero gli archi di un direttore di orchestra.
Tutta l'acqua nella stanza si innalza da ogni fonte e danza verso di lei.
Tutto il pubblico, anche i loro compagni di branco, tengono il viso verso l'alto, trattenendo respiri e meraviglia nel vedere l'acqua prendere forma.
Violini, un pianoforte e un flauto che iniziano a suonare come se fossero di legno nelle mani di un musicista.
Cora sbuffa, muovendo le dita con più determinazione e entusiasmo, trasformando alcuni violini in chitarra e alcuni flauti in una chitarra.
"Siamo ad una festa sorella.
Qui ci vuole un po di rock."
Le fa l'occhiolino, mentre gli strumenti creano una sinfonia classica che si macchia di rock e piatti che sbattono.
Deb, Vic e Penelope urlano incitandole a suonare e a cantare talmente forte da far tremare la terra.
Mentre Calipso si limita a sorridere, negando con il capo e pensare che non le dispiaceva la quiete e la calma della cena.
Un silenzio che le gemelle stanno già infrangendo e radendo al suolo.
(S.a vi prego di leggere da ora in poi con la canzone del multimediale di sottofondo.)
Una musica esplosiva si espande in tutta la sala.
Mentre la magia viola di Deb circonda le due sirene.
Su Cora luce che la veste di oro e nero.
Un corpetto a cuore nero con i laccetti a stringerlo color oro.
Una gonna lunga fino al sotto il ginocchio, una colata dorata strappata dal fianco destro mettendo in mostra un pantalone nero di pelle.
La bionda sorride soddisfatta del suo look, attirando su di sé come una calamita gocce di rugiada che danno l'illusione di essere diamanti.
Mentee sul capo appare una corona di perle nere e oro, questa non magia di Deb, ma la vera corona della principessa.
"¥ Tornando a noi, cavolo.
Quando è successo questo casino?"
Mentre Cora canta, anche Nora subisce la sua trasformazione.
Anche su di lei oro, distinguendosi con il bianco per il suo animo meno trasgressivo e aggressivo.
Un vestito dorato che le si lega al collo, decorato con quelle che sembrano onde color bianco.
Lungo sul davanti fino a metà coscia, mentre sul dietro arriva quasi fino alle caviglie.
Sulle mani dei guanti con le dita tagliate bianchi con le cuciture durante.
Anche lei come la sorella mostra sul capo una corona.
E la stessa grinta che le rende davvero gemelle.
"¥Forse ora, forse ora.
Qualcuno può sollevarmi questo peso dal petto?"
Gli strumenti volteggiano sui capi della gente, che non sa più se guardare davanti a se le sirene o la magia del loro canto che sta creando un cielo di emozioni su di loro.
"¥So che pensi che non sia un tuo problema."
Lo sguardo delle sirene pesa su tutti loro.
Come se le loro parole non avessero un solo destinatario.
Come se fossero dirette al mondo, a chiunque viva su questa terra, forse persino a se stesse.
"¥ So che penserai che ci penserà la dea."
Gli strumenti in aria sembrano deformarsi a causa del suono del loro canto.
È un urlo disperato di speranza, che grida di aprire gli occhi e guardare la realtà.
"¥ Ma se tu non sei preparato, non saremo.
Tu e io, a piantare un seme.
Apriti al mondo e lascia che sia."
E gli strumenti esplodono in migliaia gocce d'acqua.
Il pubblico si ritrova ad alzare le mani per proteggersi da una pioggia che però non li colpisce.
L'acqua rilasciata nell'aria viene risucchiata in una massa bagnata che prende forma.
"¥Noi siamo le persone su cui non avrai mai la meglio.
E non dimenticare il resto, il resto."
Gli ammassi di acqua sono diventati animali, o meglio creature.
Non ci sono più gli strumenti, ma diverse creature una di fianco all'altro.
Il piccolo gruppo appartenente al branco degli emarginati.
"¥Ne abbiamo le scatole piene.
Ne abbiamo avuto abbastanza.
Ne abbiamo fin sopra i capelli."
Cora salta in aria, salvata dalla figura acquatica di Tristano, ritrovandosi seduta sulla sua schiena ad accarezzare le sue ali.
Mentre sorvola su tutta la folla, rimasta a bocca aperta.
Soprattutto i loro amici, che capiscono che la canzone è dedicata a loro.
"È questo che siamo.
È questo che siamo."
Nora viaggia poco lontano da lei, sdraiata con il viso verso il soffitto, sulla schiena si una splendida tigre.
Gesto che fa arrossire, anche se cerca di nasconderlo, Thomas.
"¥ Noi siamo le persone su cui non avrai mai la meglio.
E non dimenticare il resto, il resto."
Le creature fatte di luce e acqua caricano su zampe e gambe, correndo agguerriti verso la folla.
Alzandosi prima di poterli anche solo sfiorarli, ritrovandosi in aria a combattere contro ombre buie, gentile concessione di Deb.
A raffigurare le battaglie che hanno compiuto.
Le due sirene vengono riportate sul palco e i loro due accompagnatori si uniscono alla battaglia immaginaria, che è in realtà un ricordo confuso tra tanti di battaglia.
"¥Canta a voce alta finché non canteranno anche i bambini.
È questo che siamo.
È questo che siamo."
Le creature esplodono, diventano un vortice di luce e acqua che si muove lento sopra lo sguardo di tutti.
L'acqua che si muove crea come uno specchio, che mostra l'ombra di un gruppo di persone che viaggiano tra deserti, neve, pioggia e foreste.
"¥ Sette secondi.
Sette secondi.
È tutto il tempo che hai per spiegarti."
E lo specchio torna ad essere chiazze d'acqua che si muovono per raggiungere la forma.
La voce delle sirene è sempre più graffiante, non ha nulla a che vedere con il canto melodioso che è raccontato nei libri.
Eppure ha la stessa potenza di arrivare al cuore e rubare un battito.
"¥La mia concentrazione è come un bambini che cerca di intrufolarsi in questo incastro."
E le pozzanghere tornano ad essere loro, mostrandosi in fila, facendo uno a uno un passo in avanti e un inchino.
Come a dedicare il canto a loro, alla loro importanza, alla loro differenza che sta lottando per tutti.
Per un mondo migliore.
"¥ So che siamo meglio della massa.
Ma comunque non facciamo progressi."
E i personaggi di questa favola tornano a combattere, non solo per la propria vita.
Ma per qualcosa che va oltre la sopravvivenza.
Per un senso di alleanza e fuoco che alimenta la speranza per un mondo migliore.
"¥ Ma se tu non sei preparato, non saremo.
Tu e io, a piantare un seme.
Apriti al mondo e lascia che sia."
Deb versione acqua, muove delle spere intorno a se che colpisce le ombre, trasformandole in girasoli.
Al suo fianco Elia combatte da guerriero, usando la sua lancia e creando prati sui colpi che i nemici subiscono.
Un lupo, un ghepardo e una tigre corrono tra il pubblico che sussulta e si sposta al loro passaggio, creando diamanti dalle macerie create dalla guerra e dai loro artigli.
C'è persino Ester, al centro del tutto, che crea un filo da seguire.
Mentre una vampira al suo fianco salta da un ombra all'altra con eleganza e sensualità.
Poi una figura sopra di tutto, tristano con le ali spianate che lascia una scia di arcobaleno e luce.
Uno spettacolo che tocca il cuore di tutti perché è un messaggio di combattere per un futuro migliore.
Perche loro sono l'esempio di un futuro migliore.
Poi all'improvviso le figure diventano acqua, che tornano nel cielo in forma di quattro sfere che girano in senso orario sopra le sirene.
Attirando nuovamente lo sguardo su di loro.
"¥ Quattro.
Mi ci sono voluti quattro anni per imparare la lezione.
E ho fatto tutto da sola."
Una delle quattro sfere esplode, cadendo come pioggia sugli invitati a questa strana festa.
"¥Tre.
Tre sono le preghiere che hanno fatto per me
Pensando che sarei finita completamente sola."
La terza sfera esplode, diventando un serpente che gira sulla sala, anche lei diventando poi pioggia.
"¥Due.
Due per le seconde possibilità che mi ha dato.
Sono fortunata ora andiamo."
Anche la seconda sfera esplode lasciando un unica sfera che gira su sé stessa riassorbendo a se tutta la pioggia caduta.
Come se fossero le lacrime del mondo che si uniscono in un solo punto.
"¥Uno.
Uno è ciò che siamo.
Unico è cio che siamo."
E il grande ammasso diventa un grande lupo che ulula verso il cielo.
E quando Calipso incrocia gli occhi allusivi blu della figura, trattiene il fiato.
Perché quel lupo è lei.
"¥ Noi siamo le persone su cui non avrai la meglio.
E non dimenticare il resto, il resto."
E da lei nascono tutti gli altri, come se fosse lei l'inizio di tutti.
La prova che il cambiamento è tutto.
"¥Ne abbiamo le scatole piene.
Ne abbiamo avuto abbastanza.
Ne abbiamo fin sopra i capelli."
E anche le sirene si uniscono a quell'illusione tra acqua e ricordi delle loro battaglie.
"¥È questo che siamo.
È questo che siamo."
Il tutto si muove a una tale velocità che sembra si sia perso il controllo.
I ricordi vividi attraverso una danza tra le sirene e l'acqua, il movimento delle figure quasi naturale, come se fossero vive.
E la voce di Cora che si innalza su tutto sulle ultime parole del suo canto, lasciando che la musica la accompagni fino all'ultima nota.
E le figure che esplodono in un onda d'acqua che investe tutti.
Il silenzio piomba nella sala, nessuno sa cosa dire, nessuna sa cosa tutto ciò ha scombussolato nelle loro anime.
E Cora apre gli occhi che ha chiuso durante l'ultimo urlo, si guarda intorno notando che nessuno si è salvato da l'ultima onda.
E, come se nulla fosse, si tratta la nuca un po imbarazzata.
"Mi sa che ho esagerato un tantino."
È un graffio sulla lavagna la sua voce allegra dopo aver arso la bocca di tutti con le emozioni che ha trasmesso.
Ma ha il potere di far scoppiare tutti a ridere.
Doveva essere un semplice spettacolo, ascoltare il canto delle sirene.
E invece è stato molto di più, anche se forse un nome proprio non lo ha...
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